Capitolo 1

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Dicembre.
Natale. Forse una delle feste più amate da tutti, ma per me non era più così.

Da quando ero uscito di prigione ero sempre stato solo.
Il mio patrigno mi aveva confinato nella dépendance, di tanto in tanto mandava la colf a controllare che non fossi morto e  fingeva di essere interessato alla mia vita.
Ma più che altro non voleva che il tribunale dei minori gli facesse causa.
Dopo i nove mesi passati in prigione, e dopo le mie due sedute dallo strizzacervelli addetto ai detenuti, il tribunale aveva deciso che avevo bisogno di una continuità di sedute psicologiche e che avevo bisogno di cure.
Fu un giorno di dicembre, poco prima del natale, che provai il mio primo psicofarmaco.
Uno dei tanti che mi portò a un'ossessiva dipendenza e che mi trascinarono in un baratro buio.
Erano una sorta di fonte di salvezza, un appiglio a cui aggrapparmi per non cadere. O almeno così la vedevo io.
Annullavano ogni pensiero, ogni fonte di malessere, per quei pochi istanti io mi sentivo leggero.
Da quando ero uscito di prigione, solo una persona era venuta a trovarmi tutti i giorni, assicurandosi che mangiassi, che stessi bene e anche per farmi compagnia. Gideon. Il mio migliore e unico amico. C'eravamo sempre l'uno per l'altro, ci davamo supporto vicendevolmente, eravamo come fratelli.
Ricordo che mi portava sempre qualcosa di cucinato dalla madre, portava la sua chitarra con cui facevamo dei duetti, e trovava sempre un modo per tirarmi su di morale.
Al liceo avevamo messo su una band. Eravamo diventati popolari in pochissimo tempo, e a ogni evento scolastico c'eravamo noi a suonare.
Gideon alla chitarra, io la voce, Danny al basso, James la batteria e di tanto in tanto la ragazza di Danny ci accompagnava con la tastiera. Eravamo una bella band, ma, man mano, ci siamo allontanati e persi di vista.
Certo, io e Gideon, spesso, ci dilettiamo a comporre e scrivere canzoni, ma restano tra le quattro mura della dépendance.

Sento il rumore inconfondibile dei freni della bici di Gideon, che stridono sull'asse di ferro della ruota.
Già, oggi è la Vigilia Natale, non mi dovrebbe sorprendere una sua visita. 
Prima ancora che lui possa bussare gli apro la porta e lo fisso con aria da finto sorpreso.
Ha addosso un maglioncino rosso, probabilmente un regalo di sua madre.
Trattengo una risata e cerco di apparire serio.

- Ma babbo Natale non viene su di una slitta trascinata da renne? -

- Molto divertente, Eugène, davvero. -

Rido di gusto e mi sposto per farlo passare.
Lo vedo sistemare le buste contenenti dei regali sotto l'albero che la colf ha voluto fare a tutti i costi. “ Bisogna pur avere un simbolo natalizio.” Aveva detto, con la sua vocetta squittente.

- Okay, questi devi aprirli domani. Ora però vestiti, metti qualcosa di carino, mia madre ti ha invitato a cena da noi. -

- Mh? Cosa? Oh no Gid, ti prego. Non credo sia il caso. -

- Mia madre non accetterà un no come risposta, quindi ti conviene venire con me ora se non vuoi che venga lei e ti trascini via per i capelli. -

Sospiro e mi rassegno a darmi una rinfrescata e a vestirmi in modo decente. Quando la madre di Gideon si metteva in testa una cosa era difficile, anzi impossibile, farle cambiare idea.

Eccomi pronto in poco, mi sono sistemato i capelli e ho messo una camicia nera sopra un paio di jeans scuri, il meglio che potessi fare.

- Dobbiamo passare da tuo padre a dirgli che vieni da me? -

- No... Sta festeggiando con i suoi amici di prima classe, mi ha esplicitamente detto di non farmi vedere fino al ventisei, non vuole che lo metta in imbarazzo di fronte a loro. -

Lo sento espirare pesantemente dalle narici. Si arrabbia sempre quando sente queste cose, detesta mio padre più di quanto lo detesti io.
Indosso il giaccone e lo seguo fuori, chiudo a chiave la porta e, con lui, mi incammino verso casa sua.
Abitiamo a pochi minuti di distanza, fortunatamente, e fare il percorso a piedi non è così stancante.
Da quanto non uscivo di casa... Quasi mi mancava farlo.

- C'è anche mia nonna, direttamente dalla Francia. -

- Fantastico, quando saprà che sono stato dentro mi guarderà male tutto il tempo. Non sarò più il suo preferito. -

- Lo sa. E ti vuole ancora più bene di prima. -

Resto in silenzio. La famiglia di Gideon, per quanto disastrata, è molto unita. Ci sono sempre per lui, la mia invece...
Mia madre adottiva è sparita da un po', mio padre adottivo mi detesta e finge che io non esista, se non fosse per l'ordinanza del giudice, probabilmente ora sarei un mezzo a una strada.
Luogo in cui probabilmente finirò appena sarò maggiorenne.
Probabilmente in tempo zero finirò morto in qualche vicolo, con un'espressione vuota sul viso, rannicchiato e  senza niente addosso.
Verrò seppellito in una buca, con una lapide di marmo scarso con su scritto: "Qui giace Eugène, solo un'altra pedina sulla grande scacchiera chiamata mondo."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15, 2021 ⏰

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