Era buio e le strade deserte facevano da cornice ad un Wall Rose insolitamente spettrale, nessun bambino correva per i vicoli, e nessun uomo ubriaco schiamazzava canzoni barcollando per le scale. Tutti percepivano come una strana sensazione di angoscia che appesantiva l'aria rendendola quasi irrespirabile, e l'unico modo per evadere quel presentimento di morte che aleggiava era chiudersi in casa, nella propria quotidianità, nei propri sogni, sperando che fossero più rosei della realtà che si trovava al di fuori.
Solo un uomo, il più coraggioso di tutti gli uomini, si aggirava per il distretto di Trost. I suoi passi rimbombavano su i lastricati di pietre lacerate dal tempi, e la manica destra della sua giacca svolazzava prendendo la direzione del vento, oramai si era abituato a sentirla così leggera, così vuota, anche se era convinto che avrebbe provato quella sensazione ancora per poco.
Chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni, l'aria gelida gli diede la scossa che gli serviva per fare gli ultimi metri prima dell'entrata della taverna. Lì lo aspettavano circa 250.000 uomini pronti a morire per lui.
"Sei arrivato finalmente"
Una ragazza lo aspettava poco prima dell'entrata principale, appoggiata al muro, con le braccia conserte sul petto. La conosceva abbastanza bene per capire che quello non era un buon segno.
"Non c'è tempo per discuterne ancora, io domani guiderò la riconquista del Wall Maria"
Erwin Smith fece qualche passo in avanti superando di poco la sua interlocutrice che prontamente lo bloccò afferrandogli il braccio e stringendolo più forte che poteva.
"Volevo solo dirti grazie, Erwin. Non so se ne avrò ancora occasione"
I due si guardarono negli occhi con rassegnazione, sapevano entrambi che sarebbe finita così e la sensazione di paura che avvolgeva tutto il distretto iniziò ad allontanarsi da loro, lasciando il posto alla tristezza di chi è consapevole di vivere il suo ultimo giorno sulla terra.
Il mondo gli stava concedendo un addio che in molti non erano mai stati in grado di darsi.
"Io devo ringraziare te Machi. Adesso se vuoi farmi un ultimo favore vieni dentro con me"***
La taverna sembrava un luogo distaccato dalla realtà, almeno per quella notte. Alcol e carne riempivano gli stomaci dei soldati del Corpo di Ricerca che festeggiavano il loro ultimo giorno di vita, urla, schiamazzi e risate rimbalzavano tra le pareti della stanza formando un'unica bolla di rumore che s'infranse con l'ingresso di Erwin Smith.
Ogni singola persona interruppe quello che stava facendo per voltarsi nella sua direzione e tendere l'orecchio alle sue parole sincere, di speranza, ma anche di addio. Nessuno osò fiatare o commentare ad alta voce ciascuna delle sue decisioni, nemmeno quando affidò il siero a Levi invece che a Machi.
"Doniamo i nostri cuori per liberare tutta l'umanità" urlò infine piantandosi un pugno sul cuore. Un gesto che tutti imitarono in maniera solenne, fieri di far parte di quella squadra suicida.
Quella meno convinta era di sicuro Machi che di fronte a tutti cercava di dissimulare il profondo sconforto che l'attanagliava.
"Si può sapere che ti succede?" le chiese Levi con fare rude tirandola in disparte
"Cerca quantomeno di mantenere un atteggiamento professionale, con quella faccia da schiaffi non sei credibile"
Lei si portò una mano alla testa passandosela nella lunga chioma marrone legata in una treccia alquanto scomposta, sospirò pesantemente e poi torno a fissare Ackerman con fare ancora più esausto.
"Hai ragione, è solo che speravo che almeno tu l'avessi convinto a non partire"
"Dobbiamo rispettare la sua scelta, ha fatto l'ennesima scommessa"
"Non ho mai visto nessuno vincere una scommessa con un braccio solo"
Per tutta risposta Levi le pestò un piede facendola urlare di dolore, per poi indicargli con aria rude il tavolo dove era seduto Erwin. Lei si voltò e le sembrò strano vederlo con quell'aria rilassata a tratti serena.
"Se lui ha accettato il suo destino dovresti farlo anche tu, e invece di piagnucolare faresti meglio a raggiungerlo"***
Erwin Smith, il tredicesimo Comandante del Corpo di Ricerca, uno degli uomini più intelligenti sul pianeta terra stava per morire e tutti intorno a lui brindavano, alzando calici di vino contro la cattiva sorte che li attendeva.
Come potevano farlo ignorando il dolore e la sofferenza?
La libertà era veramente un sentimento più forte di qualsiasi altra macchinazione?
Machi si ritrovava spesso a farsi queste domande, soprattutto quando in mezzo a quei ragionamenti si ritrovava la vita di Erwin.
"Ti ricordi la prima spedizione che facemmo insieme?"
Lei annuì distrattamente.
"Ecco, pensa che sarà esattamente allo stesso modo"
"Con io che ti salvo il culo e te che lo salvi a me qualche minuto dopo" rispose con poca convinzione.
"Sono convinto che in un modo o nell'altro l'uno salverà l'altra anche in questa occasione"
Machi afferrò la mano di Erwin e lo guardò dritto negli occhi "Non osare dire stronzate a me, sai bene che non me le bevo"
Lui rise, era una cosa che non faceva molto spesso ultimamente, era sempre troppo impegnato a scommettere la sua vita per un bene superiore, per gli altri, o forse addirittura per se stesso. Per quel sogno che egoisticamente lo aveva portato a lasciarsi alle spalle una pila di cadaveri fin troppo alta per poterla contare. Eppure lui non era egoista ma alle volte si sentiva esattamente così.
"Senti, se io muoio dovrai farmi un grande favore. Va bene?"
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Ciò che rimarrà
FanfictionErwin Smith si lasciò alle spalle quella sensazione di liberà quando colpì la mano di Levi. Fu il suo ultimo segno d'avvertimento per coloro che sarebbero venuti dopo di lui, niente sensi di colpa, nessun rimpianto. Eppure Ackerman non riuscì mai a...