Vivere il lockdown

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Siamo nel 2020 e chi avrebbe mai detto che il mondo da un giorno all'altro si sarebbe rovesciato. Io che amo la mia libertà, io che amo viaggiare, fare sport, ritrovarmi con gli amici a fare gli apertivi, cene e serate  mi sarei ritrovata costretta in casa. Ciò che fino a ieri pensavo impossibile, i racconti dei nonni e bisnonni sulle restrizioni che hanno vissuto mi sembrano storie così lontane da me, storie che sembravano viaggiare su binari paralleli alla mia vita eppure eccoci qua chiusa in casa da giorni. Confini chiusi, lunghe code ai supermercati, autocertificazioni per spostarsi anche solo per fare una passeggiata. Storie di scuse confabulate con le mie amiche per riuscire a vederci di nascosto in caso di blocchi da parte delle forze dell'ordine. Assurdo vero? Eppure noi la generazione 3.0, i così detti millenial, l'ultima etichetta  della società, costretti a stare in casa e ad interagire tramite facetime. Tutto questo ha un nome, un nome che inizialmente non mi diceva nulla, un nome che era così lontano dalla mia realtà, un nome che ha portato un terremoto improvviso tra le mie abitudini.
È il coronavirus, un nuovo ceppo che si è impossessato della libertà umana. La libertà che nonostante sembrasse divorata dal sistema consumistico ci dava comunque l'illusione di viverla.  E così dal giorno al notte tutto si è bloccato come in un uno due tre stella, un gioco che da piccoli ci divertiva molto ma che dopo giorni lo vedo quasi come un incubo senza fine. Voli, eventi sportivi e politici cancellati, città intere blindate, piazze vuote. Le città fantasma che mettono inquietudine, lo stesso scenario dal nord al sud Italia. Un'Italia irriconoscibile l'hanno definita i telegiornali.
Ho messo da parte la mascherina e i guanti e ho deciso di sfruttare al meglio questo tempo libero. Un nuovo tempo che sto imparando a gestire, tempo libero imposto dal governo, un tempo che se non gestito al meglio ti può portare alla depressione.
Firenze città dei single leggevo su una testata pochi giorni fa. Aumentano i numeri di single che vivono da soli, numeri che spaventavano e che anticipano il cambiamento della società. Io ero una di quei single, eppure mi sentivo impegnata, mi sentivo impegnata  con la mia libertà e con l'amore immenso verso la vita. Mi sono ritrovata quindi a gestire questo tempo da sola. Tempo che dicono possa servire per riscoprirsi, troppo tempo, ho paura di sapere fino a dove potrei arrivare. Ho paura che i miei fantasmi possano venire fuori quasi senza il mio permesso, esplodermi in faccia. Troppo tempo per pensare è quasi come una bomba a mano senza la spoletta che una volta scoppiata ti fa sentire come a 10 metri sott'acqua mentre urli aiuto ma nessuno ti sente. 
Per scacciare via questi fantasmi ho pensavo a tanti modo per impegnare la mia giornata, ho fatto le così dette  to do list che però non mi hanno portata da nessuna parte. E allora quale miglior modo di sfogarti se non mettere bianco su nero i tuoi pensieri, le tue parole e le tue speranze.
E allora vi racconto di come l'Italia sta inventando un nuovo modo per stare insieme, un modo originale e quasi esasperato. Gli italiani, grandi e piccini si ritrovano a cantare l'inno italiano dai balconi. I nuovi flash mob che uniscono l'italia in un grande coro. I social che pullulano di video di canzoni cantate dalle terrazze. Il più divertente è stato decisamente la sigla di Dragon Ball cantata in coro da centinaia di persone. Una canzone che ti immerge nel mondo dell'infanzia. Ti ricorda i tempi di quando tornavi da scuola e facevi la merenda cantando con sottofondo la sigla di Dragon Ball. Perché questa canzone?  forse perché ci fa  sentire piccoli e senza paure, con i genitori sempre pronti a proteggerci. La protezione che tutti necessitiamo in questi giorni difficili. Cantanti e dj che si reinventano, escono nelle loro terrazze a cantare per scacciare via i pensieri negativi. 
Video da brividi che risvegliano all'improvviso. Medici che annunciano: Siamo arrivati a scegliere chi salvare. Il personale medico che ci chiede aiuto implorandoci di stare a casa. Inizia quindi un appello disperato alla popolazione di stare a casa #iostoacasa perché nelle corsie ci sono loro, angeli con il camice bianco, che fanno turni infiniti e che hanno rinunciato alle loro famiglie per aiutare noi. Siamo a corto di posti letto, siamo a corto di personale, siamo a corto di macchinari per intubare i centinaia di pazienti in terapia intensiva. È in corso una guerra per accaparrarsi gli infermieri.
Intervista al TG a una mamma infermiera con tre figli: alla domanda di come è cambiata la sua vita lei risponde, commossa, che torna a casa dopo turni infiniti e che mangia lontano dai suoi cari. Mangia lontani dai suoi cari per non rischiare di contagiarli.  E allora io ascolto e mi si stringe il cuore e mi domando: chissà che significa per una mamma non poter abbracciare i suoi figli. Come si sentirà una mamma quando in momenti di debolezza e di stanchezza non può sentire il colore umano, il calore dell'amore, il calore dell'abbraccio che ti fa sentire meglio e che ti dà speranza.
Spengo la TV, basta troppe notizie negative.
Apro Facebook per sfuggire alla realtà e allora mi imbatto nello stato di una infermiera. Lo leggo senza fiato, lo divoro, lo rileggo, piango e lo rileggo da capo. Parla della fatica, parla dei sacrifici, parla del caldo che sentono sotto la mascherina, sotto due paia di guanti, sotto il camice protettivo magari di qualche taglia in più. Parla del sudore che scende, parla dello stress, parla dei pazienti in terapia intensiva e delle emergenze nelle quali si imbatte tutti i giorni. È tutto troppo, sono satura, chiudo Facebook.
Apro Instagram per vedere che combinano i miei amici e vedo gli influencer che raccolgono donazioni per gli ospedali e allora penso una cosa positiva alla fine gli influencer l'hanno fatta, hanno aiutato a raggiungere importanti donazioni. E allora mi spunta un sorriso timido e penso che alla fine ce la faremo.
Polemiche sui tagli, polemiche su come sono stati gestiti i soldi pubblici negli ultimi anni, polemiche che non aiutano, polemiche che ti fanno salire l'ansia. Politici che si puntano il dito a vicenda, politici che non capiscono che in questo momento difficile devono essere uniti.
Le influencer quindi cercano di distrarci e allora iniziano a trasmettere allenamenti in diretta, sketch per distrarci, tutorial più disparati; a quanto pare anche loro si sono ritrovati con un tempo nuovo, un tempo che stanno imparando a gestire. Le dirette cambiano, le dirette si fanno con gli psicologi, abbiamo bisogno di supporto. E allora stanno cercando di aiutarci e stanno cercando di capire anche gli psicologici come aiutarci. Ci dicono di filtrare le informazioni, ci dicono di guardare meno i telegiornali. Ci dicono di non aggiornare ossessivamente i link con i casi coronavirus. E vi sembra facile? Sembra facile per le perone come me che tentano ad avere controllo su tutto? Ci fanno capire che il rumore pesante della cronaca che ormai è diventata la colonna sonora delle nostre giornate non aiuta, ci divora piano, piano. Capisco che ha ragione, accendo Netflix e mi impongo di saltare il prossimo telegiornale.
#andràtuttobene è il messaggio che è stato lanciato per avere speranza che tutto questo finirà presto. Disegni con l'arcobaleno che riempiano i social con l'hashtag andrà tutto bene, cartelloni appesi ai balconi per infondere speranza. I balconi, nuovi spazi che stiamo riscoprendo per sfuggire dalle 4 mura di casa.

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