Harry si chiedeva spesso quando, di preciso, la sua vita si fosse trasformata in un film di guerra. Ne aveva visti tantissimi, da Pearl Harbor a Salvate il soldato Ryan, raggomitolato sul divano di casa accanto a sua sorella. Non che gli piacessero davvero, intendiamoci. No, lui era più da film romantici. Alla scena della nave che affonda in Pearl Harbor, preferiva di gran lunga quella del ragazzo che si dichiara con i cartelli in Love, Actually.
Comunque, quella notte di fine Maggio, a nessuno sembrava importare dei suoi gusti da cinefilo, perchè si ritrovava acquattato dietro un muro, ansante, cercando in tutti i modi di convincersi che sarebbe riuscito a riportare a casa la pelle. Pelle che ora era appesa a un filo solamente per colpa sua.
Si girò verso Zayn che, al suo fianco, fece scattare il calcio della pistola. Di una fottuta pistola, la stessa che Harry si rifiutava categoricamente di portare con sè. Anche se in quel momento ne avrebbe avuto un gran bisogno.
-La pianti di tremare?- ringhiò Zayn, il dito sul grilletto mentre lo fissava, dopo essersi sporto per controllare che la via fosse libera. Harry socchiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo, perchè quello non sarebbe stato certo il momento più indicato per un attacco di panico, grazie.
Sentì lo sguardo di Zayn perforargli il cervello, ma non disse nulla, era troppo impegnato a tenere a bada i propri nervi. Era quasi riuscito a focalizzare l'immagine di una spiaggia bianca e tranquillizzante - così diversa da quel vicolo stretto e umido - quando un rumore di passi lo distrasse di colpo, facendogli mancare un battito.
-Cazzocazzocazzo-
La voce di Niall rimbombò lungo la strada, mentre il biondino correva verso di loro e si lasciava cadere lì accanto, con il fiato corto.
-Avresti potuto fare più rumore, lo sai?- sibilò Zayn, sarcastico.
In quel preciso istante il rumore di alcuni spari, gli stessi che si erano sentiti fino a pochi minuti prima, tornò a regnare nel silenzio della notte.
-Ci hanno trovati- rispose Niall, l'angoscia ben delineata negli occhi chiari, nonostante stesse facendo di tutto per tenerla a bada -Hanno due macchine. Dobbiamo andarcene di qui, se chiudono le estremità del vicolo siamo fottuti-
Harry lasciò andare un gemito. La testa stava cominciando a girargli. Proprio quando sembrava che le cose non potessero andare peggio, incredibilmente lo facevano. Assurdo.
Zayn imprecò tra i denti, girandosi dall'altra parte. Il vicolo in cui si trovavano sboccava su una strada deserta, ma dalla quale si sentiva il rumore di una macchina in avvicinamento.
Erano loro, senza dubbio. Dovevano scappare, ora o mai più.
Dall'altro lato della strada, c'era un altro vicolo, identico a quello in cui si trovavano. Harry assottigliò gli occhi, e potè vedere una sagoma muoversi furtiva.
Era poco più di un'ombra, ma potè riconoscere il modo in cui si muoveva, il modo in cui le spalle fossero incurvate per tenere la pistola.
Liam.
Stava camminando verso di loro, verso la strada. Verso il pericolo.
-No- sussurrò Zayn al suo fianco. -No!-
Disse il secondo "no" a voce più alta, tanto ormai li avevano trovati e non aveva senso cercare di non far rumore.
Liam si bloccò, e Harry potè quasi indovinare l'espressione confusa che aveva sul viso.
Si alzarono tutti e tre insieme, mentre Niall cominciava a indietreggiare verso l'altra estremità del vicolo, dato che il rumore della macchina si faceva sempre più vicino.
-Lee, vai via!- gridò Zayn, afferrando il polso di Harry e spintonandolo alle proprie spalle. Dapprima Harry non riuscì a capire il perchè si stesse comportando così, dopotutto Liam era uno dei migliori, e il suo aiuto avrebbe certo fatto loro comodo, soprattutto considerato che non sapevano quante persone stessero loro alle costole ma poi, quando vide Zayn alzare una mano in aria e fare un gesto, il loro gesto, quello con le quattro dita alzate e il medio e l'anulare che si incrociavano, tutto gli fu più chiaro.
Se Liam li avesse raggiunti e davvero le due auto li avessero intrappolati tutti nel vicolo, non avrebbero avuto scampo. Se invece lui fosse riuscito a scappare, forse avrebbe potuto chiamare i rinforzi, dando loro una speranza, seppur remota.
Liam dovette recepire il messaggio, perchè fece lo stesso gesto, prima di voltarsi e correre via. Zayn lo seguì con lo sguardo per qualche istante, prima di scattare dalla parte opposta, seguendo Niall e tirandosi dietro Harry. C'erano almeno duecento metri prima dello sbocco nella strada parallela, e Harry sentiva i polmoni bruciare, mentre correva come se non potesse fare altro, e forse era proprio così.
Cercò di pensare a quanti isolati di distanza fosse il proprio quartiere. Due o tre, probabilmente. Pochi, in effetti, ma troppi da percorrere a quella velocità e con due macchine alle calcagna. Uno sparo ben mirato alle spalle, e sarebbe finita.
Per colpa sua. Solo sua.
Erano quasi alla fine del vicolo, quando ciò che aveva predetto Niall si avverò. Una berlina scura, un vecchio modello che lui non conosceva, si fermò all'imboccatura con uno stridìo di freni.
Harry si guardò nervosamente alle spalle, giusto in tempo per vedere con la coda dell'occhio una macchina identica dall'altra parte. Erano in trappola.
-Merda- soffiò Niall. Armeggiò con la tasca dei jeans, per poi estrarre una beretta con il silenziatore.
Vedendolo fare quel gesto, a Harry tornò in mente quel pomeriggio in cui l'aveva trovato a discutere con Liam per questa sua ostinazione a tenere la pistola nella tasca posteriore dei pantaloni. Payne continuava a ripetergli che rischiava di farsi saltare in aria una chiappa. Niall evidentemente se n'era fregato.
I suoi pensieri vennero interrotti dal braccio di Zayn che si parava di fronte a lui. Si fermò di colpo, mentre il ragazzo si passava la pistola nella mano destra e, con la sinistra, lo induceva a mettersi alle spalle sue e di Niall.
Harry poteva sentire ogni sua terminazione nervosa fremere di angoscia e paura, mentre le quattro portiere della macchina si aprivano in contemporanea, e cinque ragazzi poco più grandi di loro scendevano.
I passi dietro di lui gli dissero che anche gli occupanti dell'altra auto avevano fatto lo stesso, e ora li stavano lentamente accerchiando.
Zayn e Niall tolsero in contemporanea la sicura dalle loro armi, sollevandole poi verso i loro avversari.
-Io le metterei giù, se fossi in voi- disse una voce secca. A parlare era stato il più alto dei ragazzi., che ora li fronteggiava con le mani in tasca.
Harry si morse la lingua, perchè l'istinto di dargli dello sbruffone era piuttosto forte, ma sapeva che non fosse il momento più adatto. In effetti il tizio poteva permettersi tutta la tranquillità del mondo, considerato che aveva almeno altri sette ragazzi a spalleggiarlo. Inutile dire che Zayn e Niall non avessero il suo stesso istinto di conservazione, perchè non mollarono di un millimetro. Rimasero immobili, le pistole alzate e puntate alla testa del loro avversario.
Erano stati abituati fin da piccoli a non temere la morte.
'Sti cazzi pensò Harry. Lui aveva diciannove anni, e un enorme ed inspiegabile desiderio di arrivare ai venti.
Il silenzio era calato lì attorno, nel frattempo, come se tutti fossero in equilibrio precario. Ormai ne sapeva abbastanza da essere conscio che bastasse un rumore di troppo per mandare tutto a puttane. E, con tutto a puttane, intendeva loro tre in una pozza di sangue, ma niente di cui preoccuparsi, insomma.
-Però- disse a quel punto il ragazzo di fronte a loro, sempre incredibilmente rilassato -Devo dire che vi pensavo più furbi-
Indossava una maglietta bianca con sopra un giubbino di jeans. Al braccio aveva legata una bandana verde, simbolo dei The Wanted, la gang più pericolosa di quelle parti.
Il loro capo era Max George, e si diceva che fosse l'essere più perfido e scorretto di tutta Los Angeles. Si diceva anche che mangiasse bambini, ma Harry sospettava che quella fosse una storia inventata.
Harry non l'aveva mai visto prima, quindi non aveva idea di che aspetto avesse, ma era certo che non fosse il tizio che aveva di fronte. Max George non si abbassava nemmeno a morire a girare per le strade come un gangster qualunque, rischiando di essere beccato dalla polizia o da qualche nemico. No, lui tirava i fili, stando nell'ombra.
-Non avete niente da dire?- continuò il tipo.
-Niente che il tuo cervello sottosviluppato possa comprendere, Parker- ringhiò Niall.
Harry potè sentire Zayn fremere, lì accanto, mentre sette pistole venivano caricate in contemporanea, attorno a loro. La diplomazia e Niall Horan non andavano d'accordo, decisamente.
-Me la state rendendo troppo facile- sogghignò invece l'altro, tranquillissimo -Continuate, vi prego-
Harry avvertì gli uomini che li circondavano avvicinarsi, serrandoli come un cappio. Era finita.
-Abbiamo un codice, cazzo- sibilò a quel punto Zayn. Malgrado la situazione, la sua voce rimaneva secca -E non mi pare tu lo stia rispettando. Siamo otto contro tre, in zona franca. E Harry non è nemmeno armato, devi lasciarlo andare-
-Ah sì?- sorrise sarcastico Parker -Il piccolino non ha una pistola? Peggio per lui, Malik. E peggio per voi, che avete sconfinato. Vuoi davvero sapere cosa me ne faccio del tuo fottuto codice?-
Fortunatamente non ebbero mai il tempo di scoprirlo, perchè giusto in quel momento una jeep si fermò rombando a pochi metri da loro, seguita da almeno tre moto. Da queste ultime scesero sei ragazzi. Era buio, ma ad Harry parve di scorgere i capelli rossi di Ed e quelli verdi di Micheal, quindi si concesse un leggero sospiro di sollievo.
Per ultime si aprirono le portiere della jeep. Liam saltò giù dal posto di guida, seguito da un altro ragazzo.
Fregandosene delle pistole puntate addosso, i due superarono rapidi i membri dei The Wanted, per poi frapporsi tra loro e Niall, Harry e Zayn.
-Che cazzo succede qui?-
Prima ancora di riconoscere quella voce, Harry sentì un paio di occhi glaciali posarsi su di lui, ma fu solo per un attimo. La tranquillità provata nel constatare che non fossero più in disparità numerica, fu soppiantata da un altro tipo di terrore. Era nei guai, dannazione, sarebbe stato sicuramente punito per il casino che aveva combinato quella sera.
Parker scoppiò a ridere, freddamente, incrociando le braccia al petto.
-Louis Tomlinson- sputò. -Quale onore. Non credevo uscissi dalla tua tana-
Dalla sua postazione riparata, Harry vide Liam alzare la propria arma, mentre il ragazzo che era con lui rimaneva con le mani in tasca, guardando i The Wanted con aria disgustata.
-Quando c'è bisogno lo faccio. Spiegami questa pagliacciata, Tom-
-I tuoi hanno sconfinato- ribattè Parker, ora serio -Avevamo tutto il diritto di stare loro addosso-
-Questa è terra di nessuno, se non ricordo male- rispose Louis. La voce era controllata, ma fredda come il ghiaccio -Sorvolerò su questo, e anche sul fatto che sia da codardi attaccare con questa disparità numerica. Ma non passerò sopra al fatto che uno di loro sia disarmato. Avreste dovuto lasciarlo stare, almeno secondo il patto con il quale mi pare abbia concordato anche il tuo capo, o sbaglio?-
-Noi non ci pieghiamo a queste stronzate- ringhiò Parker -Questi patti sono delle grandissime puttanate-
Louis strinse gli occhi per un attimo, ma a parte questo nulla sembrava denotare turbamento, in lui.
-D'accordissimo con te- soffiò -Ma ci sono, e ti conviene rispettarli. Noi adesso ce ne andremo, e voi non muoverete un muscolo, sono stato chiaro?-
-Altrimenti?- chiese l'altro, beffardo.
Fulmìneo, Louis fece due passi avanti, fino ad arrivargli quasi addosso. Non lo toccò nemmeno, ma i suoi occhi puntati addosso ebbero quasi il potere di farlo indietreggiare.
-Altrimenti vi farei ammazzare uno dopo l'altro dai miei uomini- sibilò, con voce talmente bassa che Harry fece fatica ad udirlo -Lasciando vivo solo te, in modo che tu possa riferire a Max George di tenersi pronto alla guerra che gli scatenerò contro. Sono stato chiaro?-
Tom Parker deglutì impercettibilmente, poi si drizzò in tutta la sua altezza. Parve valutare la cosa per un secondo, poi ringhiò qualcosa a fondo gola.
-Avete due minuti- disse, quando si decise -Poi vi staremo alle costole un'altra volta, Tomlinson. E non saremo così gentili-
Harry non fece in tempo a registrare quelle parole, che la mano di Zayn gli si serrò attorno al polso e, prima che potesse rendersene conto, venne trascinato via. Dopo pochi metri a Zayn si sostituì Niall, che senza troppi complimenti lo spinse nella jeep, affrettandosi a salire dopo di lui. Sentirono le moto rombare alle loro spalle, mentre anche Zayn e Louis salirono, quest'ultimo al posto davanti. Liam arrivò per ultimo, mettendosi al volante e partendo con una sgommata.
-Veloce- sbottò Louis, lanciando un'occhiata veloce ai The Wanted, che già si dirigevano alle loro macchine -Col cazzo che ci daranno due minuti, dobbiamo arrivare al quartiere subito-
Liam non se lo fece ripetere due volte. Schiacciò a tavoletta il pedale dell'acceleratore, curvando a destra e sbandando leggermente. Harry conficcò le unghie nel sedile, voltandosi con il cuore in gola. Le tre moto stavano loro dietro perfettamente, ognuna di esse con sopra due persone. Quella seduta dietro guardava la strada alle proprie spalle, pronta a sparare se ce ne fosse stato bisogno. Harry sapeva chi erano, pur senza vederli: Luke, Calum e Ashton. Erano i loro migliori tiratori.
I successivi minuti furono frenetici, passati nell'angoscia di vedere una macchina alle loro spalle, nonostante tutti sapessero quanto fosse difficile stare dietro a Liam quando guidava così. Non appena superarono il distributore di benzina, però, Payne rallentò di colpo. Erano arrivati al quartiere. Erano salvi.
Nessuno di loro sospirò di sollievo, erano addestrati a non mostrare la paura, e farlo avrebbe significato ammettere di averla provata. Dovevano sembrare invincibili. Dovevano semplicemente esserlo, se volevano restare vivi giorno dopo giorno.
E Harry quella sera aveva rischiato di vanificare tutti i loro sforzi. La tensione nell'abitacolo si sarebbe potuta tagliare con un coltello, nessuno apriva bocca, nessuno si muoveva. Capì che toccava a lui dire qualcosa.
-Louis, io...- provò a dire, prima di essere bruscamente interrotto.
-Non adesso- sbottò il ragazzo, senza nemmeno girarsi a guardarlo -Credimi, non è il momento-
-Ma...-
II secondo tentativo di Harry venne sopito sul nascere dalle dita di Niall che si serrarono sul suo avambraccio. Allo stesso tempo, Liam gli lanciò un'occhiata di ammonimento dallo specchietto retrovisore. Non se la prese, sapeva che stavano solo cercando di proteggerlo.
Così stette zitto, stringendosi nel sedile e logorandosi nei suoi sensi di colpa.
Quando entrarono in quello che era definito il Quartier Generale, ma che in realtà era poco più che un magazzino abbandonato, erano quasi le tre del mattino.
Nonostante questo, però, era decisamente affollato. Harry uscì dalla jeep e attraversò lo stanzone al piano terra a testa bassa. Vide in un angolo Ashton, Calum, Micheal e Luke scherzare come se niente fosse, neanche fossero appena tornati da una scampagnata.
Liam rimase indietro a parlare con Zayn, mentre Niall, dopo aver dato uno scappellotto affettuoso in testa ad Harry, annunciò che se ne sarebbe tornato a casa.
-Ed, mi dai un passaggio?- urlò, rivolto al ragazzo che stava giusto andando via in moto.
-Basta che metti un casco-
Niall alzò gli occhi al cielo. Era appena sopravvissuto a una sparatoria, e Ed Sheeran si rifiutava di farlo salire in moto senza casco. C'era dell'ironia in tutto quello.
Harry lo osservò sgraffignare un casco a Luke, che protestò vivacemente, poi i due sparirono dietro l'angolo. Sbadigliò. Era tardi, aveva sonno, e una casa vuota lo aspettava a trecento metri da lì. Forse, con un po' di fortuna, avrebbe potuto rimandare la predica al mattino dopo.
-Tu vieni con me- sibilò una voce alle sue spalle, prima ancora che lui potesse formulare quel pensiero. Louis lo superò senza nemmeno guardarlo in faccia, conscio che tanto l'avrebbe seguito. Trascinando i piedi infatti, Harry si rassegnò al suo destino e si mise alle sue spalle, dirigendosi verso le scale che portavano al piano di sopra, una sorta di open space dove viveva Louis.
Erano a metà strada, quando una figura piuttosto esile e dagli sgargianti capelli rosa sbarrò loro la strada.
-Che storia è questa?-
Louis nemmeno la degnò di un'occhiata.
-Più tardi, Perrie- borbottò, facendo per superarla, ma la ragazza lo fermò di nuovo.
-No, parliamo adesso- rispose, secca -Perchè non mi avete detto nulla?-
-Eri a casa- si limitò a dire Louis -E ce la siamo cavata perfettamente, come vedi-
-Sono la tua tiratrice migliore, e lo sai- insistette Perrie -Siete stati solo fortunati, e tu non potevi saperlo. La verità è che ti piace tagliarmi fuori da queste cose, perchè sono una femmina-
-So perfettamente che sei brava- disse Louis, con voce stanca -Non è questo il punto-
-Allora ho ragione, è perchè sono una ragazza- lo interruppe Perrie, rabbiosa.
-Si, va bene?- ringhiò a quel punto l'altro -Sai perfettamente come si comportano quei bastardi con le donne. E un conto è quando siamo riparati, ma lì all'aperto non ti saresti certo potuta nascondere!-
-Ma...-
-Ma un cazzo- continuò Louis -Sono io che decido, e questa è l'ultima parola. Mi sono stancato di cercare di proteggere un branco di idioti che sembrano solo determinati a farsi uccidere-
Harry incassò la testa nelle spalle, sentendo quelle parole dirette a lui come mille pugnalate. Guardò Perrie andare via sconfitta, mentre Louis con un sospiro si dirigeva verso le scale. Lo seguì, rimanendo un paio di passi indietro. Salirono al piano superiore, e Louis aprì la grande porta scorrevole, rivelando una stanza ordinata alla bell'e meglio.
C'era un tavolo grande, un divano un po' sgangherato, un frigorifero, una scrivania e, giusto nell'angolo, un letto matrimoniale. Accanto a quello, un finestrone leggermente polveroso affacciava sulla periferia di Los Angeles.
Senza degnarlo di un'occhiata, Louis si diresse verso il frigo e prese una birra. Non gliene offrì una, limitandosi ad aprire la propria lattina e a berne due lunghi sorsi, prima di sbatterla con forza sul bancone. Un po' di schiuma uscì, ma non se ne curò.
Harry cercò il coraggio di alzare il viso, e trovò gli occhi fiammeggianti del ragazzo puntati su di sè.
Louis Tomlinson era tantissime cose. Era il leader del quartiere, era il gangster di cui tanti avevano paura, era la guida per tutte le persone che erano al piano di sotto. Harry, però, non avrebbe mai saputo definirlo. Come si potevano descrivere in poche parole due occhi azzurri che ti facevano tremare il cuore da quando eri solo un ragazzino? Come si poteva descrivere quel misto di terrore e ammirazione che lui provava ogni volta che Louis apriva bocca?
-Adesso spiegami come cazzo ti è saltato in mente di andare là, stasera- disse piano Louis, con quel tono che sembrava quasi tranquillo. Harry però poteva sentire quanto si stesse sforzando di tenere a bada la rabbia. Al momento il terrore stava avendo la meglio sull'ammirazione, senza dubbio.
-Mi sono sbagliato- mormorò, fissandosi la punta delle scarpe -Sono finito una via più in là, senza accorgermene-
-Senza accorgertene?- abbaiò Louis, perdendo ogni freno inibitorio -Hai idea di cosa ci hai fatto rischiare con la tua fottuta disattenzione?-
-Non volevo...-
-Non me ne frega un cazzo se non volevi- rincarò la dose l'altro -Hai diciannove anni Harry, non puoi permetterti di sconfinare, così come non puoi permetterti di girare disarmato, senza essere in grado di badare a te stesso. Cosa avresti fatto se Zayn, Liam e Niall non fossero venuti a cercarti quando non hai risposto al cellulare?-
-Louis, mi sento in colpa, va bene?- cercò di dire Harry -Non era mia intenzione metterli nei guai-
-Ma lo hai fatto! E non li hai messi nei guai, giusto per chiarire. Hai rischiato di farli ammazzare, il che è diverso-
Harry strinse le mani a pugno, per impedirne il tremito. Sapeva che Louis aveva ragione, e si sentiva un idiota.
-Dovresti sapere i confini da tempo, ormai- proseguì, duro -E se non li sai, peggio per te. Puoi farti ammazzare, per quanto mi riguarda, ma non ti lascerò trascinare i miei uomini nei tuoi casini, solo perchè sei un ragazzino viziato, mi sono spiegato?-
Harry si ritrasse a quelle parole, che lo colpirono come uno schiaffo in pieno viso, e Louis dovette rendersi conto di avere esagerato, perchè prese un grosso respiro.
-Tu sai quanto mi sia costato fare quello che ho fatto, stasera?- domandò, più calmo. Harry non rispose, probabilmente ancora scosso, così lasciò vagare lo sguardo fuori dall'enorme finestra, prima di continuare. Il cielo iniziava a schiarire -Ho dovuto scendere a compromessi con Tom Parker per fare sì che voi tornaste qui sani e salvi. Ho dovuto parlargli come si fa con le persone civili, quando tutto quello che avrei voluto sarebbe stato saltargli alla gola e farlo a pezzi, mandandoli poi uno per uno a Max George, in modo che sappia ciò che lo aspetta. Invece no. È solo perchè è un idiota, ma avrebbe tranquillamente potuto farmi inginocchiare di fronte a lui, e io l'avrei fatto, pur di salvarvi. Avrei perso il mio onore, per voi, Harry. E tu adesso devi dimostrarmi che ne sarebbe valsa la pena-
-Cosa...cosa intendi?- mormorò Harry, il cuore in gola.
-Intendo che ho fatto una promessa a tuo padre, e sto facendo il possibile per rispettarla- spiegò Louis -Ma se tu non ti dai da fare, io mi arrendo. Non posso permetterti di mettere in pericolo l'intera gang, lo capisci, vero? Per questo devo dirti che al prossimo sbaglio, sei fuori-
-Stai scherzando?- rantolò il ragazzo -Ma io...io non avrei altro posto dove andare-
-Allora ti conviene darti da fare- sbottò Louis -Sei disposto a fare tutto quello che è necessario?-
Harry deglutì nervosamente, perchè sapeva di non avere molta altra scelta, poi annuì.
Se avesse saputo che "tutto quello che è necessario" volesse dire piegarsi ad ogni capriccio di Louis Tomlinson, beh, ci avrebbe pensato due volte.
Non era solo il fatto che lui con tutta quella storia della gang non voleva averci particolarmente a che fare, quanto il fatto che Louis gli aveva sempre creato numerosi scompensi emotivi, fin da quando erano più piccoli, e lui giocava con Gemma nel giardino dietro casa, mentre suo padre Des passava le serate chiuso in cucina a parlare con Mark Tomlinson.
Spesso Mark si portava dietro il figlio che, pur essendo ancora un ragazzino poco più grande di Harry, aveva già quell'attitudine da duro che lui avrebbe solo potuto sognarsi. Harry non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, neppure sotto tortura, ma all'epoca gli sarebbe piaciuto che Louis lo potesse guardare in modo diverso, senza quell'espressione sprezzante sul viso, come se lo considerasse una perdita di tempo. Certo, sapeva che sarebbe stato piuttosto improbabile che potesse accadere, soprattutto considerando che Louis era più che pronto a seguire le orme di suo padre a capo del quartiere, mentre lui con quel genere di cose non voleva averci nulla a che fare. La sua principale occupazione rimaneva quella di tenersi ben lontano da pistole e altre armi di distruzione di massa, mentre fantasticava su un un mondo parallelo in cui Louis Tomlinson non gli avrebbe staccato la testa a morsi se solo gli avesse proposto di vivere insieme, avere tanti bambini, comprare una casa con una ringhiera bianca e magari anche un cane. Ecco, forse avrebbe potuto trattare sul cane, ma giusto perchè aveva il sospetto che Louis fosse allergico. (In realtà sospettava che Louis fosse allergico anche agli esseri umani, ma questa poteva essere giusto una sua percezione distorta).
Comunque, ben presto Harry si era reso conto che si sarebbe dovuto rassegnare. Louis e Mark venivano spessissimo da loro, sembravano tener in gran conto l'opinione di Des, mentre lui era considerato alla stregua di un prolungamento della tappezzeria.
Era chiaro che a suo padre Mark non piacesse, chiaro come il sole. Per questo Harry non si capacitava del perchè avesse invischiato Louis con La Promessa. Certo, le cose erano notevolmente cambiate nel quartiere da quando c'era lui alla guida, ma era pur sempre un Tomlinson.
La verità era che Harry sapeva troppe poche cose. Sua madre, finchè c'era stata, aveva cercato di proteggere lui e sua sorella il più possibile, tenendoli in casa, costringendoli a restare lontani dalla violenza di quel quartiere, dai pericoli che si correvano anche solo ad attraversare la strada. Non che questo l'avesse salvata, comunque.
Le avevano sparato mentre andava a fare la spesa, una decina di anni prima, uccisa da un proiettile vagante destinato a un'altra persona. Anche il funerale era stato fatto in fretta e furia, perchè era troppo pericoloso stare radunati in così tanti all'aperto.
-Haz-
Harry si girò, giusto per trovarsi davanti Liam. Non aveva praticamente dormito, dalla notte prima, non era nemmeno passato da casa.
Dopo la sua ultima conversazione con Louis, non aveva avuto voglia di rimanere solo, quindi si era distrattamente buttato su uno dei divani sfondati che c'erano al pianterreno del Quartier Generale, rimanendoci praticamente tutto il giorno, sentendo su di sè le occhiate di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi fratelli, ma che lui vedeva più come tanti condannati al pari suo, destinati a rimanere bloccati in quella vita che qualcun altro aveva scelto per loro.
Liam, però, fortunatamente non sembrava guardarlo come tutti gli altri, con quel misto di rimprovero e compassione, anzi, sembrava solamente preoccupato, come in effetti era per la maggior parte del tempo.
-Ti serve qualcosa?- chiese Harry, un po' perplesso.
-Mi servi tu- sospirò Liam -Louis ha detto che devo portarti con me a fare la ronda-
Harry strabuzzò gli occhi, allibito. Non aveva mai fatto una cosa del genere, prima, in genere non veniva coinvolto nelle attività di questo genere, essendo principalmente inutile.
-Dice che è il caso che tu ripassi i confini, quantomeno- continuò Liam, in risposta alla muta domanda nel suo sguardo.
Harry lo guardò, leggermente sospettoso. Che Louis stesse cercando di farlo ammazzare, in modo da liberarsi di lui definitivamente?
-Pensavo che tu stessi sempre in coppia con Zayn- borbottò, in mancanza d'altro -Una sorta di Bonnie e Clyde, hai presente?-
Liam alzò un sopracciglio, ed Harry ringraziò fra sè di non essersi lasciato sfuggire una battuta del genere di fronte a Zayn. Avrebbe dato anche la vita per proteggerlo, ma in quel caso avrebbe rivisto tutte le sue convinzioni e l'avrebbe attaccato al muro senza troppi complimenti.
-Louis ritiene che io sia il più adatto a starti dietro, al momento- disse lentamente Liam, dosando le parole -Anche perchè l'alternativa sarebbe Niall, e temo che in quel caso finireste uccisi in pochi secondi-
Senza aggiungere altro si voltò, dirigendosi verso l'uscita, e ad Harry non rimase altro da fare che seguirlo.
Quando furono in strada, il silenzio attorno a loro si fece assordante. Erano appena le dieci di sera, eppure già in strada c'era pochissima gente. Era troppo pericoloso rimanere fuori con il buio.
-Prendiamo la parte Est del quartiere- spiegò Liam, svoltando a destra -Ad Ovest andranno Micheal e Luke-
Harry annuì, poi osservò l'amico armeggiare con la propria giacca, finchè non estrasse una pistola.
-No, Lee..Non se ne parla- soffiò, occhieggiando terrorizzato l'arma che Liam gli stava porgendo -Non la voglio-
-Non ti sto chiedendo di usarla- sospirò paziente il ragazzo, stringendosi nelle spalle -Solo di prenderla. Devi iniziare a farci l'abitudine, Harry, per quando Louis ti insegnerà come usarla-
Erano fermi sul marciapiede, adesso, attorno a loro solo la luce tremolante dei lampioni e vecchie macchine parcheggiate.
-È uno strumento di difesa, oltre che di attacco- continuò Liam -Cerca di vederla così, ti aiuterà-
Con mano tremante, capendo di non avere altra scelta, Harry afferrò la pistola. La soppesò tra le dita, era leggera eppure pesante come il piombo.
Cercò di non pensare che un'arma come quella avesse tolto la vita a sua madre, avesse portato via dalle case lì attorno così tante persone.
Liam nel frattempo aveva ripreso a camminare, così accelerò a sua volta il passo per stargli accanto.
Sembrava tutto tranquillo. Era una bella serata, in cielo non si vedeva nemmeno una nuvola. Passarono vicino a un pub, l'unico che c'era lì attorno, ed Harry individuò Perrie dietro il bancone, insieme a Sophia. Non gli sfuggì lo sguardo di rimpianto che Liam rivolse nella loro direzione, per poi puntare di nuovo il viso sulla strada di fronte a sè.
-Ancora non riesco a capire perchè tu l'abbia lasciata- commentò, perchè era una persona dannatamente inopportuna in fondo. -Stavate bene insieme-
Liam scrollò le spalle, perchè in fondo era una risposta dannatamente difficile da dare.
-È complicato- si limitò a dire allora -E pericoloso, per lei-
-Non avrebbe dovuto essere Sophia a deciderlo, questo?- chiese Harry, delicatamente -Da come ne parli, non sembra che tu le abbia dato molta possibilità di scelta-
-Se lo avessi fatto, avrebbe preso la scelta sbagliata- sibilò secco Liam, facendogli chiaramente capire che la conversazione era finita.
Harry non aprì bocca, perchè ormai era chiaro come anche Liam lo avesse catalogato come un ragazzino sognatore pieno di speranze, che si ostinava a non voler vedere la realtà dei fatti, e forse era vero. Ma Harry aveva vissuto abbastanza in quei luoghi da sapere cosa volesse dire aver paura davvero, lottare davvero, morire davvero. E aveva passato abbastanza tempo al Quartier Generale nell'ultimo anno e mezzo da vedere le fragilità nascoste in ognuno di quei ragazzi che cercavano di spacciarsi per uomini, che ogni giorno rischiavano le loro vite per proteggere coloro che amavano. Forse non poteva capire appieno i sentimenti di Liam, ma sapeva quanto stesse faticando a dividere i pezzi della propria vita. La parte leale alla gang, quella che gli impediva di avere legami duraturi con altre persone al di fuori, la sua forte purezza d'animo che si scontrava con ciò che era costretto a fare ogni giorno per sopravvivere, il delicato equilibrio che lo legava a Zayn, il suo compagno di mille scontri, il centro del suo intero universo, che avrebbe protetto contro tutto e tutti, e che allo stesso tempo era la sua croce più grande, perchè il suo bisogno di proteggerlo lo teneva lontano dalla donna che forse amava.
-Tu hai ucciso delle persone, Lee, vero?- gli domandò a quel punto, con un filo di voce.
Liam non rispose subito. Aspettò finchè non arrivarono al parco e si fermarono. Avevano raggiunto la loro meta, il luogo dove avrebbero passato la notte, sorvegliando il confine. Al di là di quel parco immenso, che era terra di nessuno, c'era il quartiere dei The Wanted, ed era uno dei punti più pericolosi. L'ultima volta che erano stati attaccati, erano passati da lì, almeno secondo Louis, e nessuno era mai riuscito a fargli cambiare idea.
-Sì- disse a quel punto, stringendosi nella giacca di pelle.
-E come...come ci convivi?-
Glielo chiese sottovoce, quasi avesse timore di ferirlo con le proprie parole. Era tanto che avrebbe voluto chiederlo a qualcuno, e Liam gli era sempre sembrato la persona più adatta. Niall non era semplicemente il tipo da discorsi profondi, o forse la realtà era che Harry temeva non potesse sopportare una domanda così dolorosa senza crollare in mille pezzi. E Zayn e Louis, beh, semplicemente sembravano delle macchine da guerra, troppo forti e troppo freddi per poter essere assaliti dai dubbi che affollavano la mente di Harry.
Liam invece era diverso, era simile a lui. Nonostante ciò che faceva, la sua moralità era granitica, la sua lealtà incrollabile.
-Sai Harry, a volte non hai altra scelta- mormorò, con voce così triste che subito Harry si pentì della propria domanda -È incredibilmente facile pensare che sia sempre tutto bianco o nero, giusto o sbagliato, ma la verità è che in mezzo ci sono milioni di sfumature. E tra queste c'è anche quella di togliere la vita di un estraneo per salvare quella delle persone che ami-
Harry abbassò lo sguardo, perchè non aveva mai visto la cosa in questi termini. Nella sua testa, aveva sempre diviso il mondo in buoni e cattivi, in vittime e carnefici, esattamente come aveva detto Liam. Non aveva considerato che potesse esserci un compromesso.
-Noi non siamo come loro, Haz- disse a quel punto Liam -Noi cerchiamo solo di proteggere le nostre famiglie, affinchè non succeda di nuovo quello che è accaduto in passato, e questo è l'unico modo per farlo-
Nella mente di Harry si riaffacciarono le immagini di quando nel quartiere imperversavano gli scontri, di quando le strade si erano trasformate in trincee improvvisate, di quando trovare cadaveri agli angoli dei marciapiedi era tutt'altro che infrequente.
-Ma il patto tra le gang...- provò a obiettare.
-Quel patto è una stronzata- lo interruppe Liam, secco -Louis lo ha stretto perchè tre anni fa sapeva di non essere pronto a tenere unito il quartiere, ma ora è più forte che mai. Max George lo sa, e anche i capi delle altre gang. Il patto sta già scricchiolando, è solo questione di tempo prima che si spezzi-
-Louis potrebbe rinnovarlo-
-Non lo farà- scosse la testa Liam -E francamente non posso biasimarlo. Non posso biasimarlo per il fatto di volersi vendicare con chi gli ha distrutto la vita-
Harry annuì piano, perchè sì, lo capiva. La vendetta non faceva parte di lui, ma se avesse avuto davanti colui che aveva ucciso sua madre, lo avrebbe ammazzato a mani nude.
-Fai quello che Louis ti dirà, impara a difenderti- proseguì il ragazzo, gli occhi assottigliati per cercare di vedere tra le ombre del parco -Presto sarà guerra, Harry, e lui non può permettersi di avere punti deboli. Soprattutto, non se uno di questi sei tu-
Harry non capì cosa intendesse dire, ma Liam serrò le labbra, dando una finalità al discorso, così non disse più nulla.
Quando Harry si svegliò la mattina seguente, o meglio il pomeriggio, visto che erano le tre quando mise piede fuori dal letto, il display del cellulare segnava la bellezza di quattordici messaggi.
Ripromettendosi di leggerli più tardi, si diresse in cucina, per mangiare qualcosa. Vista l'ora, era indeciso se fare colazione o pranzare, così alla fine optò per un toast. Dopo il discorso di Liam, era deciso a muoversi nel meraviglioso mondo delle sfumature, o quantomeno a provarci. Si sedette sul vecchio tavolo di legno, i piedi penzoloni.
Nonostante fossero quasi sei mesi che viveva lì da solo, non si era ancora abituato al silenzio che c'era in quella casa, e per questo tendeva a starci il meno possibile, preferendo accamparsi al Quartier Generale o a casa di Niall o Ed. Per di più, quelle stanze erano affollate di ricordi, di vecchi fantasmi che non sembravano essere in grado di andare via. Eppure, malgrado tutto, malgrado le voci dei suoi genitori e di sua sorella che riecheggiavano di continuo, malgrado la sua fosse una casa povera tanto quelle circostanti, non era in grado di abbandonarla del tutto. Era l'unica cosa che gli fosse rimasta della sua famiglia.
Un paio di colpi alla porta d'ingresso lo costrinsero ad alzarsi e, quando aprì, si ritrovò di fronte Perrie, che entrò come un uragano.
-Si può sapere dove diamine eri finito?- sbottò la ragazza, puntandogli un indice accusatorio contro il petto.
-Io...ehm...- mormorò Harry -veramente dormivo...-
Perrie scoccò un'occhiata all'orologio appeso alla parete.
-Ho fatto la ronda con Liam, siamo tornati alle cinque- spiegò a quel punto Harry, reprimendo a fatica uno sbadiglio. Sentì ancora male alla schiena, ripensando alle lunghe ore fermi in mezzo alla strada, il fresco della notte a infilarsi sotto gli abiti.
-Capirai- alzò gli occhi lei -Comunque, Louis ti cerca, e io ti ho scritto almeno mille messaggi. Muoviti, dobbiamo andare-
Senza farselo ripetere due volte, Harry si lavò i denti di volata, poi si infilò una maglietta pulita e la seguì all'esterno.
Perrie camminava spedita, quasi marciando, e dal modo in cui teneva le spalle Harry poteva dire che fosse irritata. Non le chiese nulla, comunque, tanto sapeva che non avrebbe resistito più di qualche secondo.
-Io mi domando- sbottò lei infatti appena attraversarono la strada -Se Louis mi ha preso per la sua cameriera o cosa. La prossima volta mi chiederà di portargli la colazione a letto-
Harry sorrise affettuosamente, affiancandosi a lei. Sapeva perfettamente quanto Perrie soffrisse il fatto di essere lasciata nelle retrovie, non perchè fosse un buon osservatore, ma semplicemente perchè lei non si tratteneva dall'esternare le sue rimostranze con chiunque le capitasse a tiro.
-Lo fa solo per proteggerti- cercò di blandirla, anche se in realtà lo pensava davvero. In cuor suo, credeva che quella di tenere Perrie lontano dagli scontri, fosse una delle migliori decisioni di Louis.
-Harry, senza offesa, ma lascia stare ok?- lo interruppe la ragazza, scuotendo i lunghi capelli -Non difenderlo. Sono migliore della maggior parte di voi, di loro. E Louis lo sa-
-Ne sono sicuro, ma Pez...sei una ragazza- sospirò Harry, come se non fosse abbastanza ovvio -E potrebbero davvero farti del male, se ne avessero l'occasione. Lui vuole soltanto che tu sia al sicuro-
-So badare a me stessa- ribattè lei, testarda -E comunque Louis non potrà difenderci tutti per sempre. Questa sua manìa di protezione finirà per essere la sua rovina, così come fu quella di suo padre-
Harry rabbrividì a quelle parole, senza capire perchè. Forse perchè ricordava ancora quel giorno di pioggia di tre anni prima, in cui era cambiato tutto. Ricordava gli occhi di Louis, non più azzurri ma grigi come il cielo, i capelli bagnati, mentre se ne stava a capo chino di fronte a casa sua.
Ricordava le sue spalle dritte, quando aveva rialzato il viso, conscio di doversi assumere il ruolo che gli spettava. Ricordava il modo in cui, dopo aver perso tutto, non si fosse perso d'animo ma anzi, avesse rimesso insieme il quartiere allo sbando.
E ora non poteva immaginare di vederlo rovinato, magari avvolto in uno di quei teli bianchi chiazzati di sangue e trasportato via, gli stessi in cui avevano trasportato l'intera famiglia di Louis.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse di come fossero arrivati al Quartier Generale.
-Sali- disse Perrie, un cenno del capo verso il piano di sopra -Ti sta aspettando-
Harry fece le scale due a due, e mise piede nella grande stanza con il fiatone. Louis era di spalle di fronte a lui, le mani posate sul tavolo ai lati di una cartina, e sembrava non essersi accorto della sua presenza.
Ne approfittò per rilassarsi e cercare di regolarizzare il respiro.
-La prossima volta che qualcuno ti cerca al cellulare- disse a quel punto Louis, secco, sempre senza guardarlo -sei pregato di rispondere-
Si girò solo a quel punto, inchiodandolo con uno sguardo glaciale.
Harry deglutì. Che avesse gli occhi anche sulla nuca? Dannazione, Louis sapeva essere terrificante quando voleva.
-Forza, non ho tutto il tempo del mondo-
Senza dare il tempo ad Harry di ribattere, Louis si avvicinò alla parete ed estrasse una sagoma dalla forma umana, posizionandola poi in fondo alla stanza, lontana sia dalla porta che dalla finestra. Evidentemente non aveva molta fiducia nella mira di Harry.
Poi, con gesto studiato, dall'armadio prese una pistola con il silenziatore, mettendogliela in mano senza troppe cerimonie.
-Allora, direi di cominciare dalle basi- borbottò Louis, incrociando le braccia al petto e fissandolo. Harry, dal canto suo, teneva l'arma con la punta delle dita, quasi avesse paura che gli sarebbe potuta scoppiare in mano da un momento all'altro.
-Questa è una pistola semi-automatica- continuò poi -Harry, pistola, pistola, Harry-
Harry alzò gli occhi al cielo per le presentazioni improvvisate. Però, Louis aveva del senso dell'umorismo nascosto in qualche parte di sè. Buono a sapersi, forse era davvero un essere umano in fondo.
-Non alzare gli occhi al cielo, è una cosa piuttosto irritante- sibilò Louis, con voce secca, troncando quel pensiero di netto.
Harry si trattenne per un attimo dal rifare lo stesso gesto, limitandosi a stringere la presa sulla pistola.
-Dunque- disse ancora l'altro -Il concetto qui è che le pallottole avanzano in modo automatico dal caricatore all'interno della camera di sparo, e il bossolo viene espulso appena viene sparato. Hai capito tutto?-
-No-
-Ottimo. È sempre essenziale avere chiara la teoria, prima di proseguire.- battè le mani Louis, ignorandolo -Quando sei pronto, puoi togliere la sicura, caricare, puntare l'arma davanti a te e provare a sparare-
Harry fece un passo all'indietro, lo sguardo orripilato.
-Ma...è carica?-
-No, spara bolle di sapone- commentò Louis -Certo che è carica-
-Louis, io non ho mai sparato in vita mia-
-C'è sempre una prima volta- sospirò l'altro -E comunque ci sono qui io apposta-
Disse le ultime frasi con voce giusto un po' più vellutata, poi si mise alle spalle di Harry.
Con delicatezza posò le proprie mani sulle sue braccia, sollevandogliele a mezz'aria di fronte al busto e costringendolo a portare la pistola davanti a sè.
-Ora chiudi un occhio, e con l'altro cerca di guardare attraverso il mirino- mormorò Louis, le dita sempre ben salde poco sopra i gomiti di Harry, il mento quasi posato sulla sua spalla. Harry era certo che se si fosse mosso appena, le labbra di Louis sarebbero state contro il suo orecchio.
-Bravo- disse, appena Harry eseguì. La sua voce si era ridotta ad un sussurro -Ora lascia che ti mostri come mettere le dita-
Circondò la vita di Harry con le braccia, e le sue mani andarono a coprire quelle del ragazzo. La mente di Harry venne fugacemente attraversata dal pensiero di quanto le mani di Louis fossero più piccole delle proprie, e così calde...Poi ecco la sua presa decisa a riportarlo alla realtà.
-Metti l'indice sul grilletto, e le altre tre dita sull'impugnatura. Devi fare forza con il medio e l'anulare, principalmente-
Harry seguì le indicazioni, lasciandosi guidare passo passo. Il cuore adesso non gli batteva più come un tamburo, incredibilmente la presenza di Louis alle sue spalle aveva il potere di tranquillizzarlo. Dannazione, se avesse saputo prima che per avere l'attenzione di Louis sarebbe bastato diventare un fottuto cecchino, forse avrebbe potuto prendere in considerazione la cosa. Certo, come no.
All'improvviso, le mani del gangster lasciarono le sue, ma non ebbe il tempo di farsi riassalire dalla paura, perchè subito si posarono sui suoi fianchi, in una stretta ferma e protettiva.
-Tieni la presa salda sull'impugnatura, più salda che puoi-
Harry strinse le dita finchè la sua mano non iniziò a tremare.
-Ottimo Harry, ora allenta giusto un po', poi respira- continuò Louis -Mantieni il controllo-
Harry sentì il fiato fresco di Louis tra i propri capelli, ma non si distrasse.
-Usa l'altra mano come sostegno, i pollici allineati. Attento a non tenerli troppo vicini al cane, non voglio che tu ti faccia male-
Avvertì Louis muoversi dietro di lui, nuovamente, ed ecco che le sue mani si posarono sulle sue spalle, costringendolo a rilassarle, poi lungo le braccia, facendogli tendere del tutto il destro e piegare appena il sinistro.
-Carica- disse piano.
La sua voce era calda ma decisa, e Harry capì perchè tutti in quel luogo fossero più che disposti a seguire ogni suo ordine senza esitare.
Con un rumore secco, tirò indietro il carrello, poi impugnò di nuovo la pistola con entrambe le mani, puntandola verso la figura umana.
Louis fece un passo indietro, staccandosi da lui perchè non avesse impedimenti nel movimento, ma Harry lo sentiva comunque vicino.
-Premi il grilletto con la stessa forza che metteresti se dovessi stringere la mano a qualcuno- spiegò Louis -E non muovere le braccia. Immagina che ci sia una calamita che collega te e il tuo bersaglio. Attento al rinculo, d'accordo? Rimani saldo sulle gambe e, quando sei pronto, spara-
Harry cercò di scacciare dalla testa il fatto che, in un futuro prossimo, quel bersaglio avrebbe potuto essere una persona in carne ed ossa, ma non ci riuscì. Poi, però, gli tornò alla mente il discorso fatto con Liam, che a volte bisognava sacrificare parte delle propria moralità per proteggere qualcun altro. Harry allora si immaginò di essere l'unico scudo che potesse frapporsi tra quella figura e Louis.
Sparò.
Quel pomeriggio Harry consumò tre intere serie di proiettili, e solo con gli ultimi cinque colpi riuscì a centrare la figura.
Il muro alle spalle di questa, però, era pieno di fori.
-Mi dispiace- mormorò Harry, indicandolo con un cenno del capo.
-Nah- alzò le spalle Louis, sfilandogli la pistola dalle mani -Ci metterò un paio di quadri-
Harry potè giurare che a Louis fosse scappato un mezzo sorriso, e si sorprese nel rendersi conto che, durante quel pomeriggio, aveva visto un lato di lui che non conosceva, lo stesso che invece aveva portato il resto della gang a fidarsi di lui. Non solo il gangster duro e a tratti crudele, ma il leader carismatico e forte.
Non era facile far combaciare quei due lati così diversi nel ragazzo che ora aveva di fronte, eppure la cosa lo incuriosiva.
-Comunque devo ammettere che non è andata così male- disse Louis, riponendo la pistola nell'armadio -O meglio, diciamo che se non altro non hai rischiato di uccidere qualcuno, come fece a suo tempo Niall-
Harry lo osservò muoversi nella stanza, poi fece la domanda che aveva incastrata in gola.
-Questo vuol dire che non mi manderai via?- chiese piano.
Louis si bloccò di scatto, poi si girò a guardarlo e sospirò. Fece un paio di passi, raggiungendolo e fermandosi di fronte allo sgabello su cui si era seduto.
-Ho fatto una promessa a tuo padre Harry, quando era in punto di morte- sentenziò -Gli ho dato la mia parola, e tu sai quanto valga l'onore per quelli come noi-
Harry deglutì, cercando di ricacciare indietro le lacrime, perchè Des gli mancava terribilmente, e non riusciva a pensare a lui senza sentirsi spaccare dentro.
-Possiamo essere la tua famiglia, la tua casa e la tua vita- continuò Louis, posandogli una mano sulla spalla, e stringendo appena -Devi solo volerlo-
Harry alzò gli occhi, piantandoli in quelli azzurrissimi di Louis. Per la prima volta da quando lo conosceva non vide solo ghiaccio in quelle iridi, per la prima volta non si sentì tremendamente inferiore a lui. Aprì bocca per rispondere, ma in quel momento si udì un gran trambusto dal piano di sotto.
-Cosa cazzo succede?- sibilò Louis, prima di scattare verso le scale, seguito a ruota da Harry.
Scesero i gradini due a due e, non appena arrivarono nell'enorme stanza al pianterreno, ad Harry fu subito chiaro che qualcosa non andasse.
Oltre alle solite persone che giravano sempre lì intorno, c'era Liam in mezzo alla stanza, stretto nel suo solito giubbino di pelle, le spalle contratte e i pugni stretti.
-Lee- chiamò Louis, con voce autoritaria. Il ragazzo si girò di scatto, rivelando alle sue spalle una figura seduta sul divano.
Harry lo riconobbe subito, quel ciuffo di capelli scuri tirato sempre su col gel era inconfondibile. Nick.
Se ne stava lì, l'espressione seria e la maglietta bianca colma di sangue.
Appena se ne accorse, Louis allargò gli occhi.
-Nicholas- soffiò -Chi è stato? Sei ferito?-
-Io mi preoccuperei di meno, fossi in te-
Liam sputò fuori quelle parole con disprezzo, pervase da una rabbia che era raro sentire nella sua voce.
-Che vuoi dire?- chiese Louis, raddrizzandosi dopo che si era chinato verso il ragazzo di fronte a sè.
-Perchè non glielo racconti tu, eh, Nick?-
Nick Grimshaw raddrizzò la schiena, scoccando un'occhiata astiosa a Liam.
-Sono stato provocato- sibilò -Mi sono solo difeso-
-Appunto- lo interruppe Liam, gli occhi castani ardenti -Sei stato provocato, non attaccato-
Harry sentì l'aria cambiare all'interno della stanza. Con la coda dell'occhio vide Ed posare a terra la sua fedele chitarra, Perrie avvicinarsi per vedere meglio la scena. Nell'angolo scorse Micheal e Calum seguire con gli occhi ogni minimo movimento dei ragazzi, mentre Zayn nel frattempo si era messo all'altro lato di Liam, forse pronto ad intervenire.
-Nicholas, cosa hai fatto?- soffiò a quel punto Louis, forse iniziando a intuire.
Nick serrò le labbra, puntando lo sguardo sul pavimento.
-Vigliacco- sibilò Liam -VIGLIACCO!-
Quella parola risuonò nell'aria, mentre Liam con i pugni serrati faceva un passo verso di lui. Non fece in tempo a fare il secondo, però, perchè Zayn gli si aggrappò alla schiena, praticamente, strattonandolo all'indietro. Harry lo vide sussurrare qualche parola all'orecchio dell'amico. Dalla sua posizione non potè sentire cosa gli stesse dicendo, ma parve funzionare, perchè le spalle del ragazzo si rilassarono impercettibilmente.
A quel punto fu Louis che prese in mano la situazione. Si mise davanti a Nick, sovrastandolo.
-Guardami in faccia quando ti parlo- sibilò. L'altro alzò il viso verso di lui, e incredibilmente ora sembrava meno sicuro di sè.
-Dimmi cosa cazzo è successo. Subito- continuò Louis, sillabando le parole lentamente.
-Sono stato provocato e...- cominciò Nick, ma l'altro lo interruppe con un cenno secco della mano.
-Questo l'hai già detto. Risparmiami le stronzate-
Harry dal suo angolino rabbrividì. Non si era mai particolarmente fatto coinvolgere nelle dinamiche della gang, eppure anche agli occhi di un estraneo sarebbero state subito chiare le gerarchie. Nonostante Louis fosse nettamente più basso di Nick, infatti, emanava un'aura di autorità e forza che metteva soggezione.
-Dillo, avanti- lo rimbeccò Liam, sempre trattenuto da Zayn -Dì come hai buttato nel cesso tutti i nostri sforzi-
Forse punto sul vivo, Nick alzò gli occhi con aria di sfida.
-Gli ho sparato, va bene?-
Louis impallidì, chiaramente aveva sperato fino all'ultimo secondo che ciò che sospettava fosse sbagliato.
-Che cazzo ti è saltato in mente?- sibilò tra i denti. -Avevamo un fottuto patto da rispettare-
A quel punto Nick si alzò di scatto, rabbioso, i pugni stretti e la mascella serrata.
-Un patto che hai stretto tu- sputò -Un patto che ci fa stare confinati qui come topi aspettando un tuo ordine.-
-Se avevi qualcosa da ridire avresti solo dovuto farlo- ribattè Louis, chiaramente alterato. -Adesso con il tuo comportamento hai messo in pericolo tutto il quartiere, tutte le nostre famiglie. E io questo non posso perdonartelo-
-Certamente non ho messo in pericolo la tua, di famiglia, eh Louis?- soffiò Nick, un sorriso beffardo sulle labbra sottili -Chissà cosa direbbero se sapessero il codardo che sei, che nemmeno ha il coraggio di vendicarli-
Harry sentì la rabbia ribollirgli nelle vene, mentre lo sentiva dire quelle parole, e avrebbe potuto giurare che fosse un sentimento condiviso da ogni singola persona, in quella stanza. Non fece però in tempo a dire nulla, che Louis si mosse e in un istante fulmìneo volò addosso a Nick.
Lo afferrò per il colletto della maglia e, senza troppi complimenti, lo sbattè contro il muro alle sue spalle, piantandoglisi addosso.
-Ripetilo se hai le palle, ripetilo adesso- gli ringhiò a un palmo dal viso, gli occhi azzurri due lame affilate.
Nick mosse le braccia, nel tentativo di scrollarselo di dosso, ma senza risultato.
-Se ho preso tempo era per non mandarvi tutti a morire- continuò Louis, la voce colma di odio e sofferenza. Le mani stringevano sempre più contro il collo di Nick, che iniziava a tossire.
Liam e Zayn scattarono a dividerli, ed Harry li imitò. I due ragazzi afferrarono Louis per le spalle, cercando di allontanarlo da Nick.
-Lou, piantala, non ne vale la pena- disse Liam, nonostante poco prima avesse cercato di fare la stessa identica cosa -Lascialo andare, avanti-
Ci misero un po' a tirarlo via, lasciando Nick ansante contro il muro, dei segni rossi sul collo e il respiro corto.
-E tu saresti un leader?- domandò con voce strozzata. -Non sarai mai come tuo padre, Louis, mai-
Louis cercò di divincolarsi tra le braccia di Liam, mentre Zayn si frapponeva tra lui e Nick, subito affiancato da Ed.
Vedendo l'amico in difficoltà, Harry si mise direttamente di fronte a Louis, posandogli le mani sulle spalle e piantando gli occhi nei suoi.
-Louis, guardami- gli ordinò, deciso come forse non era mai stato -Guardami, dannazione-
Fu un attimo, poi incredibilmente Louis gli obbedì. Si rivolse verso di lui e, per la prima volta da quando lo conosceva, Harry vide l'indecisione nei suoi occhi. Per la prima volta lo vide come ciò che era realmente, un ragazzo di ventidue anni, troppo giovane per avere tutte quelle responsabilità e quel dolore addosso. Per la prima volta ebbe la sensazione che Louis avesse bisogno di qualcuno che potesse indicargli la strada.
-Calmati- gli disse allora, cercando di assumere lo stesso tono che aveva suo padre quando era lui a cercare conforto -Lascia perdere, tu sei meglio di così-
Strinse la presa sulle spalle di Louis, perchè non sapeva che altro fare. Si rilassò solo quando lo vide annuire impercettibilmente, arrendendosi tra braccia di Liam.
Quest'ultimo, forse giudicando la situazione sotto controllo, lo lasciò andare lentamente.
Harry fece per allontanarsi, ma subito sentì la presa ferrea di Louis sul suo braccio, che lo bloccava sul posto, come se avesse bisogno di lui per rimanere calmo.
-Vai via Nick- lo sentì poi ordinare -Non c'è più posto qui per te-
-Con grande piacere- sibilò l'altro -Finalmente sono libero dalle tue stronzate. E se i tuoi cagnolini se ne rendessero conto, non esiterebbero a seguirmi-
-Nessuno vieta loro di farlo- disse piano Louis, con voce apparentemente tranquilla, ma i suoi pugni serrati bastavano a rivelare il suo vero stato d'animo.
Nick fissò i presenti uno ad uno, come ad invitarli ad andare con lui, e solo in quel momento Harry si rese conto di quanto la stanza si fosse popolata. Si guardò in giro a sua volta, per vedere se qualcuno tentennasse, ma incontrò solamente espressioni determinate e leali. Da Ed a Perrie, da Luke a Niall, da Calum a Aiden.
Nessuno si mosse di un millimetro, tutti disposti a seguire Louis nel fuoco, se fosse stato necessario. A Nick non rimase altro che girare sui tacchi ed uscire con la coda tra le gambe.
Louis, le spalle contratte, si voltò a guardare quelli che erano i suoi uomini e i suoi compagni.
-Grazie- fu tutto quello che riuscì a dire, con voce talmente bassa da essere quasi inudibile. Poi, a grandi passi, se ne andò al piano di sopra.
Nei giorni seguenti all'episodio di Nick, nessuno pareva voler nemmeno nominare l'accaduto, ma Harry sentiva chiaramente che il clima nel quartiere fosse cambiato.
Non erano solo Louis, e Liam, e gli altri ad essere perennemente all'erta, ma chiunque. I bambini non venivano mai lasciati soli, tantomeno liberi di scorrazzare in giro, e la sera tutti parevano particolarmente desiderosi di ritornare a casa.
-Sembra di essere tornati ai tempi bui- fu il commento di Ed, una sera che si era presentato a casa di Harry, ovviamente senza invito.
Era seduto sui gradini di legno del portico, una chitarra tra le mani e gli occhi chiari rivolti verso il cielo. Accanto a lui c'era una lattina di birra, da cui ogni tanto prendeva piccoli sorsi, ed era difficile collegare la sua immagine di adesso a quella di un gangster che riusciva a tenere tra le dita una pistola senza che gli tremasse la mano.
Harry, semisdraiato su un'amaca improvvisata, non ebbe bisogno di chiedergli a cosa si stesse riferendo. Era solo un bambino, allora, ma in quegli anni aveva perso sua madre, e non era una cosa che avrebbe potuto dimenticare così facilmente.
Ricordava la paura, ricordava gli occhi di suo padre quando costringeva lui e Gemma a rimanere in casa, ricordava il sangue, ricordava le macchine che sfrecciavano per le strade e il rumore degli spari, a qualunque ora del giorno e della notte. Il quartiere era diventato un ghetto, gli scontri erano all'ordine del giorno, e nemmeno la polizia osava più mettersi in mezzo. Avevano preferito lavarsene le mani, lasciano che i rifiuti della società si ammazzassero tra loro fino ad estinguersi da soli.
Speranza vana, comunque.
Le dita di Ed pizzicarono le corde delicatamente, ed Harry chiuse gli occhi per un attimo. Era impossibile, in quel limbo, non pensare a tutti coloro che avevano perso. Per cosa, poi? Controllo? Potere? Soldi?
C'era solo silenzio, lì attorno, ma Harry poteva sentire i propri pensieri risuonare assordanti. E, ne era sicuro, quelli di Ed facevano altrettanto. Avrebbe scommesso qualsiasi cifra sul fatto che l'amico stesse pensando a suo fratello, Matthew, morto poco prima di Anne, durante uno scontro a fuoco.
-Cosa credi che succederà, adesso?- non riuscì a trattenersi dal chiedergli.
Lo guardò, e i suoi capelli rossi sembravano ancora più accesi, nel buio. Ed scrollò le spalle, posando la chitarra e bevendo un po' di birra.
-Non posso saperlo con certezza- disse poi -Ma temo che questo sia stata la scintilla che farà divampare un incendio. Gli altri capi, e Max George soprattutto, non aspettavano che questo. Louis è un avversario troppo scomodo-
-Quello che non capisco è...perchè adesso?- domandò Harry, confuso -Voglio dire, perchè hanno aspettato che fosse uno di noi a rompere il patto? Avrebbero potuto farlo loro anni fa, e visto quanto allo sbando era il quartiere, non ci avrebbero nemmeno messo molto ad annientarci-
Ed guardò il fondo della sua lattina, forse alla ricerca di una risposta adatta.
-Onore, Harry- mormorò infine, inchiodandolo con i suoi occhi azzurri -Rispetto. Non si è sempre trattato di questo, in fondo? È l'unica cosa che ci resta. Era ovvio che questo patto non sarebbe durato in eterno, è sempre stato piuttosto traballante, però nessuno voleva essere il primo ad infrangerlo. Avrebbe perso il rispetto dei propri uomini-
-Ma Louis non...- protestò Harry, già pronto a difenderlo.
