Mi sveglio, mi lavo, scendo le scale in trasparenti. Prendo la borsa allaccio l'impermeabile nero, esco dalla porta in legno, attraverso il bosco a velocità fulminea; mi fermo sistemandomi la coda castana che si muove per via della velocità e la giacca che si è alzata nel tragitto. Antro nel l'edificio che ho davanti, cammino per il corridoio dalle pareti ingiallite, il soffitto azzurro chiaro e le porte di legno nominate con vari segni; come si usa da queste parti. Entrai in classe, non avevo mai fatto parte di una classe. Entro nell'aula la professoressa mi presenta, la prima ora e già c'è un odore in questa stanza.....mi accomodo posando la borsa all'unico posto libero, quello infondo alla classe, vicino ad una ragazza.
<ciao io sono Juliet>
<ciao io sono Rosalie, per gli amici Rose> la ragazza: molto magra capelli ricci bionda, con due occhiali viola,a mio parere dalla grandezza esagerata; sorride, e comincia a prendere appunti. È passata solo mezz'ora ed io già, mi annoio; mi guardo intorno, guardo attentamente uno ad uno tutti i miei compagni, non ci avevo fatto caso ma siamo 9 femmine e 11 maschi. Quando ho determinato che non c'è niente di interessante la porta si spalanca, entra un ragazzo. Tutti si girano a guardare la porta, io no tengo fisso lo sguardo sul quaderno, non mi interessa il vedere il fesso che non ha un orologio. Sento solo una frase seccata della professoressa,
<signor Rendere, domani dovrà portare la giustificazione,sono stufa dei suoi ritardi! Si vada a sedere. In Fretta!> il ragazzo viene verso l'ultima fila, i miei sensi lo percepiscono. Guarda negli occhi Juliet e lei lo saluta, < ciao Ander!> il suo battito accelera di colpo. Il ragazzo la fissa con sguardo neutro e lei abbassa la testa mortificata. Lui si siede davanti a noi, e Con noncuranza fa cadere la borsa con u gran frastuono a terra, io non alzo lo sguardo, so che la ragione di quel gesto fastidioso era rivolto a me. Si siede scocciato e la lezione prosegue, al termine della giornata, esco dall'edificio per tornare alla mia solita velocità a casa; sono arrivata, ho fatto ripasso della lezione chiamato compito, comincio piano piano a capire che la scuola è l'inizio per riempire il vuoto della mia vita che si è liberato quando mio fratello è morto.