«L'Americana. Un'inutile storia d'amore a lieto fine»

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  • Dedicata a Dora Sardini
                                    

C’era una volta, proprio come in tutte le favole degne di rispetto, un ragazzo senza meta. E senza metà. Quella dolce. Era solo e il battito del suo cuore era sfasato. Incompleto. Quasi incerto. Mancava di quel tocco femminile che gli avrebbe donato brio e femmineo ritmo. Non aveva interessi né ideali. Né svaghi, né piaceri. Non avrebbe saputo con chi condividerli. Passava le giornate lasciandosi, inerme, trasportare dal tempo. Preoccupazione unica, per lui, era ravvivare di continuo il chimico gusto della gomma americana che da qualche tempo l’accompagnava in bocca. In ogni dove e occasione. Lui e l’americana. Così solo, non avendo persona con cui condividere tempo ed emozioni, il ragazzo si impose di non lasciarla mai. La gomma. Sarebbero passati i giorni, ma lei sarebbe rimasta sempre con lui. E lui l’avrebbe tenuta con sé, giorno dopo giorno. E con il passare del tempo la ‘cicca’ sarebbe cresciuta con il ragazzo. Ogni tanto un rabbocco. Un nuovo pezzo per ravvivare il legame.

Così decise. Così fece.

Ai giorni si sommarono le settimane, i mesi. E gli anni.

Il monolite gommoso ormai era ben più pesante e di difficile gestione di quella che una volta era la tenera, graziosa e minuta ‘cicca’.

Con l’avanzare del tempo, le parole faticavano ad uscire e l’unico modo per affacciarsi al mondo era tramite mugugni sommessi e rantoli avviliti. Aveva perso la lingua parlata ma rimaneva fedele alla sua promessa. Non poteva abbandonare l’americana dopo tutto quel che insieme avevano passato. Dopo tutto quello che lei aveva fatto per renderlo meno solo.

Le commesse dei negozi non riuscivano ad interpretare la sua volontà e spesso fraintendevano il desiderio di una frivola maglia scollata e smanicata con un ben più impegnativo pullover in lana dal collo alto e dalle maniche ancor più lunghe. Sul conto corrente non riusciva a mettere da parte alcun risparmio per i viaggi futuri. Tutti i suoi depositi venivano inavvertitamente, ma in buona fede, beneficiati a qualche ente equo e solidale. Neppure sul luogo di lavoro la vita gli era semplice. Brainstorming, team working e altre cazzate di denominazione inglese gli risultavano difficili. Coglieva le intuizioni dei propri colleghi. I suoi colleghi, non coglievano le sue. E così nemmeno il capo. Non riuscendo a motivare, né tanto meno far intendere le sue motivazioni e aspirazioni lavorative, quel ragazzo finì col perdere il posto di lavoro. Ormai disoccupato, vestito di abiti non suoi, senza soldi, ma con una gran quantità di biglietti di ringraziamento equi e solidali, cercò conforto e sostegno nei genitori.

Sperando che padre e madre comprendessero la situazione, ovvero il suo irrinunciabile legame con l’americana, si presentò alla porta. Bussò tre colpi. Attese che dall’interno qualcuno gli aprisse. Dopo qualche momento di timoroso imbarazzo una donna gli si fece davanti. Sorrise. Lo abbracciò. Forte. Lo fissò negli occhi e iniziò la routine di domande per conoscere la vita di suo figlio. Di come andava. Del lavoro. Di come andava. Se aveva trovato una “donna che lo mettesse in riga”. Di come andava. Ogni volta l’intercalare della stessa domanda. Con le lacrime agli occhi, la madre attese le risposte. Le uniche cose che udì, però, erano fievoli fonemi senza senso. Il bambino di un tempo le stava parlando una lingua sconosciuta e si agitava come un dannato. Il ragazzo, da parte sua, stava raccontando tutto quello che gli era successo, dei problemi avuti e di come avesse trovato conforto nella gomma. L’americana. Purtroppo la cinica ‘cicca’ non era altrettanto generosa con lui e gli tratteneva le parole in gola avvelenando così quella che sarebbe dovuta essere una festosa riconciliazione. I singhiozzi della donna, disarmata e indifesa di fronte a ciò che le stava capitando, richiamarono l’attenzione dell’attempato marito che, con sapore di antico rancore, non esitò a chiamare l’ospedale psichiatrico.

* * *

Erano passati diversi anni dal ricovero. Nonostante i vari tentativi da parte degli infermieri, dottori e chiurghi il ragazzo perseverava nell’intima e indissolubile relazione con l’americana. Nonostante l’isolamento forzato non si riusciva a capire come facesse a dar vigore al legame con la gomma. Dove trovasse nuova sostanza per mantenere e intensificare la sua relazione. Il tempo passava e il ragazzo pensava. Di tempo ne aveva. Chiuso in un istituto senza nessuno con cui poter condividere qualche opinione. Non aveva altro modo per trascorrere le giornate. Riempiva la mente di ricordi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 19, 2012 ⏰

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