2. 𝘛𝘩𝘦𝘢𝘵𝘳𝘶𝘮 𝘔𝘶𝘯𝘥𝘪

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Taehyung credeva fosse più probabile che un meteorite lo colpisse in testa, piuttosto che Bogum si facesse vivo davanti alla porta di casa sua. Sembrava la scena di un film. Un film a cui Taehyung era evidentemente stato costretto a recitare da forze superiori.

- Taehyung, ciao - cominció Bogum. L'interpellato, senza troppe cerimonie, cercó di sbattere la porta, impedendo al suo cervello di elaborare per un secondo di più, la faccia di quello stronzo del suo ex.

Non ci riuscì, chè l'inaspettato - e non voluto - ospite, riuscì a infilare un piede nella feritoia fra la porta e il muro, prima che questa potesse chiudersi per sempre.

- Pensavo riuscissi almeno a salutarmi - ritentó il ragazzo.
- Ci riesco. La differenza è che non voglio. Ora puoi concedermi il lusso di levarti dalle palle? - Taehyung non aveva davvero voglia di interpretare il ragazzo gentile della porta accanto.
In quel momento, era rabbia. Rabbia, stupore, rancore. Non aveva propriamente un canale mediatico verso cui rigettare tutte quelle emozioni negative, - e di certo non poteva farle esplodere dentro di sè -, perció, l'unico che davvero si meritava tutta quella discordia, era il diretto interessato sull'ingresso di casa sua.

- Possiamo parlare Tae? -
- Non osare chiamarmi così - Taehyung puntó un dito, la bile in gola che lo incitava a correre in bagno a vomitare, per colpa di quella sorpresa terribile. Bogum sbuffó.

- Hai persino il coraggio di spazientirti? - una risata amara eruppe dalle labbra serafiche di Taehyung.
- Voglio solo parlarti Taehyung - nonostante i mille interrogativi, nonostante le domande, del perché Bogum si fosse presentato alla sua porta proprio in quel momento, proprio quella sera, non erano comunque abbastanza per abbassarsi al suo livello e concedergli il beneficio della parola.

- Ascoltami bene - Taehyung si fece avanti, prendendolo per il colletto della felpa. Si era tagliato la barba e i capelli, ma l'odore della sua colonia era sempre quello. Pugni e sigarette alla menta, mescolato all'odore di un profumo da quattro soldi.
- Non me ne frega un cazzo se devi parlarmi. Non mi interessa cosa hai da dirmi, non mi interessa vederti, non me ne frega un cazzo di te.
Perció vattene! - sputó, a qualche centimetro dal suo naso.
Taehyung si ritrovó a respirare forte, affannosamente, non seppe se per lo scazzo o per la paura, che l'immagine di Bogum rivangava solo i ricordi più brutti, di lui steso sul pavimento, con le costole incrinate per colpa dei suoi calci.

Lo molló, facendolo tornare a terra con i talloni, che inconsapevolmente, lo aveva sollevato di peso durante quell'atto gestito dall'ira.
Bogum lo guardó negli occhi, e Taehyung quasi scoppió a ridere quando notó una nota di disperazione nel suo sguardo.

- Non te ne frega un cazzo, ho capito, ma devo, voglio, parlarti. Se non stasera, sarà un altro giorno - spiegó l'ex, imboccando le mani nelle tasche dei pantaloni.

- Io dico che ti levi dai coglioni o ti sfracasso il culo - Seokjin era apparso al fianco di Taehyung, silenzioso e protettivo come una leonessa madre.
- Bogum se ne stava andando - disse il più piccolo.
- Me lo auguro - Seokjin squadró l'ex di suo fratello come se fosse il più misero scarafaggio sulla faccia della terra. Pronto a ucciderlo con il tacco del suo stivale.

Bogum, incapace di fare altro, li guardó entrambi, abbassó il capo e si voltó, intenzionato a scendere le scale. Prima di sparire del tutto, parló un'ultima volta.

- Torneró di nuovo, finchè non vorrai parlarmi - e pronunciata quella frase, Bogum si dileguó, come il fantasma che era.

Seokjin chiuse la porta, un'aria cupa sul viso, e guardó suo fratello, più scioccato che altro.

- Ho proprio voglia di spaccare qualcosa - sentenzió il castano.
- La sua testa è un ottimo punto di partenza - disse Seokjin.

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𝘖𝘶𝘳 𝘓𝘢𝘴𝘵 𝘚𝘰𝘯𝘨 - 𝘚𝘦𝘲𝘶𝘦𝘭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora