HELLEVATOR

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-JISUNG-

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-JISUNG-

Dopo scuola Jisung e i suoi compagni di classe andavano tutti i giorni in un café, molto vicino, alla scuola, era il loro posto preferito dove potersi rilassare un po', stranamente quel giorno fu il primo ad arrivare, così decise di ordinare un tè al limone e si sedette su un comodo divanetto color beige, al suo fianco mise lo zaino grigio, prese il suo telefono dalla tasca dei suoi jeans neri, e guardò l'ora, erano in ritardo di quindici minuti strano da loro, la cameriera posò sul tavolo la tazza, il profumo della bevanda era inconfondibile, forte ma allo stesso tempo delicato, senza accorgersi iniziò a pensare cosa stava facendo della sua vita, poggiò la testa sul divano e guardava il soffitto le domande erano tante ma a nessuna sapeva dare una risposta

"Forse sono troppo piccolo per poter dare delle risposte a domande così grandi"

L'unica risposta che sapeva dare era questa una giustificazione sulla sua tenera età, tanto tenera non era, quattordici anni li hai una volta sola, ma insomma come il resto degli anni.
Da quando aveva undici anni, il suo sogno è di diventare un cantante, ma nessuno ha mai creduto in lui, la sua famiglia pensava a quanto fosse carino, quando parlava di essere un cantante, ridevano e dicevano sempre che poi avrebbe trovato la sua strada come tutti gli adulti, tutt'ora lo reputano carino, perché crede ancora in ciò.
Ma Jisung non era come tutti, fin troppo determinato per accettare una sconfitta dalla società, da quel giorno non esternò più il suo desiderio; aprì la cerniera dello zaino e prese una penna e il suo quadernino, esclusivamente dedicato ai suoi testi, finí l'ultimo verso, precedentemente incominciato nell'ora di matematica;
finalmente i suoi amici arrivarono

"OI Jisung"
Esclamò uno dei quattro, diede una lieve pacca sulla spalla del giovane, e gli sorrise, sedendosi al tavolo, Jisung a sua volta salutò tutti i ragazzi, chiuse il quadernino e prese la tazza in mano, finamente il tè era tiepido ma per sicurezza soffiò, mandó giù il primo sorso quando un altro del gruppo interruppe quel momento...

"Jisung-ah ancora con quello stupido sogno del cantante?"

Gli altri gli dissero di tapparsi la bocca, fortunatamente, per quanto potessero averlo difeso, lui non voleva essere difeso ma lasciato in pace e continuare a credere in ciò che a lui piaceva di più, quelle parole picchiettavano sempre più spesso nelle orecchi di Jisung, dopo la famiglia ora anche gli amici definivano "stupido" questo percorso.
Non voleva più ascoltare nessuno in quel momento, tornó nel suo momento di sconforto, ancora una volta si ritrovava in quel tunnel buio, come diceva sempre, ribadiva di come fosse così scuro questo tunnel, sempre più fitto e più disteso da non vedere la luce in fondo; ritirò tutto nello zaino lo prese in spalla e se ne andò, provsrono a fermarlo ma spostò le loro mani, non c'era verso quando era deciso su una cosa era quella e basta, né un se né un ma che tenevano.

Apri la porta di casa dove ad accoglierlo c'era suo fratello maggiore

"Hey Ji, come mai già di ritorno non eri al café?"

Il suo tono di voce era sempre pacato e delicato con il suo fratellino, lo adorava ma purtroppo lo vedeva sempre meno, l'università portava via troppo tempo

"Non mi andava più, sono stanco"
Provò a mantenere la calma incamminandosi verso la sua stanza

"Mmh va e riposati allora"
Incoraggiò il minore a staccare un po', purtroppo non aveva capito bene la situazione, per lui Jisung sembrava solo stanco, lo credette, non era da Jisung mentire sul suo umore, eppure fu solo l'inizio di una catena di "sto bene" ripetuti a qualsiasi "come stai?".
Smise di versare lacrime, teneva tutto dentro in silenzio dal mondo si allenava a diventare un compositore migliore, tanto da far calare la sua media scolastica; i genitori non sapevano cosa fare non funzionavano più le urla e le punizioni, stava sempre in casa chiuso nella sua stanza, usciva solo per andare a scuola e i pasti, le sue esili braccia stavano sempre nascoste sotto una felpa larga per non far notare le cicatrici, chissà per quanto ancora poteva subire tutto ciò prima di crollare, forse non era finito dentro a un tunnel ma dentro a un pozzo, una volta dentro la luce non la rivedi più.
Qualche mese più tardi, per tutta la città si sparse la voce che una delle agenzie più famose nel campo della musica cercava giovani talenti, le audizioni erano aperte a chiunque sotto i ventidue anni, non perse occasione, il giorno dopo si presentó li con la sua chitarra, dovette compilare un modulo e aspettare di essere chiamato; la paura era tanta, l'ansia non era da meno, aumentava ad ogni minuti che passava in attesa.
Arrivò il suo turno, il cuore smise di battere qualche secondo; una ventina di minuti dall'entrata uscì e gli dissero di aspettare tra le due e le tre settimane per avere un riscontro.
Le giornate passate a sperare una chiamata diventarono sempre più lunghe e noiose, non ci sperava neanche più;

"E se le persone avessero ragione?
Credo davvero in un sogno così stupido?
Non so cosa farne della mia vita ora come ora, pensavo di aver trovato un po' di luce con l'audizione, potevo risalire dall'inferno che mi sono creato eppure sono un fallimento per tutti vero?!
Come al solito sono in grado di fuggire dalle situazioni e basta"

Si asciugò le lacrime che aveva promesso a sé stesso di non versare più, in quel istante vibró il telefono, era un numero sconosciuto dunque rispose subito senza pensarci due volte, la sua voce era un po' roca per via del pianto, gli dissero di presentarsi all'agenzia la settimana seguente dove avrebbe iniziato i suoi tre mesi di prova come trainee.

L'agenzia al fine di quei mesi decise di rinnovargli il contratto per un futuro debutto, era felicissimo della notizia ma ancora una volta aveva sempre qualcuno contro

"Non debutterai mai, ti terrano lì per un po' e basta"

Queste ora erano le nuove parole che si sentí dire, aveva capito come convivere con il dolore e le critiche, l'ansia in lui non sarebbe andata mai via

Uno scalino alla volta sarebbe riuscito ad uscire dall'inferno non ora non domani forse fra due o sei anni ne sarebbe uscito, stava riacquistando autostima in se.

Tre anni più tardi riuscì a debuttare insieme ad altri sette fantastici ragazzi e formarono una famiglia, non era la fine dell'inferno ma bensì l'inizio di una serie di eventi tra lacrime e gioia, ne erano consapevoli nonostante ciò loro volevano conquistare la vetta più alta dove nessuno era mai arrivato.

Tre anni più tardi riuscì a debuttare insieme ad altri sette fantastici ragazzi e formarono una famiglia, non era la fine dell'inferno ma bensì l'inizio di una serie di eventi tra lacrime e gioia, ne erano consapevoli nonostante ciò loro volevano ...

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