Sessantanove chili e mezzo. Sale e scende dalla bilancia, aggiusta morbosamente la rotella per tararla con la massima precisione possibile. Fa parecchie prove, Sofia, perché tutto l'umore della sua giornata dipende da quel numero. Appoggia prima un piede, quasi timorosa, poi lo sposta e controlla che la lancetta rossa ricada esattamente sulla linea dello 0. Bene, ora che la taratura è sistemata, può appoggiare tutto il peso.
Settanta chili, ti prego, fa che non sia vero.
Scende e la lancetta rossa si è nuovamente spostata.
Oh, meno male.
La riposiziona sullo 0, sale nuovamente. Sessantanove e mezzo. Scende dalla bilancia, la linea rossa è allineata nel modo giusto. Risale, di nuovo sessantanove e mezzo.
Okay, un ultimo tentativo.
Alla terza misurazione, si è tranquillizzata. Ha perso mezzo chilo, le rinunce di ieri non sono state inutili. Perfetto, oggi si allenerà concentrandosi sul rendere più forti i suoi muscoli, piuttosto che sul cercare di bruciare grasso. Dovrà avere un po' di disciplina ancora, ma il suo obiettivo di perdere un chilo al mese non è ancora sfumato.
È da che ha memoria che vive in funzione del peso, e del cibo, anche. Quando tornava a scuola dalle elementari, affamata perché la poltiglia della mensa non ci pensava manco morta a mandarla giù, nonostante le maestre cercassero di spingergliela in bocca con la forza. A cena trangugiava qualsiasi cosa trovasse nel piatto, e subito doveva sorbirsi i rimproveri di suo padre, disgustato, spaventato quasi, che se avesse continuato così sarebbe ingrassata.
<< E chi ti vorrebbe mai, allora? >>
Glielo diceva sempre. << Io lo dico per te, tesoro mio, non voglio che tu sia sola. >> le diceva anche questo.
Scaccia quel pensiero perché si è alzata tardi, e ha fame. Ha sempre fame. Tranne quei tre anni in cui aveva deciso di mangiare a sazietà e quanto volesse, durante i quali era riuscita a mettere su più di trenta chili. Adesso sta cercando di rimediare a quel disastro.
La sua colazione è una tazzina da caffè di yogurt greco, una tazza di tè alla vaniglia, e qualche quadretto di cioccolato al latte. Sta cominciando a ritrovare un equilibrio, finalmente. In modo un po' traballante e incerto, sì, ma è pur sempre una forma di equilibrio. Non pensava fosse possibile.
Controlla il cellulare, Riccardo non le ha ancora risposto al buongiorno che gli ha mandato. Figuriamoci. Fortunatamente, a farle compagnia ha le serie televisive. Ventiquattro anni di vita le hanno insegnato che in un mondo in cui la gente va e viene, l'immaginazione è l'unica certezza possibile.
Fa in tempo ad avviare le faccende della domenica mattina, quando Riccardo le comunica che, per quanto lo riguarda, questa è l'ennesima giornata di merda. Tutto nella norma, insomma. Sofia spesso si domanda se le giornate di Riccardo sarebbero comunque così odiose per lui se fossero fisicamente vicini. Spera di no, ma non è che ne sia poi tanto certa. Così come non è certa che il sentimento che prova per lui sia ricambiato con la stessa intensità. Non ne può davvero più di queste limitazioni che le impediscono di incontrarlo. È seriamente convinta che quando si vedranno di persona la prima volta, capirà cosa deve fare.
Se dovesse scherzarci su, direbbe che Riccardo ha un disturbo di personalità multipla, perché il suo atteggiamento è a dir poco ambivalente. Si sono conosciuti per la prima volta cinque anni prima, in un forum di supporto psicologico. Avevano parlato per un mesetto, finché lei non si era convinta che lui fosse un po' troppo disturbato e problematico, e aveva chiuso le comunicazioni. Ma poi, tre anni dopo, si erano rincontrati sul web. Cercavano entrambi una forma di contatto a cui aggrapparsi. Sofia non crede nel destino, ma forse se continua ad incontrare Riccardo nel momento del bisogno, una ragione deve pur esserci.
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Antifragile
Romance- Mi dispiace molto che non riesco a darti tutte le attenzioni che meriteresti. Anche se non ci fai molto con i mi dispiace... Abitassimo vicini, dal vivo forse potrei rendere di più, o forse no. Sinceramente non lo so neanche io, perché non sono m...