-Louis non ha colpe- sentenziò Ed -Tranquillo, lo so io come lo sanno tutti. Ma credimi, è stata una fortuna che molti di noi fossimo lì per testimoniare che non fosse stato lui a dare ordine a Nick di uccidere quel tizio. Il quartiere è leale, certo, ma se la gente avesse iniziato a pensare che Louis avesse messo deliberatamente in pericolo le loro famiglie, per lui sarebbe stata la fine-
Harry annuì, e una parte di lui si ritrovò a ringraziare che non fosse andata così. Malgrado Louis a volte lo spaventasse, malgrado fosse duro e freddo, per qualche strano motivo si fidava di lui. Gli avrebbe affidato la sua stessa vita, o forse lo aveva già fatto suo padre per lui.
Un moto di gratitudine per Des gli si sparse nel petto, e per la prima volta si ritrovò a capirlo: Gli aveva dato la migliore delle opzioni possibili, chiedendo a Louis di proteggerlo.
-Quello che ancora non capisco...- borbottò a quel punto, ma Ed lo interruppe con una risatina.
-Lo dici come se fosse l'unica cosa-
-Simpatico- sibilò Harry, mettendo il muso.
-Dai, vai avanti- cercò di blandirlo l'amico.
Harry si morse un labbro. Non voleva apparire come un bambino che non sapeva nulla delle faccende del quartiere, ma forse era inevitabile.
-Ok- sospirò infine -Dicevo, quello che ancora non capisco, è perchè gli altri capi delle gang abbiano accettato il patto, in primo luogo. Alla fine era Louis quello che ne avrebbe tratto più vantaggio, no?-
Ed scrollò le spalle.
-Nessuno fa niente per niente, amico- borbottò -Tre anni fa eravamo decimati, tanto noi quanto gli altri, ma questa credo sia una scusa. La verità è che Louis ha proposto il patto per proteggere il quartiere, mentre le altre gang hanno accettato per un motivo molto meno nobile-
-E quale sarebbe?- domandò Harry, improvvisamente curioso.
-Spiacente, Haz, non posso dirtelo- mormorò Ed con un' espressione di scuse -Louis mi squarterebbe pezzo per pezzo e mi userebbe per farsi un tappetino per il bagno-
Capendo che non avrebbe ottenuto null'altro da lui, Harry sbuffò, sdraiandosi e fissando le stelle.
Il suono della chitarra tornò a sollevarsi nell'aria, e subito si rilassò nel sentire le note di una canzone che Ed aveva composto tempo prima.
-Lei dov'è, adesso?- gli chiese, rompendo il silenzio creatosi.
Ed non smise di suonare, ma sospirò.
-Con tua sorella, suppongo. Mi aveva assicurato che non si sarebbe allontanata da lei, così un giorno avrei saputo come ritrovarla-
Le labbra di Harry si aprirono in un sorriso triste. Era tipico di Ed e del suo animo poetico cullarsi in quelle illusioni, o forse in fondo lo facevano tutti. Aggrapparsi alla speranza di un futuro più facile era tutto ciò che poteva permettere loro di sopravvivere.
-L'ultima volta che ho sentito Gemma era a Boston- disse a quel punto -Mi ha accennato di aver trovato lavoro in un pub, ma non mi ha detto nulla di Taylor, mi dispiace-
-Nah, non ti dispiacere- alzò le spalle Ed -Era il nostro accordo, e sono passati sei mesi. Nessuno dei due sarebbe mai riuscito ad andare avanti, se avessimo continuato a sentirci. È giusto che lei viva la sua vita, lontano da tutto questo-
-Credi che ti aspetterà?- domandò Harry, curioso.
-Forse ti sembrerà presuntuoso, ma sono certo di sì- sorrise appena Ed -Io so dove va la mia lealtà, ma lei sa dove va il mio cuore-
Pizzicò ancora le corde, senza aggiungere altro. Harry posò un piede sull'erba, per dondolarsi meglio sull'amaca.
Era stato facile giocare a fare il duro, era stato facile chiamarsi anche fuori da tutto, ma ora non avrebbe più potuto farlo. Ora avrebbe dovuto imparare a crescere, volente o nolente, e l'unico che l'avrebbe potuto aiutare a farlo, era Louis.
-Ottimo Harry. Devo ammettere che stavo iniziando a perdere le speranze!-
Harry si dovette trattenere dal fare una linguaccia, sentendo Louis dire quelle parole, preferendo optare per un'espressione oltraggiata.
Louis, ovviamente, non se ne curò, esaminando da vicino il manichino, dove erano conficcati ben tre proiettili, tutti piuttosto vicini al cuore.
-La tua mira è notevolmente migliorata- sentenziò.
Harry non potè impedirsi di provare un vago senso d'orgoglio, ma si sforzò di non darlo a vedere. La verità, però, era che per qualche motivo, l'approvazione di Louis era importante per lui.
Lo guardò con la coda dell'occhio, mentre armeggiava con il silenziatore della pistola. C'era qualcosa in lui, qualcosa che incuteva terrore e ammirazione allo stesso tempo.
Forse erano le braccia forti, nonostante il fisico esile, forse quegli occhi freddi che a volte sembravano infiniti, forse quel sorriso che era tanto raro ma che, quando c'era, sembrava in grado di cancellare ogni paura.
-Louis- lo chiamò a un tratto, perchè il discorso fatto qualche tempo prima con Ed gli rimbombava ancora nelle orecchie. -Posso chiederti una cosa?-
Il ragazzo accanto a lui dovette capire che si trattava di qualcosa di importante, perchè posò la pistola sul tavolo, rivolgendogli la sua completa attenzione.
-Vai-
Harry non sapeva come fare. Sapeva che i suoi genitori e il patto erano un argomento delicato da affrontare con lui, e Louis non aveva un carattere per niente facile.
Non ci teneva particolarmente ad essere usato come manichino per le esercitazioni di tiro di qualcun altro, grazie tante.
-Volevo sapere...- cercò di prenderla larga, facendosi coraggio.
-Dannazione Harry, arriva al punto- sbottò Louis -Ho delle cose da fare in questi giorni, sai?-
-Cosa hai promesso alle altre gang per convincerli ad accettare il patto?-
Sputò fuori quella domanda tutto d'un fiato, guardando deliberatamente ovunque tranne che nella direzione di Louis. Louis che, dal canto suo, ci rimase di sasso, non aspettandosi per nulla che la discussione andasse a parare proprio lì.
Harry non fiatò, aspettandosi una scenata, ma inaspettatamente Louis sospirò.
-Perchè vuoi saperlo?-
-Io...- sussurrò Harry, gli occhi bassi. -Io...-
-Harry, guardami in faccia quando ti parlo- ordinò Louis.
Obbedì controvoglia, pentendosi subito di aver tirato fuori l'argomento quando vide l'espressione tirata del ragazzo.
-È un tuo diritto chiedere- disse però Louis -Sei parte di questa gang, in un modo o nell'altro la cosa riguarda anche te-
-Quindi me lo dirai?- non riuscì a trattenersi Harry, sorpreso. Non se l'era aspettato.
-Naturalmente- annuì Louis -Nonostante non sia una cosa di cui vado particolarmente fiero-
Harry attese, appollaiandosi su un bracciolo del divano. Louis sembrava impegnato in una lotta con se stesso, come se volesse scegliere accuratamente le parole da usare.
-Droga- disse infine, evidentemente preferendo evitare i giri di parole. Non spostò lo sguardo da Harry nemmeno per un istante, anche se era chiaro che gli costasse una certa fatica.
-Cosa?. sbottò Harry, alzandosi di scatto -Droga?-
Louis annuì -Non avevo altro da usare contro di loro. Vedi, c'è un motivo per cui il nostro quartiere è così ambito: è il percorso più veloce per far arrivare in città le sostanze illegali, evitando posti di blocco e pericolosi controlli-
Harry spalancò la bocca. Non ne aveva idea.
-Ho dovuto promettere alle gang che avrei consentito ai loro corrieri il transito, naturalmente sotto attenta osservazione dei miei uomini. In cambio tutti avremmo seguito il codice: rispetto dei confini, niente scontri con uomini disarmati, libero passaggio nelle zone franche- continuò Louis -Non è stato facile, ma, considerato tutto, in questi anni hanno guadagnato un sacco di soldi, evitando il rischio di essere beccati dalla polizia oppure di perdere altri uomini per cercare di controllare il nostro quartiere-
-Io non capisco- mormorò Harry -Hai proibito lo spaccio di droghe nel nostro quartiere, eppure hai acconsentito a tutti questi traffici proprio sotto il tuo naso? Non ti sembra un po' ipocrita?-
Capì di essersi spinto oltre quando le narici di Louis fremettero, mentre il ragazzo stringeva i pugni.
-Credi che non ci abbia pensato?- sibilò il gangster -Era l'unica arma che avevo, l'unica merce di scambio. E se credi sia stato facile calpestare così le mie idee, beh, ti sbagli di grosso. Ad ogni modo non devo certo rendere conto a te di una scelta fatta tre anni fa-
Il tono con cui disse quell'ultima frase ferì Harry, ma non glielo diede a vedere. Piuttosto soppesò le sue parole e, subito, si rese conto che in fondo lo aveva già giustificato. Aveva avuto le mani legate, non c'era altro che avesse potuto fare.
-Non ci ho guadagnato nulla, da tutto questo- disse però a quel punto Louis -Se non la garanzia di non venire attaccati, devi credermi-
Ancora una volta Harry si domandò perchè sembrasse così importante per Louis avere la sua fiducia, ma non espose i suoi dubbi ad alta voce.
-Certo che ti credo- si sforzò di sorridere -Non ho mai pensato niente del genere, in realtà. Hai dovuto semplicemente fare una cosa sbagliata per ottenerne una giusta, e ci vuole molta forza anche per questo-
Louis lo fissò, negli occhi un misto di incredulità e di qualcos'altro che Harry non riusciva bene a definire. Rimase fermo così qualche istante, prima di allontanarsi da lui di un paio di passi. Si mise di fronte alla finestra, lo sguardo perso nel vuoto.
-Non cercare del buono in me, Harry- sussurrò, con voce talmente bassa che per un attimo Harry pensò di esserselo immaginato.
Poi, però, Louis si voltò appena verso di lui, ancora immobile sul divano.
-Fare quello che faccio richiede forza, è vero, ma il più delle volte anche la volontà di fare ciò che è sgradevole- continuò, i pugni serrati -Ogni volta che lo faccio rinuncio a piccole parti di me stesso, e al punto in cui sono arrivato ora, dopo tutte le cose che ho fatto, credo davvero che di me non sia rimasto proprio nulla-
La voce con cui Louis disse quelle cose suonava distrutta, e di nuovo forse Harry lo vide per quello che era. Un ragazzo troppo giovane e troppo solo, che amava, soffriva e si interrogava esattamente come lui. Fu con questo pensiero che lo raggiunse, accostandosi a lui.
-Credo che tu stia dicendo un mucchio di stronzate- fu quello che gli uscì, mentre lo guardava dritto in faccia. Poi, gli posò una mano sulla spalla, stringendo appena, e continuò -Tu sei convinto che ciò che hai passato abbia portato via la tua umanità, ma io penso che sia stato solo grazie alla tua umanità che sei riuscito ad affrontarlo-
Louis allargò gli occhi, come se non credesse veramente a ciò che Harry gli stesse dicendo. Poi, però annuì. Con la punta delle dita sfiorò il fianco di Harry, che non potè impedirsi di rabbrividire. Non era mai stato tanto vicino a Louis, prima, tranne che quando gli insegnava a sparare. E in genere, in quelle occasioni, non vedeva l'ora di fuggire.
Adesso però era diverso, adesso era lì con un ragazzo, non con un gangster. Un ragazzo con gli occhi più azzurri del cielo, e troppo sangue sulle mani per la sua età.
Louis.
Louis, che era una persona totalmente diversa da quella che aveva idealizzato quando era piccolo, Louis che finalmente era reale.
Harry non si era accorto di essersi piegato verso di lui, finchè un colpo al piano di sotto non li riscosse entrambi, facendoli allontanare di colpo.
-Sbaglio o sei di ronda stasera?- disse a quel punto Louis, chiaramente ricalatosi nella sua parte -Sarà meglio che ti sbrighi, Styles.-
Harry a quel punto non potè far altro che annuire ed andare via a capo chino. Però, quando era sulla porta, si girò per un attimo, e avrebbe giurato di aver visto Louis sorridere.
Sarebbe stata una bugia dire che nessuno al Quartier Generale avesse sperato che ciò che aveva combinato Nick non avrebbe avuto ripercussioni, perchè in realtà più passavano i giorni e più l'atmosfera sembrava distendersi. Questo almeno era ciò che percepiva Harry, nel vedere i volti sempre più rilassati di Liam e Zayn, nel sentire le risate di Luke e Calum. L'unico che rimaneva in tensione era Louis.
Harry lo vedeva, mentre organizzava i turni di ronda, le spalle contratte e l'espressione tesa. Aveva raddoppiato le precauzioni, aspettandosi un attacco da un momento all'altro.
-Non capisco cosa stiano aspettando- lo sentì dire a Liam una sera, mentre usciva dal Quartier Generale -Non è gente che passa sopra a cose come questa-
Sul momento Harry aveva pensato che fosse esagerato e pessimista, e che forse c'era la possibilità che le cose cambiassero una volta per tutte, che tutto sarebbe migliorato, ma solo due giorni dopo i fatti gli dimostrarono ancora una volta quanto Louis avesse ragione.
Era a casa sua, in cucina, aveva appena finito di mangiare, quando sentì un lieve rumore contro la porta, come qualcuno che stesse grattando con le unghie.
Perplesso, si affacciò alla finestra, e, riconoscendo i capelli rosa di Perrie, si decise ad aprire.
-Oh mio Dio- rantolò, incapace di trattenersi, quando se la ritrovò davanti.
Era Perrie, ma era irriconoscibile. I lunghi capelli erano sporchi e aggrovigliati, i vestiti erano laceri. I lineamenti del viso erano sepolti da tumefazioni e lividi, le mani e le ginocchia erano escoriate.
Lei rimaneva immobile sulla soglia, guardandolo a fatica a causa degli occhi gonfi ma non accennava a muoversi, come fosse un estremo tentativo di non crollare, o forse perchè aveva troppo male dappertutto per fare solo un altro passo. Harry allora, sconvolto, la strinse tra le braccia delicatamente, aiutandola ad entrare e chiudendosi la porta alle spalle.
-Chi...chi è stato?- le chiese, il cervello troppo annebbiato per capire cosa fare. Perrie sembrava quasi abbandonata tra le sue braccia, gocce di sangue che cadevano dal suo labbro spaccato sul pavimento freddo. Non rispondeva, e Harry fece un veloce calcolo mentale.
Quella era l'ora a cui di solito staccava dal lavoro, e il bar era giusto dietro casa sua, per quello si era fermata proprio da lui.
La portò in cucina, aiutandola a sedersi con attenzione. Non sapeva cosa fare, nella testa gli passavano mille idee diverse. Ghiaccio, gli serviva del ghiaccio. Quel taglio sembrava profondo, avrebbe avuto bisogno di punti. Cazzo il sangue. No, non doveva svenire adesso.
-Louis- disse a quel punto Perrie con un filo di voce, totalmente appoggiata contro lo schienale -Chiama Louis-
Qualcosa di simile al sollievo pervase la mente di Harry, mentre la soluzione ad ogni problema gli appariva chiara come il sole. Senza dubbio Louis avrebbe saputo cosa fare.
Digitò il suo numero con una mano tremante, mentre con l'altra carezzava distrattamente i capelli di Perrie, cercando di tranquillizzarla. Un'occhiata raggelante della ragazza, e si bloccò immediatamente. Gangster, giusto. A quanto pare soffrivano in silenzio, niente gesti consolatori.
-Harry?- rispose la voce di Louis dopo solo due squilli. Sembrava preoccupato, perchè in effetti lui non lo chiamava mai.
-Uhm...sì- borbottò Harry, non sapendo bene come dirgli una cosa del genere senza fargli prendere un colpo -Volevo chiederti se potessi venire a casa mia. Tipo, adesso-
-È successo qualcosa?- lo interruppe Louis, allarmato -Tu stai bene?-
-Oh, si- si affrettò a chiarire -Però dovresti davvero correre qui. E porta anche i ragazzi-
Ci fu silenzio dall'altro capo del filo per qualche istante. Louis non era abituato a prendere ordini, e chiaramente si stava trattenendo dal chiedere spiegazioni.
-Arrivo- fu tutto quello che disse, però, prima di riattaccare.
Dieci minuti più tardi la stanza era piena di gente. C'era Liam, che fumava una sigaretta dietro l'altra, i pugni stretti, c'era Ed che, dopo aver portato Perrie sul divano, si stava dedicando a lei, aiutato da Niall. C'era Zayn, che stava immobile accanto a loro, come una statua di sale. E c'era Louis, le mani serrate sul tavolo della cucina, come per controllarsi.
Sembravano gli attori di una commedia triste, tutti che si muovevano ma nessuno che pareva sapere la propria parte.
-Non sarebbe il caso di portarla da un medico?- domandò Harry, lanciando un'occhiata preoccupata verso l'amica.
-Liam!- sibilò Louis per tutta risposta, ottenendo l'attenzione del ragazzo -Chiama Sophia-
-Cosa? Ma...- provò a protestare Liam.
-Ho detto chiamala- ripetè Louis -Non me ne frega un cazzo delle vostre questioni, o se sta lavorando, o qualsiasi altra stronzata. La voglio qui in cinque minuti-
Mentre l'altro estraeva il cellulare, rassegnato, Harry sfiorò con la punta delle dita il braccio di Louis, lasciato scoperto dalla canottiera scura che indossava, cercando di calmarlo.
Louis sussultò sotto il suo tocco, per poi fissarlo, l'espressione totalmente persa.
Sembrò sul punto di dire qualcosa, ma giusto in quel momento Ed e Niall tornarono in cucina.
-Sophia sarà qui tra due minuti. Le ho raccomandato di farsi accompagnare- annunciò anche Liam, raggiungendoli a sua volta.
-Per fortuna- sospirò Ed -Credo le ci vorranno dei punti sulla fronte, e io con le fasciature me la cavo, ma non sono una sarta-
Il silenzio calò di nuovo nella stanza, e si interruppe solo con l'arrivo di Sophia. Aveva i capelli legati in una coda, addosso ancora la tuta con cui probabilmente era in casa.
Harry la vide cercare gli occhi di Liam, tra tutti, ma il ragazzo si limitò ad indicarle il salotto con un cenno del capo, poi a voltarle le spalle. Era chiaro cosa stava pensando.
Al posto di Perrie sarebbe potuta tranquillamente esserci lei, e allora lui non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Le lasciarono cinque minuti per iniziare a fare il suo lavoro, poi Louis fece loro un cenno del capo e si fece seguire nell'altra stanza.
-Pez, dobbiamo parlare con te- disse alla ragazza con voce dolce.
-Non potete aspettare?- chiese Sophia, spargendo del disinfettante su una garza.
-No- ribattè Louis, deciso -Ho bisogno che mi racconti quanti più particolari possibile-
Perrie sbattè gli occhi chiari, sistemandosi meglio sul divano con una smorfia. Zayn, vedendola, sembrò sbloccarsi dalla sua immobilità, portandole le mani vicino per aiutarla.
-Ce la faccio- lo bloccò lei -Grazie-
I ragazzi si sedettero tutti lì attorno, meno Louis che rimase in piedi, accanto ad Harry.
-Erano in tre- disse a quel punto Perrie. Era chiaro che stava lottando contro il tremito nella propria voce -Mi hanno seguita nel vicolo dietro al pub, li ho visti solo quando ce li ho avuti addosso.-
-Li hai riconosciuti?-
-Non erano facce note, ma avevano il laccio verde- mormorò la ragazza -The Wanted, senza dubbio-
Louis annuì. Era chiaro che se lo aspettasse, era solo questione di tempo. Mai però, avrebbe pensato a un atto così vile, così codardo, come picchiare una ragazza, in tre. Mai.
-Chiaramente devono aver pensato che essendo una ragazza fossi una preda facile, che mi sarei arresa senza lottare- continuò Perrie, nemmeno gli avesse letto nel pensiero -Ma credo si siano ricreduti già ora. Sono riuscita a piantare il coltello nella coscia di uno, con un po' di fortuna gli ho preso l'arteria femorale. Se è così, a quest'ora sarà già morto dissanguato-
Una sfumatura di soddisfazione le passò nello sguardo chiaro, ma fu solo un istante, prima di essere soppiantata nuovamente dall'apatia.
-Sei stata coraggiosa- le disse Ed, mentre Sophia armeggiava sul braccio ferito di Perrie.
Le sue parole si persero nell'aria. Era chiaro che tutti avevano una domanda in testa, che nessuno aveva il coraggio di fare ad alta voce.
Si guardarono l'un l'altro, come a darsi manforte, ma era ovvio a chi sarebbe toccato l'ingrato compito.
-Pez, devo chiedertelo- disse infatti Louis, a un tratto -Loro...-
-Diciamo che non dovrai più preoccuparti di portarmi in prima linea con voi, Lou- mormorò Perrie a mezza voce. Gli occhi pesti erano lucidi, adesso, ma lei sbattè le palpebre più volte, per ricacciare indietro le lacrime.
Harry la guardò, il cuore a pezzi, mentre Zayn marciava a grandi passi fuori dalla cucina, seguito da Niall e Louis. Liam fece una carezza sulla spalla di Perrie, ignorando il fatto che lei si fosse scansata. Era assurdo come, nonostante quello che avesse passato nell'ultima ora, fosse ancora riuscita a non crollare, a rimanere forte.
Avevano cercato di piegarla in ogni modo possibile, eppure non si era spezzata. Harry invidiava e ammirava il suo coraggio, la sua determinazione. Quelli che avevano tutti, in realtà, quelli che li rendevano forti e duri come l'acciaio, quelli che li aiutavano a nascondere il fatto che in realtà fossero vetro, perchè non potevano permetterselo.
Non se volevano sopravvivere, non se volevano lottare. Non c'era posto per la debolezza vivendo in un quartiere come il loro, non c'era posto per la fragilità.
Solo i duri e i forti avrebbero potuto farcela.
Solo i duri. Solo i forti.
-Dobbiamo andare fuori subito- sentenziò Zayn, schiumante di rabbia.
Harry sussultò nel sentire la sua voce, perchè non aveva parlato nemmeno una volta da quando era entrato lì dentro.
-Vuoi infilarti nel quartiere dei The Wanted senza nemmeno un dannato piano?- chiese Liam, allibito -Amico, sarebbe un fottuto suicidio, e lo sai-
-Non me ne frega un cazzo- ringhiò l'altro -Hai visto cosa le hanno fatto? Cosa dovremmo fare, starcene qui fermi e zitti?-
-Certo che no! Ma nemmeno farci ammazzare solo perchè siamo accecati dalla rabbia-
Zayn aprì la bocca per ribattere, ma venne bloccato da un cenno imperioso di Louis.
-Calmatevi, non è così che prenderemo una decisione sensata- sibilò il ragazzo -Usciremo, e andremo al luogo dell'accaduto. Sappiamo tutti cosa è capace di fare Perrie, e se dice che crede di aver beccato l'arteria femorale di quel bastardo, sono certo che l'abbia fatto-
-Cosa vorresti dire con questo?- domandò Niall, confuso.
-Voglio dire che non possono essere andati lontani- spiegò Louis -Credo si siano rifugiati qui da qualche parte, magari chiamando qualche loro compagno per dare loro manforte, giusto in caso di necessità. Poi, stanotte, manderanno direttamente una macchina a riprenderli, quando sarà meno rischioso-
Harry spalancò la bocca di fronte alla perfetta ricostruzione di Louis. Sapeva il fatto suo, senza alcun dubbio.
A quel punto era chiaro quale sarebbe stata la prossima mossa. Nel caso qualcuno avesse dei dubbi, comunque, il suono secco della pistola di Louis che veniva caricata, provvedette a fugarli tutti.
-Ed, resta con le ragazze- ordinò poi -Gli altri con me-
Niall, Zayn e Liam si affrettarono a prendere le loro cose e a dirigersi all'uscita, Harry invece rimase lì impalato, non sapendo che fare.
Fu Louis ad avvicinarglisi, un'espressione combattuta nello sguardo.
-Pensi di potercela fare?- gli chiese, senza troppi giri di parole.
Harry si morse un labbro. Sapeva di dovergli essere grato di avergli concesso la possibilità di scelta, ma sapeva anche che, dopo aver visto Perrie in quelle condizioni, una possibilità di scelta lui non l'aveva più. Per questo, annuì.
Louis estrasse un'altra pistola dalla propria cintura, la soppesò tra le mani per qualche istante, e poi la allungò ad Harry.
-Non allontanarti da me, sono stati chiaro?- intimò, prima di prenderlo per una spalla e guidarlo verso l'esterno.
Nessuno degli altri tre commentò quando li videro arrivare, anzi, sembravano tutti troppo concentrati anche solo per farci caso. A passo veloce raggiunsero il vicolo, e non ci impiegarono molto a trovare le tracce di sangue.
-Di qua- esclamò Liam, seguendole per una cinquantina di metri.
Harry si girò la pistola tra le dita, sconvolto. C'erano impronte insanguinate fin troppo evidenti, il colpo di Perrie doveva essere andato senza dubbio a segno.
-Cazzo- soffiò Niall, chinandosi sul selciato -Sarà morto dissanguato a questo punto-
Louis fece un paio di passi in avanti, poi scosse la testa.
-No, credo abbia resistito ancora un po'- disse, indicando un punto dove le macchie di sangue iniziavano a farsi più rade -Devono aver provato a trascinarlo fino qui, poi devono aver fermato l'emorragia in qualche modo. Con una cintura, probabilmente. Ma adesso sarà morto, senza dubbio. Perrie sarà orgogliosa di sè-
Arrivarono in fondo al vicolo, che sboccava su un piccolo parco abbandonato a se stesso. L'erba in alcuni punti era schiacciata, ma nel complesso non c'erano tracce vistose.
-Merda- sibilò Zayn, guardandosi attorno -Li abbiamo persi-
-Aspetta. Qui bisogna usare il cervello- lo interruppe Louis -Proviamo a metterci nei loro panni un attimo. Sono in tre, hanno fretta-
-Uno di loro è ferito- sottolineò Liam -E gravemente, quindi probabilmente lo devono trasportare-
-Giusto- concordò Louis -Devono trovare un riparo in cui eventualmente possano essere raggiunti a piedi da alcuni compagni, in modo da non essere soli e inermi-
-E dove una macchina possa venire a recuperarli stanotte- concluse Niall. -Sempre che le tue teorie siano giuste-
-Le mie teorie sono sempre giuste- rispose Louis, come fosse un semplice dato di fatto -Quindi? Qualche idea?-
Harry si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo per la supponenza di Louis. Aspettò qualche istante, mentre gli altri si guardavano tra di loro, brancolando nel buio, poi alzò appena un dito.
-Io forse saprei un posto- mormorò.
Quattro paia di occhi si fissarono su di lui, come se fino a quel momento si fossero dimenticati della sua esistenza.
-C'è questa piccola baracca, giù di là, verso il fiume- spiegò, indicando un piccolo viottolo -È in rovina, non ci va mai nessuno, ma se si prosegue ancora un po' si vede un pezzo del tetto. Può essere che l'abbiano vista per caso, e siano andati lì-
-Sei un genio- sbottò Louis, con un tono sorpreso che lo offese giusto un po'.
-E tu come la conosci, eh, piccolo Haz?- sorrise Niall, mollandogli una gomitata.
Harry alzò le spalle. Non gli sembrava il momento di dirgli che ci andava a pomiciare proprio con un suo cugino di secondo grado, quando erano più piccoli. Decisamente meglio di no.
Si voltò giusto in tempo per incrociare gli occhi ardenti di Louis, che lo scrutavano come se volessero leggergli la mente. Si impose di rimanere immobile e di non abbassare lo sguardo.
-Numero di uscite?- chiese a quel punto Louis, sbrigativo.
-Una- rispose Harry -Ma sul retro c'è una finestra piuttosto grande-
Louis annuì tra sè, meditabondo.
-Liam, Zayn- chiamò -Noi andiamo avanti per primi. Harry e Niall, voi ci seguirete per coprirci le spalle-
Senza aspettare risposta si diresse verso la piccola stradina scoscesa che conduceva al fiume. Si muoveva cauto, e gli altri quattro lo imitarono, pistole alla mano.
Ci misero poco a raggiungere la casetta. Era piccola come Harry la ricordava, in legno e pietre. Un paio di finestre erano rotte, ma delle assi inchiodate impedivano di vedere all'interno. Attorno c'erano solo sassi ed erbacce, fino alla riva del fiume, che in realtà era poco più di un ruscello sporco, inondato di rifiuti.
-Tu resta qui- disse a un tratto Louis, indicandogli un luogo più riparato.
-Cosa?- sbottò Harry, sorpreso. Non pensava di essere stato portato solo perchè rimanesse nascosto.
Louis sospirò, quindi si girò verso gli altri tre che, seguendo le istruzioni silenziose, si disposero a semicerchio davanti alla porta principale, dato che anche la finestra sul retro era sbarrata.
-Harry, è la prima volta che affronti uno scontro di questo genere- spiegò pazientemente Louis -Sarei un pazzo a buttarti avanti. Qui sarai più al sicuro, ma potrai intervenire se dovessimo avere bisogno di te. Mi sembra un buon compromesso-
Harry si morse un labbro, poi annuì, perchè non aveva molta scelta. Senza aggiungere altro, Louis si spostò qualche metro più avanti, piazzandosi accanto a Liam, che già aveva la pistola sollevata.
-Non entriamo?- bisbigliò a quel punto Niall, abbastanza vicino alla posizione di Harry perchè lo udisse.
Louis scosse la testa. -Usciranno loro. Sono gangters, non dei topi spaventati-
Harry deglutì, rigirandosi la pistola tra le dita. Sembrava pesante come piombo, e pensò freneticamente alle lezioni di Louis. Solo che adesso non avrebbe dovuto sparare a un semplice manichino. No.
Louis alzò la pistola e, con decisione, sparò un colpo contro la porta.
-Avete dieci secondi per venire fuori- gridò -Altrimenti brucio tutto-
Harry ebbe il tempo di contare mentalmente fino a nove, prima che la porta si spalancasse con un botto, e un rumore di spari riempisse l'aria.
Erano in sei, evidentemente avevano chiamato rinforzi, ma stranamente la disparità numerica non lo preoccupava. Al di là che quel rumore avrebbe attirato mezzo quartiere nel giro di pochi minuti, era chiaro che gli altri quattro avessero la situazione perfettamente sotto controllo.
Sapevano come muoversi, come proteggersi l'un l'altro. Niall, agile e svelto, il viso concentrato, privo del suo solito sorriso un po' infantile. Liam, forte e pericoloso, che riusciva a tenere a bada due avversari in un colpo solo. Zayn, silenzioso e letale, la pistola in una mano e un coltello estratto all'ultimo secondo nell'altra.
E poi c'era Louis. Harry non poteva fare a meno di seguirlo con lo sguardo. Si era mosso pochissimo dalla sua posizione iniziale, lo sguardo ghiacciato puntato sui sei ragazzi con le fasce verdo che ora si stavano riversando nello spiazzo di fronte alla casa.
Se Harry avesse pensato di vedere una specie di lotta di trincea, si era sbagliato di grosso. Dopo il primo paio di colpi, e altrettanti corpi caduti, le pistole vennero abbandonate, in favore di qualcosa di più fisico. In effetti lo spazio era troppo ridotto, e in men che non si dica si erano tutti ritrovati gli uni addosso agli altri.
Non gli ci volle molto a capire perchè Liam e Zayn andassero di ronda sempre insieme: erano fenomenali. Spalla contro spalla, si muovevano praticamente all'unisono, quasi ballando, schivando pugni e mandandone a segno altrettanti. Harry sentì un'ondata di nausea, quando Liam si chinò di scatto per permettere a Zayn di sporgersi oltre la sua schiena e conficcare il suo coltello nel collo di un ragazzo. Quest'ultimo cadde a terra, gli occhi rovesciati, sollevando una nuvola di polvere, ma ancora prima che toccasse il suolo, gli altri due si erano già girati per affrontare altri avversari.
Niall si muoveva più scompostamente, ma chiaramente era il più avvezzo agli scontri di questo genere. Perdeva sangue da un sopracciglio, eppure continuava a rotolarsi a terra con un tizio, colpendolo ripetutamente. Era chiaro chi avrebbe avuto la meglio. Spostò lo sguardo su Louis, giusto in tempo per vederlo dare un pugno al proprio avversario, quindi allontanarlo da sè con un calcio. Quando fu a un paio di metri da lui, sollevò rapidissimo la pistola e fece fuoco, colpendolo al petto.
Harry trattenne un grido strozzato. Un conto era sapere cosa facevano, un conto era vederli in azione.
Passarono giusto un paio di minuti, e sulla riva del fiume tornò il silenzio. Sei corpi erano a terra, quattro erano in piedi.
Louis si passò le mani sulla maglietta, mentre Liam, Zayn e Niall lo raggiungevano, quest'ultimo zoppicando appena.
-Chiamate gli altri- ordinò Louis a quel punto -Ci servirà aiuto per seppellire i corpi-
Liam estrasse il cellulare, mentre Zayn si dirigeva all'interno della casa, la pistola sollevata, per controllare non ci fosse nessun altro.
Tornò pochi istanti dopo, annunciando che c'era solamente il ragazzo colpito da Perrie, morto.
-Luke, Calum e Mike stanno arrivando in moto- sospirò Liam, riponendo il telefono -Portano gli attrezzi per scavare-
Louis annuì poi, come se si fosse ricordato solo in quel momento della presenza di Harry, sollevò lo sguardo verso di lui.
Harry era in piedi, e lo stava guardando a sua volta, ma non era sicuro di potersi muovere. Le gambe gli tremavano, non sapeva che cosa fare. Stava quasi per sedersi a terra, giusto per precauzione, quando un movimento alla destra dei ragazzi, tutti voltati verso di lui, attirò la sua attenzione.
Uno dei The Wanted si era sollevato su un gomito, e con le ultime forze stava puntando la pistola dritta su Niall.
-NO!- gridò Harry. Senza riflettere, alzò la propria arma e, puntandola verso di lui, fece fuoco.
Le lezioni di Louis erano andate a buon fine, chiaramente, perchè il suo proiettile si conficcò dritto nella tempia del ragazzo, che crollò nuovamente a terra. Sangue e pezzi di materia cerebrale si sparsero al suolo, mentre Louis, Niall, Zayn e Liam sgranavano gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento dell'accaduto.
Harry rimase con la pistola sollevata, la canna ancora fumante. Il suo polso tremava incontrollatamente, mentre l'adrenalina scemava e le immagini davanti a lui tornavano nitide e reali.
Fu la voce di Louis, però, a riportarlo con i piedi per terra.
-Harry- lo chiamò piano -Haz!-
Harry sbattè le palpebre più volte, e capì di essere rimasto fermo in quella posizione per diversi secondi, perchè adesso Louis gli stava davanti, le mani sollevate davanti a sè, a dimostrare di essere disarmato. Perchè lo faceva? si chiese Harry distrattamente, nel retro della propria mente.
-Harry, abbassa la pistola adesso, d'accordo?- continuò Louis con voce ferma. Confuso, Harry guardò davanti a sè, e si rese conto di stringere ancora l'arma nel pugno. Di scatto aprì le dita, e la pistola cadde a terra con un rumore secco. Le spalle di Louis parvero rilassarsi, mentre la allontanava con un calcio.
Le gambe di Harry cedettero nello stesso istante in cui Louis fece un passo in avanti per afferrarlo al volo. In quel momento esatto il rombo di tre moto squarciò l'aria, ma Louis non si allontanò da lui, anzi. Lo sostenne per la vita, inginocchiandosi di fronte a lui e stringendogli i fianchi.
Harry si strinse i capelli tra le dita, tremando e annaspando in cerca d'aria. Gli occhi erano chiusi, e aveva la sensazione che quel buio lo stesse risucchiando.
-Stai avendo un attacco di panico- chiarì la voce di Louis -Harry, Harry guardami, concentrati su di me-
Le mani di Louis si spostarono ai lati del suo volto, applicando una leggera pressione per convincerlo a sollevare la testa.
-Guardami- ripetè Louis.
Harry a fatica aprì gli occhi, sentendo la gola serrata. L'azzurro di Louis era esattamente di fronte a sè.
-Sono qui, e va tutto bene- disse lentamente Louis, carezzandogli gli zigomi con i pollici. Harry deglutì, non era più abituato al fatto che qualcuno si prendesse cura di lui.
Lentamente il mondo smise di girare, lentamente i pezzi tornarono tutti al proprio posto, lentamente l'aria tornò a scorrere libera nei suoi polmoni.
Fece un respiro profondo, cercando di focalizzarsi sul calore delle mani di Louis, e sulla sua presenza rassicurante. Alle sue spalle vide gli altri che iniziavano a scavare, e la nausea tornò ad assalirlo.
-Andiamo, ti porto via da qui- mormorò a quel punto Louis. Lo aiutò ad alzarsi poi, quando si fu assicurato che fosse in equilibrio, lo guidò verso le moto con una mano alla base della sua schiena.
-Mike, prendo la tua moto!- esclamò, rivolto al ragazzo -Torno subito-
Un cenno di assenso, e Louis si mise in sella, poi si girò verso Harry, fermo immobile.
-Forza, sali-
Lo aiutò reggendolo per un gomito, facendolo posizionare dietro di sè. Senza pensarci, Harry passò le braccia attorno alla vita di Louis. Lo sentì irrigidirsi solo per un attimo, ma poi si rilassò, così posò la fronte contro la sua schiena. Si sentiva stanco, distrutto.
Cercò di concentrarsi sul respiro regolare di Louis, ma fu solo per un attimo, perchè poi lui lasciò andare la frizione e partì con un rombo.
L'appartamento di Louis era immerso nella penombra. Avevano salito la scale in silenzio, fortunatamente in giro non c'era nessuno e, quando furono all'interno, Louis chiuse la porta alle proprie spalle.
Harry si diresse come un automa fino alla finestra, posando la fronte contro il vetro freddo. Fuori il mondo continuava a scorrere come sempre, quella periferia dimenticata di Los Angeles pulsava come se fosse viva, incurante del fatto che Perrie fosse stata massacrata di botte, del fatto che ci fosse appena stato uno scontro a fuoco, e soprattutto incurante del fatto che lui avesse appena ucciso un uomo.
Se da un lato questo lo disgustava, dall'altro forse era consolante.
-Harry- lo chiamò Louis -Parlami-
Si appoggiò ancora di più contro il vetro, posandoci anche il palmo della mano destra. Sentiva la presenza di Louis alle proprie spalle, e sapeva che avrebbe potuto aggrapparsi a lui, ma non sapeva se volesse farlo. Non sapeva più nulla. Soprattutto, non sapeva più chi era.
-So come ti senti- continuò l'altro, con voce bassa.
Davvero? Davvero lo sai? avrebbe voluto chiedergli, ma aveva già una risposta. No. No non poteva saperlo, perchè lui era sempre vissuto in questo modo. A lui non erano stati nascosti tutti quegli orrori, lui aveva saputo fin da bambino come fossero gli occhi di una persona mentre la vita la abbandonava.
E, incredibile, tutto ciò che riusciva a provare in quel momento era pietà. Non per se stesso, ma per Louis.
Per Louis che non aveva avuto la possibilità di vivere per diciannove anni in un mondo in cui non si dovessero ammazzare altre persone per sopravvivere, per Louis che era sempre stato troppo solo, per Louis che adesso, invece di arrabbiarsi con lui, provava a capirlo.
-Ascoltami, è normale che tu adesso sia sconvolto...-
-Normale dici?- ringhiò Harry, girandosi di scatto -Tu non capisci, non capisci nulla. Quello che mi distrugge non è il fatto di aver ucciso una persona, ma il fatto che io non ne sia pentito. Lo rifarei altre mille volte-
Louis allargò gli occhi azzurri, sorpreso.
-Niall era in pericolo, ho dovuto scegliere, e l'ho fatto. E dovessi tornare indietro, so che prenderei la stessa fottutissima decisione- continuò Harry -Dio, che razza di persona sono? Un assassino persino incapace di provare del rimorso-
-No, Haz, non è così!- esclamò accorato Louis, raggiungendolo in due passi e posandogli le mani sulle spalle -Hai salvato la vita di Niall, non dovresti provare alcun rimorso per questo-
-Che razza di persona sono?- ripetè sottovoce Harry, sentendo una lacrima calda scivolargli lungo la guancia.
Louis non disse nulla, limitandosi ad asciugargliela con il dorso delle dita, scuotendo la testa.
-Era a questo che ti riferivi quando dicevi di aver perso parti di te stesso, vero?- gli chiese a quel punto.
-Sì- rispose semplicemente Louis, perchè non mentiva mai. -Ma tu non sei come me, Harry. Tu sei migliore di me, l'ho sempre saputo. Ed è questo che ti rende così speciale: puoi fare in modo che le cose che fai non modifichino la persona che sei-
-Lo dici perchè non vuoi che io cambi il modo in cui vedo me stesso, o il modo in cui vedo te?- non riuscì a trattenersi dal domandare Harry. Sembrava di vitale importanza saperlo, per qualche strano motivo.
Louis strinse la presa sulla sua spalla, come a cercare la risposta migliore da dargli.
-Entrambe- ammise infine -Ma soprattutto la parte che riguarda te. Vedi, tu hai il dono della compassione, Harry. E non puoi perderti, non posso permettertelo, sia per te stesso che per me. Io devo averti accanto, perchè quando ci sei tu io sono una persona migliore-
Harry lo guardò con aria vacua, non riuscendo a capire cosa gli stesse dicendo. Louis, però, si limitò a stringergli un'ultima volta la spalla, prima di voltarsi e andare via.
-Tra dieci minuti vi voglio pronti, sono stato chiaro?-
La voce di Louis si levò alta nel Quartier Generale. Harry lo guardò attraversare l'enorme stanza al pianterreno, diretto verso le scale che portavano di sopra. Indossava una maglietta grigia con una giacca di pelle nera sopra, probabilmente per confondersi meglio con l'oscurità. Attorno a lui tutti i ragazzi si muovevano, rapidi e precisi, preparandosi per quella che sarebbe stata la loro vendetta. Se aveva pensato che lo scontro di una settimana prima, dopo l'aggressione a Perrie, fosse bastato, beh, si era sbagliato di grosso.
Louis era rimasto chiuso per serate intere con Liam per decidere il da farsi, e alla fine avevano deciso di rispondere al fuoco con il fuoco, ovviamente.
-È una questione di onore- aveva spiegato Zayn ad Harry quando lui gli aveva chiesto se fosse così necessario un contrattacco -Hanno violato il nostro quartiere, il loro era un avvertimento. Se non reagiamo è come dar loro il via libera-
Harry lasciò passare Ashton, il casco sottobraccio e un'espressione risoluta sul viso, e si accorse solo in quel momento del caos che regnava al pianterreno. C'era fermento, confusione, e non il lugubre silenzio che si sarebbe aspettato di sentire prima di una missione potenzialmente suicida. Fece vagare il proprio sguardo, da Ed che caricava la pistola, a Niall che si infilava un coltello nella cintura, a Perrie che, nonostante i lividi, aveva deciso che non sarebbe rimasta indietro, questa volta. Le urla sue e di Louis si erano sentite fino in strada, quel pomeriggio, e solo dopo che lei gli aveva detto -Sono quella che ha più diritto di tutti di vendicarsi. Me lo devi- lui aveva acconsentito a portarla con loro.
Harry venne distratto dalla risata di Calum, e scosse la testa, lievemente perplesso.
-Non c'è niente come la prospettiva della morte che ti faccia sentire vivo-
Si girò di scatto, sentendo la voce di Louis al proprio orecchio. Non l'aveva visto arrivare, e ora se ne stava lì accanto, un giubbino di pelle nero sopra la felpa e le mani ficcate in tasca.
-Siamo pronti ad andare?- gli chiese.
-Sì- annuì Louis -Ma non tu, Harry. Tu resti qui-
-Cosa?- allibì -Stai scherzando?-
Louis sospirò, dando un'occhiata in giro quindi, probabilmente capendo l'aria che tirava, gli indicò le scale.
Harry lo seguì in silenzio, i pugni stretti, aspettando finchè non fossero al piano di sopra, con la porta chiusa, prima di sbottare.
-Perchè non vuoi che venga con voi?-
Louis aprì l'armadio per prendere la propria pistola, voltandogli le spalle.
-Non sei pronto- fu la sua placida risposta.
Harry si sentì franare il terreno sotto i piedi, le parole di Louis lo colpirono come una lama.
-È per quello che è successo l'altro giorno, vero?- sibilò, imponendosi di non perdere il controllo.
Lentamente, Louis estrasse il contenitore dei proiettili, posto sullo scaffale più altro, poi sganciò il caricatore dalla pistola.
-Anche- disse poi, onesto.
-Cazzo, Louis- sbottò Harry -È stata la prima volta, penso fosse normale prenderla così-
Louis infilò le pallottole nel caricatore, una per una, prima di richiuderlo con un colpo secco e voltarsi verso Harry.
-L'hai detto, è stata la prima volta. Sei ancora troppo inesperto per una cosa del genere, passerei tutto il mio tempo a preoccuparmi per te-
Harry si morse un labbro. Si sentiva svuotato, inutile. Si sentiva un peso.
-E allora perchè mi hai insegnato tutte quelle cose?- mormorò -Perchè hai perso tempo con me se sapevi che poi mi avresti lasciato indietro?-
-Non sarà per sempre, Haz- lo tranquillizzò Louis, con tono leggero, infilandosi la pistola nella cintura e sistemandosi la giacca -Verrà anche il tuo momento, solo non adesso, d'accordo?-
-D'accordo un cazzo- ringhiò l'altro, ancora più arrabbiato nel vedere che Louis lo trattava come un bambino piccolo -Non puoi lasciarmi qui ad aspettare, non puoi. Voglio venire anche io, ho il diritto di lottare per proteggere le persone che amo. Sei stato tu a dirmelo, sei stato tu a rendermi quello che sono oggi-
Solo in seguito alla sua esplosione, Louis parve rendersi conto della gravità della cosa, perchè alzò il viso verso di lui, colpito.
Sospirò, prima di avvicinarsi a lui, esattamente come aveva fatto una settimana prima, per consolarlo. Stavolta però c'era una sfumatura di supplica, nei suoi occhi, che Harry vide distintamente.
-Ascoltami- mormorò -Non te lo nascondo, quella di stasera è una cosa pericolosa. Rischio le vite dei miei uomini, e non posso permettermi di rischiare anche la tua, sono stato chiaro?-
-E allora perchè lo fate?- sussurrò Harry, sentendo gli occhi pizzicare -Che senso ha?-
-Dobbiamo mandare un segnale- spiegò Louis -Altrimenti ci troveremmo il quartiere invaso-
-Non puoi pensare davvero di lasciarmi qui. Mi ucciderà restare ad aspettarvi, senza sapere se siete vivi o morti-
L'espressione di Louis si addolcì, mentre Harry si aggrappava alla sua giacca di pelle con entrambe le mani.
-Ho fatto una promessa a tuo padre- disse a quel punto Louis -Gli ho assicurato che saresti stato al sicuro, che ti avrei protetto. E se ti porto con me, stanotte, mancherò alla mia parola. Ma ti giuro che non sarà così per sempre, voglio solo che tu sia più preparato-
Suo malgrado Harry annuì, perchè sapeva che aveva ragione. Sarebbe stato solo un peso, quella notte.
-È solo per questo che non mi hai mandato via?- chiese a quel punto, perchè doveva saperlo. Doveva sapere se Louis gli fosse rimasto accanto perchè doveva o perchè voleva -È solo per la promessa che hai fatto a mio padre?-
Louis abbassò lo sguardo per un attimo, trattenendo il respiro, come se avesse temuto a lungo una domanda come quella.
-No- disse infine -È perchè non ce l'avrei mai fatta senza di te-
Harry allargò gli occhi, e Dio, non esisteva che l'avrebbe lasciato andare via a quel punto. Non capiva più niente, ma l'unica cosa che sapeva era che non avrebbe sopportato che accadesse qualcosa a Louis.
-Non andare Lou- lo pregò -Non andare, stanotte. Rimani con me-
Louis posò le proprie mani su quelle di Harry, ancora serrate sull'orlo della sua giacca, con tanta forza che le nocche gli erano diventate bianche.
-Torno, Haz, te lo giuro. Ti fidi di me?-
Harry annuì, disperato.
-Sempre-
E a quel punto non capì più nulla, o forse per la prima volta vide le cose con chiarezza, perchè tirò Louis a sè, facendo scontrare le loro labbra.
Louis si lasciò scappare un verso di sorpresa ma, dopo qualche istante, rispose al bacio, schiudendo la bocca e affondando le dita tra i suoi capelli.
Harry serrò gli occhi, mentre la lingua di Louis sfiorava la propria, e cazzo. Non avrebbe mai immaginato che baciare Louis fosse così...così intenso. Si aggrappò al suo corpo piccolo e forte, e per la prima volta si rese conto che Louis non era ghiaccio, come aveva sempre pensato. No, Louis era fuoco, e ardeva brillante come mille soli.
Era sempre stato Louis, prima ancora che lui potesse rendersene conto.
Louis e la sua forza, Louis e la sua bellezza, Louis e la sua determinazione...le stesse cose che ora aveva trasmesso ad Harry, insegnandogli a diventare un uomo passo dopo passo. Come avrebbe potuto evitare di innamorarsi di lui?
Gli succhiò piano il labbro inferiore, mentre una mano di Louis scendeva lentamente lungo il suo collo, per fermarsi sulla schiena ed esercitare una lieve pressione, per costringere Harry a spingersi contro di lui.
Harry gemette nella sua bocca, perchè si sentiva sopraffatto da tutto quello. Louis era intossicante, con il suo tocco e la sua presenza e la sua personalità. Era troppo da sopportare per una persona sola.
Vennero interrotti dal rombo delle moto che si accendevano, riportandoli bruscamente alla realtà.
-Devo- deglutì Louis, staccandosi -Devo andare-
Harry annuì, il suo sapore ancora sulle labbra.
-Fai attenzione- sussurrò, quasi una preghiera.
Louis fece un passo indietro, apparentemente incapace di distogliere gli occhi dai suoi, ma poi dovette voltarsi e lasciarlo solo.
Ancora una volta.
Le ore successive furono tra le più lunghe della sua vita. Appena Louis era andato via era rimasto incollato alla finestra, seguendo con lo sguardo le moto che partivano una dopo l'altra. Erano già tutti in posizione, davanti il guidatore e dietro il tiratore, per un totale di una ventina di persone.
Riconobbe Perrie, mentre si sedeva dietro a Jesy, riconoscibile dai capelli lunghissimi che sbucavano da sotto il casco . Era ovvio che dando il permesso a una ragazza di andare con loro, Louis avrebbe creato un precedente.
Lui arrivò per ultimo. Harry lo vide parlottare brevemente con Zayn e Liam, entrambi già in sella, poi dirigersi verso la propria moto. Il guidatore aveva già il casco, quindi non lo riconobbe, ma probabilmente era Ben, o Tom.
Harry non potè fare a meno di pensare a come sarebbe potuto essere, se lui fosse stato in grado di attaccare e di difendersi. Sarebbe potuto essere il partner di Louis in tutto e per tutto, quello che combatteva al suo fianco e gli guardava le spalle, esattamente come era Liam per Zayn, o Ed per Niall, o Micheal per Luke. Non sarebbe più stato un cristallo delicato da proteggere, ma uno scudo dietro cui trincerarsi.
Le moto partirono una dopo l'altra, lasciandosi dietro solo scie di gas, che rimasero sospese nella notte. Passò qualche minuto, ed ecco arrivare Sophia, Lou Teasdale e altre donne, probabilmente per l'eventualità che, al ritorno, ci fosse qualcuno bisognoso di cure.
E fu a quel punto che la tortura ebbe inizio.
Harry passò le ore successive a girare per l'appartamento come un'anima in pena. Non che non avesse provato a uscire, e a fare di testa sua, ovviamente, ma Louis senza dirglielo aveva chiuso a chiave la porta. Uomo di poca fede.
Erano le due del mattino, ormai, quando Harry si rassegnò e si sedette sul letto di Louis. Era stanco, e c'era freddo. Sperò che Louis non la prendesse come un'intrusione, ma poi si ricordò che l'aveva imprigionato lì dentro, quindi decise che non gli importava. Abbracciò il cuscino, e Dio, era impregnato dell'odore di Louis, esattamente come le lenzuola. Era come averlo lì accanto.
Sentì una morsa afferrargli il petto, perchè era terrorizzato. Come avrebbe fatto se qualcuno non fosse tornato, quella notte? Non poteva immaginare di perdere nessuno di loro.
Si sedette al centro esatto del letto, il lenzuolo sulle gambe e il cuscino stretto in grembo, mentre le immagini di quella che ormai era la sua famiglia gli passavano davanti agli occhi. Era un fottuto scherzo del destino, perchè quando ormai credeva di avere perso tutto, di non avere nessun altro per cui soffrire, ecco che diventava parte di questa cosa più grande di lui, ed ecco che all'improvviso aveva troppe persone da rischiare di perdere. Persone che però, gli avevano saputo riscaldare il cuore.
Ed e le sue dita che accarezzavano la chitarra, e i suoi occhi che parlavano di un amore perduto ma mai dimenticato. Niall e la sua risata leggera. Zayn e la sua rabbia contro il mondo che però nascondeva solo un enorme attaccamento alle persone che amava. Liam e i suoi occhi caldi e sinceri, la sua mano sempre tesa.
E poi Louis.
La gola di Harry si serrò a quel pensiero, perchè non era pronto a catalogare ciò che provava per Louis. Non era pronto ad affrontare ciò che avrebbe potuto significare quel bacio, quella vicinanza. Non adesso che sarebbe potuto non tornare, non adesso che era diventato senza saperlo così importante.
Chissà dov'era adesso. Chissà se era in mezzo a una strada, chissà se era nascosto dietro un muro pronto a sparare, chissà se era in salvo.
Chissà se sarebbe tornato.
Strinse la presa sul lenzuolo, cercando di scacciare quell'ultimo pensiero. No, Louis gliel'aveva promesso.
Sarebbe tornato, glielo doveva cazzo. Glielo doveva.
Harry non si accorse di essersi addormentato finchè non sentì qualcuno armeggiare con la serratura. Si tirò su di scatto, sul viso ancora l'impronta del cuscino, e proprio in quel momento Louis fece il suo ingresso nell'appartamento.
Vederlo in piedi, vivo, fece sciogliere all'istante il peso che Harry sentiva nel petto, facendolo sentire così leggero da poter ignorare tranquillamente l'occhiataccia che gli rifilò Louis quando lo vide nel suo letto.
-Vedo che ti sei messo comodo- commentò, chiudendo la porta alle proprie spalle e dirigendosi verso di lui.
-Se non mi avessi chiuso dentro sarei potuto andare a casa mia- osservò Harry. Balle, comunque, non si sarebbe mosso di lì nemmeno morto.
Louis inclinò appena la testa, concedendogli almeno quel round.
Harry strisciò fino a raggiungere il bordo del letto, studiando Louis. Sembrava tutto intero, più o meno. I capelli erano giusto un po' più spettinati del solito, la giacca sporca, e aveva un livido poco sopra lo zigomo, ma nel complesso sembrava stare bene.
Era lì, fermo davanti ad Harry, guardandolo dall'alto, come in attesa che fosse lui a dirgli qualcosa. Come se temesse che fosse arrabbiato con lui.
Harry, cercando di cacciare indietro ogni timore, allungò la punta delle dita, sfiorando la gamba di Louis, fino ad arrivare alla mano abbandonata lungo il fianco, carezzandogliela dolcemente.
Louis fremette al suo tocco, trattenendo bruscamente il respiro, ma non si ritrasse, permettendo ad Harry di far intrecciare le loro dita.
-Siete tutti qui?- chiese Harry, terrorizzato dalla risposta.
-Siamo tutti qui- confermò Louis, sottovoce.
Harry non riuscì a trattenere un sospiro sollevato. Erano tutti a casa.
-Nessun ferito?-
-Niente di grave- assicurò Louis -Credo che Ben si sia rotto un polso, ma si sta già facendo medicare-
Harry annuì, poi si alzò , ritrovandosi con il viso vicinissimo a quello di Louis.
-Hai chiuso la porta a chiave- gli fece notare a quel punto -Questa si chiama sfiducia-
-Mi hanno insegnato che prevenire è meglio che curare- ghignò Louis, sfilandosi la giacca di pelle.
Facendo quel movimento non riuscì a trattenere una smorfia, e Harry si preoccupò immediatamente.
-Che hai?- domandò, scrutandolo alla ricerca di ferite non visibili.
-Non è niente...- provò a dire Louis, ma Harry, senza ascoltarlo, gli fece fare mezzo passo indietro e, attraverso la maglietta grigia, vide una macchia scura sul fianco destro.
-Merda, ma tu sanguini!- soffiò, chinandosi per vedere meglio -Che cazzo è successo?-
Louis sbuffò, cercando di ritrarsi, ma Harry non glielo permise. Con dita delicate, afferrò l'orlo della sua maglietta, sollevandola un pochino.
La stanza era in penombra, quindi era difficile vedere nitidamente, ma il taglio sulla pelle diafana di Louis era ben visibile.
-Come te lo sei fatto?- domandò, ansioso.
-Devono avermi preso di striscio con un coltello- spiegò Louis, guardando interessato la propria ferita -Non fa così male, è meno peggio di quello che sembra-
-Piantala di fare l'eroe- sbottò Harry, alzando il viso ed inchiodandolo con un'occhiataccia. Gli riusciva piuttosto bene, aveva imparato dal migliore in fondo.
Louis lo guardò un po' stranito, evidentemente non essendo affatto abituato ad avere qualcuno che lo trattasse in quel modo.
-Hai bisogno di punti- gli fece notare Harry, sfiorando con il pollice l'osso del bacino, appena sporgente. C'era sangue ovunque, cazzo, come aveva fatto quell'idiota a non accorgersene?
-Sì, lo credo anche io- commentò Louis, placido. -Vieni con me, avanti. Potrei aver bisogno di una mano-
Senza aspettare una risposta si allontanò da lui, dirigendosi verso il bagno. Ora che Harry lo guardava bene, in effetti camminava in un modo più cauto rispetto al solito, così da non tirare sulla ferita.
Si affrettò a seguirlo oltre la porta di quello che era un bagno microscopico. Louis stava già trafficando con un armadietto colmo di cose. Dopo qualche istante estrasse una scatolina del pronto soccorso. Harry capì presto come in realtà fosse ben più di quello, quando Louis tirò fuori delle confezioni sigillate, all'interno delle quali potè riconoscere del filo e un ago lungo e sottilissimo.
Fu solo quando Louis si tolse a fatica la maglietta, rimanendo a petto nudo, che Harry comprese ciò che stava per fare.
-Stai scherzando vero?- chiese, allibito -C'è Sophia di sotto, perchè non lo fai fare a lei?-
-Perchè stanno sistemando il polso di Ben- spiegò tranquillamente Louis, appallottolando la maglia e lanciandola sul pavimento -E, considerato che, l'ultima volta che l'ho visto, aveva un osso che gli usciva dal braccio, direi che ne avranno per un bel po'-
-Hai detto che credevi che si fosse rotto il polso!- esclamò Harry, sconvolto.
-Lo credevo fermamente.- sogghignò Louis -Comunque, me la posso cavare da solo-
Prima che Harry potesse fermarlo, pescò da chissà dove un paio di guanti e, dopo averli infilati, procedette a disinfettare un pezzo di garza, per poi passarsela sulla ferita. La pulì con cura, guardandosi allo specchio appeso alla parete e, una volta tolto il sangue, in realtà sembrava molto meno terrificante di prima. Forse non gli sarebbero serviti tantissimi punti.
-È stato quello stronzo di Sykes- spiegò, scrutando il taglio -Li abbiamo beccati mentre uscivano da un bar, mi ha preso alla sprovvista mentre cercavo di atterrarlo. Colpa mia, non avevo visto il coltello-
Il tono calmo con cui raccontò l'accaduto colpì Harry. Sapeva che Louis fosse un duro, esattamente come lo erano gli altri, ma non credeva possibile che qualcuno potesse osservare il proprio corpo squarciato con un interesse quasi scientifico.
-Bene, direi che è il caso di cominciare- disse a quel punto Louis. -Il taglio ha margini abbastanza netti, non dovrebbe essere difficile-
-L'hai già fatto, vero?- chiese Harry, iniziando a sudare freddo.
-Certo- alzò le spalle Louis -Mai su di me, ma non dovrebbe essere molto diverso, no?-
Harry non riuscì a trovare delle parole adatte per rispondere, così si limitò a guardarlo con il cuore in gola, mentre inseriva con cautela il filo nell'ago e faceva un piccolo nodo. Dopo aver preso un respiro profondo, Louis afferrò i lembi di pelle ai bordi del taglio, avvicinandoli tra di loro e, guardandosi dallo specchio, con cautela inserì l'ago.
-Merda- sibilò tra i denti, mentre lo faceva passare da entrambe le parti, tirando appena.
-Fa male?- chiese Harry accorato, incapace di staccare lo sguardo da lui.
-Tu cosa dici?-
Con una smorfia sul viso, ma senza lamentarsi ulteriormente, Louis continuò l'operazione. Ci mise parecchio, perchè la posizione era scomoda e gli tremavano le gambe, tanto che a un tratto Harry dovette mettersi alle sue spalle per sostenerlo.
Il taglio partiva da poco sopra la cresta iliaca del bacino, e arrivava quasi alla schiena. Louis diede cinque o sei punti, poi si bloccò, perchè non riusciva ad arrivarci.
Fece un nodino al filo e staccò l'ago.
-Haz- mormorò controvoglia -Da qui devi continuare tu-
Harry spalancò gli occhi -Sei impazzito, vero?-
Louis scosse la testa, porgendogli l'ago. Harry lo guardò, il cuore che minacciava di uscirgli dal petto. Era pallido, e aveva la fronte sudata.
-Io...io non ho idea di come...- provò a dire.
-Ti guiderò io- lo interruppe Louis -Mi fido di te-
Sentendolo dire quelle parole, le uniche che avesse bisogno di udire, Harry annuì.
-Indossa questi- lo istruì Louis, togliendosi i guanti e passandoglieli. Ad Harry andavano leggermente stretti, ma non protestò. Una volta infilati, afferrò l'ago e il filo che Louis nel frattempo aveva posato nella confezione per mantenerli sterili e, una volta pronto, si sedette sul bordo della vasca, in modo da essere all'altezza del suo fianco.
-Ottimo- disse a quel punto l'altro -Ora fai un nodo a un estremità del filo, e poi fai passare l'ago attraverso i lembi di pelle. La ferita dovrebbe essere già abbastanza chiusa dai punti che ho dato io, quindi non sarà difficile-
Harry eseguì, poi iniziò la sua opera, la lingua tra i denti.
-Fermati- lo bloccò Louis quando avvicinò l'ago alla sua pelle -Hai le mani che tremano-
Harry deglutì, prendendo un respiro profondo. Non intendeva deluderlo, assolutamente, non ora che poteva ricambiare tutte le volte in cui era stato Louis ad occuparsi di lui, ad essere ciò che Harry aveva bisogno, seppure in quel suo modo strano e a volte rigido.
-Ce la posso fare- sussurrò.
-Ce la puoi fare- disse Louis, come una conferma.
Harry cercò di rilassarsi, poi cominciò per davvero. Sentiva il sudore colargli lungo la schiena, ma la sua mano adesso era ferma, mentre faceva passare l'ago attraverso la pelle di Louis. Non era troppo difficile, si rese conto, mentre il ragazzo gli diceva a mezzavoce cosa fare, dove passare, quando fermarsi.
Un paio di volte lo fece imprecare tra i denti, e ci mise giusto un po' troppo, ma nel complesso non andò nemmeno troppo male.
Certo, la sutura era tutt'altro che precisa, e senza dubbio gli sarebbe rimasta una bella cicatrice, ma sarebbe potuta andare peggio.
Quando fece i tre nodi finali, Louis si voltò verso lo specchio, giusto per dare un'ultima controllata, poi annuì.
Dall'armadietto prese un piccolo barattolino di pillole e una garza. Buttò giù un paio di pastiglie, senza nemmeno bere l'acqua.
-Antibiotici- spiegò di fronte allo sguardo interrogativo di Harry -Spero basteranno per le infezioni-
Poi gli passò la garza, chiedendogli di mettergliela visto che aveva ancora i guanti.
Harry lo fece, togliendo la pellicola adesiva e poi facendo aderire bene la garza alla pelle di Louis. Passò più volte i pollici sui bordi, per farla attaccare, poi sospirò di sollievo.
Era ancora seduto sul bordo della vasca, e solo allora potè permettersi il lusso di rilassarsi, rendendosi conto di essere rimasto in tensione per tutto il tempo. Louis si mosse appena sotto le sue mani, ma non si scostò dal suo tocco, e in quel momento Harry si accorse di come fosse praticamente mezzo nudo di fronte a lui.
Senza pensarci, appoggiò la fronte contro il suo petto, lasciando un bacio lieve poco sopra lo stomaco.
-Haz...- mormorò Louis, portando una mano sulla sua testa.
-Conosco un altro modo per farti sentire vivo- sussurrò sulla sua pelle calda, ripetendo ciò che gli aveva detto Louis qualche ora prima.
Non aspettò una sua risposta, ma serrò di più la presa sui suoi fianchi, lasciandogli una scia di baci sul petto e sulla pancia, scendendo fino all'ombelico, da dove partiva una scia di peli più scuri che scomparivano oltre l'orlo dei pantaloni. Con le dita artigliò i passanti dei suoi jeans, calandoglieli piano lungo le gambe e posando poi la bocca contro la sua erezione, attraverso la stoffa dei boxer.
La percorse con le labbra, soffiandoci sopra e facendo gemere Louis. Prendendolo come un assenso, gli abbassò anche i boxer e lo afferrò per la base, muovendo la mano piano verso l'altro. Raccolse con il pollice le goccioline che si erano depositate sulla sommità, quindi scese nuovamente.
Ripetè il movimento un paio di volte, mantenendo un ritmo lento ed estenuante, come se avesse tutto il tempo del mondo a sua disposizione.
Azzardò uno sguardo verso Louis. Era immobile, la testa appena all'indietro e gli occhi socchiusi, una mano abbandonata tra i ricci di Harry, come se si volesse aggrappare a qualcosa. Quando sfiorò la sua erezione con la lingua non riuscì a trattenere un singhiozzo a fondo gola, ed Harry avrebbe voluto sorridere, se non fosse stato un momento così intenso. Lo percorse per tutta la sua lunghezza, sentendo Louis per la prima volta, e quando avvertì le dita del ragazzo affondare maggiormente tra i suoi capelli, lo prese in bocca. Serrò le labbra attorno a lui, iniziando a muoversi con cadenza regolare, aiutandosi stringendo il pugno alla sua base per arrivare fino in fondo.
Con l'altra mano rimase ancorato al fianco sano di Louis, tenendolo fermo quando il ragazzo iniziò a muovere impercettibilmente i fianchi per andare incontro alla sua bocca.
Il pensiero di Louis che si scopava da solo grazie alle sue labbra bastò per farlo diventare duro. Senza staccarsi da lui, Harry insinuò una mano all'interno dei propri pantaloni, cercando di toccarsi per avere un po' di sollievo, ma a quel punto Louis serrò la presa sui suoi capelli, bloccandolo.
-Non...- lo sentì soffiare, senza fiato, da un punto imprecisato sopra di lui -Non voglio che veniamo così-
Sentire la sua voce arrochita e distrutta bastò quasi a mandarlo oltre il limite, così Harry lo lasciò andare, e subito le braccia di Louis lo tirarono in piedi.
Harry si aggrappò a lui, baciandolo con tutta l'intensità di cui era capace. Louis insinuò la lingua nella sua bocca, esigente e violento proprio come era lui.
-Vorrei scoparti- sussurrò, praticamente nella sua bocca -Va bene per te?-
Harry annuì energicamente, perchè non era affatto sicuro di riuscire a formulare una frase di senso compiuto, non adesso, non con Louis così vicino.
Non avrebbe saputo dire come tornarono nell'altra stanza, ma di sicuro non si staccarono nemmeno un istante. Le mani di entrambi si muovevano frenetiche, accarezzando, toccando, graffiando ogni punto che riuscissero a raggiungere. Erano avidi di vita, di emozioni, di speranze, in un luogo che di speranze ne aveva sempre date poche.
Quando furono entrambi sul letto, Harry si sedette al centro e lasciò che Louis gli sfilasse la maglia e i pantaloni rapidamente, poi cercò di nuovo la sua bocca, attirandolo in un bacio che era puro bisogno e desiderio.
Aiutò Louis a uscire dai suoi pantaloni, sbarazzandosi anche dei boxer, poi lo aiutò a mettersi tra le sue gambe aperte. Con dita delicate gli carezzò il torace, sfiorando con le labbra la garza candida, lì dove poco prima si era preso cura di lui.
-Puoi toccarmi, Harry- mormorò Louis al suo orecchio, prima di mordergli il lobo -Non sono di vetro-
-Ho paura di farti male- confessò, toccandogli la schiena con i polpastrelli, sentendo i muscoli guizzanti sotto le proprie dita.
Louis si staccò, guardandolo dall'alto, inginocchiato tra le sue gambe. Era splendido, nella stanza semibuia, con quei capelli spettinati e gli occhi chiarissimi e il volto segnato dai lividi e il torace definito. Sembrava meravigliosamente spezzato e forte allo stesso tempo, un angelo caduto. Un angelo della morte.
Guardò Harry prima con scherno, come a prenderlo in giro per la stronzata che aveva detto, poi la sua espressione si fece più intensa, ed Harry capì ciò che stava provando. Era da troppo tempo abituato ad essere solo, a non avere nessuno che si occupasse di lui, che gli concedesse di appoggiarsi almeno un po'. Lui lo sapeva perchè sentiva lo stesso.
-Prendimi, Lou, ti prego- disse pianissimo, perchè era certo che non sarebbe riuscito a sopportare oltre senza essere toccato.
Louis fremette sentendo quelle parole e in un attimo fu sulle sue labbra. Harry gli prese il volto tra le mani, approfondendo il bacio, mentre le dita agili dell'altro lo liberavano anche dell'ingombro dei boxer. Alla cieca Louis allungò una mano verso il comodino, staccandosi da lui solo per un istante. Gli baciò la clavicola, lasciando un segno rosso, poi si mise ad armeggiare con la bottiglietta del lubrificante.
Passarono alcuni istanti, ed Harry chiuse gli occhi quando sentì un dito di Louis premere contro la sua apertura.
Represse a fatica un singulto, mentre Louis entrava dentro di lui fino alla prima nocca, iniziando poi a muoversi rapido, stirando i suoi muscoli. Quando ritenne che fu abbastanza, aggiunse un secondo dito, mentre si chinava e baciava lo stomaco di Harry, raccogliendo con la lingua il liquido chiaro che si era raccolto poco sopra il suo ombelico.
-Sei così...puro- lo sentì dire contro la sua pelle -Vorrei poterti sporcare..rovinare-
Harry avrebbe voluto dirgli che sì, lo avrebbe voluto anche lui, avrebbe voluto essere tutto ciò di cui Louis avesse bisogno, ma non riusciva a trovare la propria voce.
-Credo che mi accontenterò di farti venire finchè non avrai più fiato per urlare- continuò Louis -Puoi urlare per me, Harry?-
Per tutta risposta Harry serrò le braccia attorno al suo collo e lo trascinò in un bacio tutto denti e lingua. Dovette mordergli il labbro, perchè sentì del sangue nella propria bocca, ma non se ne curò.
Dopotutto era di questo che era fatta la loro vita, e non c'era bisogno di dimenticarlo. Non ci sarebbero mai riusciti, probabilmente.
Il segreto era imparare a danzare tra le fiamme, in fondo.
La prima volta che Harry venne fu quando Louis inserì tre dita nella sua apertura, muovendole così rapidamente che iniziò a vedere lampi bianchi dietro agli occhi, senza nemmeno doversi toccare. L'orgasmo lo travolse inaspettatamente, facendogli emettere un suono inarticolato, mentre si contorceva tra le braccia di Louis.
-Così, Haz, così...- mormorò Louis, senza lasciarlo andare nemmeno un istante.
Fu solo quando si lasciò andare contro il materasso, con il respiro corto, che Louis estrasse le dita dal suo corpo e si infilò un preservativo. Senza dargli nemmeno il tempo di riprendere fiato, si allineò con la sua apertura e si spinse in lui con un unico movimento fluido.
D'istinto, Harry sollevò le gambe, allacciando le caviglie alla base della sua schiena e le dita dietro al suo collo. Louis gli si accostò, appoggiando i palmi delle mani sulle sue ginocchia e Dio, averlo così vicino faceva male al cuore. Aveva le labbra semiaperte, i capelli sudati sulla fronte, e gli occhi, azzurri più che mai, spalancati su di lui, come se volesse imprimersi nella mente ogni singolo fotogramma di quel momento.
Louis si muoveva con affondi secchi e precisi che ogni volta strappavano un gemito a Harry. Staccò le mani dal suo collo per portarle sulle sue guance, carezzandogli appena gli zigomi, facendo particolare attenzione al punto in cui spiccava il livido scuro. Louis rallentò, facendo una smorfia, quando lo toccò, ma poi parve rilassarsi. Si mosse più piano dentro di lui, con più dolcezza, chinandosi brevemente a baciarlo. Harry aveva le ginocchia praticamente contro il petto, e stava scomodo, ma non lo lasciò andare anzi, gli strinse il viso, passando la lingua sulle sue labbra con dolcezza, finchè Louis non si staccò.
Diede un altro paio di affondi, poi buttò indetro la testa ansimando, e il suo corpo iniziò a tremare mentre si riversava dentro Harry. Quest'ultimo fece pressione con le caviglie, aiutandolo a spingersi dentro di sè per cavalcare l'orgasmo. Passati pochi secondi, Louis si calmò e uscì da Harry, ma sostituì immediatamente il suo membro con tre dita.
-Voglio che tu venga di nuovo, Haz- gli disse con voce spezzata -Puoi farlo, per me?-
Harry gemette mentre le dita di Louis raggiungevano sicure quel punto dentro di lui, facendogli vedere le stelle. Urlò, forse, non ne era sicuro, ma il sorriso compiaciuto che si dipinse sul viso di Louis gli diede una vaga indicazione al riguardo.
-Toccati- gli ordinò Louis, mentre portava l'altra mano sul suo fianco, carezzandolo piano.
Harry obbedì, afferrando la propria erezione e iniziando a stimolarla. Prese rapidamente il ritmo di Louis, e ci volle davvero poco perchè l'orgasmo lo cogliesse nuovamente, riducendolo a un ammasso di gemiti e brividi. Crollò contro i cuscini, distrutto, quasi incapace di aprire gli occhi.
Sentì Louis alzarsi e sparire nel bagno. Udì il rumore dell'acqua che scorreva e, un paio di minuti più tardi eccolo di nuovo lì. Le molle cigolarono, mentre Louis si sdraiava accanto a lui. Prima che Harry potesse aprire bocca, avvertì qualcosa di morbido e bagnato sul proprio stomaco, e capì che Louis lo stava pulendo.
Lo lasciò fare, la gola troppo serrata per essere in grado di dire alcunchè, finchè non sentì l'altro coprirlo con il lenzuolo.
-Ti si saranno riaperti i punti- sussurrò, aprendo appena gli occhi.
-Non se tu li hai messi bene- ribattè sicuro Louis, un mezzo sorriso sul volto -Dormi adesso-
E, come al solito, Harry obbedì.
Quando Harry aprì gli occhi, il mattino dopo, Louis non c'era.
Harry si districò tra le lenzuola, passando una mano sull'altro lato del letto, sentendolo freddo al tatto. Doveva essersi alzato da un bel pezzo.
Buttò le gambe sul pavimento, cercando i suoi vestiti con lo sguardo e trovandoli accumulati su una sedia, e non per terra dove erano finiti la notte precedente.
Si alzò e se li mise di fretta, per poi uscire di lì. Il sole era già alto, quindi doveva essere tarda mattinata.
Scese le scale in silenzio, sperando che non ci fosse troppa gente lì intorno. Capitava spesso che andasse nell'appartamento di Louis, ma certamente il fatto che indossasse gli stessi abiti della sera prima non sarebbe passato inosservato.
Fortunatamente c'era solo Liam, intento a tirare di boxe contro un sacco appeso in un angolo. Quando lo vide alzò un sopracciglio, ma ebbe il buongusto di non fare commenti.
-Pensavo ne avessi avuto abbastanza la notte scorsa- disse Harry, sforzandosi di non arrossire.
-Aiuta a scaricarsi- rispose Liam, posizionando meglio il sacco e dondolandosi sui propri piedi -Dovresti provare sai?-
-Magari un'altra volta-
Harry fece per dirigersi verso la porta che dava sulla stanza sul retro, ma Liam lo richiamò indietro.
-Haz-
Harry si voltò, un'aria interrogativa sul volto.
-Io non andrei lì, se fossi in te- alzò le spalle Liam, sistemandosi i guantoni.
-Perchè?-
-Louis era piuttosto sconvolto stamattina. E credimi, non dà il meglio di sè in questi momenti-
Harry lo guardò, confuso, ma poi fece di testa sua, ignorando l'occhiata rassegnata dell'amico. Spinse la maniglia, ritrovandosi in una stanzetta semibuia.
Un'odore particolare gli colpì le narici, e non ebbe nemmeno un attimo di dubbio su cosa stessero facendo in quella stanza.
C'era Zayn, sdraiato su un tavolo, la testa reclinata all'indietro, c'era Ed, a gambe incrociate per terra, e c'era Louis, seduto in un angolo, l'umore più nero di un corvo.
-Harry- cinguettò Zayn, più di buonumore di quanto lo avesse mai visto -Sei venuto a unirti a noi?-
Scosse la testa, sentendo gli occhi di Louis scattare su di lui. Non lo guardò a sua volta, perchè in realtà non sapeva proprio cosa dirgli. Se n'era andato, quella mattina, preferendo passare il tempo a fumare erba con i suoi amici piuttosto che parlare con lui di quello che era accaduto tra di loro.
Come avrebbe dovuto reagire, a questo punto?
-Sbagli- continuò Zayn a quel punto -Come fai a non scoppiare, senza una valvola di sfogo?-
L'espressione stranìta di Harry dovette essere ben chiara perchè Ed, chiaramente più lucido di lui, battè il palmo a terra, facendogli segno di accomodarsi accanto a lui.
-Vedi- gli spiegò -Tu non lo sai, ma abbiamo tutti delle piccole scappatoie per riprenderci dopo una cosa della notte scorsa. Liam tira di boxe, Niall beve litri di birra, Ash e Luke se ne vanno via con la moto. Noi abbiamo scelto una via un po' meno sana degli altri...fatta esclusione per Niall, forse, ma il suo fegato per ora resiste piuttosto bene-
Harry annuì, iniziando a vederci un pochino più chiaro. Non li aveva mai visti fumare, in effetti, almeno non davanti agli altri. Forse quello era un rito tutto loro.
Ed si sporse per afferrare la canna che Louis gli porgeva. Diede un tiro, appoggiando la testa all'indietro e socchiudendo gli occhi.
-Sarei andato con lei- disse a quel punto, sospirando, continuando un discorso che evidentemente si era interrotto quando Harry era entrato.
-Non vale- protestò Zayn -Devi dirci qualcosa che non sappiamo-
-Parlavamo di cosa avremmo fatto senza tutta questa merda intorno, no?- ribattè Ed -Non posso inventarmi stronzate. La verità è che l'avrei seguita in capo al mondo-
-E perchè non l'hai fatto?- chiese allora Louis, parlando per la prima volta dopo l'arrivo di Harry -Ti avremmo appoggiato, lo sai-
Ed diede un altro tiro, scuotendo la testa.
-Non avrei mai potuto. Siete la mia famiglia, amico. Lacrime e sangue, fino alla fine, lo sai anche tu-
Allungò il pugno chiuso verso Louis, aspettando che l'altro lo imitasse, e li fecero scontrare appena.
-Io credo che avrei disegnato per le strade- si intromise Zayn -Niente di particolare, solo una tela e dei colori-
-Tutto qui?- ridacchiò Ed -E io che morivo dalla voglia di sapere se avresti finito per sposare Perrie o Liam-
Per tutta risposta Zayn prese la prima cosa che gli capitò tra le mani, nello specifico il suo coltello, e lo tirò verso Ed. Quest'ultimo si spostò appena a destra, schivandolo per un soffio, continuando a sghignazzare come un pazzo.
-Dì la verità, che sei sollevato dal fatto di non dover scegliere-
-Idiota- sollevò gli occhi al cielo Zayn -E tu Lou? Cosa avresti fatto?-
Louis aspettò che Ed gli passasse indietro la canna, poi se la girò tra le dita, come a prendere tempo.
-Io sarei rimasto qui comunque- confessò infine -Sono stato cresciuto per questo, non saprei come essere altro. E poi loro sono ancora tutti qui-
Harry si agitò nel suo posto, sentendolo dire quelle cose. Sapeva che si stesse riferendo alla sua famiglia, e gli si strinse il cuore, perchè sapeva effettivamente cosa volesse dire Louis. Tutti i suoi ricordi erano legati a quel maledetto quartiere, e andarsene avrebbe voluto dire voltare le spalle a tutto ciò che i suoi genitori gli avevano insegnato.
-Piccolo Haz, tocca a te- disse Ed, mollandogli una gomitata -Sogna pure in grande, che è gratis! Mica come questi due che vanno sempre al risparmio-
Harry non dovette guardare in direzione di Louis per sapere che lo stesse fissando. Piantò gli occhi sulle proprie mani, a disagio.
-Ho sempre voluto iscrivermi all'Università- confidò -Vivere una vita normale, senza sangue, senza morte, senza paura, ma...-
Fu costretto a interrompersi, perchè proprio in quel momento Louis si alzò di scatto, senza nemmeno dire una parola, per poi superarlo e uscire dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Harry rimase gelato sul posto per qualche secondo, ma poi si riscosse e lo seguì, praticamente correndogli dietro.
Ignorò lo sguardo confuso di Liam, mentre raggiungeva Louis per le scale e poi al piano di sopra.
-Ma si può sapere che ti è preso?- rantolò con il fiatone, una volta che furono soli.
Louis nemmeno si degnò di girarsi a guardarlo, limitandosi a ficcare la testa nel frigo per cercarsi una birra. A Harry ricordò quando avevano iniziato con le lezioni ed erano distanti mille miglia. Buffo che lo fossero anche adesso, quando solo fino a poche ore prima erano stati vicini più che mai.
-Ero stufo di ascoltare stronzate, tutto qua- rispose Louis.
-Già, stronzate che ovviamente erano le mie, giusto?- sbottò Harry, rabbioso.
-L'hai detto tu, non io-
Louis aprì la lattina di birra, per poi sedersi direttamente sul tavolo, le gambe a penzoloni.
-Cosa fai ancora qui, Harry?- chiese a quel punto, guardandolo dritto negli occhi.
-Cerco di parlare con te- fu la risposta, ovvia.
-Intendo qui, nel quartiere. Perchè non te ne sei andato con tua sorella?-
-Lo sai perfettamente- disse Harry, scuotendo i ricci -Non c'erano soldi abbastanza per due biglietti aerei, per permettere a entrambi di ricominciare da qualche altra parte. Gemma era una ragazza, per lei era più pericoloso che per me stare qui-
-Ma ora lei guadagnerà qualcosa no?- insinuò Louis -Perchè non le chiedi di aiutarti e te ne vai?-
C'era rabbia, e scherno, nella sua voce, una combinazione che ferì Harry.
-Perchè fai così Louis?- chiese, cercando di non mostrargli quanto fosse vulnerabile -Dopo quello che è successo stanotte io...-
-Tu cosa?- lo interruppe l'altro -Si trattava solo di sentirsi di nuovo vivi, l'hai detto tu-
Harry strinse i pugni, sentendo le proprie mani tremare. Non riconosceva questo Louis che gli stava davanti, così freddo e crudele. Non era la stessa persona che l'aveva calmato, protetto, accudito negli ultimi mesi. Non lo riconosceva e non gli piaceva.
-Non c'è nulla qui, per te- alzò le spalle Louis, distogliendo lo sguardo -Quindi chiama tua sorella, e vai a cercare il tuo mondo senza sangue, morte e paura-
Harry si morse un labbro tanto forte da sentire il sapore del sangue sulla lingua. Avrebbe voluto colpirlo, fargli male tanto quanto gliene stavano facendo le sue parole.
-Sei un bastardo!- sibilò, con acredine -Se mi avessi lasciato finire ti avrei detto che quello era il desiderio che avevo sempre avuto, ma che adesso ho capito che è questo il mio posto, tra di voi, perchè è qui che sono nato e voglio difendere questo quartiere quanto te. Insieme a te-
Louis sussultò quando lo sentì sputare fuori quelle ultime parole, ma Harry non ci fece caso, accecato dalla rabbia.
-Evidentemente tu non la vedi allo stesso modo, evidentemente tutto quello che hai fatto negli ultimi mesi è stato solo il tuo ennesimo giochetto- proseguì Harry, ignorando il groppo che sentiva in gola -Pensavo tu fossi diverso, e invece sei esattamente come gli altri ti descrivono, Louis. Un fottuto assassino senza morale-
Sapeva che l'avrebbe ferito dicendogli quelle cose, ma voleva fargli del male tanto quanto Louis gliene aveva fatto poco prima. Non rimase lì a guardare la sua reazione, ma questo volta fu lui a voltarsi e ad andare via.
Non aveva voglia di vedere nessuno, nè tantomeno di parlare, quindi puntò dritto verso casa sua.
Le parole di Louis gli rimbombavano ancora nelle orecchie e cazzo, facevano dannatamente male. Finalmente aveva iniziato a sentirsi di nuovo parte di qualcosa, e sentirsi dire quelle cose l'aveva fatto sentire rifiutato e perso, ancora una volta.
Aveva dovuto uscire da quella stanza, perchè era terribile sentire la mancanza di una persona che in fondo era davanti a lui. No, non aveva intenzione di aggiungere Louis alla lista di persone che aveva perso. Lui aveva promesso, dannazione.
E nella promessa di occuparsi di lui rientrava anche il non dovergli spezzare il cuore. O no?
Attraversò la strada, stringendosi nelle spalle e sentendosi all'improvviso più solo di quanto non fosse mai stato dopo la morte di suo padre e la partenza di Gemma. Erano passati sei mesi da quando lei e Taylor se n'erano andate, eppure ogni tanto, quando era a casa, aveva ancora la tentazione di andare a cercarla in camera sua.
Sembrava impossibile il modo in cui la loro famiglia si fosse smembrata. Prima sua madre, uccisa in quel modo assurdo, e poi suo padre. Harry trovava quasi ridicolo il fatto che, in un quartiere dove gli scontri erano all'ordine del giorno, Des fosse morto per colpa di un cancro. Era semplicemente troppa sfortuna.
A Louis non era andata molto meglio, comunque, anche se doveva dirsi fortunato del fatto di non essere stato in casa, al momento della sparatoria.
Con un sospiro Harry attraversò il giardino, in stato disastroso, cercando le chiavi nelle proprie tasche. Le infilò nella serratura e aprì la porta con un cigolìo.
La casa era al buio, perchè aveva lasciato le imposte chiuse quando era andato via, così entrò in sala e accese la luce.
Soffocò un grido, quando si accorse di non essere solo.
Sulla poltrona rossa, la preferita di suo padre, era seduto comodamente un ragazzo che avrà avuto si e no ventotto anni.
Era ben piazzato, con i capelli rasati, un accenno di barba scura e dei penetranti occhi azzurri. Indossava una felpa con cappuccio, aveva una gamba accavallata e l'aria di chi fosse perfettamente a suo agio.
Harry non aveva mai visto prima Max George, eppure lo riconobbe subito. Si irrigidì sul posto, lanciando un'occhiata rapida alla porta d'ingresso, alle proprie spalle, mentre il cuore gli batteva così forte nel petto che sembrava minacciasse di poter uscire da un momento all'altro.
-Io non lo farei, se fossi in te- disse a quel punto Max, con tono placido. Passò il dito indice sulla pistola che teneva appoggiata in grembo.
Harry tremò appena, desiderando per la prima volta di poter essere armato, di potersi difendere in qualche modo. La verità era che sapeva che sarebbe morto in un istante, se solo l'altro avesse voluto.
-Devo dire che sei difficile da trovare- continuò -Sono entrato qui all'alba, convinto di trovarti immerso nel sonno, e invece non c'eri. Così ho deciso di aspettarti, e ho fatto bene, a quanto pare-
Il cervello di Harry era come annebbiato, ma allo stesso tempo pareva muoversi velocissimo. Cercava una via di fuga, e allo stesso tempo un qualsiasi oggetto contundente da poter usare come arma.
La voce di Max George era bassa, suadente. Lo terrorizzava. Era il capo di una gang, esattamente come Louis, eppure non avevano nulla in comune. In lui non c'era quella scintilla di coraggio e onore che Harry aveva sempre visto in Louis, ma solo odio e freddezza.
Trasalì, quando l'altro si alzò in piedi e si mosse verso di lui, come un cacciatore che fiuta la sua preda.
-E così tu sei il suo prezioso Harry- disse lentamente, soppesando ogni parola. Harry lo guardò, mentre gli girava attorno, improvvisamente confuso. Non aveva idea di cosa stesse dicendo.
-Cosa vuoi da me?- mormorò, girandosi di lato per non offrirgli le proprie spalle.
-Vedi- sospirò Max George, come fosse una conversazione tra due vecchi amici -Questa notte Louis Tomlinson e i suoi uomini hanno messo il mio quartiere a ferro e fuoco-
-Hanno risposto a ciò che avete fatto voi bastardi!- non riuscì a trattenersi dal dire Harry, sentendosi colmo d'odio.
-Però- considerò l'altro, incrociando le braccia al petto e muovendo appena la canna della pistola -Insultare una persona armata quando tu non lo sei. Devi essere molto coraggioso o molto stupido-
Harry serrò le labbra, sentendosi impotente. Era totalmente in balìa di quel tizio, senza speranza di fuga.
-Stavo dicendo, prima che tu mi interrompessi in modo tanto maleducato- continuò Max -Che stanotte Tomlinson ha fatto la peggior mossa della sua vita, perchè adesso farò in modo di farlo sprofondare in un'eternità di miseria e di tormento. E sai cosa mi dà il potere di farlo?-
Harry non rispose, rimanendo perfettamente immobile sul posto.
-Posso farlo perchè conosco il suo punto debole- concluse il gangster.
L'improvvisa confusione di Hary dovette dipingersi sul suo viso, perchè le labbra di Max George si distesero in un ghigno.
-Davvero non lo sai?- domandò -Sei tu il suo punto debole-
Quelle parole lo colpirono come un fulmine a ciel sereno, perchè cosa diamine voleva dire? Sembrava assurdo che un fottuto gangster dovesse introdursi in casa sua con l'intenzione di ammazzarlo, e nel frattempo illuminarlo su tutti i dilemmi della sua vita, assurdo.
-E per questo sarai la sua rovina-
Harry sentì la gola serrarsi, perchè era ovvio che l'avrebbe ucciso. Sarebbe morto a diciannove anni, senza aver rivisto Gemma, senza aver detto a Niall, Liam, Zayn, che erano la sua famiglia, senza aver confidato a Ed il luogo dove poter ritrovare Taylor.
Senza aver confessato a Louis di essersi innamorato di lui.
Vide Max George caricare la propria pistola, e giusto in quell'istante dei colpi contro la porta rimbombarono in tutto la casa.
-Harry! Harry, apri!-
Harry quasi pianse di sollievo, perchè quella voce l'avrebbe riconosciuta ovunque, ed era stato un idiota a pensare che tutto potesse finire così, perchè Louis aveva promesso, e Louis sarebbe sempre arrivato in tempo per lui. Sempre.
Vide Max portarsi un dito alle labbra e intimargli il silenzio, e Harry tremò sul posto.
