1 - Il fuoco

284 11 3
                                    

Era impossibile dormire con quel chiasso. Aveva deciso che quella sarebbe stata la sua mattina di riposo, ma era dura farlo capire al resto della famiglia, soprattutto il giorno prima del mercato. Era già sorto il sole, di questo era certa: i battenti, pur chiusi, avevano fin troppe crepe e lasciavano filtrare i raggi di luce dell'esterno. Le tende consumate si muovevano e il vento soffiava con forza negli spazi che riusciva a trovare, creando ululati strazianti e l'impressione che la casa stesse per venire giù da un momento all'altro.

Era solo un'impressione – almeno così sperava – perché, anche se non erano in ottime condizioni, le pareti di legno e pietra avevano sempre retto la furia degli elementi. Era certa però che quel vento fosse solo la prima avvisaglia di un tempo ben peggiore: annuncio dell'autunno che avanzava inesorabile. Dalle sue parti il caldo non era mai eccessivo e durava fin troppo poco.

Sospirando, Shani gettò via il lenzuolo di lato e si mise a sedere. Sbadigliò sonoramente e si stropicciò gli occhi, mentre dall'esterno le arrivavano le voci forti di suo padre e Laina, sua sorella maggiore. Non riusciva a capire cosa stessero dicendo, ma non ne sentiva il bisogno: di certo si trattava della bancarella sistemata nella piazza del villaggio. Dalla direzione delle voci intuì che si trovavano nei pressi della stalla, alle spalle della sua camera. Era solo uno stanzino ricavato da una camera più grande, in realtà, ma almeno poteva starci da sola. La stanza di fianco era più ampia, ma Laina ed Esterle, sua sorella minore, erano costrette a dividerla.

Brontolando e barcollando si alzò, abbassando la testa nel punto in cui sapeva trovarsi la lanterna, anche senza vederla. Si avvicinò al catino e si bagnò il viso e le mani con l'acqua fredda. Rabbrividì e si affrettò a raggiungere l'armadio per vestirsi. Si tolse gli abiti rovinati che usava per dormire e li sostituì con spessi calzoni e maglia da lavoro. Lanciò un'occhiata ai vestiti del giorno buono che intravedeva all'interno nella penombra della stanza: gonna lunga blu, camicia bianca a sbuffi sulle maniche e maglione grigio nel caso facesse freddo. Domani avrebbe finalmente potuto metterli. Il giorno prima li aveva provati e aveva constatato con sollievo che le stavano ancora bene. Certo Laina li aveva dovuti modificare un po' sulle maniche, perché si erano fatti un po' corti per lei, ma non aveva dovuto allargarli: di vita non era aumentata e il seno non era cresciuto molto dall'anno prima. Si passò le mani sui fianchi, dal quale sporgevano appena le ossa sottostanti. Le avrebbe fatto bene mettere più carne addosso, ma non era stato un anno ricco e non avevano potuto mangiare come avrebbero voluto.

Aprì la porta e si sistemò i capelli di fronte al frammento di specchio annerito appeso nel corridoio. Non c'era molto da fare, per la verità: li aveva tagliati alcuni mesi prima e ora della distesa corvina che le incorniciava il viso era rimasto poco. Ci passò sopra un po' d'acqua per togliere la forma che avevano preso mentre dormiva. Riuscì anche a farsi passare un ciuffo dietro l'orecchio: una conquista dopo averli avuti tanto corti. Si diede un'ultima occhiata, guardando le labbra piene e gli occhi nocciola. Tim, il figlio del mugnaio, l'aveva definita carina e lei ne era stata lusingata. Suo padre aveva smorzato subito questo sentimento, però, perché aveva messo bene in chiaro come il ragazzo volesse solo portarla a casa per fare chissà cosa. Era stato molto vago su cosa volesse farle, ma lei non era una sciocca e lo sapeva benissimo. Di anni ne aveva ventuno, appena compiuti, e di certo non era più una bambina.

«Non guardarti troppo! Se si romperà, noi piomberemo nella sfortuna» la canzonò una vocetta alla sue spalle.
Shani si voltò giusto in tempo per vedere sua sorella Esterle fare capolino dalla cucina con un basco consunto in testa. Trattenne a stento una risposta piccata, rivolta soprattutto alla sua capigliatura e la sorella ridacchiò tornando alle proprie mansioni.
«Per un attimo temevo che le avresti risposto» aggiunse un'altra voce, questa volta dalla porta d'entrata.
Shani incrociò lo sguardo di Laina, che le rivolse un occhiolino. «Ci è mancato poco. È fortunata che io sia troppo buona» commentò Shani a mezza bocca.
«Dai, è bello vederla sorridere di nuovo, non farle pensare ai capelli» replicò la sorella maggiore a bassa voce, sistemandosi meglio il cappello di paglia a falde larghe che aveva in testa.

31 - L'Accademia di AnjurDove le storie prendono vita. Scoprilo ora