Eight Grounds // Michael Clifford

«Allora ragazzina...» parlò e la sua voce fece eco.

«Mi chiamo Rebecca.» assunsi un tono arrabbiato e molto più alto di prima. Lui si voltò e sul suo viso non c'era nessuna traccia di tranquillità.

«Non me ne frega un cazzo del tuo nome, ragazzina. Hai sentito? Non me ne frega un cazzo della tua Toledo e non me ne frega un cazzo del perché tu e quel bamboccio del tuo migliore amico siate qui. Quindi, adesso tu non sei mai stata qui, non hai mai visto me se non al banco degli alcolici e non sei venuta qui ad origliare il mio lavoro. Hai sentito?» chiuse la bocca permettendo alla sua lingua di non sputare altro veleno su di me, ma le sue parole non mi toccarono minimamente.

«Hai perso.» constatai tranquilla e lui si accigliò.

«Cosa? Di cosa parli?» sbraitò una seconda volta ed io risi, osservando ogni lineamento scolpito ed ogni vena pulsante.

«Il controllo della situazione.» parlai ed i suoi occhi si strizzarono leggermente e - «Hai dannatamente, perso.» girai i tacchi e presi a camminare nella direzione opposta, pronta ad andarmene da quella dannata festa con o senza Calum.

#266 in storiebrevi.