Prologo

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Tu sarai amato il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza

senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza.

CESARE PAVESE




Questo momento passerà. Me lo ripeto spesso la notte mentre guardo il soffitto.

Questo momento passerà. Sì, passerà e porterà via con sé le notti insonni spese a pensarti, le camomille sorseggiate disperatamente per non sognarti.

Questo momento passerà. Tutto in fondo passa. Passeranno le mattine perse a fissare il cielo perdendomi nei ricordi. Passeranno le corse con il viso rivolto al passato, a quello che è stato. Passerà quell'occhiata che lancio ogni volta che esco di casa, verso il punto in cui parcheggiavi l'auto.

Questo momento passerà. Passeranno le domande che vorrei porti mentre ti nascondi. Passeranno le grida trattenute nel mio petto. Passeranno le lacrime versate quasi senza fiato, chiusa in camera, per sembrare forte. Passeranno i dubbi, quelli che mi consumano il cervello e mi tolgono l'appetito. Che cosa ho fatto? Mi chiedo quando lascio cadere la maschera di ferro. Perché mi hai fatto questo? Vorrei chiederti anche se so che non vuoi rispondermi.

Questo momento passerà. Passerà il rimpianto di essere fuggita dalla tua auto, l'ultima volta che ti ho avuto accanto, spaventata di farmi abbindolare dalle tue bugie. Passerà il tuffo al cuore mentre ogni passo che facevo verso casa, sentivo, mi stava allontanando per sempre da te.

Questo momento passerà. Passeranno i pugni chiusi sbattuti contro il legno ad attutire la delusione che sei stato. Passerà la rabbia per non aver capito chi eri e per essermi fidata di te.

Questo momento passerà. Passerà la voglia di cercarti nonostante tutto. Passerà il mio volerti bene nonostante tutto.

Questo momento passerà e si porterà via il dolore e i suoi rimpianti.

Questo momento passerà e lascerà le cicatrici del tuo nome, del tuo viso, dei tuoi sorrisi e delle tue bugie.

Questo momento passerà e io troverò la forza di non sentirmi più alla deriva.

«Ce l'hai?», chiedo a Barbie mentre sistemo i miei capelli in una treccia laterale sulla spalla sinistra.

«Certo! Kyle me l'ha consegnata prima che salissi le scale», la mia amica mi porge un involucro di cellophane contenente la divisa dei postini di Riverside, una cittadina a 96 chilometri da Los Angeles, famosa per la sua produzione di agrumi e soprattutto di arance.

«Kyle ci aspetta di sotto», Grace fa il suo ingresso nella stanza mentre mi sto rigirando tra le mani un cappellino rosso stile Super Mario. «Sei pronta?», chiede.

«Infilo la divisa e ci sono», dico.

«Io intendevo, se sei pronta a farlo sul serio», a quelle parole alzo lo sguardo verso la mia amica. I capelli corti e corvini le incorniciano il viso che ora sembra provare tanta pietà per me.

«Non sei obbligata a...», interviene Barbie, la quale, capelli castani raccolti in una coda alta e rossetto rosso, ha la stessa espressione di Grace.

«Ho aspettato questo momento per mesi, non mi tirerò indietro adesso», pronuncio iniziando a torturare la mia lunga treccia rossa alla Raperonzolo. Me lo sento dentro e sono certa che i miei occhi riescano a trasmettere la determinazione che ho in corpo. Per la prima volta nella mia vita sono certa di quello che sto facendo e sono decisa ad andare fino in fondo. «Ragazze, raggiungete Kyle. Io arriverò fra un attimo», congedo le mie amiche, felici di vedere il mio sguardo combattivo dopo mesi di sbalzi d'umore.

Adrift -alla deriva-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora