Airam

60 7 121
                                    

All'età di sette anni Joseph Thornton realizza che nessuna delle persone che lo circondano lo ama davvero.

Ormai da una decina di giorni, suo padre Frank è partito per un giro della fascia principale degli asteroidi, volto a controllare l'andamento degli impianti di estrazione, viaggio che lo terrà lontano da casa per almeno tre anni.

È notte fonda, ma il bambino fatica a prendere sonno. Si rigira nel letto, combattendo contro il fiume di pensieri che minaccia di sommergerlo.

Perché papà non sta mai a casa?

Perché lascia sempre da soli me e la mamma?

Non ci vuole bene?

Piccolo, stupido Joseph! Non può ancora capire cosa significhino per suo padre i continui viaggi lunghi mesi e mesi che intraprende.

Joseph desidera le attenzioni di un padre che conosce a stento, di cui sente di avere bisogno e che vorrebbe vicino nei momenti importanti della sua vita. Di sette compleanni, nemmeno uno a cui abbia presenziato...

Forse è vero che non mi vuole bene...

L'intera esistenza di Joseph ruota attorno al senso di solitudine che prova in assenza di papà, all'attesa di vederlo tornare e all'amarezza di vederlo ripartire di nuovo dopo pochi giorni. Ha provato a parlarne con la mamma ogni tanto ma, quando prova a tirar fuori l'argomento, diventa più fredda del solito. Se vuole che papà ritorni è anche per questo: perché quando lui è a casa la mamma sorride e lo coccola. Quando la famiglia è unita, Joseph si sente bene.

Una serie di rumori improvvisi e ripetuti mette il bambino in allarme. Sente delle grida, voci che si accavallano l'una sull'altra: riconosce subito quella della mamma, che gli sembra sofferente, invece l'altra non sa dire a chi appartenga.

Joseph si tappa le orecchie, cercando di isolarsi da quella cacofonia di urla che gli martella il cervello. Non è la prima volta che si ritrova ad ascoltarle e ha imparato per esperienza che la mamma non sparirà nel nulla e che la mattina dopo, quando si sveglierà, la ritroverà al suo fianco a trattarlo col solito distacco.

Che sia per questo che è così fredda con me? Perché la notte non vado a salvarla? Forse, se faccio qualcosa per aiutarla, mi sorriderà di nuovo come quando c'è papà!

È questo pensiero a cacciare via dal suo cuore ogni paura. Si fa coraggio e esce dalla stanza in fretta e furia, dimentico persino di infilarsi le ciabatte. A piedi nudi attraversa i corridoi, seguendo il crescere delle urla che lo guidano proprio davanti alla stanza della mamma.

Ora non sente più solo le voci: un cigolio insistente del quale ignora la fonte lo fa bloccare sul posto. Joseph inizia a tremare come una foglia per la tensione, la paura e il freddo che dai piedi nudi sta risalendo a intorpidirgli tutto il corpo. Una parte di lui vorrebbe fare dietrofront e tornare a nascondersi, ma alla fine sono l'intraprendenza e il pensiero di una gioia in più che lo inducono a proseguire.

Avanza di un paio di passi e la porta scorrevole della stanza si apre da sola, introducendolo a uno spettacolo che mai avrebbe immaginato di vedere. Alla luce della Sacra Stella, i cui raggi la notte filtrano deboli da una grande finestra con terrazzo, posa lo sguardo su due figure che giacciono sul letto a baldacchino in una posizione stranissima. Riconosce la mamma, stesa carponi, che lancia urla sempre più strazianti, mentre un uomo la stringe per il sedere e sembra infilzarla con il bastoncino della pipì, come se si divertisse a farle male. Quella visione ha il potere di turbare il bambino nel profondo: per interi secondi rimane immobile a fissare la scena, un tempo che sembra scandito dal ritmo con cui i seni della donna ondeggiano a ogni spinta. Joseph sa che dovrebbe fare qualcosa, anche solo per far smettere quello strazio, ma la paura lo inchioda. Cede a un pianto silenzioso, pregno di tutto il disprezzo che si riscopre a provare per se stesso e indietreggia piano per paura di essere scoperto.

Passione Divorante [La morte del cuore #4]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora