Gocce Di Pioggia

197 12 7
                                    

Un paio di note su questa storia. Nel manga non è ben chiaro come e quando si sia formata la squadra Bucciarati e quale sia l'effettivo ordine con cui i membri si sono uniti. In Purple Haze Feedback (che non è proprio canonico, ma dettagli) si dice solo che Fugo è stato il primo ad unirsi a Bucciarati. Ho immaginato quindi che lui e Abbacchio lo conoscano da più di un anno, mentre Mista e Narancia siano gli ultimi arrivati. L'ispirazione per questa è un passo del capitolo quattro proprio di PHF, in cui Fugo analizza il suo rapporto con Abbacchio e discute di come avessero deciso di addossarsi alcuni dei compiti più moralmente difficili per non farli pesare sulla coscienza del nostro caro Bruno.
E siccome PHF è un capolavoro di tristezza ed egoismo salvato da una storia d'amore (circa) anche questa storia lo sarà.
Buona lettura a tutti

"Abbiamo creduto che avremmo preso l'arcobaleno
Cavalcando vento fino al sole
Navigando su navi di dubbi
Ma la vita non è una ruota
Con catene fatte d'acciaio
Quindi, perdonami
Arriva l'alba"
(Catch the rainbow - Rainbow
Intepretazione personale del ritornello)

"Fugo, spiegami di nuovo perché siamo qui"
La chiesa era piccola, una classica chiesetta di paese fuori città, piuttosto buia e semplice nelle decorazioni, niente a che vedere con le monumentali cattedrali nel centro di Napoli. Eppure, ad Abbacchio solo la facciata grigiastra metteva i brividi. Non per l'edificio in sé, ma per quello che erano venuti a fare lui e il biondo.
Fugo sbuffando scese dall'auto sbattendo la portiera alle sue spalle "Te l'ho già detto no? Questo prete parla troppo. Convince gli imprenditori a non pagare il pizzo e i nostri a pentirsi e parlare alla polizia. Dobbiamo solo fargli capire che è meglio per tutti se chiude quella cazzo di bocca"
"Questa storia non mi piace. Non mi piace che ci vada in mezzo la chiesa" mugugnò Abbacchio afferrando con scarsa convinzione il passamontagna che l'altro ragazzo gli stava porgendo svogliatamente. Non che fosse particolarmente credente, ma mettere a tacere un sacerdote, sopratutto uno amato dalla comunità come Don Gilberto, non era una cosa che si fa a cuor leggero.
Fugo lo guardò scazzato come al solito. Gli puntò il dito contro, picchiettando fastidioso contro il suo petto "Senti, questa storia non piace neanche a me. Ma gli ordini sono chiari e qualcuno deve farlo. Possiamo occuparcene noi ora e poi andare a farci un goccio al Corsaro Rosso o preferisci che siano una Bucciarati e Narancia a venire qui a pestare il prete?"
Abbacchio non replicò. Aveva ragione lui, era una cosa che andava fatta, in fretta e senza tanti ripensamenti, o sarebbe stato solo peggio.

Da tempo Fugo frugava tra gli ordini di Polpo per Bucciarati, sottraendo quelli che riteneva troppo immorali per il loro capo. Picchiare un parroco era solo la punta dell'iceberg. Avevano ammazzato gente innocente lui e Fugo, donne, bambini, persino un uomo paralizzato in ospedale, vittima di quel mondo tanto quanto lo erano stati Bucciarati e suo padre in passato.
Quando il lato più viscido e schifoso della mafia li chiamava, loro si mettevano in mezzo e sistemavano il tutto prima che qualcuno lo venisse a sapere. Era un lavoro orribile. Ma come aveva detto Fugo, meglio che toccasse a loro che a Bucciarati.
In Passione non c'era spazio per i deboli di cuore o gli idealisti.
Abbacchio non sapeva se le motivazioni che spingevano Fugo a proteggere l'integrità di Bucciarati fossero le stesse che muovevano lui, ma se da un lato lo odiava per averlo coinvolto, dall'altra lo ringraziava per avergli dato l'opportunità, seppure minima, di sdebitarsi con il suo salvatore.
Era l'unico modo con cui pagare il prezzo della sua antica follia. A quei pensieri, Abbacchio sentì un sapore acido salirgli in gola "Merda, cerchiamo di farla finita in fretta. Hai controllato che non ci sia nessuno?"
"Si, è tutto libero"
Con un cenno d'intesa, indossarono i passamontagna e si diressero verso la canonica. Scassinare la porta fu un gioco da ragazzi. Fugo era cresciuto nella ricchezza, ma aveva comunque un bel po' di conoscenze che tornavano utili in quelle occasioni.
In assoluto silenzio si introdussero  all'interno della stanza, adibita a sala parrocchiale per gli incontri del catechismo.
Il biondo indicò la porta sulla sinistra. Conduceva in chiesa, dove il prelato soleva attardarsi in preghiera dopo le consuete funzioni del mercoledì.
Difatti l'anziano prete era lì, seduto su una panca nella prima fila, in contemplazione dell'altare, un rosario bianco stretto tra le mani.
Abbacchio rabbrividì. Quel vecchio dai capelli completamente bianchi, seduto in quella posa con un rosario a grani spessi, assomigliava tanto a suo nonno materno, morto così tanti anni prima che quasi gli sembrava una vita prima.
Per una frazione di secondo, fu travolto dai ricordi: suo nonno aveva lavorato per quasi quarant'anni sulle volanti dei carabinieri, onorando splendidamente la divisa che indossava. Era stato lui ad ispirare nel suo cuore di bambino il sogno di diventare un uomo di legge, un baluardo in difesa dei più deboli.
Suo nonno era morto quando aveva solo otto anni, ma mai avrebbe potuto dimenticare la sua gentilezza e i suoi sorrisi.
La faccia di quel parroco era proprio come quella di suo nonno, la faccia di una persona abituata a sorridere sempre, nonostante tutte le difficoltà della vita. La faccia di una persona tranquilla che crede che il bene sia una folle dottrina da perseguire fino allo stremo.
Da bambino credeva che anche lui sarebbe diventato un vecchietto del genere, circondato da una grande famiglia come lo era stata la sua, felice di quello che aveva realizzato.
Invece eccolo lì: un miserabile fallito, senza più un sogno o la speranza di farsi una famiglia.
Un rifiuto umano che corrodeva quel poco di buono che rimaneva al mondo.

Gocce di pioggia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora