<<Dannazione, tu sei il mio più grande problema!>>
Incrociai le braccia al petto, furente: <<Io sarei il tuo problema?! Dunque è questa la verità. Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, io...>>
<<Sì. Sei tu il problema e sai perché?>>, m'interruppe lui, appoggiando il suo dito sulle mie labbra. Quel gesto bastò a mandare il mio cuore in totale confusione.
La sua mano scivolò sulla mia guancia, mentre i miei occhi incrociarono finalmente i suoi. Non riuscivo più a parlare...
<<Da quando ti conosco la mia vita è stata stravolta: non c'è notte in cui non abbia pensato a te, non un giorno in cui non abbia voluto baciare le tue labbra, non un singolo istante in cui non avrei voluto urlare al mondo intero quanta fortuna ho avuto ad incontrare te>>
Le sue parole mi si riversavano addosso come la corrente di un fiume. Il mio cuore stava ormai battendo all'impazzata, il respiro mi si bloccò.
<<Ma cosa...? Io...>>, non sapevo cosa dire. Ero in pieno stato di confusione.
Feci per spingerlo via da me, per porre una certa distanza tra noi, ma lui mi afferrò con impeto entrambi i polsi, avvicinando il suo volto al mio.
<<Sappi solo una cosa: non ho intenzione di perderti. Sei la mia dannazione, ma anche la mia salvezza. E ho bisogno di te almeno tanto quanto tu hai bisogno di me>>.
Lui mi lasciò andare lentamente, non smettendo tuttavia di guardarmi. <<Io e te siamo legati e te lo dimostrerò>>.
Si girò dandomi le spalle ed incominciò ad incamminarsi per la sua strada, poi mi rivolse un ultimo sguardo, <<Preparati, perché d'ora in poi non ti darò pace. Intrappolerò il tuo cuore e la tua mente e farò in modo che non guarderai altri che me>>.
Lo guardai ancora per un altro istante, poi sparì dalla mia vista. Ma purtroppo, non dal mio cuore.
Eterocromia. Ecco la cosa che mi ha distinta da sempre.
Quei bisbigli dei bambini appena passi che ti definiscono una "strega" o una "fata" oppure i rifiuti dei ragazzi perchè "i tuoi occhi mi fanno paura".
Si passa la vita a cercare un'equilibrio ed io perdo già in partenza: un occhio verde e un occhio azzurro.
Nonna ha sempre detto che è stato un segno del destino, un segno che io alle regole non ci sarei mai stata. Mi fanno sentire in trappola, bloccata e imprigionata. Ho bisogno di fare tutto a modo mio e di ascoltare solo me stessa. Io mi do le regole. Io decido.
Questa è stata la mia filosofia di vita per tanto tempo, prima che la gente cominciasse a sbattermi porte in faccia dandomi della viziata.
Quando la scuola ha cominciato a chiamare nonna per il comportamento ho capito che era il momento di mettermi dei paletti e di trovare un equilibrio tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.
Gli occhi però sono l'unica cosa che resta ancora come prima. L'unica cosa che un equilibrio non lo troverà mai. Ed è bello così.