6

755 38 9
                                    

E quando torna a casa, Diego è distrutto. Non ci può credere di aver permesso che il suo migliore amico decidesse di rimanere in ospedale. Ma Lele aveva ragione. Era la cosa migliore da fare per lui in questo momento, lo sa benissimo ma comunque non ci vuole credere.

E cosa dirà agli altri?
Con quale coraggio lo guarderà in faccia?

Stamattina pensava di tornare con Lele ed invece si è ritrovato in taxi da solo, mentre tornava a casa. Da solo. Non sa per quanto tempo Lele dovrà stare in ospedale, ma crede per molto tempo. E lui e il suo migliore amico non sono mai stati separati a lungo.
Quando entra in casa è sorpreso a vedere gli altri che ridono e scherzano con Martina e Marta. Li guarda e loro manco si sono accorti della sua presenza. Come fanno ad essere così allegri, nemmeno lui lo sa. Sospira, sbatte la porta. Gli altri lo hanno guardato sorpreso per un attimo e stavano anche per parlare, ma non glielo ha lasciato fare perchè corre via da tutta quell'allegria. Si chiude in camera e scoppia a piangere. Nelle ultime si è trattenuto, voleva far vedere che lui è forte, che poteva farcela. Ma non è servito a nulla se adesso si ritrova con le lacrime che scorrevano sulle sue guance è una mano sulla bocca per trattenere i singhiozzi.
Sente qualcuno bussare alla porta, ma non vuole rispondere. Non vuole vedere nessuno adesso.
"Die? Che ti succede?"

Come fa a chiedere una cosa del genere?
Come può farlo?

"Gian posso parlarci io?" sente una voce femminile chiederlo al primo. Ma attraverso la porta non riesce a comprendere chi delle due è.
"Diego, sono Martina. Posso entrare?"
"No"
"Possiamo sapere cos'è successo?"
"Adesso no"
"C'è una persona di troppo? Nel senso... una persona che non sa?"
"Già. Ed io mantengo le promesse"
"Chi non ha mantenuto una promessa?"
"I due coglioni con cui stai parlando e ridendo"
"Okay. Adesso vediamo che fare e poi ci parli" e la sente camminare via. Si rende conto che la conversazione appena avuto sembrava una di quelle che si ha con un bambino di cinque anni. Ma Martina è così. Ti tratta benissimo e cerca in tutti i modi di farti parlare e sfogare, anche se sembra che lo stia facendo un bambino. Lo ha imparato a sue spese che loro quattro sono così: sono grandi bambini.
Non sa quanto passi, non è ha la più pallida idea. Ma questo tempo gli è servito per capire che deve smetterla di comportarsi così se deve aiutare Lele. Deve riuscire a sopprimere un po' i suoi sentimenti e le sue emozioni. Non vuole più essere così debole.
Ribussano alla porta e "Marta è uscita, sta tornando a casa sua. Prende un taxi quindi siamo tutti qui adesso. Se sei pronto, puoi uscire e sfogarti."
Sospira, guarda davanti a se cercando di reprimere i suoi sentimenti ed esce. E quando apre la porta sorride a Martina. E' diventata parte del gruppo in poco tempo, ma se c'è una cosa strana è che lei e Tancredi non si comportano da fidanzati e nemmeno da persone che si frequentano. Ma non ha la testa per pensare anche a questo.
Si rende solo adesso conto che ha saltato il pranzo, ma non gliene frega nulla. Non ha più contattato Lele, che avrà passato tutto il tempo in ospedale da solo, senza ricevere nemmeno una chiamata. Si ripromette che dopo lo chiama, anche solo per sentire la sua voce. Sono passate poche ore e già gli manca.
"Die? Che ti succede?" Gian prende parola.

Possibile che nessuno dei tre gli abbia chiesto ancora di Lele?

"Aspetta" Martina. Forse lei ha già intuito qualcosa. E' quella che, dopo di lui, si è sempre preoccupata di più per Lele. Nessuno ha mai capito il motivo, ma non hanno mai detto nulla "dove cazzo è Lele?"
Si girano tutti sbalorditi da lei. Rare volte è volgare e lo è solo quando è preoccupata o davvero incazzata.
"Lui..." e sospira, trattenendo un ennesimo singhiozzo.
"Merda..." sente Tancredi sussurrare "ditemi che non era oggi..."
"Cosa? Di che stai parlando?" gli dice Peia, confusa. Lei non lo sapeva perchè quando avevano chiamato il medico lei era tornata a Brescia e tra le cose si erano dimenticati di dirglielo.
"No, cazzo..." anche Gian se ne è reso conto solo ora "perchè cazzo non ci hai chiamato?"
"Io... volevo farlo quando eravamo in taxi per andare, ma poi ho pensato fosse meglio di no"
"MA DI CHE STATE PARLANDO?"
"Oggi Lele aveva la visita in ospedale"
"Cosa? E perchè non ne sapevo nulla?"
"Perchè tra le tante cose, Marti, ci siamo dimenticati di dirtelo. E a quanto pare loro se ne sono proprio dimenticati"
"Voi due... voi due vi siete dimenticati di una cosa del genere? Ed oggi abbiamo riso e scherzato come se non ci fosse un domani mentre Lele stava, molto probabilmente, morendo d'ansia? Era una cosa che non dovevate dimenticare cazzo. Si tratta di Lele." e si mette le mani nei capelli "ma adesso dov'è?"
"La visita non lo so."
"In che senso?"
"Quando siamo arrivati lì, il medico ci ha fatto entrare e ha iniziato a parlare con Lele. E ragazzi, dovevate vederlo. Stamattina poi, si è svegliato più stanco degli altri giorni. Non si reggeva in piedi, già è tanto se è riuscito a farsi una doccia. Gli ha consigliato di farsi ricoverare perchè Marti, tu non lo hai visto, ma in queste due settimane è dimagrito un sacco, a vista d'occhio proprio, e non mangiava"
"Non dirmi che..."
"Si. Lui ci stava pensando ed io l'ho pregato di non farlo perchè è mio fratello e potevo prendermi cura io di lui. Ma lui mi ha detto testuali parole "in qualità di fratello dovresti capire cos'è meglio per me". Come facevo ad insistere? Era abbastanza ovvio che la cosa mifliroe per lui era farsi ricoverare. Perciò eccoci qui. Noi tre, da soli, in questa casa, mentre viviamo la nostra vita. E lui? Lui chiuso in un cazzo di ospedale, in una cazzo de stanza, fottuamente da solo."
"Mio dio, non ci credo. Non ci posso credere. E voi due dovevate stargli accanto oggi, soprattutto oggi. Si sarà sentito distrutto, abbandonato"
"In realtà..."
"Cosa?"
"Era come se fosse, anche un minimo, felice del fatto che loro fossero fuori. Non avete idea di che genere di discorsi mi ha fatto stamattina. Mi ha obbligato a chiamare Zoe per uscire dopo, ma credo che la chiamerò e le dirò di saltare. Non ho la testa adesso per uscire con lei."
"Che ti ha detto stamattina?" ed è la prima cosa che chiede Tancredi, dopo essere stato zitto tutto il tempo.
"Ha iniziato a dirmi di godermi la vita, di farlo per me stesso, per distrarmi un attimo da questo problema, e per lui, che non può godersi la vita. Ha anche iniziato a dire che se non iniziavano a fare qualcosa al più presto per il tumore lui ci lasciava le penne. Dio, era convintissimo che sarebbe morto. E' convinto di non farcela, di non avere la forza necessaria per superarlo. E' convinto, secondo me, che sarà tutto inutile e che tanto alla fine smetterà di lottare e che morirà. Io... non posso farcela. Non posso vivere col pensiero che il mio migliore amico smetta di lottare per la sua vita. Non ce la posso fare."
"Dio santo, no. No. Non lo accetto, assolutamente no." Tancredi inizia ad andare avanti ed indietro, stringendosi i capelli tra le mani.
"Tanche..."
"No, Peia. Già te l'ho detto, Tanche mi ci può chiamare solo lui" si ferma a guardarla, poi abbassando lo sguardo rendendosi conto del tono con cui lo ha detto "scusami, non volevo..."
"E' okay, Tanc. Non preoccuparti, lo capisco. E' tutto okay" gli dice, sorridendogli. Sono belli strani.
"E adesso? Come sta?"
"Non lo so."
"Eh?"
"Non l'ho più chiamato da stamattina. Non mi sono reso conto del tempo che passava perchè troppo impegnato a piangere come un fottuto bambino"
"Diego" si gira verso Martina "è normale, okay? Sbaglio o te l'ha detto anche Lele? E' normale che tu abbia dei crolli. Solo che dovresti averli con noi, o almeno con loro. Die, il tuo migliore amico ha un cazzo di tumore. Non è facile ne da realizzare e ne da sopportare. Certo, quello che sta passando il periodo peggiore della sua vita è Lele, ma neanche per te, per Gian, per Tanc è un bel periodo. Non mi nomino perchè lo conosco da poco, ma anche io sono preoccupata per lui. E' normale. Dai, chiamiamolo ora. Magari vedere tutti lo rallegrerà un pochino"
E così lo chiamano, ma Lele non risponde.
"Sarà impegnato o sarà semplicemente stanco. Contiamo che non ha energia giusto, no? Starà dormendo, sarà crollato appena messa la testa sul cuscino. Proviamo a dormire anche noi e domani mattina andiamo da lui. Subito. Voi due dovete farvi perdonare, sarà la prima cosa che farete."
"Si, assolutamente. Non voglio che Lelo sia arrabbiato con me, non in questo periodo"
"Hai ragione. Andiamo a dormire, domani dobbiamo essere in forma, sopratutto per lui."
E così vanno a dormire. Inutile dire che lui, però, non ha chiuso occhio.

l'amore è più forte del dolore || TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora