Hidden Words

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È troppo vicina.
Sento il suo respiro sulla mia faccia. È il vento che soffia su una scintilla e accende un fuoco. In un attimo le nostre labbra sono attaccate, le nostre lingue si cercano.
Tiene le mani fra i miei capelli mentre ci baciamo. Faccio scorrere una mano sulla sua coscia, portandomela addosso.
Intrecciati, lo siamo sempre stati. Lo siamo ancora. Siamo due fili dello stesso destino. Sana e Akito.
Il sapore della bocca di Sana nella mia bocca, i suoi sospiri che alimentano l'incendio mentre risalgo sul suo seno.
Non mi bastano più due mani, non mi basta più una bocca. Vorrei essere ovunque sul suo corpo.
Morirò. Baciandola.
Ne sono praticamente sicuro quando sento le sue mani sotto la mia maglietta, che si fanno strada sul petto. L'erezione nei pantaloni che preme e fa male.
Vorrei morire dentro di lei.
Ansimo e mi fermo un attimo per guardarla prendendole il viso fra le mani. Ha gli occhi socchiusi, le labbra gonfie.
Sei bellissima.
Porta un dito sulla mia bocca e ne traccia il contorno, schiudendo la sua, implorandomi di tornare da lei.
Non posso.
«Devo andare in bagno» le dico.
Riesco ad accorgermi appena dei suoi occhi che si allargano sconvolti quando vengo colpito dal suo dannato martello.
«Devo andare in bagno davvero!»
«Vai in bagno, allora!»
È confusa, arrabbiata. Mi alzo e le dò un altro bacio fra i capelli, poi vado in bagno prima che possa provare ad uccidermi. Non è per mano di quel maledetto piko che voglio chiudere con questa vita, adesso.
Apro il water e mi abbasso i pantaloni.
Libero l'erezione e ci lascio scivolare la mano. Chiudo gli occhi, pensando a dove saremmo potuti arrivare. Il suo seno nudo sul mio petto, pelle contro pelle. Le sue gambe intrecciate sulla mia schiena. I sospiri lascivi, le mani che mi stringono i capelli. Il desiderio e l'incendio riprendono a divampare e sono al limite, di nuovo. E vengo, mentre mi sforzo di non fare troppo rumore.
Accidenti a lei... Mi ucciderà davvero continuando in questo modo ma non posso insistere, non so se vorrebbe. Non so se è pronta. Non so niente.
Dovrei chiederglielo. È sempre stata un po' tarda e magari dovrei spiegarle io. "Kurata, vuoi fare l'amore con me?"
Mi risistemo, mi lavo la faccia per tornare da lei e quando torno in camera è ancora seduta sul divano. Potrei provare a parlarle adesso. Ma lei mi anticipa, sempre più veloce di me con le parole.
«Hayama ma io ti stimolo la cacca?»
Devo essere inciampato. Non so come ma i miei piedi si sono accavallati facendomi rotolare per terra. Stringo i pugni mentre mi rialzo.
«Ma che razza di domande fai?»
«È che spesso scappi in bagno! E ci stai tanto! Quindi ho pensato che ti stimolassi la cacca. Guarda che andare in bagno regolarmente fa bene alla salute, quindi se ti mantengo regolare è una cosa buona!»
Non ha capito niente per davvero. Non ha capito che vado in bagno per non impazzire. Non ha capito di che morte vorrei morire.
«Tu pensi troppo.» mi dirigo verso il letto e mi butto a peso morto «Sono le sei».
Deve andare a uno shooting, glielo ricordo.
«Hayama?»
«Mh?»
«Non mi dai un bacino, che vado via?»
Ancora baci. È incredibile. Resto girato nel letto, dandole le spalle. Ogni cosa che dice, da quando sono tornato in camera, non fa che convincermi che non sappia cosa ci sia dopo i baci. La sento che si avvicina, e comincia a scuotermi.
«Hayama? Voglio il bacino dell'arrivederci.» Bambina capricciosa. Devo spiegarle tutto e non so da dove cominciare.
«Non ti sono bastati quelli di prima, Kurata?» Non riesco a raccogliere le idee se lei mi chiede di essere baciata. Non posso rinunciare alle sue labbra.
Eppure è proprio questo battibecco che riaccende di nuovo il desiderio in me. È il suo andirivieni dalla porta di camera mia al letto, e poi di nuovo alla porta. E, l'unico modo che conosco per farla stare zitta, mi piace da morire.
Quindi decido di accontentarla, e baciarla. Le nostre lingue sono in sintonia perfetta e le mie mani conoscono il suo volto meglio del mio e la linea della sua schiena è disegnata per me.
Farà tardi al lavoro, la cosa un po' mi compiace. Vorrei tenerla qui, stretta fra le mie braccia. Vorrei baciarla ogni volta che me lo chiede.
Si stacca lei prima, con qualche difficoltà.
«Ciao, Hayama. A domani.»
«A domani» la lascio andare, sfiorandole le dita un'ultima volta. Esce dalla porta e io sospiro, passandomi una mano fra i capelli e tornando sul letto.
Kurata, vuoi fare l'amore con me?


Di nuovo baci. Ovvio, come la matematica che stavamo ripetendo, come 1+1.
Ovvio che questo divano ci accolga ogni volta, ovvio che io non sia mai stanco della sua bocca.
La attiro a me più che posso, infilando le mie mani fra i suoi capelli mentre le sue vagano già sotto la mia maglietta.
Kurata, vuoi fare l'amore con me?
Devo chiederglielo oggi, ne va della mia sanità mentale. E fisica.
«Sono diventata un demonio dei baci.» mormora sulle mie labbra, e poi ritorna a baciarmi.
E in quel bacio mi scappa un sorriso e penso che è questo che siamo. Siamo una risata mentre ci amiamo in questo modo nuovo e frenetico.
«Sei tu che sei fissata con questa storia del demonio dei baci, a me non dispiace.»
«Non dispiace più nemmeno a me» dice sorridendo anche lei.
Ha lo sguardo magnetico mentre torna a baciarmi a fior di labbra, poi sulla guancia, sul naso... lascia una scia di piccoli baci fra un mio sospiro e un suo sospiro, che non fanno altro che aumentare il desiderio.
Ti prego, fa l'amore con me.
«Kurata...» la scosto un po' per capire. Devo capire.
«Che c'è?» dice.
Cerco di trovare le parole. Erano lì, non le trovo più. Le ho perse sulla sua bocca. C'è un angolo che ha torturato durante l'esercizio di matematica, avrei cominciato a baciarla in quel momento. Oppure le ho perse più su, sulle guance, dove le lentiggini quasi non si vedono più da quanto è accaldata.
Mi circonda il fianco con una gamba, mentre aspetta che io parli, premendo il suo corpo contro il mio.
«Cosa c'è?» ripete.
Mi bacia il collo, continuando a stringersi addosso a me. C'è che non torneremo più indietro, c'è che lei non lo vuole e io non lo voglio. Che insieme possiamo andare avanti e che tanto con le parole non sarò mai bravo.
«Nulla.»
Kurata, facciamo l'amore.
Mi alzo dal divano per prenderla in braccio e portarla sul letto. Nasconde il viso nel mio collo ma so che non mi fermerà.
«Sono emozionata.» lo dice quando la appoggio sul letto, occhi negli occhi, accarezzandomi.
Salgo sopra di lei e poi scendo sul viso a baciarla. E ad ogni bacio vorrei dirle qualcosa.
Non avere paura.
Siamo solo io e te.
Saremo sempre io e te.
«Anche io. È la prima volta anche per me.» Lo sa questo? Lo sa che è sempre stata lei? «Io ho sempre voluto solo te, accidenti...»
Comincia a ridere. No. Avrei dovuto stare zitto.
«Te l'avevo detto che avrei mantenuto la mia verginità per te.»
Ride ancora. E io invece vorrei solo riprendere a baciarla ovunque, davvero ovunque, e non fermarci più.
«Sta zitta, che distruggi tutto il phatos!»
«Sei così bello...»
È un punto di non ritorno. Ogni cosa è nuova, un divenire. Mi abbasso di nuovo su di lei e riprendo a baciarla. Le sollevo l'orlo della maglietta, la guardo negli occhi mentre la sfilo piano. Mi fermo a guardarla, beandomi di quella visione che ho desiderato così tanto. È perfetta, tutto è perfetto.
Non vedrò mai niente di più bello, non amerò mai nient'altro se non lei.
Mi tolgo la maglia e sento subito la mano di Sana sulla mia cicatrice, poi le sue labbra che la baciano.
E quel gesto mi fa capire che tutto doveva essere esattamente come è stato. La sua partenza, le incomprensioni, la mia mano, la sua malattia, Los Angeles. Tutto ci ha portato a questo pomeriggio perfetto mentre stiamo per fare l'amore e la luce del sole ci illumina.
«Ti amo.» prende fiato e lo butta fuori davvero per la prima volta. E spalanco gli occhi perchè non potrei essere più felice.
Felice. Prima di lei non lo sapevo cosa fosse la felicità, adesso lo so. È lei, che mi ama, che non è più una ragazzina indecisa su cosa siamo o dovremmo essere. Sono io, che decido di crederle nonostante tutto quello che sono stato.
«Amo tutto di te, Hayama.»
Quasi non ha finito di dirlo quando la abbraccio e immergo la faccia fra i suoi capelli.
«Ti amo. Ti amo. Ti amo.» lo dico piano, come un mantra. Come una preghiera sulla sua pelle. O forse erano solo pensieri, venuti fuori da soli. Glielo ripeto quando dice di non aver capito.
«Ti amo anche io.»
È come spinta da un'energia nuova quando comincia a trafficare con la sua gonna e poi mi ordina di spogliarmi fra un bacio e l'altro. Mi fermo un attimo quando la vedo completamente nuda davanti a me, senza imbarazzo, senza vergogna. Vorrei baciare ogni centimetro della sua pelle. Sono frastornato, ubriaco. Allunga una mano verso i miei boxer.
«Anche questi.» dice «Ti prometto che non ti farò nessun tipo foto per ricattarti, poi.»
Col suono della sua risata riprendo a spogliarmi e stavolta trovo i suoi di occhi che mi guardano con trepidazione, soddisfatti.
Ogni sospiro che esce dalle nostre bocche apre la strada a una nuova ondata di desiderio travolgente. Diventa incontrollabile, nel momento in cui avvicina la sua mano alla mia erezione e comincia a muoversi e poi a baciarmi e a leccarmi. È paradiso, ed è anche inferno. Una tortura assoluta. Averla davanti in questo modo è quasi insopportabile.
«Oddio Sana...» Devo fermarla, recuperare forza di volontà da qualche parte, voglio essere dentro di lei la prima volta. «Smettila.» Cerco di farla spostare con delicatezza.
«Ho fatto qualcosa che non va?»
Eccola, l'ingenuità che mancava. Nego con la testa mentre torno con lei sul letto. Come glielo spiego cosa avrebbe provocato?
«E allora cosa?»
«Shhh.»
«No, voglio saperlo! Ti ho fatto male? Se ti ho fatto male mi dispiace!»
Comincio ad accarezzarle la guancia. Provo a cercare le parole giuste, che non la facciano sentire in colpa, che le facciano capire quanto bene mi fa.
«Mi hai fatto male per quanto mi hai fatto bene» Non appena lo dico, so di aver sbagliato espressione, non mi serve la sua espressione interrogativa per capirlo.
«Non parlare per indovinelli, Hayama.»
«Era troppo, Kurata. Mi piaceva troppo, non... non avrei resistito... Era... Insomma, hai capito!»
Balbettare mi riesce bene. Sana capisce i miei balbettii e non le frasi che mi sforzo di mettere insieme. Compone un "Oh" con la bocca, e con l'aria appagata mi trascina senza sforzo sopra di lei.
Kurata, facciamo l'amore.
Posso toccarla, sentire ogni centimetro della sua pelle sotto le mie mani, circondarle il seno. Sento i suoi capezzoli irrigidirsi fra le mie mani. Non riesco a togliere gli occhi da lei, la bacio. Ha i capelli arruffati che ricadono dappertutto.
Con l'altra mano le accarezzo il ventre e poi continuo a scendere più giù, sotto l'ombelico. Non mi ferma e continuo, verso il pube. Sento il suo calore, comincio ad accarezzarla, lentamente.
Geme, ed è un suono meraviglioso. Ho appena scoperto un'altra cosa che amo.
Infilo un dito dentro di lei, sfiorandole il clitoride, soffocando i nostri gemiti bocca su bocca. È calda, bagnata, inarca la schiena e spinge i fianchi contro la mia mano.
E io la desidero, e la amo. E questo era tutto quello che ci mancava per essere completi.
«Hayama...» sussurra.
«Sei bellissima.»
Bellissima e reale, attaccata alla mia pelle. Siamo due e siamo uno soltanto, anche quando una sua mano riesce a farsi strada fra le mie braccia per trovare la mia erezione e comincia a muoversi avanti e indietro. Prendo respiri profondi, chiudo gli occhi e mi muovo anche io verso la sua stretta.
Siamo pronti, penso. Allungo un braccio a prendere il preservativo e lo indosso.
Torno sulle sue labbra e sul suo corpo, riprendo a baciarla. Desiderando di non fare altro per il resto della mia vita.
Ci guardiamo negli occhi quando allarga le gambe e io affondo lentamente dentro di lei per la prima volta. Mi fermo, la bacio ancora e la stringo a me. Così bella.
Pelle contro pelle, siamo uno soltanto.

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