-Harry, ti ho visto entrare, so che sei in casa!- urlò Louis, così vicino eppure così impossibilmente lontano -Apri questa cazzo di porta! Ora!-
Avrebbe tanto voluto rispondere, ma la pistola di Max George era puntata alla sua testa, e sapeva che un semplice passo falso avrebbe potuto rovinare ogni cosa.
Al contempo però, era terrorizzato, perchè se non avesse fatto nulla Louis avrebbe pensato che non volesse vederlo, e se ne sarebbe andato. E per lui a quel punto sarebbe davvero finita.
Non fece in tempo a finire di formulare quel pensiero, però, che un colpo assordante risuonò alle sue spalle, e la porta si spalancò. Non era troppo robusta, e Louis era riuscito ad aprirla con una spallata ben assestata. Ora era lì, gli occhi azzurri spalancati, la pistola in mano, e li guardava ansante.
-Sei sempre inopportuno, Tomlinson- commentò Max George, tenendo la propria arma in direzione di Harry. -Entri sempre così in casa d'altri?-
-Harry apre sempre le imposte, quando torna a casa- ringhiò Louis, alzando la sua e puntandola contro la testa del suo avversario -Adesso abbassa quella cazzo di pistola., o ti giuro su Dio che...-
-Che cosa?- lo interruppe l'altro -Che mi ammazzi? Se lo farai, dovrai dire addio alla bella testolina del tuo ragazzo-
Harry lanciò un'occhiata disperata verso Louis, che non si mosse di un millimetro.
Era deciso, fermo sulle proprie gambe, le mani ferme sulla pistola, il volto contratto. Harry non aveva mai visto per davvero questo aspetto di lui. Era il Louis gangster, quello cresciuto per strada, quello che aveva dovuto imparare a sopravvivere camminando tra fiamme e sangue.
-Molto stupido a venire qui da solo, Max- sibilò Louis -Credevo che di solito girassi con la scorta-
-Pensavo sarebbe stato un lavoro facile, te lo concedo- ribattè l'altro -Non avrei mai detto che lo seguissi come un cagnolino-
La provocazione non toccò minimamente Louis, che si limitò ad assottigliare gli occhi.
Rimasero tutti e tre immobili, la pistola di Louis puntata su Max George e quella di Max puntata su Harry.
-Come pensi di uscire da questo divertente cul de sac?- disse a quel punto Max, una sfumatura sarcastica nella voce -La scelta a questo punto è tua, Louis. O mi ammazzi e finalmente vendichi la tua famiglia, o mi lasci andare e salvi la vita di questo ragazzino-
-Abbasserò la mia pistola solo quando tu abbasserai la tua- ringhiò Louis, senza pensarci nemmeno un istante -Hai la mia parola che non ti farò del male, ma lascia andare Harry-
Gli occhi di Max George brillarono di soddisfazione, mentre sogghignava.
-Un vero gangster- sputò, prendendolo in giro -Non rendi onore a tuo padre, Tomlinson. A quest'ora si starà rivoltando nella tomba-
-Ho detto- ripetè Louis, secco -Di abbassare quella cazzo di pistola e andartene. Ora!-
Max rilassò le spalle, scuotendo la testa e fissando Harry.
-Nick aveva ragione- commentò, un lampo di divertimento nello sguardo gelido -Farebbe qualsiasi cosa per te-
Dovette capire di non avere molta scelta, perchè portò la propria arma a puntare verso il pavimento, dopo un ultimo sguardo raggelante ai due ragazzi.
Louis tenne la pistola puntata contro di lui, seguendolo mentre Max lo superava con tutta la calma del mondo.
-Stai giocando con il fuoco, Tomlinson- sibilò, quando gli fu accanto -Attento, potresti finire per bruciare-
-Fuori di qui- ringhiò Louis, tra i denti.
L'altro sorrise freddamente un'ultima volta prima di uscire, lesto come un gatto. Harry si stupì del fatto che avesse preso per buona la parola di Louis, ma evidentemente la sua correttezza in questo senso era cosa risaputa nel loro ambiente.
Appena Max George fu fuori dalla loro vista, Louis chiuse la porta d'ingresso, estrasse il telefono e fece una chiamata. Harry lo sentì parlottare con Liam, dicendogli di raddoppiare le precauzioni, ma poi la sua voce si fece lontana, distante, mentre la consapevolezza di quanto era appena accaduto gli piombò addosso come un macigno.
Appoggiò la schiena al muro, imponendosi di non avere un altro crollo come quello della settimana precedente perchè cazzo, poteva essere forte. Doveva diventare un uomo, e non poteva più permettersi di restare indifeso di fronte a qualcuno in quel modo.
-Harry- lo chiamò Louis, afferrandogli un braccio -Dobbiamo tornare al Quartier Generale, subito, d'accordo? Potrebbe avere altri uomini con sè, e qui siamo troppo esposti-
Harry sentiva ancora il panico lottare per afferrargli il petto, ma decise che non gliel'avrebbe permesso. Avrebbe solo voluto raggomitolarsi da qualche parte, ma era il momento di essere forte e coraggioso. Così strinse la mano che Louis gli porgeva e lo seguì fuori.
Harry avrebbe voluto poter dire che, dopo che aveva quasi rischiato di morire, Louis l'avesse fatto sentire al sicuro, oppure si fosse dedicato a lui.
Niente di tutto questo.
L'aveva mollato con Niall, mentre lui aveva raggiunto Liam e Zayn che erano di ronda, probabilmente per ragguagliarli sull'accaduto.
-Devo rimanere qui come un idiota?- protestò Harry dopo un paio d'ore, leggermente alterato.
-Louis mi ha ordinato di non farti muovere di qui- spiegò Niall, concentrato sul solitario che stava facendo -Mi ha detto di bloccarti fisicamente, se fosse necessario-
Harry sbuffò, roteando gli occhi al cielo e lasciandosi cadere contro lo schienale del divano sgangherato che c'era al Quartier Generale.
-Si preoccupa per te- disse a quel punto Niall, con aria triste -Vuole che tu sia al sicuro-
-Ah si?- sbottò Harry -Beh, ha un modo piuttosto strano di dimostrarlo. Mi sono quasi fatto uccidere e lui sparisce-
-Quel tizio ha assassinato la sua intera famiglia, tre anni fa- gli fece notare l'amico, guardandolo finalmente negli occhi -Se l'è ritrovato davanti e ha dovuto lasciarlo andare per proteggere te. Mi sembra una dimostrazione sufficiente, no?-
Harry si bloccò, gelato sul posto. Non riuscì nemmeno a rispondere, perchè si sentì incredibilmente stupido. Aveva dato per scontato che Louis fosse come lui, aperto ed esplicito, e invece era solo un enorme cumulo di complicazioni e cose non dette.
Dei passi alle sue spalle lo fecero voltare. Louis era lì, seguito a breve distanza da Zayn e Liam. I due ragazzi si lasciarono cadere accanto a Niall, mentre Louis fece cenno ad Harry di seguirlo al piano di sopra.
Salirono, e Harry non potè fare a meno di pensare a quanto male si fosse conclusa la loro ultima conversazione lì dentro.
-Ho deciso che starai qui per un po'- disse Louis, voltandosi all'improvviso verso di lui.
-Eh?-
-È troppo pericoloso lasciarti da solo a casa tua- spiegò paziente Louis -E di certo non posso chiedere a qualcuno di controllarti giorno e notte, quindi starai qui-
-Per quanto?- domandò Harry, sconvolto. L'idea di rimanere nell'appartamento di Louis, visto come stavano le cose tra loro, non era particolarmente allettante.
-Finchè non troverò una soluzione- sospirò Louis, posando le mani sullo schienale della sedia davanti a sè. -Manderò qualcuno a prendere le tue cose per portarle qui, basta che tu mi dica cosa ti serve-
-Beh, almeno andarle a prendere potrò andarci da solo- si sforzò di alleggerire la tensione Harry -Non sarò mica imprigionato qui-
Louis sembrò improvvisamente interessato a una macchia sul pavimento.
-Sono imprigionato qui?- soffiò Harry, attonito -Non vuoi farmi uscire? Stai scherzando?-
-È una precauzione che devo prendere- sentenziò Louis - Potrai andare fuori, ma sarai accompagnato. Sarà solo per un po'. La situazione è più grave del previsto. Stando a quando ha detto quello stronzo, Nick ci ha traditi, è passato dalla sua parte.-
Harry si sentì ribollire di rabbia, perchè non esisteva che lo trattasse come un bambino. Poteva difendersi, avrebbe fatto tutto il necessario per imparare sul serio.
-Louis, non devi fare così, d'accordo?- cercò di mediare -Capisco la promessa a mio padre e...-
-Fanculo la promessa!- urlò Louis, uscendo dai gangheri -Non me ne frega un cazzo, lo vuoi capire?-
Diede una spinta alla sedia, che si rovesciò ai piedi di Harry, quindi si voltò, allontanandosi da lui. Si fermò di fronte all'enorme finestrone, posando entrambi i palmi contro il vetro e chinando la testa verso il basso.
Harry rimase sconvolto dal suo scoppio di rabbia, poi qualcosa iniziò a farsi più chiaro nella sua mente. Di colpo, le parole di Max George assunsero tutto un altro significato.
Fece un paio di passi, cauto, fino a mettersi alle spalle di Louis. Allungò una mano per toccarlo, ma poi desistette e lasciò cadere il braccio contro il proprio fianco.
-È vero che sono il tuo punto debole, Louis?-
Lo chiese quasi sussurrando, come se avesse paura di dirlo a voce più alta. Vide Louis alzare di scatto la testa, sempre dandogli le spalle.
-Chi ti avrebbe detto questa cosa?- gli domandò.
-Max George- ammise Harry -Dice che è per questo che è venuto da me. E non l'avevo capito fino ad adesso, Lou. Non avevo capito perchè ti occupassi di me in quel modo, o perchè oggi te la fossi presa tanto quando avevo detto che avrei sempre voluto andarmene...-
-Non so di cosa parli- sibilò Louis, secco.
-Invece si che lo sai- ribattè Harry, ostinato -E so anche quello che stai cercando di fare ora. Credi che facendo così sarà più facile proteggermi, o qualunque stronzata tu, Liam, Ed, pensiate sia giusto fare nei confronti delle persone a cui tenete. Ma io non sono Sophia, o Taylor, io non sono un fragile cristallo da tenere al sicuro. Io voglio proteggere te quanto tu vuoi proteggere me, e so anche che riuscirei a farlo, dannazione-
-Harry...-
Il tono con cui Louis disse il suo nome era quasi di supplica, ma Harry non se ne curò. Parlava rivolto alla sua schiena, ma era certo che le sue parole gli arrivassero forti e chiare.
-Harry un cazzo, Lou- lo interruppe, stizzito, perchè sapeva di poterlo fare -Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori. Io lo so, Louis. Io so che tu mi ami-
Seguì un silenzio, spezzato solo dai loro respiri, e Harry per un attimo pensò che non ci sarebbe stato davvero niente da fare.
Stava per gettare la spugna e tornarsene di sotto, quando Louis staccò le mani dal vetro e, di scatto, si girò verso i lui.
In due passi lo raggiunse e, senza dargli il tempo di parlare, gli prese il viso tra le mani e lo tirò a sè, facendo scontrare le loro labbra.
Appena si riebbe dalla sorpresa, Harry ricambiò il bacio con vigore, aggrappandosi con le dita alla sua schiena, tirando la sua maglietta.
Sentì le mani di Louis tra i propri capelli, mentre il ragazzo tracciava il contorno delle sue labbra con la lingua, in quel modo delicato che sembrava innaturale per uno come lui, ma che era così dannatamente Louis.
-Sono innamorato di te da quando ho diciotto anni Harry, cazzo- disse a quel punto Louis sulla sua bocca -E tu eri solo un quindicenne irritante che tuo padre si portava appresso e che osava guardarmi con aria di superiorità. E sì, forse per questo sei il mio punto debole, ma non me ne vergogno-
Harry non riuscì a trattenere un sorriso, premendo la fronte contro la sua, poi tornò serio.
-Aspetta, è per questo che mio padre mi ha affidato a te?- chiese, sentendosi colpito da un'enorme rivelazione.
-Secondo te?- roteò gli occhi Louis -No, ovviamente. L'ha fatto perchè con me saresti stato più al sicuro di chiunque altro. Diciamo che però è il motivo per cui io ho accettato, quello sì-
Quella frase ebbe il potere di scaldare il cuore di Harry. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, a questo punto, qualsiasi cosa.
Persino rimanere rinchiuso lì dentro.
Quel fugace pensiero si ritrovò ad essere capovolto quando, esattamente tre giorni più tardi, Harry si ritrovò a non poterne più di starsene chiuso al Quartier Generale.
Certo, c'era un sacco di gente lì intorno, quindi non era come essere in isolamento, ma il semplice fatto di non poter fare ciò che gli pareva, lo faceva sentire come un animale in gabbia.
-Ti stai comportando come un bambino- gli fece notare Louis, alzandosi dal letto con solo il lenzuolo a coprirgli i fianchi nudi. Harry, steso a pancia in giù, sollevò appena il capo per godersi lo spettacolo. D'accordo la frustrazione, ma era pur sempre fatto di carne.
-Non dicevi così qualche minuto fa- gli fece notare, sentendo ancora il suo sapore sulla lingua.
-Diciamo che quando non parli sei notevolmente meglio- sogghignò Louis, facendogli un occhiolino e dirigendosi verso il bagno.
Harry sbuffò, affondando il viso nel cuscino.
Non ne poteva più, si sentiva totalmente inutile. Tutti i suoi amici erano là fuori a rischiare la pelle, ogni giorno, e lui se ne stava sotto la sua bella campana di vetro.
Sentì l'acqua della doccia scrosciare, e dopo qualche minuto Louis riemerse dal bagno. Lo guardò mentre indossava i pantaloni della tuta e una canottiera, scuotendo i capelli bagnati. Si accese una sigaretta, sedendosi poi sul davanzale della finestra.
-So che non hai una soluzione- gli disse a quel punto Harry -E diciamocelo, non potrai tenermi bloccato qui per sempre-
Louis diede un tiro, socchiudendo gli occhi, poi li riaprì, puntandoli su di lui.
-Il fatto che Nick abbia detto a Max George quanto tu significhi per me gli ha dato un enorme potere, Harry- spiegò Louis -E io non posso permettermelo, lo capisci?-
Harry si tirò su a sedere di scatto, confuso.
-Cosa vuoi dire?-
-Voglio dire che non so cosa fare- mormorò Louis, scuotendo la testa, e per la prima volta sembrò essere disposto ad ammettere il dubbio che lo stava lacerando. -Qualsiasi cosa io faccia, lui farà tutto il possibile per arrivare a te. Ha trovato l'unico modo per avermi davvero in pugno, e io non posso avere punti deboli. Non solo perchè non potrei sopportare il fatto che uno come lui possa anche solo guardare nella tua direzione, ma perchè ho dei doveri verso i miei uomini, verso il nostro quartiere. E, quando si tratta di te, io perdo la mia lucidità-
Harry si prese il suo tempo per metabolizzare quelle informazioni. Si infilò i pantaloni lentamente, rimanendo a sedere sul letto, guardando ovunque tranne che verso Louis.
Sembrava incredibile come, nel giro di pochi istanti, fossero capaci di passare dall'essere una cosa sola ad essere membri di due fazioni opposte, quasi.
-Da come parli sembra tu abbia già preso una decisione- mormorò infine, quando quel silenzio si fece troppo assordante.
Alzò il viso verso Louis, che in risposta abbassò il suo. E Louis non abbassava mai lo sguardo, mai.
-Aspetta- fece a quel punto Harry, iniziando a mettere a fuoco il perchè di tutto quel prendere tempo -Louis, non vorrai mandarmi via, vero?-
Louis non rispose subito, e il cuore di Harry cominciò a battere all'impazzata, perchè no, non era possibile. Non era nemmeno lontanamente immaginabile.
-Non ho altra scelta, Haz- disse infine Louis -Ho da parte un po' di soldi, potrai usarli per raggiungere Gemma ed essere al sicuro-
-No- quasi urlò Harry, alzandosi in piedi e piazzandosi di fronte a lui -No, no! Non puoi semplicemente impacchettarmi e spedirmi via di qui, non puoi! Questa è la mia vita, sono cresciuto qui, voglio rimanerci. Non voglio fuggire-
Sentiva gli occhi pizzicare, mentre stringeva spasmodicamente un ginocchio di Louis.
-Non sarà per sempre- disse a quel punto l'altro, guardandolo finalmente negli occhi -Sistemerò le cose e poi ti verrò a riprendere, te lo giuro-
Harry scosse la testa energicamente, facendo mezzo passo indietro. Aveva sentito troppe volte quelle promesse uscire dalla bocca di Ed, per crederci. Vivevano tutti nell'illusione che la loro vita sarebbe stata più facile, un giorno, ma era solo una vana speranza. Non sarebbe mai cambiato nulla.
-Non ci credo- singhiozzò -Sai perfettamente che l'unico modo in cui io possa essere al sicuro sarebbe uccidere Max George, ma è pericoloso, e chissà quando mai potrà accadere-
-Potrei proporgli un nuovo patto- mormorò Louis, ma era chiaro che nemmeno lui ci credeva.
-Non accetterà- lo interruppe Harry -E lo sai come lo so io, quindi non provare a prendermi in giro.-
Sentì una lacrima scivolargli lungo la guancia, e subito Louis gli prese il volto tra le mani, costringendolo a dedicargli tutta la sua attenzione.
-Ti prometto che risolverò tutto, in un modo o nell'altro- gli disse, il viso a pochi centimetri dal suo -E poi tu potrai tornare qui-
Harry posò le proprie mani sopra quelle di Louis, aggrappandosi ad esse.
-Vieni con me- sussurrò allora a quel punto -Aspettiamo che le acque si calmino, oppure ricominciamo semplicemente da un'altra parte, dove nessuno ci conosce, insieme-
Louis stava già scuotendo la testa, prima ancora che finisse di parlare.
-Perchè no?- mormorò Harry, staccandosi da lui e sentendosi come spaccato in due.
-Harry, io ho ho rubato, ho mentito, ho ucciso- disse a quel punto Louis, a mezza voce, fissandosi le mani -L'unica cosa che non ho fatto è stato tradire me stesso e i miei uomini. Questa, alla fine, sarà forse la sola cosa che mi salverà. Non portarmela via, ti prego. Non costringermi a scegliere tra te e il mio onore-
Harry si morse un labbro, e poi annuì, perchè lo capiva. Lo amava anche per questo.
Fece un passo in avanti e premette le labbra su quelle di Louis, una, due, tre volte.
-Io non vado da nessuna parte, senza di te- affermò nella sua bocca -Rimarrò chiuso qui, se ti farà sentire meglio, ma non ti lascerò solo, non scapperò. Tu dici che sono il tuo punto debole, ma io voglio essere anche la cosa che più di ogni altra ti rende forte.-
Louis gli portò la mano dietro la nuca, premendo la fronte contro la sua.
-Lo sei già, Haz. Lo sei già-
E fu quella la sua resa, Harry lo capì. Lo aveva convinto a tenerlo con sè, o forse non aveva mai pensato seriamente che sarebbe riuscito a lasciarlo andare.
-Hai fatto la cosa giusta-
Liam inserì la retro, quindi sterzò e si immise nel traffico di Los Angeles. Disse quelle parole a mezza voce, non sapendo quanto Louis avrebbe gradito la sua intromissione.
-Come fai a dirlo?- disse invece quest'ultimo, seduto accanto a lui. Si erano spinti piuttosto lontani dal quartiere, quella notte, per recuperare una partita di munizioni per rifornire il loro arsenale. Tutto illegalmente, certo, ma Louis aveva sempre avuto dei buoni contatti.
-Libero arbitrio- alzò le spalle Liam, svoltando a destra -Harry ha il diritto di scegliere come vivere la sua vita-
Sapeva che a quel punto Louis avrebbe potuto rinfacciargli la storia di Sophia, ma sapeva anche che non l'avrebbe fatto. Entrambi erano ben consci di quanto le situazioni fossero diverse. Harry, nonostante l'inesperienza, era cresciuto sulla strada come loro. Avrebbe dovuto esercitarsi, ma era un gangster, era come loro, fatto di sangue e rabbia e onore. Trattarlo in modo diverso sarebbe stata una crudeltà. Sorprendentemente invece Louis toccò un altro argomento.
-Se tu potessi mandare via Zayn lo faresti? So che non è la stessa cosa, che è un altro tipo di rapporto- precisò Louis, appena lui aprì bocca per ribattere -Ma siete molto legati, so quanto sia importante per te, so a quanto arriveresti per difenderlo-
Liam serrò le mani sul volante, cercando di riordinare le idee.
-Una parte di me forse sarebbe disposta a tutto pur di tenerlo al sicuro- disse a quel punto -Ma sarebbe puro egoismo. Lui è nato per questo, ha diritto tanto quanto me di combattere per tenere al sicuro la propria famiglia. Chi sono io per portargli via tutto questo?-
Louis annuì, e non aprì bocca per tutto il resto del tragitto. Liam prese una strada più lunga, per evitare le zone più pericolose e, finalmente, tornarono al quartiere, pronti per scaricare gli scatoloni che avevano accumulato nel baule. Entrambi tirarono un sospiro di sollievo, come superarono il confine virtuale. Se la polizia li avesse fermati, non avrebbero potuto fare niente per evitare la galera, non con tutte quelle munizioni.
Il sollievo durò poco, però, perchè subito di resero conto che qualcosa non andava. Erano le due del mattino, e solitamente a quell'ora le strade erano deserte, ma
adesso c'erano persone che correvano da tutte le parti, gridando.
-Che cazzo sta succedendo?- sibilò Louis, tirandosi su dal sedile e guardandosi attorno. Buttò la testa fuori dal finestrino e, a un paio di strade di distanza, vide una colonna di fumo sollevarsi verso il cielo.
Il panico si impossessò di lui, perchè là c'era il Quartier Generale, e stava bruciando.
-Merda, Lee- gridò -Sta andando a fuoco!-
Liam imprecò, premendo a tavoletta sul pedale dell'acceleratore, e sgommando svoltò a destra.
Quando arrivarono nella strada principale, la visione che ebbero davanti fu desolante. Il Quartier Generale era in fiamme, e anche parecchie delle case vicine. L'incendio doveva essersi propagato mentre tutti dormivano, e non se ne erano accorti finchè non era stato troppo tardi.
-C'è Harry là dentro- soffiò Louis, le mani serrate sul sedile mentre Liam procedeva a tutta velocità, cercando di avvicinarsi il più possibile.
La strada era colma di gente, sembrava che l'intero quartiere si fosse riversato fuori, per cercare di limitare i danni, e di aiutare le persone rimaste intrappolate nelle case.
Liam inchiodò a un centinaio di metri dal Quartier Generale, e Louis si lanciò giù dalla macchina quando questa era ancora in movimento. Lanciò un'occhiata di fronte a sè, e tutto quello che riuscì a vedere furono le fiamme che ormai raggiungevano il secondo piano, là dove c'era la sua stanza.
Ignorò le urla, e i pianti, perchè tutto quello che vedeva era il suo obiettivo. Corse più veloce che poteva, fregandosene del fumo che gli faceva lacrimare gli occhi.
Stai giocando con il fuoco, Tomlinson. Attento, potresti finire per bruciare.
Porca puttana, gliel'aveva detto. Max George l'aveva avvertito, e lui aveva sottovalutato quella minaccia.
Anzi, aveva lasciato Harry lì dentro, credendo presuntuosamente che bastasse tenerlo nascosto per farlo rimanere al sicuro.
Arrivò davanti all'ingresso giusto in tempo per vedere Zayn uscire tossendo con Niall sulle spalle, semisvenuto.
-Grazie a Dio siete qui- gli disse con voce rauca, quando lo vide. Adagiò l'amico sull'erba, di schiena, poi si sedette accanto a lui, il viso sporco e gli occhi rossi -C'è pieno di fumo là dentro, dobbiamo tirarli fuori prima che soffochino-
Louis annuì, cercando di recuperare la propria lucidità e, rapidamente si sfilò la felpa, premendosela sulla bocca.
Con un calcio riaprì la porta, e subito sentì gli occhi bruciare. Faceva un caldo tremendo, le fiamme iniziavano ad alzarsi agli angoli della stanza, le finestre si stavano spaccando, ma il vero problema era il fumo, che impediva quasi di respirare.
Dove diamine erano tutti? La stanza sembrava vuota. Si girò, vedendo Liam entrare alle sue spalle. Con un cenno del capo gli indicò la stanza sul retro, per dirgli di controllare, e l'amico alzò il pollice e si mosse in quella direzione. Lui invece salì le scale, cercando di tenere la testa il più possibile verso il basso.
Tossì, perchè per quando si sforzasse di respirare nella felpa, più saliva e più l'aria si faceva acre.
A fatica arrivò al piano superiore, ma la scena che gli si presentò davanti agli occhi fu raccapricciante. La sua stanza era immersa nelle fiamme.
Quei bastardi dovevano aver tirato una bomba incendiaria direttamente nella finestra, perchè lì dentro era un inferno di fuoco.
-Harry!- gridò Louis, con quanto fiato aveva in gola, per quanto sapesse che fosse totalmente inutile. Era impossibile che fosse sopravvissuto lì dentro, la temperatura era altissima, e l'ossigeno era troppo poco. Louis però non aveva intenzione di darsi per vinto.
Azzardò un paio di passi nella stanza, sorpassando a fatica una trave caduta da chissà dove, chiamando Harry a gran voce. Vide il tavolo completamente avvolto dalle fiamme, le mensole rovesciate, tutta quella che era stata la sua vita andare completamente in pezzi. Ma non gliene importava nemmeno un po'.
Tutto quello che voleva era trovare Harry e trascinarlo fuori di lì.
-Lou, che cazzo fai qui?-
La voce di Liam alle sue spalle riuscì a sovrastare il frastuono della casa che si accartocciava su se stessa, minacciando di crollare da un secondo all'altro.
-Dobbiamo uscire!- gridò il suo amico, cercando di raggiungerlo -Non sono riuscito a trovare nessun altro, il fuoco si sta spandendo ovunque!-
-Harry era qui- rispose Louis, continuando ad avanzare -Devo trovarlo-
Liam gli corse dietro, afferrandolo per la vita e strattonandolo verso la porta.
-Lasciami andare!- urlò Louis, sentendosi soffocare per il monossido di carbonio e per il dolore -Non posso lasciarlo qui!-
-È troppo tardi!- la voce di Liam suonava distrutta, mentre continuava ad arretrare, trascinandolo con sè -Dobbiamo andarcene-
Louis cercò di divincolarsi, ma in quel momento un pezzo di trave si staccò dal soffitto. Liam gridò, attirandolo verso di sè e ottenendo che il legno infuocato lo sfiorasse e basta.
Premuto contro l'amico, Louis sentì solo un grande bruciore al braccio sinistro, poi più nulla.
Quando Louis aprì gli occhi, tutto quello che sentì fu qualcosa di umido sulle labbra.
-Bevi, caro, ti sentirai meglio-
Sbattè le palpebre più volte, cercando di vedere più chiaramente la scena davanti a sè. La prima cosa che incrociò furono due occhi scuri e caldi e un sorriso confortante.
Riconobbe subito quei tratti spigolosi ma dolci. Era Trisha, la madre di Zayn, che gli stava porgendo un bicchiere d'acqua.
-Cosa...dove..- mormorò, sentendo la gola pizzicare.
-Sei a casa nostra, Louis- spiegò Trisha pazientemente, aiutandolo a mettersi seduto su quello che doveva essere il loro divano -Zayn e Liam stanno radunando qui i feriti, ci è sembrata la soluzione migliore-
Louis si sedette a fatica, cercando di orientarsi nonostante la testa che girava. Casa dei Malik era nella via parallela al Quartier Generale, quindi era stata la soluzione più ovvia convogliare tutti quanti lì. Riconobbe le sorelle di Zayn, intente a prestare soccorso alle persone che riempivano il salotto.
Provò ad alzarsi, ma una fitta al braccio lo fece imprecare tra i denti e crollare giù nuovamente.
-Ti sei ustionato- fece preoccupata la donna -Stavo per medicarti, ma ti sei svegliato. Dammi solo un attimo, d'accordo?-
-Più tardi- scosse la testa Louis -Devo andare a controllare la situazione-
-Ma sei ferito!- protestò Trisha -Non posso lasciarti andare via in queste condizioni-
-Sto bene- ribattè con fermezza -Si occupi di chi è messo peggio di me, nel frattempo, poi tornerò a farmi sistemare il braccio. Ora però devo andare là fuori a dare una mano-
Trisha sospirò poi, evidentemente capendo che non sarebbe riuscita a convincerlo, annuì.
Louis strinse i denti e si alzò, attraversando la stanza e dirigendosi fuori. Ringraziò l'adrenalina che ancora gli permetteva di rimanere in piedi, perchè altrimenti sapeva che sarebbe crollato in ginocchio da un momento all'altro. La consapevolezza di aver perso Harry lo stava uccidendo, ma non poteva permettersi di disperarsi.
C'erano troppe persone che contavano su di lui, per potersi concedere il lusso di soffrire, c'erano troppe responsabilità a gravare sulle sue spalle.
Avrebbe dovuto accantonare il pensiero degli occhi verdi di Harry, delle sue fossette infantili, del suo sorriso sincero, almeno per un po'. Quando l'emergenza fosse rientrata, solo allora avrebbe potuto permettersi di piangerlo, solo allora avrebbe affrontato la dura realtà dei fatti. Harry non c'era più, non lo avrebbe più stretto a sè, non l'avrebbe più fatto sentire speciale, non gli avrebbe più dato speranza.
Appena uscì in giardino, vide Liam andargli incontro. I suoi abiti erano laceri, il viso nero di fumo, gli occhi pieni di capillari rotti.
-Devi farti bendare il braccio- fu la prima cosa che gli disse, indicando la bruciatura rossa che saltava subito all'occhio.
-Non ti preoccupare- sibilò secco -Dammi degli aggiornamenti sulla situazione piuttosto-
Lì intorno sembrava un campo di battaglia. Decine di persone erano in mezzo alla strada, chi a portare acqua e chi coperte. I bambini piangevano, le donne si davano da fare per aiutare quando possibile.
-Gli incendi sono stati domati- disse allora Liam -Ora stiamo raccogliendo tutti qui, per cercare di capire chi manca-
-Morti? Feriti?- chiese sbrigativo Louis, cercando di ignorare il dolore sordo che gli pulsava poco sopra il cuore.
-I morti sono cinque sicuri- mormorò Liam, abbassando il capo -La famiglia che stava vicino al Quartier Generale stava dormendo, sono morti soffocati. Madre, padre e figlia. Oltre a loro non ce l'ha fatta lo zio di Luke, gli è crollato addosso un pezzo di soffitto mentre cercava di spegnere il fuoco, e il fratello di Perrie-
Louis strinse le labbra. Ogni nome che usciva dalla bocca di Liam era un volto e una storia, era una vita che lui non era riuscito a proteggere.
-Feriti?- ripetè.
-Tanti- rispose l'amico -Ustioni, problemi a respirare...Niall sta meglio, per fortuna, ma Luke ha una brutta bruciatura sulla gamba, e Pez continua a tossire-
-E gli altri?- chiese Louis, guardandolo dritto in faccia -Gli altri stanno bene?-
Solo in quel momento notò gli occhi gonfi di Liam, e le due linee bianche che spiccavano sulle sue guance sporche all'improvviso diedero loro tutto un altro significato.
-Lou...- sussurrò, con voce spezzata.
-Gli altri, Liam? Dimmelo- sibilò con rabbia, i pugni stretti.
-Non li abbiamo trovati- mormorò il ragazzo -Hai visto com'era la situazione quando siamo entrati, c'erano delle stanze completamente in fiamme. Se loro erano lì dentro...-
Lasciò la frase in sospeso, perchè non c'era bisogno che continuasse. Louis si sentì squarciare pezzo per pezzo, mentre cercava di capire chi diamine fosse al Quartier Generale quella notte.
Ed. Micheal. Ashton. Calum. Forse Ben. Forse Jesy.
Harry.
Tutti perduti.
-Tra poco arriverà la polizia- sentì dire dalla propria voce -Sicuramente avranno avuto segnalazione dell'incendio. Fai sparire tutte le cose compromettenti, e senti da Zayn cosa possiamo inventarci per giustificarlo. Credo una fuga di gas possa andare bene, ma lui è più bravo con queste cose-
Liam annuì, poi se ne andò con le spalle incurvate. Resistere, era quella la loro parola d'ordine.
Sopravvivere fino al giorno seguente, non importava quanto male facesse, quanto fosse difficile.
Louis però ora sentiva che i polmoni gli si stavano chiudendo, che la testa iniziava a pulsargli dolorosamente.
Il braccio gli faceva un male cane, le gambe gli tremavano. Fu costretto a lasciarsi andare sull'erba, le dita tra i capelli e addosso solo una gran voglia di morire.
Era la seconda volta, dannazione. La seconda volta che lui riusciva a salvarsi mentre le persone che più amava venivano uccise. Quanto dolore sarebbe riuscito a sopportare, ancora? Quanto?
Non riuscì a trattenere un singhiozzo, perchè faceva troppo male. Era come essere spaccati in due.
-Louis!-
E la cosa peggiore era che doveva essere forte, forte per tutti coloro che guardavano a lui come a una guida.
-Louis!-
Strinse le dita tra i propri capelli, ringraziando il dolore al braccio, perchè gli ricordava che era ancora vivo. Sentì una fitta al petto, ripensando a quando era stato Harry a fargli vedere come fosse essere vivi per davvero.
-Lou!-
Serrò i denti, perchè sentire la sua voce adesso era un fottuto scherzo del destino. Non era giusto, cazzo, non era giusto che la sua mente si prendesse gioco di lui in quel modo.
-Louis!-
La voce di Harry era così calda, e soffice, pensò, mentre alzava il viso in un riflesso meccanico. Il giardino di Zayn era piccolo, ma pieno di gente. Tutti si muovevano qua e là, confondendolo, ma per un attimo gli parve di vederlo per davvero.
Era sulla strada, e stava camminando verso di lui, seguito da Ed. Cosa impossibile, perchè erano entrambi morti.
Eppure era così reale, si rese conto Louis, mentre senza pensarci si alzava in piedi. Sembrava proprio Harry, tutto sporco e con i ricci pieni di cenere. Stava scansando le persone, avvicinandosi al giardino passo dopo passo e cazzo, sembrava la cosa più vera sulla quale Louis avesse mai messo gli occhi.
Si mise a correre senza nemmeno rendersene conto, perchè Harry.
Ogni più minuscola cellula del suo corpo lo stava spingendo verso di lui, mentre le sue gambe si muovevano sempre più veloci, sempre più rapide, verso quello che era il centro del suo intero universo. Vide Harry fare lo stesso, mentre gli andava incontro e, quando fu a meno di un metro spalancò le braccia, permettendo ad Harry di tuffarcisi in mezzo. La mente annebbiata, lo strinse come un'àncora in mezzo alla tempesta e cazzo. Harry lo aveva salvato ancora una volta.
Affondò la testa nel suo collo, seppellendo una mano tra i suoi ricci e aggrappandosi con l'altra alla sua maglia. Ebbe la sensazione che il mondo fosse tornato a girare sul proprio asse, mentre Harry lo stringeva altrettanto forte. Senza accorgersene gli stava sussurrando parole senza senso all'orecchio, un misto di Sei qui, stai bene e harryharryharry.
Si lasciò baciare con trasporto, quando Harry si divincolò dal suo abbraccio per trovare la sua bocca. Sentì le labbra di Harry sulle proprie, e poi sulle sue guance, e sulla sua fronte, e sui suoi occhi.
-Dov'eri?-gli chiese, distrutto -Non...non ti ho trovato-
-Siamo usciti in tempo- mormorò Harry, staccandosi appena da lui ma non lasciandolo andare del tutto, come se non potesse fisicamente sopportare di stargli lontano.
-Senza Haz saremmo morti tutti- intervenne Ed, e solo allora Louis si accorse che era rimasto lì tutto il tempo, ma non se ne vergognò -Si è accorto del fuoco, e siamo riusciti a uscire sul retro-
Gli lasciò una pacca sulla spalla, poi se ne andò, probabilmente per controllare le condizioni degli altri.
-Come...come hai fatto?- chiese Louis a quel punto, colpito -Pensavo dormiste tutti-
-Non riesco a dormire quando tu sei fuori- alzò le spalle Harry -Li ho sentiti tirare le molotov giù in giardino. Ero già per le scale quando le hanno tirate dalla finestra. Ho radunato quelli che ho potuto, e li ho portati fuori-
-Stanno tutti bene, quindi?- lo interruppe Louis, non credendo alle proprie orecchie.
-Qualcuno è un po' bruciacchiato- sorrise Harry -Ma nel complesso sì, stanno tutti bene-
Louis gli carezzò la nuca con reverenza.
-Quando siamo entrati non abbiamo trovato quasi nessuno, abbiamo pensato al peggio- confessò.
-Mi dispiace- mormorò Harry -C'era una gran confusione, non sapevo se tu fossi già tornato o fossi ancora con Liam. Appena mi hanno detto che eri qui, sono corso-
Louis annuì, lottando contro le lacrime, perchè gli era sempre stato insegnato che gli uomini non dovevano piangere.
-Perdonami- sussurrò a quel punto -Pensavo che lì dentro fossi al sicuro-
-Non è colpa tua, Lou- ribattè Harry, carezzandogli una guancia -E comunque sto bene. Sto alla grande-
Louis annuì, abbracciandolo di nuovo, perchè erano vivi ed erano insieme. E tanto gli bastava.
Harry non avrebbe saputo dire di preciso il perchè, ma nei giorni seguenti all'incendio era come se all'interno della gang fosse guardato con un nuovo rispetto. Forse perchè molti erano vivi grazie a lui, forse perchè finalmente aveva dimostrato di essere un uomo, e non un semplice ragazzino spaventato, ma ora non era più guardato a vista.
In più, Louis gli aveva dato una pistola che fosse esclusivamente sua, trovata tra quelle che erano scampate all'incendio, e lo lasciava partecipare alle loro riunioni serali per fare il punto della situazione.
Spente le fiamme, fu subito chiaro che ci sarebbe voluto un bel po' di lavoro per rimettere in sesto il Quartier Generale. I danni maggiori erano stati nell'appartamento di Louis, ma anche al pianterreno la situazione non era molto meglio. I muri erano anneriti, le finestre distrutte, il soffitto pericolante.
Tutti gli uomini del quartiere, però, anche quelli che generalmente se ne stavano più in disparte, si dissero pronti ad aiutare, e in breve tempo si organizzarono dei turni per rimettere tutto in piedi, comprese le case che erano state coinvolte nell'incendio.
Avevano comunque bisogno di una base, però, e la soluzione più ovvia fu quella di spostarsi a casa di Harry. Era stato lui ad offrirla, specialmente pensando che Louis fosse di fatto rimasto senza un tetto, poi gli altri si erano aggregati con entusiasmo. Forse per il pericolo corso, o forse per la rabbia che ne era scaturita, sembrava che tutti volessero stare sempre insieme, e così Harry si era ben presto abituato a trovare Ed in mutande nella sua cucina di prima mattina, o a urlare contro a Niall che non chiudeva mai la porta del bagno, o a sentire odori strani provenire dal giardino sul retro, o a tirare oggetti contundenti verso Luke e Micheal che tenevano la tv troppo alta.
Tutto sommato però era bello averli lì, era bello sapere di poter contare su di loro, ma soprattutto era bello trovare Louis nel letto ogni mattina, allenarsi con lui. Sentirsi considerato un suo pari, finalmente, anche da lui.
Lo consigliava quando aveva dei dubbi, lo stringeva nelle notti troppo fredde, gli aveva tenuto la mano il giorno dei funerali delle persone che non ce l'avevano fatta durante l'incendio. Era stato un giorno particolarmente duro, quello, reso ancora più triste dalla pioggia leggera che cadeva su tutti loro.
Harry non avrebbe mai dimenticato il pianto di Perrie tra le braccia di Zayn, l'unica volta che l'avesse davvero vista crollare.
Ora, però, sembravano tutti determinati a guardare avanti, senza mai dimenticare.
-Dobbiamo trovare una soluzione una volta per tutte- sentenziò Liam una sera, appollaiato sul bancone della cucina di Harry -Non possiamo rischiare un'altra cosa di questo genere-
I presenti lo fissarono. Tranne Perrie, che aveva preferito restare accanto a sua madre, c'erano praticamente tutti, sparsi qua e là nella piccola stanza.
-Sappiamo tutti quale sia la soluzione- intervenne Louis -Max George deve morire-
Nessuno lo contraddisse. Erano tutti consci che, finchè lui fosse stato in vita, non ci sarebbe stata nessuna speranza di cambiamento.
-Ho rimandato la questione anche troppo, abbiamo tante questioni in sospeso io e lui, è ora che io le chiuda una volta per tutte-
-Sai che non è così facile- osservò Zayn, giocherellando con l'anello che portava al dito -Dovremo scatenare una guerra per arrivare a lui-
-E allora scateneremo una fottuta guerra- ringhiò Louis, battendo il pugno sul tavolo -Sono stanco di giocare in difesa, è il momento di ristabilire le gerarchie-
Nella stanza esplose un boato. Chiaramente tutti erano d'accordo con lui, e non vedevano l'ora di vendicarsi.
Harry inghiottì le sue preoccupazioni, aspettando che tornasse la calma, ma poi non resistette più.
-Solo a me sembra una missione suicida?- borbottò.
Venne bloccato da un gesto di Liam e da un'occhiata raggelante di Louis. Ogni tanto tendeva ancora a dimenticare quale fosse il proprio posto. Ops.
-Non abbiamo alternative- spiegò Louis -Max George ci vuole vedere distrutti. Vuole vedere me distrutto-
-Ma forse dovremmo focalizzarci sul perchè, no?- proseguì Harry -Insomma, sappiamo tutti che tra le gang non corra buon sangue, ma lui si accanisce particolarmente contro di te. È assurdo che non abbia un qualche motivo!-
Il silenzio calò nella stanza, e per un istante ebbe l'impressione di aver detto qualcosa di male, poi Liam si schiarì la voce.
-Credo sia il caso che tu glielo dica, Lou-
Dagli sguardi dei presenti, Harry intuì che solo tre o quattro persone fossero totalmente all'oscuro di ciò che stava succedendo, a parte lui. Gli altri sembravano già sapere tutto.
-E va bene- sospirò a quel punto Louis -Vedi, Harry, Mark Tomlinson non era il mio vero padre-
-Ah no?- soffiò lui, sconvolto.
-No- scosse la testa Louis -Ha sposato mia madre quando io avevo un anno, dopo che il mio padre biologico era sparito, e mi ha dato il suo cognome. Poi sono nate le mie sorelle. Il punto è che, quando Mark si è innamorato di mia madre, non era un uomo libero-
Nella piccola cucina non volava una mosca, tutti concentrati su ciò che Louis stava dicendo, anche chi già era a conoscenza dell'intera storia. La sua voce era ipnotica.
-Stava con un'altra donna, dalla quale aveva avuto un figlio. Vediamo se indovini chi possa essere?-
Harry spalancò gli occhi. Non poteva crederci.
-Max George- soffiò.
-Cento punti per Haz- borbottò Louis -Maximilian Tomlinson. Ovviamente poi ha cambiato nome, perchè quando suo padre l'ha mollato per correre dietro a mia madre non l'ha presa tanto bene. Era piccolo, all'epoca, ma ti sorprenderà sapere quanto odio possa covare un bambino. Il resto della storia immagino la potrai intuire da te...-
-È per questo che ha attaccato la tua famiglia- mormorò Harry, cominciando finalmente a vederci chiaro.
-Già- disse piano Louis -Voleva vendicarsi con suo padre che l'aveva abbandonato e con la nuova famiglia che si era creato. Soprattutto con quello che ormai lui considerava il suo erede, il suo unico figlio maschio-
-Tu-
Louis annuì, posando il mento sulle mani con fare pensoso.
-Sai, mi sono sempre chiesto perchè abbia accettato il patto, perchè non abbia provato a uccidermi dopo.- considerò -Ma ora credo che sia stato per puro divertimento. Credo abbia preferito vedermi soffrire per la perdita della mia famiglia, piuttosto che sapermi in pace sotto metri di terra. E ora sta semplicemente facendo in modo che succeda la stessa cosa-
-Per questo voleva sapere il tuo punto debole...- sussurrò Harry.
Louis lo guardò negli occhi, poi annuì tristemente. Era come se nella stanza fossero rimasti solo loro due, adesso, solo loro due e nessun altro.
Fu a quel punto che Niall si schiarì rumorosamente la voce, spezzando quel legame silenzioso.
-Quindi, qual è il piano?- chiese, strofinandosi le mani.
-Attaccheremo la loro base tra due giorni- sentenziò Louis, prima di scostare la sedia e dichiarare chiusa la riunione.
Harry aspettò che tutti lasciassero la stanza, poi si rivolse a lui.
-Perchè non me l'hai mai detto?- chiese.
-Non è un argomento di cui amo parlare- ammise Louis -Mi fa ricordare semplicemente che l'assassino dei miei genitori e delle mie sorelle è ancora a piede libero-
-E non ti chiedi il perchè, Lou?- mormorò Harry -Voglio dire...lui non è mai venuto a cercarti, ma nemmeno tu l'hai fatto-
-Lo so. Credo che sia stato perchè qualcosa dentro di me mi diceva che mio padre in fondo non l'avrebbe voluto. Che era pur sempre suo figlio-
Harry si allungò, posando una mano sulla sua
-Magari è lo stesso per lui-
Louis fece una smorfia.
-Me lo sono ripetuto per tanto tempo, che forse anche Max si facesse delle remore, ma quando l'ho visto in casa tua, che ti puntava contro una pistola, beh, ho capito che razza di persona è- sibilò -E non avrò pietà per lui quando ce l'avrò davanti-
-Le cose non devono essere per forza così, Lou- provò a blandirlo, stringendo le dita sulla sua mano.
-Invece sì- ribattè l'altro, a muso duro, sottraendosi alla sua presa -È l'unico modo che conosco. Questo è ciò che sono, e se non ti va bene quella è la porta-
Harry non se la prese, ormai aveva imparato a conoscere e ad amare anche questi suoi momenti d'ombra. Si alzò dalla sedia e si chinò di fronte a lui, appoggiando le braccia sulle sue ginocchia e posandovi sopra il mento.
-E allora, se questo è quello che vuoi, io sono con te- disse, sicuro -Fino alla fine-
Harry accarezzò la canna della sua pistola, prima di infilarsela nella cintura. Guardò la luna piena tra gli alberi, fermo in piedi in mezzo al giardino.
Di lì a poco sarebbero partiti per il quartiere dei The Wanted, e tutti si stavano apprestando agli ultimi preparativi.
Sentì dei passi alle sue spalle, ed ecco Louis, con indosso pantaloni scuri e giacca di pelle, che camminava verso di lui a passo svelto.
Si fermò di fronte a lui, sfiorando con la punta delle dita la fascia che si era infilato tra i ricci perchè non gli cadessero sugli occhi.
-Però- commento, un sorrisino sul volto -Un vero gangster-
Harry scosse la testa, esasperato, mentre gli occhi di Louis perdevano ogni traccia di ilarità.
-Haz...- sussurrò.
-Lo so- lo interruppe Harry -Anche io-
Premette le labbra sulle sue, rapidamente. Sapeva cosa volesse dirgli, ma non voleva sentirlo, non adesso. Sarebbe sembrato un addio, e non poteva, non doveva esserlo. Confidava nel fatto che sarebbero tornati entrambi, quella notte.
In breve tempo arrivarono anche gli altri, chi in macchina e chi in moto. Alla fine, considerando anche le aggiunte dell'ultimo minuto, erano una ventina in tutto.
-Perfetto- esordì a quel punto Louis -Da quello che sono riuscito a scoprire, Max George stanotte dovrà ritirare una partita di droga alla periferia Est della città. Aspetteremo che avvenga lo scambio, poi attaccheremo. Domande?-
Nessuno parlò, quindi Louis continuò.
-Naturalmente avrà una buona scorta, perchè si aspetterà ritorsioni, però ritengo che sarà comunque più facile coglierlo di sorpresa stanotte, piuttosto che alla sua base, tanto più che questa sua scampagnata sarebbe dovuta rimanere segreta- precisò -Fortunatamente ho degli ottimi informatori-
-Bene- battè le mani dopo qualche istante -Dividiamoci. Liam, Zayn, Niall ed Harry con me, gli altri nelle solite squadre. Stateci dietro-
Senza perdere tempo, salì sul sedile davanti della macchina di Liam. Quest'ultimo si mise alla guida e gli altri tre si strinsero nei sedili dietro.
Liam partì, e subito tre moto e due auto si accodarono.
-Dovremo rimanere un po' distanti, per non farci notare- gli disse Louis dopo un po', anche se sicuramente Liam già lo sapeva.
Harry si piegò in avanti, e giusto in quel momento Louis guardò nello specchietto retrovisore, cosicchè i loro occhi si incrociarono per un istante. Harry sorrise debolmente, e Louis annuì appena, come per rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene.
Ci misero mezz'ora ad arrivare nel luogo prestabilito. Liam parcheggiò sul ciglio della strada, dove non avrebbe dato nell'occhio, e gli altri lo imitarono.
-Bene. Ci siamo- disse a quel punto Louis, voltandosi verso gli altri quattro -Non fate sciocchezze, sono stato chiaro? Non intendo perdere nessuno di voi-
Zayn annuì, serio, un braccio sullo schienale del sedile di Liam.
-Ti guardiamo le spalle, Lou. Sempre-
Fece scontrare il suo pugno con quello dell'amico, e gli altri fecero lo stesso.
-Andiamo-
Caricarono le pistole tutti insieme, poi scesero. Louis andò avanti per primo, Niall e Zayn si misero ai suoi lati, e dietro a loro c'erano Harry e Liam.
Andarono avanti decisi, protetti dal buio, come se fossero un'unica entità, come se avessero da sempre combattuto insieme, loro cinque.
Harry lanciò uno sguardo a Liam. Il fatto che fosse al suo fianco, invece che con Zayn, lo fece sospettare che Louis gli avesse ordinato di tenerlo d'occhio, ma stranamente quel pensiero con gli diede fastidio. Erano amici, si guardavano le spalle a vicenda. Erano una squadra.
Tutti gli altri li seguirono da vicino, in un silenzio innaturale, soprattutto considerando che erano almeno venti persone. Presero una stradina sterrata, al limitare di un boschetto, e dopo venti metri Louis fece cenno di fermarsi lì.
Harry gettò un'occhiata oltre gli alberi, dove sembrava esserci un piccolo spiazzo. Lì c'era un po' più di luce, ed Harry potè intravvedere delle figure muoversi.
-Eccolo- gli sussurrò Niall all'orecchio -Max George-
Harry non riuscì a riconoscerlo, ma si fidò della sua parola. Passò qualche minuto, e nella radura si accesero i fari di una macchina.
Dovevano essere gli spacciatori, che se ne andavano.
-Ora- sibilò Louis e, senza aspettare nemmeno un istante si tirò su e sparò un colpo di pistola in aria.
Tutti insieme puntarono le armi verso la radura, facendo fuoco. Louis e pochi altri, nel frattempo, girarono attorno agli alberi, pronti a prenderli alle spalle come avevano programmato.
Louis, dalle macchine parcheggiate, vide uscire moltissimi uomini, esattamente come aveva previsto. Irruppe nella radura con la pistola in pugno, protetto dal fuoco dei propri compagni. Mollò un pugno a uno dei The Wanted che gli si fece sotto, senza nemmeno guardarlo in faccia. Per un attimo sperò che fosse Tom Parker, ma non aveva tempo per controllare. Attorno a lui era il caos.
Sentì il suono di uno sparo e si chinò d'istinto, poi sollevò la sua pistola in quella direzione, prese la mira e fece fuoco. Un urlo gli fece capire che il suo colpo era andato a segno.
Cercò Harry con gli occhi e lo vide dietro a un albero, intento a coprire le spalle a lui e agli altri. Un piccolo movimento, ed ecco Liam.
Presente, fidato, Liam, che aveva acconsentito a separarsi da Zayn per proteggere il ragazzo che lui amava.
Si girò, giusto in tempo per evitare che un coltello gli venisse conficcato nel collo. Afferrò il braccio del tizio al suo fianco e lo fece girare sopra la propria spalla, sbattendolo con la schiena nella polvere. Ormai ce li avevano addosso.
Sentì il rumore di un tuono, mentre una goccia di pioggia gli cadeva addosso, ma Louis non vi diede bado.
Era come se il tempo fosse fermo, era sempre così per lui durante uno scontro. Ormai era avvezzo a quella sensazione, di paura mista a eccitazione, quel tormento che gli colava nelle vene, scaldandolo da dentro.
Che amasse le battaglie, in fondo? Che amasse il sangue e la morte?
L'aveva sempre pensato, in fondo, eppure ora, mentre alzava la pistola e sparava una, due volte, si rendeva conto che qualcosa era cambiato.
Si era sempre battuto spinto dall'odio, dalla rabbia, dal desiderio di vendetta.
Ora invece, voleva solo farla finita. Voleva solo avere la certezza di non perdere più nessuno.
Arretrò di un paio di passi, facendo cozzare le proprie spalle con quelle di qualcun altro. Si girò di scatto, la pistola pronta.
-Obiettivo sbagliato- gli fece notare Niall, prima di fargli l'occhiolino e ributtarsi nella mischia.
Louis superò un corpo steso a terra, senza nemmeno riuscire a guardare se fosse un amico o un nemico. Ormai si erano tutti mescolati nella radura, mentre la pioggia iniziava a scendere in modo più violento. Nessuno si azzardava a usare la pistola, per timore di colpire uno dei propri compagni.
Vide Harry atterrare un ragazzo, e cercò di impedirsi di buttarsi tra loro e tenerlo al sicuro.
-Ma quanti cazzo sono?- sentì urlare da Zayn, mentre affondava il suo inseparabile coltello nel braccio di un tizio che stava cercando di strozzarlo -Ci mancava pure l'acqua-
Micheal si rotolò ai suoi piedi con un altro. Louis corse in suo aiuto, staccandoglielo di dosso e mandandolo al tappeto con un pugno ben assestato.
Si guardò intorno, perchè il suo obiettivo era solamente uno.
Estratto il proprio coltello, menò un paio di fendenti, e poi finalmente lo vide.
Max stava cercando di raggiungere una macchina per fuggire, lasciando i suoi uomini a sbrigarsela al posto suo, da quel bastardo senza onore che era.
Ormai fradicio per la pioggia, corse verso di lui e riuscì a buttarglisi addosso, prendendolo alle spalle.
Rotolarono entrambi a terra, e Louis lo inchiodò con il suo peso, mollandogli un pugno.
-Finalmente hai tirato fuori le palle, eh Tomlinson?- gracchiò Max George, sputando del sangue a terra.
Louis caricò un altro pugno, ma con un colpo di reni l'altro si liberò di lui, alzandosi in piedi. Louis fece lo stesso, tirandosi su di scatto e fronteggiandolo, gli occhi di ghiaccio.
-Hai portato i tuoi uomini a morire per te- sentenziò Max, urlando per farsi sentire sopra il fragore della pioggia -Questo ti rende incredibilmente simile a me, o sbaglio, Louis?-
Non gli rispose, limitando a serrare le dita sulla pistola. Aveva un colpo solo, lo sapeva. Max alzò le mani al cielo, mostrando di essere disarmato.
Avrebbe potuto sparare e ucciderlo. Tutto sarebbe finito, le persone che amava sarebbero state in salvo.
Eppure esitava, ancora una volta. Il patto non valeva più, eppure lui viveva seguendo un codice. E non si ammazza un uomo che solleva le mani e chiede pietà.
Però non era un uomo qualunque. Era colui che gli aveva portato via tutto.
Colui che, soprattutto, gli avrebbe portato via l'unica cosa che ancora contasse, se lo avesse lasciato in vita.
-Ho sempre pensato che fossi un debole- sputò Max -Non capisco come mio padre abbia potuto scegliere te invece di me-
Fu un attimo, e la sua espressione tesa di colpo cambiò. Era tranquillo, si rese conto Louis. Troppo tranquillo, per uno che rischiava di morire. Troppo tranquillo, persino se fosse stato sicuro che lui non gli avrebbe sparato.
Spinto da niente più che una sensazione, si girò di scatto, e nel retro della sua mente riconobbe Nathan Sykes, a una decina di metri da lui, riparato dalla portiera di una macchina. Aveva la pistola puntata su di lui, e stava prendendo la mira.
Incredibile come tutto accadde al rallentatore. Lo vide muovere le mani sul grilletto, e sapeva che non sarebbe riuscito a spostarsi.
Sentì le urla attorno a sè, una voce più alta delle altre, forse qualcuno che chiamava il suo nome.
Non avrebbe saputo dire se avesse chiuso gli occhi, ma sicuramente l'ultima cosa che vide furono un paio di occhi verdi come la speranza.
Poi il suono secco del proiettile che usciva dalla canna, e infine il contraccolpo sul proprio corpo.
Sentì il sangue caldo colargli sul giubbino, ma sorprendentemente non avvertì dolore.
Spalancò gli occhi, rendendosi conto che quel proiettile non lo aveva colpito. Un corpo si era frapposto tra lui e lo sparo, e ora era pesante tra le sue braccia.
L'aria si bloccò in gola, perchè ancora prima di vederlo aveva capito. Era stato come uno spostamento d'aria, come se la terra avesse smesso di girare, come se tutto il baricentro della sua esistenza si fosse spostato di colpo, lasciandolo senza un terreno solido su cui poggiare i piedi.
-Haz...-
La schiena di Harry era premuta contro il suo petto. Louis lo sostenne con le braccia, scivolando in ginocchio e trascinandolo con lui.
Caddero entrambi sul terreno bagnato.
Harry era pallido, la pioggia scorreva impietosa sulle sue labbra schiuse, il respiro era corto ed accelerato.
Louis si portò la sua testa sulle gambe, carezzandogli freneticamente i capelli.
Alzò gli occhi solo per vedere Liam uccidere Sykes, mentre un rombo alle sue spalle gli disse che Max George stava scappando, insieme a quelli che erano rimasti dei suoi uomini.
Louis si tolse il giubbino, rapido e freddo, premendolo con tutte le sue forze poco sotto la clavicola di Harry, dove il sangue sgorgava copiosamente, cercando di fermare l'emorragia.
Lo vide sfarfallare gli occhi, e premette più forte, chinandosi sul suo viso.
-Rimani con me, Harry!- gridò-Non osare morire, chiaro? Non osare-
Sentì le dita di Harry sfiorargli il viso, mentre sollevava il braccio sano a fatica.
Poi chiuse gli occhi, e non li riaprì più.
-HARRY! NO!-
Louis si sentì cadere per un tempo infinito, mentre urlava, la fronte appoggiata sul petto di Harry.
Harry che aveva appena rischiato la sua vita per salvare lui.
Liam Payne era sempre stato un inguaribile ottimista. Anche quando tutto nel quartiere andava male, anche quando le speranze sembravano poche, lui era quello che cercava di convincere tutti che ogni cosa si sarebbe risolta.
Adesso, però, scendendo i gradini di uno degli ospedali di Los Angeles, faceva particolarmente fatica a convincersene persino lui stesso.
Non avrebbe mai dimenticato tutto quel sangue, tutte quelle urla. Aveva ancora davanti agli occhi Louis distrutto, con Harry tra le braccia. E poi Niall, coperto di fango e ferite. E Zayn, Zayn che aveva quasi rischiato di perdere quando uno dei The Wanted l'aveva accoltellato all'addome.
Quaranta punti e due mesi di prognosi. Presto sarebbe stato bene e avrebbe scordato quella faccenda.
Lui invece no. Lui invece avrebbe sempre portato con sè l'angoscia di vedere una delle persone a cui teneva di più appoggiata a lui, sanguinante, senza sapere se ce l'avrebbe fatta.
Si passò una mano sugli occhi, mentre usciva alla luce del sole. La polizia gli aveva fatto un sacco di domande, e in qualche modo se la sarebbero cavata pure questa volta. Erano stati bravi a far sparire tutte le loro armi e i cadaveri degli avversari. In mancanza di prove, i poliziotti avrebbero dovuto prendere per buona la loro cazzata dell'aggressione.
-Lee-
Liam alzò il viso giusto per vedere Sophia qualche metro più avanti, che lo aspettava fuori dall'ospedale. Chissà da quanto era lì.
-Scusa- cominciò lei, andandogli incontro cauta -So che non sarei dovuta venire, e ti arrabbierai, ma...-
Non la lasciò finire, perchè la raggiunse in due passi e la abbracciò stretta, seppellendo il viso nel suo collo. Dopo un attimo di smarrimento sentì le sue mani sulla propria schiena. Si lasciò scappare un singhiozzo, e lei lo strinse più forte, impedendogli di cadere a pezzi.
Tenendolo insieme.
Louis vide quella scena da una finestra dell'ultimo piano, dove c'era il reparto di rianimazione. Non riuscì a trattenere un sorriso mesto, prima di tornare a sedersi sulla sedia in cui aveva passato le ultime ore.
Si prese la testa tra le mani. Harry era uscito da poco dalla sala operatoria ma, non essendo un parente, non gli avevano permesso di vederlo. Sapeva che era vivo, però, e tanto gli bastava. Sapeva anche che era grave, però, e che non era nemmeno detto si sarebbe mai svegliato.
