Story cover for Happiness by Harden__
Happiness
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Ongoing, First published Dec 21, 2016
Si strofinó un occhio con il pugno della mano, come i bambini, si mise a sedere sul letto e guardó l'orario dalla sveglia sul comodino. 
Le 06:55, strano che si fosse svegliato così presto, si guardò intorno e notó che la sua stanza era più che disordinata, vide sulla scrivania la sua amata console, affianco ad essa un cartone con ancora alcune pezzi di pizza e alcuni barattoli di birra sparsi qua e là, la maggior parte dei suo vestiti erano buttati alla rinfusa su una sedia, per non parlare dei libri sparsi a terra, si nota sin da subito che non é un tipo che ama studiare. 
Svogliatamente uscì dalle coperte e andó verso la finestra, appena aprì quest'ultima sentí un vento gelido entrarli fin dentro le ossa, dopotutto cosa poteva aspettarsi, mancavano pochi giorni a Natale. 
Si passò una mano tra i capelli disordinati e si avvió verso il bagno. 
Non é uno di quei tipi esibizionisti, é bello certo, ma preferisce non ammetterlo a se stesso. 
Si guardó allo specchio, il ciuffo di capelli castani ormai gli ricadeva fin troppo lungo sull'occhio sinistro, quasi coprendolo del tutto. Spostò questi con una mano e si guardó gli occhi color nocciola, stanchi, di chi avrebbe voluto dormire tutto il giorno e notò anche le occhiaie abbastanza evidenti sotto di essi. Si lavó il viso passando entrambi le mani su quest'ultimo, e perso tra i suoi pensieri si ricordó che oggi aveva l'interrogazione di fisica e sussurró "Harden Evans, oggi ti aspetta una brutta giornata"
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1 part

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«Porca troia.» All'inizio pensai che l'esclamazione di Lottie fosse solo una reazione al sapore della tequila, ma poi notai il suo sguardo fisso su un punto imprecisato alle mie spalle, la bocca aperta e il mento a terra. «Non giratevi» si affrettò ad aggiungere. Inutile dire che sia io che Riley ci voltammo all'istante. Seguii il suo sguardo fino a inquadrare l'unica ragione che avrebbe mai potuto sortirle quell'effetto. Quando i miei occhi si posarono su di lui, il movimento del locale sembrò arrestarsi, come in un freeze mob. Sapevo che era solo una percezione della mia mente. Il mondo continuava a girare. Ma il mio no. Alto, spalle larghe, capelli scuri raccolti in uno chignon disordinato, la camicia sbottonata, i tatuaggi in vista. Ci passò accanto senza degnarci di uno sguardo, anche se i nostri occhi erano incollati su di lui. Eppure mi sentii osservata da ogni sua fibra. Lasciò dietro di sé una scia di colonia che rimase a lungo nell'aria, e la respirai con insistenza. «Chi diavolo è?» La domanda di Lottie sorse spontanea, mentre non distoglieva lo sguardo dalla sua figura. Fu inutile specificare a chi si stesse riferendo, certa che anche noi stavamo guardando nella sua stessa direzione. Lui camminava nel locale con quella sua sicurezza innata, come se lo conoscesse come le sue tasche. «Ah-ha.» Riley prese una manciata di noccioline e le portò alla bocca, masticandole lentamente. «Mi spiace dirvelo, ma lui è off-limits. È uno di quei tipi che si concede solo alle puttane di lusso.» [...] Mi alzai dallo sgabello, abbassando poi la minigonna che si era leggermente sollevata sulle cosce. Sentii lo sguardo di Lottie e Riley addosso. Afferrai lo shot di tequila e lo bevvi d'un sorso. Non avevo intenzione di ubriacarmi, ma l'alcool avrebbe spazzato via ogni esitazione. «Immagino... che questa volta dovrà fare un'eccezione, perché ho proprio voglia di scopare.»
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"Non si vede bene che con il cuore, perché l'essenziale è invisibile agli occhi." "Il Piccolo Principe" di Antoine De Saint-Exupéry. "Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere." "I Viaggi di Gulliver". Francesca è cieca dalla nascita, ma nonostante questo è serena e felice. In un'estate come tante va in vacanza in un villaggio, dove incontrerà un animatore molto, molto speciale. Riuscirà lui a vedere oltre il buio degli occhi di lei? E lei riuscirà a sconfiggere i suoi demoni se lui l'accompagnerà per mano? Tratto dal capitolo 16: "Stai tremando perché hai freddo o perché il tuo incubo ti preoccupa?" mi chiede. In effetti fa un po' freddo, ma al contempo ho molta paura. "Entrambe" gli rispondo per non dover parlare troppo. Un po' alla volta mi sposto fino a trovarmi sulle sue ginocchia, lui mi stringe a sé per confortarmi e strofina le mani sulle mie braccia per scaldarmi. Ferma le mani sul mio cuore e sente la mia agitazione. "Tranquilla, il ragazzo dei tuoi incubi non c'è, non può farti del male." Respiro profondamente per calmarmi e lui, senza toccare zone indesiderate, mi fa una specie di massaggio e dopo un po' il mio battito si calma. All'improvviso lui si stacca leggermente da me e subito dopo sento un tessuto pieno di calore sulle mie spalle. "Non vorrei mai che ti prendessi un raffreddore!" mi spiega ridendo. Le sue mani raggiungono le mie guance e lui inizia a strofinarle. "Scusami tesoro ma sei fredda!" "Beh, io... ti ringrazio" rispondo. Mi fa voltare, lascia un piccolo bacio sulla mia guancia e chiede: "Ti senti meglio?" "Sì, ora sì..." "Bene, allora se vuoi ti porto a casa" dice. Annuisco e mi alzo esitante. Arriviamo lì ed io scavalco la finestra e lo saluto con la mano. "Buonanotte principessa!" mi saluta lui dolcemente. "Buonanotte" ricambio a bassa voce.
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"Inizio questa lettera con una nuova luce nell'anima …" Quando mi trovai il foglio stropicciato tra le mani, faticai inizialmente a riconoscerne la calligrafia. Alla seconda occhiata identificai le lettere svolazzanti e ben tornite che solo lei sapeva produrre. Qualcosa nel mio petto si lamentò e la mente iniziò a riavvolgere il filo dei ricordi formati da immagini appartenenti ormai a un'altra vita conclusasi con la sua esile figura che si allontanava piangendo verso la macchina. Fui risvegliato da quel sogno ad occhi aperti dalla voce di mio figlio che mi stava scuotendo il bordo del maglione. "Papà, cosa leggi?" Mi sentii inquisito, nonostante l'innocenza di quella domanda e mi affrettai a rinchiudere quel foglio dentro la busta da cui era uscito. Me lo infilai in tasca sperando di dimenticarmene e farlo finire nella lavatrice insieme ai jeans. Quella sensazione strana era tornata dopo così tanto tempo con la stessa forza e intensità della prima volta. Era un sabato pomeriggio e avevo vagato per i negozi del centro. Casualmente, lungo la strada del ritorno, avevo incontrato alcuni amici fermi a un bar e, con loro, c'era anche lei. Mi salutò in modo cortese e distaccato. Dentro me si accese qualcosa che non capivo. Sentivo un richiamo, una promessa di giornate di sole. Scambiai qualche parola con i miei amici, ma lei non intervenne mai nella conversazione. Guardava distratta altrove. Rincorsi il suo sguardo e fermai anche il mio su quel ragazzo con la faccia da angelo che nascondeva un animo notoriamente impunito, colpevole della sofferenza di molte fanciulle. Ultimamente si era sistemato con una biondina cicciottella che abbondava anche nelle finanze. Così almeno dicevano le malelingue. La biondina forse l'aveva lasciata a casa a dieta e lui sorrideva ammiccando a lei, perfetta nel suo completo sportivo e lontana con la mente mille miglia da dove eravamo. Tornai a casa scrollando le spalle, ma non riuscii a togliermi dalla testa quella strana sensazione.
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