INTROVABILE

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Una torrida giornata di fine luglio.
Riparato dalla sua piccola veranda, Thomas è stravaccato sulla sdraio.
Per la prima volta dopo tanto tempo, sfoglia un giornale.
Il canto delle cicale accompagna la grigia lettura.
Nulla di interessante nelle prime pagine, solo articoli dedicati alle elezioni.
Promesse di qua, promesse di là.
Deprimente.
La noia comincia a farsi sentire.
Gli occhi, appesantiti, bruciacchiano.
Lo sguardo però, cade su una piccola foto grigiastra.
La qualità dell'immagine è pessima, ma riconosce subito quel posto.
Un fiume di ricordi lo trascina via con sé.
O meglio, un lago.
"Quanti anni sono passati?" Mugugna tra sé e sé.
Quando vide per la prima volta il Light Blue Lake, Thomas aveva solo 14 anni.
L'idea di andare in campeggio con i suoi genitori e con la famiglia del cugino Harry lo disgustava.
Al tempo però, la prima vista di quel lago lo lasciò senza fiato.
Un'immensa distesa cristallina, scolpita per sempre nella sua memoria.
Il paesaggio fu probabilmente l'unica cosa bella di quella vacanza.
Certo, il buon Harry, due anni più vecchio di lui, era simpatico. Forse.
Tuttavia, per Thomas, quella settimana fu l'incarnazione mal riuscita di tutti i beceri stereotipi sui campeggi.
Marshmallow carbonizzati, cibo in scatola puzzolente e suo padre che ululava canzoni al chiaro di luna, massacrando una vecchia chitarra.
Devastante.
Per il resto della sua vita, non avrebbe mai dimenticato la magica esperienza del trovarsi le formiche perfino nelle mutande.
No.
Si ferma a riflettere.
Non sono questi i ricordi che sta cercando.
Vorrebbe rievocare qualcos'altro.
Qualcosa di cupo e confuso.
La notte del settimo giorno.

