«L'essere umano é stupido ed incoerente.É e sarà sempre un eterno contraddirsi.» lo guardai,senza capire.
«Pensaci per un momento:tutti vogliono andare in paradiso ma nessuno vuole morire.É pura incoerenza.»disse. Assunsi un'espressione pensierosa,capacitandomi del fatto ke aveva ragione
«Già» sospirai.Lasciò ke il fumo gli uscisse dalle labbra pallide e malandate, come una delicata bolla di vapore.
«E tu?»chiesi«Tu ke vuoi?»
Sorrise amaramente,e chinò lo sguardo.
«Probabilmente nessuno dei due.» disse. Tirò dalla sigaretta.«Non credo ke il paradiso meriti un essere come me,e viceversa non credo di meritare il paradiso.»
«Quindi vuoi morire?»
«Non dico di voler morire ma..Il fatto é ke..non posso più temere la morte,Brooklyn.Sono già morto troppe volte,sono abituato»
«Eppure sei qui.»
«Lo so,e non me lo spiego.Devo aver fatto qualke errore.Ho chiesto di morire,ma sono vivo.Il diavolo mi ha detto "non abbiamo spazio per ki imbroglia".Pensavo di aver venduto la mia anima..ma lui ha tenuto lo scontrino»disse,con un sorriso amaro sul volto.
«Anche tu sei incoerente.Continui a drogarti pur sapendo che ne va della tua vita.»
Voltò il capo verso il cielo,plumbeo, osservando amaramente la pioggia ke continuava ad infrangersi contro l'asfalto,incattivita,impetuosa, inarrestabile.
«Il sole non brillerà qui,non l'ha mai fatto.Quando piove,piove a catinelle,con tale forza,con una tale veemenza da mandarti in tilt,da riempirti di adrenalina,da darti quasi l'impressione di essere vivo.»portò lo sguardo su di me,gli occhi intrappolati nei miei.«Un pò come l'eroina.Fa cosí male quando l ago ti punge,ma quando arrivi al cuore del momento,non ti importa,perche l eroina ha preso a scorrerti nelle vene,con una forza sovrumana,quasi stesse danzando tra piacere e dolore.Eppure quel dolore é tale da farmi impazzire,mi rende esausto,vuoto..ma penso ke mi piaccia quella sensazione.»disse.«E tu sai come io sia innamorato del dolore»
"Uno novembre.
Ore zero quattro e sette di mattina.
Il soggetto è esausto, sembra delirante.
Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stimoli.
I muscoli fanno scatti improvvisi e i farmaci non funzionano.
È un topo da laboratorio, gira e rigira nella sua ruota.
Non riesce a fermarsi, farnetica e fatica a stare dietro ai suoi pensieri.
E a quello che gli viene detto.
Quando chiude gli occhi, non percepisce la realtà, il suo respiro si intensifica e l'affanno diventa tale da non permettergli di riaprirli se non nel buio più totale.
Nella sua testa si ripete solo un'immagine: lei, con la pelle di luna e i capelli di sole.
Nuda tra le sue braccia.
Il soggetto sono io.
E non so più dove ho messo la testa."