Capitolo 4

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Miguel era scioccato e sbigottito.

Quella che, era convinto, pareva essere iniziata come una mattina normale, in men che non si dica dovette ricredersi sul buon andamento della stessa; non si sarebbe mai aspettato che avrebbe preso proprio quella svolta.

Sceso in giardino con l'intenzione solo di riempirsi lo stomaco a colazione, scorse in lontananza Helsinki alla prese con un kit di pronto soccorso e quella che gli sembrava essere proprio la faccia di Berlino.
Berlino? No. Aveva sicuramente visto male, pensò mentre continuava ad avvicinarsi;
eppure Miguel non conosceva nessun'altro con quella fastidiosa abitudine di rendersi presentabile ad ogni momento della giornata, persino a colazione, con un completo nuovo e con addosso quello sguardo costantemente intimidatorio.

"Non c'era bisogno di tutto questo allarmismo per un livido, Helsinki. Mi servirebbe solo un caffè, invece."
Miguel si corresse in pochi secondi: quello era Andres. Con la faccia piena di lividi e ematomi, certo, ma era senza alcun dubbio lui.

Il ragazzone serbo andava e veniva appoggiando, man mano, garze e disinfettanti sul tavolo, quasi ignorando i lamenti dell'altro ad ogni suo tocco.
"Non essere sciocco Andres" - la voce di Sergio si udì all'improvviso in quel quadretto, e poi con qualche passo in più Miguel lo scorse in piedi al fianco del fratello, mentre gli tamponava con dell'ovatta il naso inguaribilmente rosso - "Non sarebbe il massimo un caffè con tutto questo sangue che ti cola dal naso. Helsinki, per favore, continua.", concluse brusco il Professore porgendo al serbo l'ovatta sporca e allontanandosi per pulirsi le mani.

"Buongiorno", esordì titubante Miguel cercando di rendere visibile la sua presenza, "Adesso qualcuno dovrebbe proprio dirmi che cazzo è successo.", decidendo che era arrivato il momento di intervenire e scelse le parole più adeguate per farlo, catturando l'attenzione dei presenti in pochi secondi.
"Non vuoi saperlo", si affrettò a rispondere prontamente Sergio, pulendosi nervosamente gli occhiali da vista.
"Oh sì.", sorrise malizioso Andres aprendo leggermente l'occhio nero, "Lui vuole saperlo.", concluse indirizzando un'occhiata di sfida al fratello, che sospirò affranto.
"Andres non è il cas-"
"Martìn mi ha ridotto così." asserì lo spagnolo, affrettandosi a rispondere prima d'essere interrotto dal fratello, palesemente in disaccordo con la sua voglia di raccontare, lanciando un'occhiata piuttosto tranquilla a Miguel.

Helsinki, che era stato chiamato dal Professore solo per risolvere quella che lui aveva apostrofato come un'emergenza, e all'oscuro della reale causa della stessa, lo fissò frastornato.
Miguel si portò le mani alla bocca e in qualche istante la sua faccia divenne color porpora acceso; dovette pregare tutti gli dei dell'Universo per riuscire a resistere, ma poi la sua risata prese il sopravvento scappando violentemente dalle sue labbra. -"Martìn? Quel Martìn?"- mugolò palesemente divertito, per quanto si sforzasse nel soffocare le sue risa.
Andres volse su di lui gli occhi taglienti da falco, e Miguel ritrovò la serietà perduta in un istante non appena li incrociò. -"A me non fa tanto ridere, Miguel. Anzi, sono parecchio incazzato; quindi ti consiglierei di smetterla." - L'altro rimase immobile al suono freddo delle parole di Andres, che arrivarono al suo cervello forti e chiare, "Ok, hai ragione. La smetto.", e in un attimo tornò serio, grattandosi la barba, "Però adesso devi dirmi anche: come è successo?"

"Devo spiegarti come si dà un pugno?", sibilò ironico Andres, sopportando con poca pazienza il bruciore provocatogli dall'ennesimo cotonfioc imbevuto di alcool, che si poggiava sulla sua pelle rovinata.
"Andiamo Andres. Hai capito cosa intendevo.", sbuffò una risata Miguel mentre si portava una sigaretta alle labbra offrendone una anche al Professore che, infastidito, negò con la testa.
"E' stata un'idea di Sergio." dichiarò Berlino, con un'alzata di spalle, quasi come a voler giustificarsi ed addossare al povero fratello la responsabilità dei suoi tanti ematomi.
Fu un colpo che Sergio ricevette senza curarsene, però, continuando ad alzare gli occhi al cielo, proprio come faceva quando erano bambini e gli toccava subire i rimproveri della madre, che Andres scaricava prontamente su di lui.
"In che senso?", Miguel pareva confuso, non riuscendo a seguire tutte le dinamiche che si succedevano tra gli sguardi che si regalavano i due fratelli e le informazioni omesse sul resto del racconto, "Potete spiegare evitando di parlare in codice come al vostro solito?!", protestò Miguel.

  Dove sei tu, quella, è casa // BerlinoxPalermo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora