Capitolo 1

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"Stai scherzando?"

E invece l'unica cosa al mondo che Sergio Marquina odiava più di tutto e tutti erano gli scherzi, tantomeno l'idea di dover fare uno scherzo a qualcuno lo divertiva.

Paradossalmente gli trasmettevano un senso di ansia e agitazione non indifferente, una quantità ulteriore rispetto a quella che già gli apparteneva biologicamente.

Gli scherzi sono così stupidi, aveva pensato fin da bambino, mettono l'uomo in circostanze tali da non riuscire a preservare il controllo della situazione e il Professore non sembrava proprio uno a cui poterlo sottrarre.

"Se mi conoscessi davvero bene come dici, Palermo, sapresti che odio gli scherzi e che non mento mai" spiegò con il suo solito tono, calmo quanto snervante.

Ecco, quindi, come era iniziata quella giornata.

Sergio non aveva molte abitudini, però ci teneva particolarmente a poter godere la solita routine mattutina a base di caffè amaro e lunedì nuvolosi in compagnia del suo amato silenzio delle 7:00 del nuovo giorno, quello che poteva ancora regnare indisturbato nell'aria e nelle sue orecchie prima d'essere sostituito da un ammasso di confusione prodotta da quegli 'alunni' squilibrati e fuori controllo.

Sorseggiava il caffè con una calma disarmante sapendo che, a prescindere dall'irrequietudine della banda, sarebbe stato altro a procurargli un forte mal di testa durante quella giornata. O meglio, altri.

Avrebbe dimenticato difficilmente quel lunedì per via dell'assurdo compito che stava per svolgere e che, volutamente, aveva rimandato post-caffè anche se..

"Ma questo può essere solo un fottuto scherzo!" Palermo quella mattina era furibondo, aveva invaso il suo spazio personale senza avviso, camminando a passo svelto e deciso nel cortile del monastero dritto nella sua direzione piantandosi in piedi davanti a lui con le braccia aperte a gesticolare cose inesistenti mentre il Professore non si scomponeva dalla sedia dove aveva preso posto.

"Abbassa la voce, Martìn!" Sergio lo rimproverò con il suo solito sguardo severo, sibilandogli quell'ammonimento a denti stretti e si affrettò, un secondo più tardi, ad indirizzare un sorriso di circostanza ai monaci che camminavano accanto a loro dirigendosi in cappella per i vespri mattutini.

"Buongiorno Sergio. Buongiorno Martino. Tutto bene questa mattina?" Da quanto ricordasse Sergio, Padre Giovanni era il più anziano dei monaci ed era l'unico che non avesse fatto voto di silenzio permanente, cosa che comunque non contava molto visto che fra tutti era l'unico a conoscere lo spagnolo e quindi l'unico con cui poter comunicare quando non c'era da pregare.

A Sergio piaceva quell'uomo e nonostante non capisse nemmeno una parola in italiano aveva imparato a rispondere calorosamente al suo saluto di ogni mattina, anche se in maniera abbastanza meccanica.

"Buongiorno Padre Giovanni. Stiamo bene, grazie."

Colpì Martìn al suo fianco con una debole gomitata per esortarlo a rispondere alla domanda;

per quanto fossero silenziosi quei monaci erano degli ottimi osservatori e quelli della banda erano pur sempre ospiti di un luogo dove il padrone di casa, che loro conoscevano più degli altri, non c'era da un po'.

"Buongiorno, e voi tutto bene?" Martìn odiava l'italiano;

e non perché non lo capisse, dopo aver vissuto per più di 3 anni a Palermo ci aveva socializzato anche abbastanza, solo che tendeva a confonderlo con lo spagnolo per certi versi e poi gli ricordava qualcuno che stava cercando di cancellare. Quindi sì, odiava quella lingua e odiava dover sforzarsi per sembrare comprensibile alle orecchie degli altri.

  Dove sei tu, quella, è casa // BerlinoxPalermo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora