Il villaggio di Punta Marina sopravvive a fatica nelle terre gelate, il freddo tenuto a bada dal calore della terra, la vita dei suoi abitanti, di anno in anno più vecchi e più stanchi, sostenuta da quel poco che si riesce ancora a coltivare e pescare, e dalla carne dei ragni cacciati con pericolo.
Quindici anni fa il destino del borgo sembrava essere stato deciso dalla cattiva sfortuna quando molti dei camini che spuntano dalle steppe si estinsero; e col freddo e le bufere è arrivata anche lei, Maragogg l'Immonda, l'orrore fecondo, la regina di tutto ciò che corre su molte zampe: il Tridecamese è l'unità della sua follia che si accende e divampa a spese degli abitanti delle lande, delle loro case e delle loro bestie in un tributo di devastazione ciclica che spegne a poco a poco la piccola comunità guidata dal borgomastro Ingrid Crowley.
Adesso un'altra tregua è agli sgoccioli, e mentre la gente inizia nuovamente a tremare per le proprie vite, un giovane uomo curioso studia la scienza dell'antica civilta che venti secoli prima piegò al suo volere la trama stessa del Creato, in cerca di vendetta per due fratelli morti in una razzia sanguinosa: lui è Samael Loveson, fabbro del villaggio - nonché inventore a tempo perso, sfigato morto di f*ga, aspirante eroe e pazzo ufficiale del circondario - e lo attendono avventure improbabili, nemici inverosimili, alleati illogici e situazioni semplicemente assurde nell'antico futuro ipertecnologico e post-apocalittico dell'anno Cinquemila dopo Cristo! Mostri sbavosi grossi come palazzi (e intelligenti quanto una borsa piena di brugole), invenzioni ad alto voltaggio altamente distruttive, viaggi spaziotemporali, esplosioni termonucleari, citazioni becere, umorismo cretino e cataste di turpiloquio sono solo alcuni degli ingredienti di una storia tutta strana, che tutto fa meno che prendersi sul serio!
ATTENZIONE: contiene blasfemia (se no te piase non légere Dioladro!)
Serrise era il luogo in cui ero nata e cresciuta, o almeno così avevo creduto per i primi cento anni della mia esistenza; la Città Celeste era una delle poche e caratteristiche costruzioni che conoscevo di Shattevel, il nostro mondo, e questo perchè gli Arcangeli erano delle creature estremamente territoriali e protettive, ma a mia discolpa potevo affermare di aver letto moltissime storie nella biblioteca dell'Accademia, così tante, che più e più volte mi ero ritrovata a sognare angeli in armatura scintillante e spade sguainate. E pertanto, così impegnata nella ricerca dell'eroe perfetto tra la mia gente, non mi accorsi che l'eroe della mia storia potessi essere io e il mio complice un vampiro dai canini affilati, lo sguardo vermiglio screziato di grigio, uno spiccato senso dell'umorismo ed una super tendenza al narcisismo.
Un uomo appartenente al popolo che mi avevano insegnato a disprezzare.
Un uomo, che aveva permesso la mia autonoma rinascita.