Segni indelebili

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Ciao, mi chiamo Andreia e la mia vita è un pó complicata. Non ho amici, nel vero senso della parola, il motivo? beh, semplicemente perché sono lesbica. Ora vi chiederete, possibile che su un paesino non ci sia una sola persona pro alla lgbt o che ne fa parte? si, ci sono, ma per la paura di essere giudicati nessuno si fa avanti.

Tornando alla questione amici, a dir verità un'amica l'avevo, si chiamava Anna. Eravamo molto unite, essendo amiche sin dall'asilo e un giorno, senza accorgermene feci coming out. Esatto, senza accorgermene, ero su instagram e guardavo dei video, ne capitó uno in cui c'erano due ragazze che si baciavano e lo commentai non ricordandomi che dietro di me c'era Anna che ormai avendo visto tutto mi chiese se ero lesbica e allora, conoscendola anche bene e sapendo che forse era l'unica con una mentalità più aperta in quel paesino, le dissi di sì e lei inizialmente non ebbe nessun tipo di reazione in particolare. I giorni seguenti inizió ad evitare qualsiasi tipo di contatto fisico, non parlava molto e le conversazioni ero sempre io ad iniziarle, inizialmente non mi preoccupai molto, fin quando però inizió ad evitarmi completamente. Da lì smisi di cercarla anche io.

Qualche giorno dopo tornai a scuola e appena uscita di casa una macchina che passava mi urló delle cose, ma non capii bene cosa dicevano. Arrivata a scuola tutti mi guardavano con aria stranita ma allo stesso tempo disgustata, mentre ognuno di loro bisbigliava qualcosa all'amico vicino. Arrivai al mio armadietto, lo aprii e al suo interno c'era scritto con una bomboletta spray rossa "lesbica di merda". Mi girai verso Anna e il suo gruppetto, andai da lei a passo veloce e senza pensarci due volte le diedi un pugno e me ne andai con aria soddisfatta ma con le lacrime che cercavo di bloccare. Inutile dire che la notizia arrivó ai miei genitori che quando tornai a casa mi aspettavano delusi e disgustati, fuori la porta. Iniziarono a urlarmi contro cose come <sei una vergogna> <sei malata> <ora cosa diranno di noi> <ci hai rovinato la reputazione> ed altro che mi sono rifiutata di ascoltare, salgo le scale con il mio intero corpo che tremava e gli occhi che stavano per scoppiare, entrai nella mia camera e chiusi a chiave la porta mentre i miei genitori cercavano di entrare. Le uniche parole che mi uscirono dalla bocca furono <state zitti e andate via> e stranamente lo fecero. Quello stesso giorno la mia mente era piena di pensieri e quello prevalente era sicuramente quello di farla finita, ma fortunatamente sono una ragazza forte e decisi di continuare e vedere cosa sarebbe accaduto.

Il giorno dopo I miei genitori mi portarono in un centro cattolico di cura. Credo sia inutile dire che tutto quello che ho passato in solo questo periodo mi abbia lasciato dei segni, segni indelebili, non solo a livello fisico ma anche e soprattutto a livello psicologico. Il "percorso" nel centro di cura duró per circa due settimane e sarebbe durato di più se non fossi scappata, decisione migliore della mia vita.

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