San Francisco...
Terra di nebbia e... di non so cosa. Credo di conoscere sicuramente di più tutte le città della Francia che la città in cui sono nata e in parte cresciuta. In tutta la mia vita sono ritornata qui credo circa tre anni fa, per la triste notizia della morte del mio patrigno. Quel giorno arrivai in anticipo, mia madre era sul pianerottolo della costosissima Villa che il mio caro patrigno Lewis le aveva gentilmente regalato per il suo cinquantesimo compleanno. Non avevo nessuna intenzione di presentarmi lì, ma ero stata tremendamente obbligata da mio zio Carl. La sera restai tutto il tempo in camera di mia madre a consolarla. Era una storia buffa, dal momento in cui mia madre lasciò mio padre per un multimiliardario di settant'anni. Quelle lacrime erano finte, vere? Chi lo poteva sapere, ma sicuramente ora non le sarebbero mancate i soldi per permettersi altri interventi alla faccia. Potrebbero essere parole crude e severe quelle di una figlia nei confronti della propria madre, ma non è così,posso assicurarlo. Ho passato gli anni della mia adolescenza a racimolare elemosina vicino a parchi, chiese e addirittura scuole. Lei nel frattempo era a casa a discutere con mio padre, aspettando solo che lui uscisse per poterlo tradire ogni santo giorno con un uomo diverso. Ma un bel giorno, fortuna vuole, mia madre si "innamora" a prima vista di un uomo di nome Lewis Dobrev che le prometteva vita felice e spensierata. In una vita come questa, l'unica cosa che si vorrebbe fare è scappare e così feci. All'età di 19 anni, me ne andai finalmente da San Francisco, per intraprendere un nuovo viaggio verso la Francia. I primi anni furono quelli catastrofici. Lavoravo in una panetteria a cinque minuti da casa mia. Avendo studiato il francese solo alle scuole medie, non comprendevo inizialmente cosa le persone dicessero, ma col tempo la mia scarsa conoscenza linguistica del francese divenne quasi perfetta. Dopo la lettera che mio zio mi recapitò, tornare alla mia città natale era straziante! Avrei dovuto prendere il posto di uno dei lavoratori nella sua azienda. Mio zio lavorava presso la Dobrev ovvero,sempre grazie alla mia fortuna, l'azienda del mio caro patrigno. Un grattacielo di 231 m che prendeva posto in una zona molto popolata di San Francisco.
𝑆𝑖 𝑎𝑣𝑣𝑖𝑠𝑎𝑛𝑜 𝑖 𝑐𝑎𝑟𝑖 𝑆𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑡𝑟𝑒𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑆𝑎𝑛 𝐹𝑟𝑎𝑛𝑐𝑖𝑠𝑐𝑜 𝑒̀ 𝑞𝑢𝑎𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑛𝑡𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑙'𝑎𝑡𝑡𝑒𝑟𝑟𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜, 𝑟𝑖𝑝𝑒𝑡𝑜
𝑖𝑙 𝑣𝑜𝑙𝑜...
Levai le cuffiette per riporle nella loro custodia, mi alzai dal mio posto solo dopo l'atterraggio,per recuperare lo zaino lasciato a terra. Mi incamminai per uscire dall'aereo e finalmente respirai l'aria di casa.
********Chiamai un taxi, solo dopo aver detto a mio zio del mio arrivo. Mi avrebbe aspettato nell'hotel che aveva prenotato per me e fortunatamente nei fui felice, sapeva benissimo che non avrei passato la notte da mia mamma.
Dieci minuti dopo, il tassista mi portò davanti al Velvet, un hotel bello quanto caro.
La hall era molto accogliente, certe volte mi perdevo nei dettagli degli edifici, sarà perché mio padre era un agente immobiliare di una certa bravura.
«Amabel!» mi girai di scatto, vedendo mio zio correre per abbracciarmi
«Zio Carl!» ci staccammo, ma continuavo a tenergli le mani.
È sempre stato come un padre per me, mi accompagnava alle feste, veniva ai miei saggi, era la persona più importante per me.
«Ma come ti sei fatta grande! Mi sei mancata tantissimo» mi abbracciò di nuovo, quasi mi stritolò.
«Ora non esageriamo, sono sempre la stessa»
«Magari per te, visto che ti vedi ogni giorno allo specchio. Non ci vediamo da tre anni»
«Già...lo sai, sono stata molto impegnata. La vita in Francia non è stata proprio facile»
«Immagino...beh, vieni, ti accompagno nella tua camera» mi guidò con una mano verso l'ascensore.La camera era molto bella e sicuramente immensa. Non ero abituata a questo lusso, ma per un giorno posso abituarmici. Era una stanza dai muri color panna, al centro un tavolino in marmo si abbinava perfettamente con il resto e, il letto era a dir poco strabiliante!
Non credevo nemmeno che fosse possibile un letto di queste dimensioni. Era un letto matrimoniale con la testiera rosa e le coperte celeste pastello, i cuscini erano come dei peluche di color blu scuro. Era perfetta!
Lo zio mi guardava sullo stirpe della porta con il sorriso sulle labbra.
«Ti piace?»
«Mi piace? La trovo mega galattica!»
Sembravo una bambina alla sua festa di compleanno, ed era un po' così per me, visto che non ho mai avuto ne una festa ne un regalo.
«Sono felice che ti piaccia, so che il tuo colore preferito è il blu, per questo ho fatto mettere quelle lenzuola» le indica con un cenno del capo.
«Grazie, è perfetto» ci abbracciamo per la terza volta, prima che lui mi lasciasse sola per disfare i bagagli.Verso le quattro del pomeriggio mi preparai per fare due passi, era da un po' che non vedevo questa città e soprattutto, era da un po' che non mangiavo le famose torte di nonna Carry. Era una cuoca strabiliante, tutti la chiamavano nonna perché aveva la bellissima età di 71 anni. Si trovava molto vicino alla mia vecchia casa. Ogni volta che non riuscivo a sopportare le urla e le lamentele di mia madre, andavo da lei. Mi faceva trovare una fetta di red velvet, la mia preferita, la divoravo in un boccone. La pasticceria era come la ricordavo, all'esterno gialla e all'interno rosa. Era l'unico negozio colorato in quella strada. La porta d'ingresso faceva ancora il solito rumore del campanello. Mi guardai intorno per ispezionare qualche cambiamento, ma non lo trovai.
«Hai bisogno di qualcosa cara?» mi girai al suono della voce di Carry. La sua bocca si spalancò, riuscì quasi a toccare il pavimento.
«Bel?Sei proprio tu?»
«Si Carry, sono proprio io» un sorriso spuntò dalle sue labbra, cosa che poco dopo feci anche io.
«Oh, cara quanto mi sei mancata. Tutto bene? La Francia com'è? Bella? Io credo proprio di sì, dai racconta» le sue miliardi di domande mi confusero per un secondo
«Si è molto bella, veramente bella» sorrisi
« Ne sono felice! Marthaaaa, porta una fetta di red velvet e un succo al mirtillo alla signorina qui» una certa ragazza di nome Martha, spuntò da dietro al bancone e sorrise.
«Subito, signora Carry»
«Oh, continua a chiamarmi signora Carry, quando le ho detto miliardi di volte di chiamarmi nonna Carry»
«È nuova?»
«Si, è arrivata l'anno scorso. Sa fare dei cupcake divini, dovresti assaggiarli qualche volta»
«Sicuramente» presi posto nel tavolo vicino alla vetrina che mostrava la città
«Per quanto resterai»
«Non so, sono qui per il posto di lavoro al Dobrev» un suono simile ad un urlo uscì dalla bocca di quella donna, certe volte mi sembra più giovane di me.
«L'azienda dove lavorava il tuo patrigno, riposa in pace» si fece il segno della croce guardando in su
«Già, non ne sono tanto felice, ma lo zio ha bisogno di me»
«Beh, la tua laurea servirà pure a qualcosa»
L'unica persona che non ho perso mai è stata lei. Ogni giorno la chiamavo parlando della mia vita in Francia. Voleva persino venire alla mia festa di laurea, sarebbe stata capace di prendere un aereo e di venire da me, solo per vedermi felice. Ma le dissi di non preoccuparsi e di non lasciare incustodita la pasticceria.
«Si...si spera»
«Ecco a te!» Martha, la ragazza che lavora qui, mi servi ciò che Carry le aveva chiesto, la ringrazia e tornò dai suo cupcake.
«Sembra così gentile»
«Chi?Martha? Assolutamente, è sempre gentile con tutti» ero felice del fatto che avesse trovato un assistente
«Mhm...è sempre ottima la tua torta» le mie papille erano felicissime nel gustare una prelibatezza del genere.
«Lo so cara» mi fece l'occhiolino, ma si alzò per servire una mamma con due bambini che erano appena entrati.Riuscì a finire tutto, mi alzai per pagare, ma Martha mi intralciò il passaggio.
«Neanche un solo centesimo, parole di Carry»
«Almeno fammi pagare solo il succo» scosse la testa sorridendo
«Mi dispiace, mi ucciderebbe dopo» misi il broncio
«E va bene, comunque io sono Amabel» le porsi una mano, che lei strinse subito
«Martha, ma questo lo sai già, visto che la nonna lo ha urlato prima» mi fece sorridere la bontà di questa ragazza
«Allora la chiami nonna...»
«Si, ma non quando c'è lei, mi piace infastidirla, tutto qui» risi, e lei si unì a me.
«Arrivederci Martha, spero di rivederti presto»
«Anche io» la salutai con un gesto della mano e uscì dal negozio mentre il freddo di San Francisco mi inondò completamente.Salve a tutti,
questa è la mia prima storia!
So che ho tante cose su cui migliorare, ma spero comunque che la storia vi piaccia.
Domani pubblicherò il secondo capitolooo, preparatevi. Fatemi sapere cosa ne pensate!Un bacio, Alexis🌷
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Blue shadow
Romance" Quelle ombre...non credevo potessero essere reali. Mi risucchiavano in un vortice. Ma non avevo paura, anzi, non potevo farne a meno" Appena atterrata nella sua città natale, Amber Michaelson si aspetta di trovare tutto come aveva lasciato. Gli am...