Pupazzi di neve

169 14 10
                                    




Il fuoco scaldava la piccola stanza. La luce filtrava dalla finestra. Fiocchi di neve cadevano sulla strada esterna. Il piumone bianco mi teneva al caldo. Le sue braccia mi circondavano. Le mie labbra si incurvarono in un sorriso.

Mi staccai lentamente da lui e facendo attenzione a non svegliarlo mi alzai. Il parquet era freddo sotto i miei piedi scalzi, mi chinai e presi i calzettoni di lana e me li misi addosso. Presi dall'appendiabito la mia vestaglia rosa di raso e la indossai.

Passai davanti alla finestra e mi fermai un attimo ad osservare quello splendido letto di neve bianca che era distesa su tutta la strada.

Passai di fronte alla porta del bagno e mi diressi verso la cucina. I mobili erano di un rosso acceso e la piccola isola era di un nero opaco. Misi su il caffè e nel frattempo sfogliai una rivista.

Quando la moka iniziò a fischiare presi la tazzina grigia con il cuore stampato e versai il caffè, misi due cucchiaini di zucchero e girai. Amavo il profumo del caffè quel dolce aroma m'invadeva ogni volta le narici provocando in me allegria.

Presi il mio caffè e andai alla finestra. Mi sedetti sulla panchina che era proprio sotto al vetro. E iniziai a guardare la neve cadere.

La neve stava cadendo e rivestiva completamente la strada. Un bambino stava facendo un pupazzo di neve. Era felice.

Poco più in là una bambina lo guardava incuriosita. Quel bambino era così contento mentre faceva il suo pupazzo di neve che la sua felicità era percepibile anche a distanza, tantè che la bambina sorrise a sua volta, anche se non aveva molto per cui ridere.

Presa dal coraggio si avvicinò al bambino che le porse un bottone per fare l'altro occhio del pupazzo. Lei sorrise, e rossa in viso e con la mano un po' tremante prese il bottone blu e lo mise al giusto posto, in corrispondenza dell'altro occhio costituito sempre da un bottone dello stesso colore.

Insieme poi conclusero il pupazzo e gli misero, oltre che la carota per formare il naso, anche un berretto in testa. Iniziarono poi a farne altri di pupazzi, un po' più piccoli ma senza occhi perchè di bottoni il bambino ne aveva solo due.

Mentre ridendo costruivano i pupazzi il bambino le disse che quando la neve si sarebbe sciolta lei poteva andare a recuperare un bottone e lui avrebbe recuperato l'altro, così alla prossima nevicata avrebbero potuto giocare nuovamente insieme.

Dopo cinque giorni, la neve si sciolse e così anche i bei pupazzi. La bambina andò a recuperare il bottone blu, che era ormai per terra e notò che l'altro bottone era ancora lì accanto. Aspettò un paio di minuti credendo che il bambino arrivasse, ma non arrivò.

Il giorno seguente lei si diresse nuovamente sul posto dove un tempo c'erano i pupazzi e constatò che l'altro bottone non c'era più. Il suo amico aveva mantenuto la promessa ed era andato a prenderlo.

L'anno successivo arrivò una bella nevicata. La bambina prontamente si vestì e prese dal cassetto del comodino il suo bottone blu, già felice all'idea di rivedere il suo amico e di costruire altri pupazzi insieme.

Quando uscì di casa la neve le si appiccicò al giaccone e ai guanti, nella tasca stringeva il suo bottone.

Aspettò per diverso tempo ma il bambino non arrivò. Iniziò a far buio e dispiaciuta rientrò in casa. Si sentiva giù di morale e tradita nel profondo. Aveva persino rifiutato il pranzo per aspettare il suo amico e lui non si era presentato. Andò in camera e mise il suo bottone blu nel cassetto da dove la mattina lo aveva tirato fuori e confidò che il giorno dopo lo avrebbe ripreso. Ma il giorno seguente non nevicava già più e la neve si era già sciolta nella maggior parte delle strade.

Da quell'anno non nevicò più per diverso tempo.

La neve calava così lentamente e offriva uno spettacolo così bello che non mi accorsi che il caffè era diventato freddo. Era da quel lontano anno che non nevicava più. Un rumore mi riportò al presente.

Involontariamente la mia mano s'infilò nella tasca della vestaglia e le mie dita strinsero il bottone. Sorrisi.

Un bacio sulla testa mi fece voltare lo sguardo. Mi baciò di nuovo dandomi il buongiorno e poi si mise a guardare fuori dalla finestra. Le sue labbra sorrisero alla visione del panorama ricoperto di bianco.

Poco dopo si voltò verso di me e guardandomi mi chiese: "andiamo a fare un pupazzo di neve?" tirando fuori dalla tasca l'altro bottone blu.

Pupazzi di neveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora