Mi sentivo protetta dentro quella felpa. Era una sensazione strana, nuova, mai provata prima, come se quel semplice gesto, il farmi indossare un capo così intimo, mi facesse sentire più vicina a Federico. Ma lui era il figlio del mio professore di teatro, non potevo pensare a lui in quel modo. Sarebbe stato troppo strano. Meglio non pensarci troppo, pensai, cercando di scacciare l'emozione che mi assaliva. È solo una felpa... niente di che. Ma, più ci pensavo, più mi rendevo conto che non era solo la felpa a darmi quella sensazione, ma tutto di lui. Federico, con il suo sorriso disarmante, con quel modo di parlare che sembrava mettermi sempre a mio agio, mi faceva sentire... speciale.
Federico: "Ei Aria, tutto ok? Ti sta davvero bene la mia felpa!"
Le sue parole mi risvegliarono dai miei pensieri. Alzai gli occhi, imbarazzata, cercando di nascondere il battito accelerato del cuore.
Aria: "Sì, tutto bene, grazie mille. Porca miseria, è tardi, devo assolutamente tornare a casa!"
Federico: "Oh cavolo, vero! Scusa, mi sono fermato a parlare troppo con mio padre. Andiamo!"
Prof. Johnson, il padre di Federico, chiamò da lontano, sorridendo con un'aria bonaria: "Figliolo, tieni le chiavi della macchina, vai a accompagnare la tua 'amica'."
Federico e io rispondemmo insieme, imbarazzati, quasi all'unisono: "Grazie mille!"
Ci dirigemmo verso la macchina, e mentre Federico apriva il portello per farmi entrare, notai il suo modo di muoversi. Le sue mani, forti e segnate dalle vene gonfie, impugnavano con sicurezza il volante. Il suo braccio, muscoloso e teso, poggiava sull'acceleratore e sul freno con un'eleganza che mi lasciava senza fiato. Mi sembrava così affascinante, così sicuro di sé, che mi sentivo quasi in imbarazzo.
Federico iniziò a muovere il ciuffo da destra a sinistra, sistemandolo con un gesto rapido e naturale. Poi lo lasciò scendere lentamente, lasciando che il suo lungo ciuffo si adagiasse morbidamente sulla fronte. Wow, pensai, è ancora più attraente così. Non riuscivo a distogliere lo sguardo, era come se fossi completamente incantata da ogni suo movimento. E come se non bastasse, il suo telefono stava per scaricarsi, proprio nel momento in cui stavo cercando di concentrami su qualcosa di diverso dal suo volto che sembrava sempre più vicino.
Federico: "Ok, casa tua è questa per caso?"
Aria: "Sì, ma come fai a saperlo?"
Federico: "Beh, ti ho ascoltato mentre parlavi con Stella il primo giorno di scuola. Sai, sono molto attento ai dettagli. Comunque, questa strada la faccio tutti i giorni. Vedi, la mia casa è quella."
Indicò una casa che sembrava quasi un castello, situata sulla montagna di fronte a casa mia. Era maestosa, con due piani e un terrazzo che dava su una vista mozzafiato sul mare. Aria si era sempre chiesta a chi appartenesse quella casa enorme, che sembrava così fuori posto rispetto alle altre. E ora scopriva che era di Federico.
Aria: "No, non ci credo... È stupenda! Complimenti per la tua casa!"
Federico: "Grazie! Se vuoi, un giorno puoi venire, ti faccio fare un tour della casa."
Aria: "Mi piacerebbe molto, grazie mille per il passaggio."
Senza pensarci troppo, mi diressi verso di lui, afferrando la sua mano per un attimo. E, per un istante che sembrò eterno, gli diedi un bacio sulla guancia. Lui si irrigidì per un momento, visibilmente sorpreso, ma poi ricambiò il sorriso in modo timido. Il suo imbarazzo mi fece sorridere ancora di più, come se avessi fatto qualcosa di inaspettato ma genuino.
Aria: "Oh, scusa, la felpa... devo ridartela."
Federico: "No, tranquilla, puoi tenertela, ma devi starci attenta, ti prego."
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CREDICI SEMPRE
ChickLitAria ha solo sedici anni, ma la sua vita sta per cambiare per sempre. Costretta a lasciare la caotica New York per trasferirsi in una città che non ha mai visto, tutto sembra un salto nel vuoto. Ma questo non è solo un cambiamento di indirizzo: è l'...