Capitolo Primo

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Questo non è un racconto  come tanti altri, come quelli che vengono raccontati ai più piccoli per farli dormire.
Ebbe inizio tanto tempo fa, così tanto che venne raccontata da generazioni a generazioni fino ad oggi.
Ai tempi in cui non tutto trovava una risposta scientifica per esistere, qualcosa nel cuore delle nostre intrepide protagoniste stava nascendo.
C’era una volta al di là delle montagne rocciose, dopo un fiume blu di ciottoli, un paesino
molto comune, pieno di variopinte case dai rossi tetti e vaste praterie. In una di quelle graziose
casette di mattoni viveva una ragazza abbastanza  tranquilla e introversa, amava leggere libri fantasy, romanzi e l'arte in ogni sua forma,
si chiamava Aria.
Sempre nella stessa epoca, viveva in una casa poco lontana da lì una ragazzetta facilmente riconoscibile
dai capelli ricci che le contornavano il viso (parevano una criniera) e soprattutto dal caratterino, si faceva chiamare  Vanessa, lei al contrario era tutt’altro che tranquilla; perennemente in continuo cambiamento.
Le due frequentavano lo stesso istituto ma ancora non si conoscevano, anzi quasi pareva si evitassero.
Era l'alba di una mattina d’ estate, una di quelle con il sole ma allo stesso tempo un vento fresco che scuoteva le verdi foglie sugli alberi, una giornata così bella non doveva sicuramente essere sprecata, cosi Aria
decise di uscire di casa, prendere il migliore dei suoi libri ed andare nel boschetto ai margini del paese
per rilassarsi all’ ombra.
Così afferro le solite scarpe e il cappotto estivo (perfetto per quelle giornate) e in punta di piedi, per non svegliare il resto della famiglia, uscì di casa.
Dopo aver imboccato una stradina di spigolosi sassi, lungo il bosco trovò un grande salice
incavato nel terreno che faceva al caso suo.
Si sedette sulle radici con la schiena appoggiata al tronco, poteva vedere per fino le piccole formiche che affrettate correvano lungo il tronco, erano tutte decise ad arrivare in cima come pensiero fisso, si soffermo ad immaginare per ogni creaturina quanto fosse importante il loro compito, poi si voltò
verso il cielo, senza nemmeno una nuvola.
Si decise a cominciare il suo libro e nel fruscio delle foglie si perse tra le pagine del  libro, fino a
che qualcosa di tremendamente fastidioso non distolse l’ attenzione dal racconto; come la più fastidiosa
delle zanzare la notte, era la solita ragazzetta di prima che camminava per il bosco canticchiando una
strana canzone che conosceva solamente  lei, Vanessa che ovviamente non si limitò a canticchiare e correre in
giro, si fermò anche a parlarle, che successivamente ad innumerevoli sbuffi si decise ad alzarsi e
cercare un altro posto per rilassarsi.
L’altra sentendosi vagamente in colpa decise di andare con lei ed iniziò a parlare :- ciao, io sono
Vanessa, e tu sei? anzi no, tu sei quella del corso di arte giusto? Ti piacciono gli animali? E il rosso? È che quando ero piccola amavo viaggiare. sai, sono andata anche all’estero e aspetta ti piace viaggiare? all’inizio Aria pareva troppo infastidita per rispondere quindi si limitò a rispondere con monosillabi ma
poi si arrese e le due iniziarono a parlare scoprendo di non essere poi così diverse come all’ apparenza
(come biasimarle, il tempo era veramente perfetto per una passeggiata).
Parlarono per molto tempo e la confidenza era tale che Aria si decise a togliere le scarpe, cosa che come gesto pareva insulso ma lo faceva solamente quando era sola e lo adorava davvero tanto era l'unico modo che aveva per sentirsi libera e spensierata, quando d’ un tratto Aria distrattamente
inciampò in una radice secca; imbattendosi così in un gigantesco pino completamente arido di acqua, pareva così maestosamente diverso da tutti il resto del bosco, che catturò l’attenzione delle due piccole ragazze come uno strano richiamo.

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