Capitolo 1.
" Mi presteranno la macchina per andare via di qua.
E andrò lontano, ma non lontanissimo per venirti a ritrovare.
Cosa ti aspetti ancora? E non ti aspetti ancora?
Vorrei essere dove vorresti essere solo per venirti a prendere. "
Gio Evan è la mia unica compagnia in questo viaggio di sola andata.
Le sue parole scorrono veloci, proprio come il paesaggio fuori da questo finestrino.
Vedo il mondo passarmi davanti, e neanche lo sento. In realtà non sento nulla. Sono entrata in un limbo di apatia da cui non riesco ad uscirne fuori.
Qualsiasi emozione è spenta. Come un'interruttore guasto.
Mi viene in mente quella scena di The Vampire Diaries, quando Klaus spegne i sentimenti di Stefan, per non fargli provare più nulla per Elena.
Ho visto e rivisto quella serie tv tanto da saperla a memoria, ed ho sempre tifato per Stefan.
E quella scena in particolare, mi distrugge. Vedere i sentimenti di Stefan morire lentamente, quando Klaus gli urla ' spegni tutto ' .
E lui lo fa, perché non ha altra scelta.Magari è successo la stessa identica cosa a me, ma nessuno mi ha obbligato a farlo.
Forse la me medesima ha deciso di chiudere ogni sensazione fuori, per evitare di farmi cadere nel baratro della disperazione.Il treno ha un leggero scossone; entriamo in una galleria, e di colpo Gio Evan si interrompe, perché la connessione è saltata.
Dal riflesso del finestrino intravedo mia madre, china sul suo cruciverba.
Le immense valige che ci siamo portate dietro, racchiudono tutta la nostra vita.
I miei libri, i miei vestiti.
I suoi libri, i suoi vestiti."Il resto lo compreremo lì, non voglio portarmi dietro troppa roba. "
Ha affermato, chiudendo le valige, l'altro giorno.
Ma io so che l'ha fatto perché ogni oggetto in quella casa le avrebbe ricordato papà.Per lei è cosi; si affeziona, ed ogni cosa ha un valore affettivo.
Milano per lei vuol dire soltanto una cosa: rinascita.
E questa rinascita comprende un nuovo inizio, con nuove cose, una nuova casa e una nuova vita.Perchè papà l'ha lasciata, perché l'amore è finito ed è naufragato altrove, verso una nuova rotta che non comprende me e mamma.
La psicologa mi ha sempre detto che col tempo passerà, che riuscirò ad accettare la cosa e che mi renderò conto di quanto sia stata fortunata che sia finita cosi.
Perché è inutile continuare a stare insieme, se non ci si ama più.
Chi si accontenta non vive a fondo.
E la vita è una sola.
Però io non sono ancora riuscita a farmene una ragione.
Perchè io avevo la mia cazzo di vita a Roma.
Io avevo tutto, ed ora non ho più niente.
Ora dovrò ricominciare a mia volta, anche se non ne avevo necessità.
Avrei potuto scegliere , questo è vero.
Ma non avrei mai abbandonato mamma.
Non avrei mai convissuto con papà e la sua nuova compagna.Finalmente usciamo dalla galleria, ed il sole di marzo quasi mi acceca.
È una bellissima giornata; fredda e soleggiata.Ben presto arriverà la primavera, e con lei le belle giornate, la prospettiva dell'estate e tutto ciò che ne concerne.
Sarebbe dovuta essere la mia estate.
L'estate del diploma.
E poi del viaggio insieme a Daniele.L'avevamo programmato da un anno.
La Grecia o la Spagna. Dovevamo solo decidere dove.Poi le cose sono cambiate. Io ho dovuto preparare armi e bagagli, seguire mamma, e rinunciare a terminare l'anno scolastico insieme a lui e ai nostri amici.
Ho dovuto rinunciare alla possibilità di avere qualche risparmio per partire , perché ho dovuto aiutare mamma con la nuova casa e le nuove spese.
Ed ora ho il portafogli più vuoto di quello di un barbone.Non mi resta nient'altro che un sogno infranto nel cassetto.
Gio Evan riparte con le sue parole, ma io ormai non ho più voglia di ascoltare.
È da quando siamo partiti che ascolto musica, e sono stufa.
Mia mamma mi lancia uno sguardo attraverso gli occhiali da lettura.
« Cosa c'è? Sei stanca? »Scuoto il capo e allungo le gambe in avanti, stiracchiandole.
« Ho solo i muscoli indolenziti. » borbotto, afferrando poi una bottiglia d'acqua naturale e portandola alla bocca.« Dovremmo arrivare tra mezz'ora. L'hanno annunciato poco fa. » mi informa, chiudendo il cruciverba e riponendolo nella borsa. Sfila stancamente gli occhiali da lettura.
Cerco di ignorare le sue occhiaie; non dorme da notti per i troppi pensieri.
Ed io come lei. Ma cerco di nasconderle con strati di fondotinta e di cipria.
« Chiameremo un taxi, vero? » domando, guardando le nostre valige.
Lei le osserva a sua volta. I capelli scuri come i miei sono legati in una crocchia disordinata, e qualche ciuffo ricade ribelle davanti agli occhi marroni.
« Per forza! Dobbiamo arrivare in centro. L'alternativa sarebbe la metro, ma è comunque scomoda con tutti questi bagagli. »«Preferisco il taxi. Ci impiegheremo meno tempo ed è più comodo. » le rispondo, digitando su Safari la distanza dalla stazione centrale di Milano alla nostra casa.
Mia madre annuisce e mi fa cenno di passarle la bottiglia d'acqua.
Quando torno a guardare fuori dal finestrino, mi rendo conto di non provare davvero nulla.
A breve arriveremo nella nostra nuova città, di cui io non so assolutamente nulla.
Daremo inizio alla nostra vita.
Dovrei provare paura, ansia, nervosismo.
E invece sono del tutto vuota. Priva di qualsiasi emozione.
Il telefono vibra , attirando la mia attenzione.
È Rebecca, una mia amica che scrive sul gruppo che condividiamo insieme ad altri amici più stretti, coloro che conosco da una vita e che per forze maggiori, non potrò più vedere tutti i giorni.
" Sei arrivata? "
Assieme a lei si uniscono tutti gli altri; Luca, Carlo, Serena, Azzurra e infine Daniele.
Nel leggere il suo nome, il mio cuore compie le capriole.Rispondo a tutti, avvisando che sarò a Milano tra meno di mezz'ora.
Vorrei dir loro che mi mancano di già, che li immagino seduti al solito bar, con le solite bibite. Magari mentre programmano di andare al Gianicolo, o al cinema, o in pizzeria.
Ed io non sono e non sarò più lì con loro.Diventeranno ben presto un ricordo sbiadito; forse dimenticherò persino i loro volti.
Perchè so dentro di me, che non sarà più facile tornare a Roma.
Perchè so che comincerò a rimandare ogni volta, pur di non affrontare di nuovo papà e la sua nuova vita.
Ma sopratutto lo farò per non dover dire ogni volta addio alle persone che più amo.
Io odio gli addii.
Ed odio i nuovi inizi.
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Crepe
RomanceGiada e Viola. Roma - Milano. Diciassette anni e sentirli sulla pelle , nelle ossa. Desiderare di voler vivere a colori, magari per sempre. Perché è il bello dell'età , della spensieratezza. Perche nulla può farci male in quel periodo della vit...