Mi chiamo Deborah, ho appena compiuto diciotto anni e mi trovo in una sorta di pandemia mondiale.
Sono ormai mesi che sto chiusa in casa e faccio finta che tutto ciò vada assolutamente bene, ma in realtà è tutto il contrario. Non ho paura del virus, il tanto famoso CoronaVirus, ormai entrato nella mia vita da quel ormai lontano febbraio 2020, ma semplicemente ho paura del modo in cui esso sta cambiando la mia vita. Mi ero ripromessa che il 2020 sarebbe stato il mio anno, un anno con l'A maiuscola, ma fu tutto il contrario.
Era febbraio, ricordo ancora il freddo che faceva mentre tornavo dal sushi col mio ragazzo, era precisamente il 20 febbraio, il nostro secondo anniversario. Fu tutto perfetto, assolutamente perfetto quel giorno.
Il caos iniziò ben quattro giorni dopo, la notifica del mio telefono arrivò e non avrei mai pensato che quel messaggio diventasse la mia rovina. Era la scuola, le lezioni da quel 24 febbraio si sarebbero svolte a casa, pensai fosse una fortuna, un modo per superare l'anno scolastico in maniera semplice, ma anche qui mi sbagliavo.
Sono sempre stata una ragazza tranquilla, ho sempre amato le cose semplici ma i miei modi di fare, di parlare, sono sempre stati opposti rispetto al mio modo reale di essere. Questo mio modo di agire è la conseguenza di anni passati in uno stato di oblio, anni che al solo ripensarci mi viene il voltastomaco. Ero debole, ma in realtà lo sono sempre stata, solo che cercavo di autoconvincere me stessa che fosse solo una mia idea e che non fossi veramente cosi pappamolle. Fu tutta la conseguenza di quel maledettissimo ragazzo che mi stravolse la mia vita stupenda portandomi nel caos mentale, sembra quasi l'inizio della storia di "After", ma la realtà era un'altra.
Lui si chiamava Andrea, era di due anni più grande di me, lo conobbi alla fine della terza media, sapevo che sarebbe andato nella mia stessa scuola e cercai di conoscerlo per farmi un amico. (chiarisco, non sono mai stata socievole al punto di avere una comitiva di amici, si mostrò sempre carino e disponibile, cantava, era riccio e mi scriveva cose carine. Alla tenera età di tredici anni questo mi sembrava come toccare il paradiso.
Il tempo passò e io mi presi un'immensa cotta per lui, iniziai a conoscere il suo lato nascosto e da lì nulla fu come prima. Ricordo ancora la mia espressione mentre mi disse che faceva uso di cocaina e che si imbottiva di psicofarmaci per via della depressione, crisi di borderline e stati d'ansia. Il mio spirito da "crocerossina" fuoriuscii e cercai con tutta me stessa di tirarlo fuori da ciò anche a costo di perdere me stessa. Ed eccomi lì a tredici anni, presa da un ragazzo dannatamente problematico. Fu lui il problema, fu lui a rovinarmi seriamente la vita, a togliermi da tutta la spensieratezza che avevo in quella tenera età. Non ero abbastanza matura da capire il rischio che mi stavo tenendo sulle spalle.