A 17 anni l'unica cosa importante è quella di divertirsi. Andare alle feste e sbronzarsi, fino a non ricordare niente. Ballare e gridare con gli amici, finché non ti gira la testa per il fiato perso. Ridere, scherzare e essere spensierati. L'ultimo pensiero è lo studio e il futuro. Beh, per Alexandra Wilton, non è affatto così. Sí, fino a 16 anni, si è goduta tutto questo. Andava alle feste, rideva, gridava... Per quanto riguarda il bere, non l'ha mai fatto, perché era sempre con la sua scorta personale: suo fratello, suo cugino e i loro migliori amici. Non ha mai provato questo brivido di avventura, ma si può dire che non ne ha mai avuto voglia. Passava più tempo fuori, tra il basket, gli amici e le feste tornando a casa solo per dormire. Ma poi tutto cambiò. Finí il divertimento e subentrò la solitudine. Iniziò ad uscire di raro e si escluse da tutte le attività scolastiche, dato che frequentava l'ultimo anno di liceo e, di li a poco, avrebbe intrapreso la carriera universitaria. Ma a lei non importò niente, anzi, iniziò ad impegnarsi, solo ed esclusivamente, allo studio. Voleva entrare nell'università di New York, l'Albany, e c'è l'ha fatta. Li cambia tutto. Lascia la sua città marittima, East Hampton, per trasferirsi ad Albany, che si trova a 236 km di distanza. Lascia suo padre e sua madre. Ed è proprio lì che incontra Jason Anderson, conosciuto meglio come il quarterback della squadra di football. 19 anni di pura bellezza, ma anche stronzaggine. È il tipico che attira le ragazze come una calamita, con gli occhi magnetici e i tatuaggi. Tutto il suo atteggiamento menefreghista, deriva da un'infanzia difficile, senza la presenza paterna, perché troppo impegnato a combattere in Afganistan per tornare a casa, e una madre che lavora troppo per riuscire ad arrivare a fine mese. L'unica salvezza è la sua sorellina. Dietro quei disegni indelebili che porta sulla pelle, c'è un ragazzo sensibile e protettivo, cose che nessuno riesce a vedere, a