-Ho chiamato Gemma- gli comunicò Ed, sedendosi accanto a lui -Prenderà il primo aereo-
Louis annuì, lasciando che l'amico gli posasse una mano sulla spalla.
L'unica cosa che avrebbe potuto fare era aspettare.
E aspettò. Aspettò lì fuori per giorni, finchè Gemma non arrivò e, dopo aver visto il fratello e essersi informata sulle sue condizioni, non gli diede il permesso di entrare.
E poi aspettò per altri giorni, vicino ad Harry che era in coma e non sapeva nemmeno se potesse sentirlo.
Aspettò seduto sulla poltrona, aspettò in piedi vicino alla finestra, aspettò dormendo con la testa posata sul suo letto.
Aspettò che si svegliasse, perchè doveva svegliarsi.
-Perdonami Haz- gli sussurrò un giorno, dopo un paio di settimane. Era la prima volta che trovava il coraggio di parlargli.
Si era sempre sentito un idiota, prima, ma aveva quelle parole bloccate in gola da troppo tempo.
E aveva una tremenda, fottuta paura che Harry morisse. Perchè in quel caso non sarebbe più valsa la pena di restare al mondo.
Non senza l'unica persona che avesse mai desiderato salvarlo, l'unica che l'avesse amato per quello che era.
Orgoglioso, introverso, aggressivo, autoritario.
Un gangster senza cuore, che non aveva compassione per nessuno.
Finchè non era arrivato Harry, ad avere compassione di lui. Ad insegnargli di nuovo cosa volesse dire essere vivi.
Una lacrima gli scivolò dalle ciglia lungo la guancia, calda e salata.
Non portarmelo via. Non portarmi via la parte migliore di me.
Louis non si staccava mai da Harry, terrorizzato dal fatto che potesse svegliarsi e non trovare nessuno. Un pomeriggio entrò Gemma e si sedette di fronte a lui, dall'altro lato rispetto al letto di Harry, dopo aver dato un bacio sulla fronte al fratello.
-Non è stata colpa tua, Louis- gli disse piano.
Louis la guardò, sorpreso. Non si erano mai parlati molto, da quando lei era arrivata, e in realtà pensava che lo odiasse. Non che potesse darle torto, comunque.
-Certo che lo è stata- rispose, carezzando i ricci di Harry con la punta delle dita -Se lui è qui è stato per salvarmi la vita-
-Già- mormorò Gemma -Ma è stata una sua scelta. E sono certa che rifarebbe la stessa cosa-
Louis la guardò, senza capire. Se una delle sue sorelle avesse messo in pericolo la propria vita per un ragazzo, non sarebbe stato così comprensivo.
-Perchè mi dici questo?- le chiese.
-Perchè non ho mai sentito mio fratello così felice come negli ultimi mesi- rispose lei, gli occhi lucidi -Lui non me lo diceva, ma sapevo che era per merito tuo. Ero certa che prima o poi se ne sarebbe accorto-
-Accorto di cosa?-
-Che lo ami, Louis- alzò le spalle Gemma, asciugandosi gli occhi -È stato solo perchè avevo questa sicurezza, che me ne sono andata. Sapevo che non sarebbe stato solo-
-Tu...come...- soffiò Louis, in imbarazzo come non mai.
-Me n'ero accorta da quando venivi a casa nostra con tuo padre- sorrise lei -Non te ne sarai mai accorto, ma i tuoi occhi parlano di mio fratello. Lo guardi come se non vedessi nient'altro al mondo-
Louis non si affannò a negare, limitandosi a sfiorare la mano di Harry con la propria.
-Guarda dove l'ha portato, questo- sussurrò.
-Se lui è qui non è dovuto al fatto che tu lo ami- sospirò Gemma, accarezzando il fratello con lo sguardo -Ma è dovuto al fatto che ti ama anche lui-
Quelle parole lo colpirono come una lama affilata. Avrebbe voluto sentirle da lui. Avrebbe voluto che Harry lo guardasse ancora una volta, e sorridesse solo per lui.
-Si sveglierà, ne sono sicura- disse con fermezza Gemma.
-Quando lo farà sarò qui- rispose Louis -Ma poi devi promettermi che lo porterai via con te-
Lei lo guardò, senza capire.
-Che cosa?-
-Hai capito benissimo. Voglio che tu gli dica qualsiasi cosa possa convincerlo a venire via da qui- ripetè Louis, accorato -Finchè Max sarà vivo, Harry sarà in pericolo. Non posso permetterglielo, ti prego. Devi promettermelo-
Gemma guardò i suoi occhi disperati, mentre lui le parlava con il cuore in mano. Infine annuì.
-Te lo prometto-
La prima volta che Harry aprì gli occhi era un pomeriggio piuttosto afoso. Ricordò una luce accecante e un violento mal di testa.
Sbattè le ciglia più volte, nel tentativo di mettere a fuoco dove si trovasse. Piegò appena il capo verso destra, sentendo una pressione sul proprio braccio, e la prima cosa che vide fu Louis che dormiva, la fronte appoggiata sulla sua mano.
Se avesse avuto il controllo sul proprio corpo, se non si fosse sentito come ogni singolo osso fosse in poltiglia, avrebbe sorriso. Ce l'aveva fatta, l'aveva protetto.
La seconda volta che Harry aprì gli occhi era sera, ed era buio. Li richiuse subito, ma mosse piano le dita.
Louis se ne accorse, ed Harry lo sentì trattenere bruscamente il fiato. Così le mosse di nuovo, perchè voleva farlo felice.
Sentì le dita di Louis sfiorargli i capelli, e poi le sue labbra umide premettero sulla propria fronte.
-Grazie...- lo sentì sussurrare, senza riuscire a capire con chi stesse parlando, se con lui o se con qualcuno che era nella sua mente -Grazie...-
La terza volta che Harry aprì gli occhi fu quando si svegliò definitivamente. Stavolta però non c'era Louis, lì accanto, ma Gemma.
Appena lei se ne accorse, saltò su dalla poltrona in cui era seduta a leggere, e gli riempì il viso di baci, sorridendo tra le lacrime.
-Oh Haz!- esclamò -Stai bene? Come ti senti? Aspetta, vado a chiamare il medico!-
Lo stordì di parole, come aveva sempre fatto, ma a lui non dispiacque. Era bello essere tornato.
I dottori arrivarono in gruppo, rivoltandolo come un calzino per visitarlo. Gli controllarono i riflessi, gli fecero delle domande. A fatica riuscì a rispondere, ma era ancora piuttosto difficile trovare la voce, quindi per lo più si limitò a fare cenni del capo.
Solo quando loro uscirono, e Gemma gli strinse la mano tra le sue, riuscì a dire un'unica parola.
-Louis?-
Un'espressione addolorata si dipinse sul volto di sua sorella, mentre iniziava a balbettare scuse su come il ragazzo fosse sparito, sul fatto che fosse un ingrato che non era mai andato a trovarlo in ospedale, che non era quello che entrambi credevano.
Harry scrutò il suo viso, e non gli ci volle molto a capire che nemmeno lei credeva a quelle parole. Qualcuno doveva averla istruita a dirle, e nemmeno troppo bene in realtà.
E comunque lui sapeva la verità, lui aveva visto Louis, lui l'aveva sentito, ogni giorno e ogni notte che aveva trascorso vicino al suo letto, a lottare insieme a lui.
Non l'aveva lasciato solo un attimo.
E l'avrebbe sempre amato per questo.
Lui e Gemma partirono per Boston due settimane più tardi. Harry era sicuro che sua sorella fosse piuttosto sorpresa di essere riuscita a convincerlo così rapidamente.
In effetti, quando lei gli aveva proposto di partire con lei, almeno per un po', non ci aveva pensato due volte.
Louis non si era più fatto vivo, non che Harry se lo aspettasse. Lo conosceva bene, ormai, e sapeva che quando prendeva una decisione era piuttosto difficile farlo tornare sui suoi passi. Ma andava bene così.
Si era reso conto di amarlo abbastanza da fidarsi di lui. Gli aveva fatto una promessa in fondo, che non aveva niente a che vedere con quella fatta a suo padre.
Gli aveva detto che quando tutto fosse finito, sarebbe tornato a prenderlo. E lui ci credeva.
L'appartamento di Gemma era piccolo, esattamente sopra il bar in cui lei lavorava.
Appena aprì la porta, venne seppellito da una massa di capelli biondi e da due braccia esili che però ebbero quasi il potere di strozzarlo.
Taylor non era cambiata di una virgola. Alta, magra, due occhi allungati e un sorriso luminoso come una giornata d'estate.
Harry cercò di non pensare a quanto Ed sarebbe voluto essere al suo posto, mentre la stringeva. Lei lo sommerse di parole, mentre lo aiutava a sistemare le sue cose sul piccolo soppalco che fungeva da camera degli ospiti. Gli raccontò del posto dove andava a suonare la sera, gli disse che ormai aveva un certo pubblico e aveva iniziato a scrivere anche qualche canzone. Gli spiegò che Boston era più tranquilla di Los Angeles, e che era bello vivere senza il costante terrore di poter perdere tutto da un momento all'altro.
Sembrava felice, eppure c'era qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che non se ne andava mai, qualcosa che parlava di amore e rimpianto. Forse gli stessi sentimenti che metteva nelle sue canzoni, chissà. Ad Harry sarebbe piaciuto ascoltarle.
Lo fece un paio di mesi dopo il suo arrivo a Boston. Taylor suonava in un pub vicino al centro, e lui andò a sentirla.
Ordinò una birra e si sedette su uno sgabello al bancone. Il locale era piuttosto scuro e polveroso, ma aveva un suo fascino.
Aspettò per conto suo, toccandosi di tanto in tanto la spalla. La ferita si era rimarginata, ma a volte, specie quando stava per piovere, tornava a fargli male.
Sorseggiò la sua birra piano, mentre le luci sul piccolo palco improvvisato si accendevano e Taylor iniziava a cantare, accompagnata solo dalla sua chitarra.
Avrebbe fatto un paio di canzoni, poi avrebbe lasciato spazio ad altri artisti emergenti. Harry la guardò, ed era bello vederla nel suo elemento. Pizzicava le corde piano, e cantava con gli occhi chiusi.
Sembrava stesse parlando con qualcuno, mentre cantava del vero amore, e forse era proprio così. Harry chinò il capo, perchè l'assenza di Louis in certi momenti faceva semplicamente troppo male.
Fu solo quando sentì la strofa seguente, che ogni pezzo tornò al proprio posto, che seppe con certezza di non essere l'unico a sentirsi così.
"You understand now why they lost their minds and fought the wars
and why I've spent my whole life trying to put it into words"
Parlava di Ed, parlava di Louis. Parlava di loro. Parlava del fatto che li avrebbero aspettati per sempre, perchè sapevano che stavano rischiando la loro vita per loro, per accoglierli in una casa più sicura.
Taylor aveva ragione, Boston era una città bellissima, ma per Harry nulla sarebbe mai stato come quel piccolo quartiere alla periferia di Los Angeles, là dove era riuscito ad avere tutto e là dove quel tutto gli era stato portato via. Là dove aveva capito quanto fosse importante avere qualcosa, o qualcuno, per cui si fosse disposti a morire.
-Sei stata grande- disse a Taylor quando si sedette accanto a lui, un quarto d'ora più tardi. Aveva gli occhi che brillavano, e gli sorrise, mentre ordinava da bere.
-Faccio quello che mi piace- si limitò a dire lei.
Poi lo guardò oltre il proprio bicchiere, scrutandolo con quegli occhi indagatori e un po' allungati che avevano sempre avuto il potere di metterlo a disagio.
-Tu cosa vorresti fare, Harry?- domandò -Gem mi aveva accennato che avresti voluto iscriverti all'Università-
-Era un desiderio di tanto tempo fa- alzò le spalle lui -Non voglio fare piani a lungo termine qui...Conto di tornarmene a Los Angeles, il prima possibile-
Taylor posò il bicchiere sul bancone, girandoselo tra le dita.
-Posso capirti- ammise infine -Provo la stessa cosa. Io e Ed ci siamo promessi di non avere contatti, pensando che così sarebbe stato più facile andare avanti con le nostre vite, aspettando di poterci rivedere. Ma è una sciocchezza. Sono qui da quasi un anno, ormai, eppure mi sento ancora in questo dannato limbo. Ogni volta che qualcuno suona il campanello mi va il cuore in gola, perchè penso che sia lui. E puntualmente rimango delusa-
Harry non disse nulla, limitandosi ad annuire, perchè provava la stessa identica sensazione.
-Ho sempre pensato che provare un amore del genere fosse una benedizione- continuò Taylor con un sospiro -Ma a volte è semplicemente troppo difficile. Lui è in tutte le mie canzoni, anche in quelle che non parlano d'amore, ti rendi conto? Lui è sempre con me-
-Lo so- mormorò Harry, posando la mano sulla sua -E per lui è lo stesso, credimi-
Taylor annuì piano, bevendo un sorso di quel liquido rosato che Harry non avrebbe toccato nemmeno morto.
-È che mi sento così egoista. Io sono qui, al sicuro, in un bar, e lui è là in quell'inferno-
-Questa è l'unica sua consolazione, credimi- mormorò Harry, perchè ormai aveva capito -Tu eri il suo punto debole, l'unica cosa in grado di spezzarlo. Il fatto di saperti al sicuro è ciò che lo rende forte-
-Stiamo parlando di Ed, o di Louis, adesso?- sorrise Taylor.
-Di entrambi- ammise Harry. Perchè adesso ci era arrivato, finalmente. Adesso aveva capito che a volte andare via era l'unica soluzione. Ingoiare un po' di orgoglio, sentirsi inutile magari, era qualcosa che avrebbe potuto fare, per far stare tranquillo Louis. Si era preso un proiettile per lui, poteva fare anche questo.
-Torneranno- disse, sicuro.
-Torneranno- annuì Taylor.
Nei mesi seguenti Harry imparò ad apprezzare Boston. I suoi palazzi alti, i suoi angoli di verde nascosti, il suo clima mite.
Aveva trovato un lavoro come commesso in un negozio di macchine fotografiche. Era piuttosto monotono, ma la paga era buona.
Si era trasferito con Gemma e Taylor in un appartamento più grande, così da poter avere la sua stanza.
Il primo anno a Boston passò lentamente, diviso tra il lavoro e le serate incollato al computer, cercando articoli su Los Angeles, ma c'era sempre troppo poco.
Gli scontri nelle periferie continuavano, c'erano stati diversi omicidi e diversi arresti, ma mai nulla di concreto. I messaggi di Liam e Ed erano sempre molto vaghi, ma Harry se li faceva bastare. Sapeva che, se fosse successo qualcosa di importante, glielo avrebbero fatto sapere.
Mandò ad Ed la foto del suo primo tatuaggio, un veliero, disegnato sulla spalla che era stata colpita durante lo scontro. Gli era sembrato adatto, una nave in mare aperto che cercava la via di casa. Che cercava Louis.
Harry imparò a sue spese che il suo amore per lui era davvero il sentimento più strano che avesse mai provato, più della rabbia, più della tristezza. Il suo amore era capriccioso, perchè non ascoltava. Il suo amore era testardo, perchè non voleva cedere all'evidenza, era tenace, perchè non lasciava perdere. Era crudele, perchè restava lì, a fargli desiderare ciò che non aveva, a opporsi ad ogni ragionamento logico. Era ingenuo, perchè non ascoltava nessuno, perchè perdonava l'imperdonabile.
Eppure Harry era certo di non aver mai provato nulla di così vero in tutta la sua vita.
Dopo i primi dodici mesi d'inferno, riuscì a trovare un equilibrio. Si fece qualche amico, ma per lo più stava con Gemma e Taylor. Trovò una sua dimensione, anche se a fatica. Da una parte si sentiva meglio, più in salute di quanto non fosse mai stato. C'era qualcosa di meraviglioso nel poter andare dove volesse, senza problemi di confini, senza dover contare i soldi al millesimo, senza doversi preoccupare di ogni faccia estranea che vedeva in giro.
Eppure sapeva che quello non era il suo posto. A volte il luogo in cui nascevi condizionava la persona che eri per tutta la vita, e non avrebbe mai potuto fingere il contrario.
Lui era le strade di Los Angeles, era il calore di quella gang che gli mancava ogni singolo giorno, era il sangue ed era il fuoco. Lui era il posto in cui c'era Louis, e voleva solamente tornare laggiù, nonostante il pericolo e la paura.
Erano passati esattamente sedici mesi e ventidue giorni da quando era partito dalla California, quando salì le scale del suo nuovo appartamento, e appena entrò sentì qualcosa di diverso nell'aria. Non avrebbe saputo dire cosa ma, mentre apriva la porta, era come se qualcosa dentro di lui gli stesse dicendo che era un giorno diverso dagli altri, che qualcosa di importante stava per accadere. Non era la prima volta che accadeva, nell'ultimo anno e mezzo, ma rimase ugualmente deluso quando entrò in casa e la trovò vuota. Sospirò, cercando di ricacciare indietro la tristezza e la cocente disillusione. Non poteva permettersi di perdere la fiducia.
-Haz-
Sussultò, il cuore che gli martellava nel petto, quando sentì quella voce. La sua voce.
Si girò di scatto, e lo vide.
Era in piedi, sulla soglia della porta che conduceva in cucina. Aveva le mani in tasca, e lo guardava come se vedesse solamente lui.
Harry sbattè più volte le palpebre, perchè non era la prima volta che immaginava cose che non c'erano.
Louis era ancora più bello che nei suoi ricordi, fu la prima cosa di cui si rese conto. Con addosso quei pantaloni stretti e una maglia bianca, i capelli un po' più corti sparsi sulla fronte, la barba leggera.
-Max è morto- fu tutto quello che Louis disse, e Dio, cos'era risentire la sua voce dopo tutto quel tempo -È stato Zayn. Forse ha capito che io non ce l'avrei mai fatta-
Harry non aprì bocca, troppo emozionato per dire alcunchè, troppo incredulo di sentire quelle parole.
Louis si mosse piano, con cautela, avanzando verso il punto in cui lui era immobile, gelato sul posto.
-Sei qui- sussurrò Harry a un tratto, perchè quella improvvisamente era l'unica cosa che contasse. Senza pensarci allungò la punta delle dita verso di lui, e Louis fece lo stesso.
Non si avvicinò ulteriormente, come se avesse paura di affrettare troppo le cose, come se volesse ricostruire uno spazio in cui poi fossero liberi di muoversi, insieme come una volta.
Quando le loro mani si toccarono, esitanti, Harry ebbe ben chiaro il motivo per cui lo aveva aspettato tutto quel tempo. Improvvisamente ogni cosa aveva di nuovo un senso.
-Sono qui- confermò Louis. -E quegli anelli sono ridicoli, giusto perchè tu lo sappia-
Harry lasciò andare una risata bagnata, osservando a sua volta gli anelli che aveva comprato in quei mesi, e che portava all'indice e al medio della mano destra. Era confortante sapere che certe cose non sarebbero mai cambiate. Era confortante sapere che loro non sarebbero mai cambiati.
Serrò la presa sulla mano di Louis, trascinandoselo più vicino.
-Harry...- disse piano lui -Io sono venuto qui per mantenere la mia promessa. Sono venuto a riprenderti, ma posso capire se tu sei andato avanti con la tua vita e...-
Non lo lasciò finire di parlare perchè cazzo, erano sedici mesi e ventidue giorni che aspettava questo momento, e col cavolo che avrebbe atteso un istante di più. Prese il viso di Louis tra le mani e affondò la bocca nella sua, baciandolo fino a stordirsi. Louis lo strinse a sua volta, e fu come il primo bacio, e il secondo, e il millesimo che si erano dati.
Erano loro due, insieme, e in quel bacio sciolsero tutto l'amore e la sofferenza e la paura di quando erano stati lontani.
Vennero interrotti da un suono di risate, provenienti dalla stanza attigua. Harry si staccò, e solo allora si accorse che la porta della camera di Taylor era chiusa a chiave.
-È rientrata prima di te- disse a quel punto Louis -Molto prima. Ed non ha dovuto aspettare come un idiota per tre ore, prima di rivederla-
Harry rise, perchè era tutto perfetto adesso, e non solo per lui. Afferrò la mano di Louis e lo trascinò nella sua stanza. Era piccola, non era niente di speciale, ma Louis si guardò intorno con attenzione, prima di lasciarsi cadere sul letto al suo fianco. Harry lo guardò, non riuscendo a credere che fosse veramente lì.
Ripensò a tutte le notti in cui si era addormentato pensando a lui, desiderando di poterlo tirare fuori dai suoi sogni per abbracciarlo davvero.
La tristezza che gli mise addosso quel pensiero dovette leggerglisi in faccia, perchè Louis lo tirò sopra di sè, carezzandogli una guancia con il dorso delle dita.
Incapace di stare un secondo di più senza avere la sua pelle addosso, Harry si sdraiò sul suo corpo, prendendogli il volto tra le mani e baciandolo a lungo e lentamente, in mille modi diversi, delicato e forte, dolce e passionale, profondo e leggero. Louis rispose subito, abbracciandolo e premendo le dita alla base della sua schiena.
Harry si strusciò piano contro di lui, perchè voleva sentirlo, perchè voleva ricordarsi com'era essere suo e di nessun altro. Appartenergli fino in fondo, fino a fargli e farsi male.
Louis si lasciò sfilare la maglia senza esitazioni, ricadendo poi sui cuscini, mentre le mani di Harry scendevano lungo il collo, le spalle, il torace. La bocca seguì presto il percorso tracciato dalle dita, prima sulla mandibola, poi sul pomo d'adamo, poi sullo sterno. Lasciò un bacio vicino al cuore, la parte che più amava di lui, quella che così pochi avevano avuto il privilegio di scorgere.
Gli sfilò i pantaloni con reverenza, e poi si spogliò per lui. Incredibilmente Louis lo lasciò fare, non sembrava intenzionato a prendere il controllo, come inevitabilmente era successo tutte le altre volte che avevano fatto sesso. Ma forse quello era stato prima.
Prima di Boston, prima di quel distacco lacerante, prima di rendersi conto di tutto ciò che Harry sarebbe stato disposto a fare per lui.
Una volta che furono entrambi completamente nudi, Harry tornò sulla sua bocca, baciandolo attentamente, come se dovesse rendersi conto che no, non era tutto un sogno.
Accarezzò l'erezione di Louis con la punta delle dita, sfiorandolo appena e sentendolo spingersi contro il proprio palmo, perchè desiderava di più. Lo accontentò, prendendolo per la base e muovendosi piano, senza smettere di baciarlo, accogliendo ogni suo sospiro nella propria bocca. Si staccò da lui solo per allungarsi verso il comodino ed estrarre i preservativi e il lubrificante. Non gli sfuggì l'ombra che passò negli occhi di Louis quando vide che era in possesso di quelle cose, così come non gli sfuggì il modo in cui le sue spalle si rilassarono quando si accorse che le confezioni erano intatte.
-Solo con te, Lou- gli disse sulle labbra, mentre gli afferrava una mano e, dopo avergli baciato le dita una per una, le ricopriva della sostanza oleosa.
Louis lo toccò piano, come se fosse la prima volta, e forse in un certo senso lo era davvero. Erano due persone diverse, rispetto a sedici mesi prima, erano entrambi consapevoli dei loro sentimenti, erano dentro a questa cosa allo stesso modo.
Harry gemette, quando le dita di Louis iniziarono ad allargarlo mentre era ancora a cavalcioni su di lui. Lo preparò con attenzione e lentezza, per un tempo anche più a lungo di quanto sarebbe stato necessario, ma che serviva a entrambi per avere la sensazione che fosse un nuovo inizio.
-Non chiudere gli occhi, ti prego- sussurrò Louis quando serrò le palpebre -Mi sono mancati così tanto-
Harry lo guardò, lottando per non sciogliersi in lacrime. Allacciò una mano dietro alla nuca di Louis, mentre lui continuava a muovere le dita nella sua apertura, allargandolo e sfiorando ogni centimetro cercando nuovi punti di piacere.
Quando pensò di non poter più riuscire a resistere oltre, srotolò il preservativo sull'erezione di Louis e, rimanendo in quella posizione, calò lento su di lui, una mano sul suo petto per tenersi in equilibrio. Inarcò la schiena sentendo quella sensazione di pienezza dopo così tanto tempo, poi iniziò a muoversi piano, cercando di riadattare il suo corpo a quello di Louis. Louis, dal canto suo, sembrava completamente sopraffatto, gli occhi velati e la testa buttata leggermente all'indietro sul cuscino. Le dita erano strette attorno ai fianchi di Harry, aiutandolo a muoversi. Gli prese una mano facendo intrecciare le loro dita, per sentirlo, per tenerselo vicino.
Harry continuò a muoversi, godendosi il momento e desiderando di poter cristallizzare quell'attimo di assoluta perfezione. Non aumentò il ritmo, volendo far continuare naturalmente quel lento avvicinarsi del culmine. Quando capì che Louis era vicino, assurdo che riuscisse ancora a ricordare ogni dettaglio di lui, afferrò la propria erezione e lo baciò mentre entrambi raggiungevano l'orgasmo. Lasciò che il piacere lo invadesse, continuando a muoversi finchè non sentì anche il respiro di Louis farsi nuovamente regolare. Solo allora alzò il bacino, permettendogli di uscire da lui.
Si stese al suo fianco, incapace di mettere insieme due parole di senso compiuto. Gli baciò il torace, posandogli una guancia sul cuore. Batteva a una velocità folle, mentre le dita di Louis trovavano il loro spazio tra i suoi capelli.
Sentì le labbra di Louis sulla sua testa, mente cercava di alzarsi.
-No- lo supplicò, aggrappandosi al suo braccio e sentendosi un bambino -No-
Non voleva allontanarsi da lui. Louis lo guardò da sotto le lunghe ciglia, un'espressione dolce sul viso.
-Non vado da nessuna parte- gli mormorò, sfiorandogli una guancia -Prendo solo qualcosa per ripulirci, poi potremo stare qui tutto il tempo che vorrai-
Solo allora Harry acconsentì a lasciarlo andare, senza perderlo di vista un attimo mentre prendeva i fazzoletti dalla scrivania e, come aveva sempre fatto, si occupava di lui.
Poi, si sdraiò di nuovo, lasciando che Harry si appoggiasse sul suo petto.
Rimasero lì per un tempo infinito, senza parlare, a guardarsi e riscoprirsi, a toccarsi e stringersi. Louis rise, mentre Harry gli percorreva ogni punto del corpo con le labbra, come se volesse ricordarsi di ogni singola parte di lui di cui aveva sentito la mancanza.
-E questo cos'è?- chiese a un tratto, indicando un tatuaggio a forma di bussola sull'avambraccio destro di Louis. Ne aveva tanti, sparsi in tutto il corpo, ma quello non lo aveva mai visto.
-Ed mi aveva fatto vedere la tua nave- sospirò Louis -E una settimana dopo mi sono fatto questo-
Harry tracciò con il pollice quelle linee scure e perfette. La lancetta puntava sulla scritta "home".
-Una bussola- continò Louis -Così avrei potuto guidarti di nuovo a casa-
Harry sentì la gola serrarsi di colpo, prima di trascinarselo contro e baciarlo di nuovo. Cazzo, non avrebbe voluto smettere mai più.
Calò la notte, ma non si mossero di lì.. Louis gli raccontò tutto quello che si era perso a Los Angeles. La situazione era più tranquilla, adesso. Certo, gli scontri probabilmente non sarebbero mai finiti del tutto, ma gli altri capi non erano folli come Max George, quindi Louis confidava di poter arrivare a dei compromessi, in modo da poter essere di nuovo al sicuro almeno dentro al quartiere.
Gli disse di come Liam e Sophia stessero lavorando sul loro rapporto, e di come Perrie avesse cercato di uccidere Zayn, tirandogli dietro un coltello, quando lui le aveva chiesto un appuntamento.
-Sono venuto tutti i giorni, quando tu eri in ospedale- disse improvvisamente Louis -Non so cosa ti abbia detto tua sorella però...-
-Lo so- lo interruppe Harry -Sentivo quando mi parlavi. Magari non ricordo le parole esatte, ma ricordo il suono della tua voce-
Sentì le braccia di Louis stringerlo un po' più forte. E capì che quello era il suo grazie, lo stesso che aveva avuto il coraggio di dire solo quando credeva che lui non potesse sentirlo.
-Avevo paura che tu potessi essere andato avanti- ammise poi Louis -Che potessi esserti innamorato di qualcun altro, magari. Certo, ne avresti avuto tutto il diritto, avrei capito, ma ero terrorizzato.-
Harry alzò il viso per guardarlo in faccia, poi scosse la testa.
-Ero troppo occupato ad essere tuo, per innamorarmi di qualcun altro- disse, sicuro.
Gli occhi di Louis si addolcirono appena, mentre gli carezzava una guancia con due dita.
-Sdolcinato, Styles- sorrise, prima di baciarlo per la millesima volta quel giorno.
-Mi ami anche per questo- ribattè Harry, prima di bloccarsi. Forse aveva esagerato, forse aveva precipitato troppo le cose.
Louis si dovette accorgere del suo tentennamento, perchè scoppiò a ridere.
-Ho volato dalla West all'East Coast dopo sedici mesi e ventidue giorni che non ti vedevo- esclamò, e il cuore di Harry mancò un battito, perchè non era stato l'unico a contare i giorni passati lontani -Con il rischio di essere respinto, e credi abbia paura di dire che ti amo?-
Harry sentì gli occhi pizzicare, perchè aveva seriamente temuto di non poter mai più udire quelle parole.
-Ti amo anche io, Lou- sussurrò -Riportami a casa, adesso-
Ce l'ho fatta, incredibilmente. Questa shot è stata una faticaccia, non lo nascondo. L'ho iniziata secoli fa, e devo ringraziare principalmente Jess (@JessDontBeHasty) per l'idea, perchè credo sia stata principalmente sua, dopo che aveva trovato una gif e ci era praticamente morta sopra. Poi, come al solito, l'ho lasciata in disparte, ma grazie all'enorme aiuto suo e di Marghe (@Margola08) sono riuscita a finirla. Tra l'altro non finirò mai di ringraziarle per averla letta in anteprima, segnalandomi le cose da aggiungere/togliere/cambiare, e soprattutto per essere state mente e braccio del banner, che personalmente adoro e che da sola non sarei riuscita a fare neanche in mille anni.
E poi ovviamente grazie a chiunque sia arrivato fino qui, a chiunque mi abbia scritto finora, su efp o su twitter, non sapete quanto sia stato importante per me!
Per qualunque cosa, potete trovarmi Qui
Gaia
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When you get worried I'll be your warrior
FanfictionHarry cercò il coraggio di alzare il viso, e trovò gli occhi fiammeggianti di Louis puntati su di sè. Louis Tomlinson era tantissime cose. Era il leader del quartiere, era il gangster di cui tanti avevano paura, era una guida per tutti loro. Lui, pe...