Tutto cominciò con una mano.
Una mano che, con grinta, gli tirò l'alluce, interrompendo il suo meritato sonno.
Era Harry.
Lo aspettava fuori dalla tenda, alle 2 del mattino.
Tirò fuori la testa fuori dalla tenda con estrema titubanza, temendo un brutto scherzo notturno.
"Che vuoi Harry?"
"Voglio portarti in un posto bellissimo. Non te ne pentirai, giuro."
La luna accarezzò il volto precocemente irsuto del cugino, rivelando un'espressione sincera.
Diceva sul serio.
Dopotutto, era un cliente fisso del Light Blue Campsite, conosceva la zona come le sue tasche.
"Dove?" Gli chiese.
"In una spiaggetta segreta, c'è una vista bella da morire." rispose Harry.
Gli occhi di Thomas scintillarono solo al pensiero di una simile meraviglia.
"Andiamo."
Presi un paio di snack al volo, rotolarono via dalla tenda.
Non volendo svegliare i genitori, zampettarono silenziosamente fuori dall'accampamento.
In poco tempo, giunsero davanti a una recinzione traballante.
Il cartello arrugginito recitava severo: "PROPRIETÀ PRIVATA".
A quella vista, Thomas squadrò con sospetto il cugino.
In risposta, Harry diede una lieve pacca sulla schiena al compagno, rassicurandolo.
Strisciarono sotto l'ostacolo ed entrarono in un boschetto.
Ben presto, uno straziante senso di colpa si palesò nell'animo di Thomas.
Una dimenticanza assolutamente imperdonabile.
Se solo avesse portato con sé quella stupida chitarra, avrebbe potuto sbarazzarsene una volta per tutte.
Il vento iniziò a soffiare.
I suoi pensieri ballavano come le fronde circostanti.
Thomas si guardò intorno.
Il bosco era molto più grande del previsto.
Centinaia e centinai di alberi oscuravano la luna con i loro rami spigolosi.
Mentre camminava, le ombre di quei giganti legnosi si agitavano senza tregua, animati in una sorta di danza macabra.
L'ansia cominciò a manifestarsi nel suo respiro.
Harry, nel frattempo, si orientava senza problemi all'interno di quel labirinto di tronchi.
"Quanto manca?"
"Non molto." Gli rispose.
Erano ormai da più di venti minuti all'interno della foresta.
In quel mosaico di legno, luci e ombre, si sentiva osservato.
Osservato non da qualcuno, ma da una folla.
Una folla che si nascondeva intorno a lui, con occhi iniettati di sangue.
Thomas si girava in continuazione da una parte all'altra, alla ricerca di qualcosa.
Fissava i rami, scrutava i tronchi.
Prestava attenzione perfino alle foglie che calpestava.
Non c'era nulla.
Eppure li percepiva ovunque.
Balzavano da un albero all'altro.
Correvano tra i tronchi.
Si trascinavano con fatica per terra.
"È solo strizza." pensò Thomas, cercando di calmarsi.
Dopo un profondo respiro, si sentì meglio.
Chiuse per un istante gli occhi.
Un sussurro improvviso gli accarezzò l'orecchio sinistro.
"Non farlo."
Soffocando un grido, si voltò di scatto e inciampò su una radice.
Harry, preoccupato, lo aiutò subito a rialzarsi.
"Ohi, è tutto a posto?" gli chiese preoccupato.
"Ah sì sì non preoccuparti, ho visto un insetto e... Boh...".
Bugiardo.
Giunsero alla fine del bosco.
Davanti a loro, uno stretto sentiero sabbioso li separava dalla loro meta.
"Forza! Siamo quasi arrivati, Thomas!" Sussurrò Harry, giocherellando con la sabbia sotto le scarpe.
Thomas, fradicio, si fermò un attimo sul confine del boschetto.
Infilò le mani nelle tasche, alla ricerca di una barretta ai cereali.
Trovata, la divorò in fretta e si avvicinò a Harry.
Mani.
Delle mani, gli gelarono la schiena.
Si girò subito.
Dietro di lui non c'era nessuno.
"Che succede? Dai vieni!" gli disse Harry.
Thomas si sentiva di nuovo male.
Si guardò intorno.
Quel posto era inquietante.
"Arriv..."
"Shhhhhhhhhh!"
"SHHHHHHH!"
Dei sibili assordanti gli forarono i timpani.
C'era qualcosa dietro di lui, ormai ne era certo.
Le mani gli afferrarono la maglietta.
Thomas si irrigidì.
Il suolo iniziò a tremare sotto ai suoi piedi.
Grida agghiaccianti risuonarono dal terreno.
Decine di voci strazianti.
Voci di donne.
La paura gli attraversò ogni singolo centimetro di pelle.
Le mani lo colpirono più e più volte sulla schiena.
"NO!" Gridò una voce.
Thomas implorò aiuto.
Il tempo però, sembrava essersi fermato.
Harry, di fronte a lui, era immobile.
Sembrava una statua.
"Aiutatemi, vi prego".
Uscirono tutte in un colpo.
Dal terreno, innumerevoli braccia sporche di fango gli afferrarono le caviglie.
Come animali in gabbia, gli graffiavano le gambe.
Laceravano la carne come burro.
Si dimenò come un pazzo nel tentativo di liberarsi.
Inutile, la stretta era sempre più forte.
Un rumore crescente rimbombava nelle sue orecchie.
Terra scavata.
Tentò di urlare, ma la sua bocca era scomparsa.
"NO!" gridò di nuovo la voce alle sue spalle, stringendogli le mani intorno al collo.
Forte, sempre più forte.
Un'esplosione, o qualcosa di simile, lo stordì.
Un tonfo assordante, il rumore di un corpo che si schianta.
Le braccia ossute lo avevano avvolto fino al naso, stritolandolo.
In un istante, si trovò faccia a faccia con una giovane ragazza.
Fluttuava, ricoperta di sangue e terra.
I capelli galleggiavano, agitandosi nell'aria come alghe.
Con delle raccapriccianti orbite vuote, perforò gli occhi terrorizzati di Thomas.
Silenzio.
Gli afferrò poi la testa.
Disse solo una frase, prima di lasciarlo cadere.
"VATTENE VIA!".
Thomas non se lo fece ripetere due volte.
Finalmente libero, iniziò a scappare come un ossesso.
Sgomento e confuso, Harry lo seguì a ruota libera.
Thomas corse per tutta la foresta, senza mai fermarsi.
Strisciò al di sotto della recinzione e si lanciò nell'accampamento.
La vide subito, vicino alle tende.
Maledetta.
Afferrò la chitarra del padre e la sfracellò al suolo, svegliando l'intero campeggio.
Per tutto il resto della notte, vennero rimproverati da tutti e quattro gli adulti lì presenti.
Dopo quell'esperienza, Harry non gli rivolse più la parola.
I suoi genitori invece, non tornarono mai al Light Blue Lake.
Di scatto, Thomas stritola i fogli del giornale.
Incontrollata, le lacrime scorrono sul volto.
"Ora ho capito, ho capito!" Urla, di getto.
Un'amara risata si trasforma in una serie di aspri lamenti.
Una goccia salata bagna l'articolo appena letto.
Le emozioni quasi gli pesano sul torace.
Chiude e appoggia il quotidiano sul tavolino a fianco.
Volgendo lo sguardo alle nuvole, sussurra una frase.
"Grazie, grazie davvero.".
In risposta, una piccola corrente d'aria gli accarezza l'orecchio sinistro.

Sono stati rinvenuti più di 70 scheletri nella piccola spiaggia adiacente al noto campeggio del Light Blue Lake.
La segnalazione è partita una settimana fa dagli agenti del corpo forestale che, durante l'esplorazione di alcuni terreni abbandonati, hanno dichiarato di aver visto sporgere dei teschi dal suolo.
Nella stessa zona, la polizia ha scoperto un vecchio capanno contenente vari strumenti di tortura.
È stato confermato che le ossa appartengono alle ragazze scomparse dalle città vicine negli ultimi 50 anni.
Secondo le prime ricostruzioni, le vittime sono state uccise nel capanno e sepolte nella proprietà privata adiacente.
La direzione del Light Blue Lake Campsite ha decretato la chiusura del campeggio fino a quando non verranno estratti tutti i corpi.
Le comunità vicine sono scioccate mentre i parenti delle vittime chiedono giustizia.
Il responsabile è introvabile: sulla scena del crimine non sono presenti prove e non sono presenti piste di alcun tipo.

Titolo originale: Introvabile o sulla Gratitudine.

STORIE DI ORRORE, FOLLIA E DISPERAZIONE: Una raccolta di Creepypasta tristi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora