Avevo conosciuto Marta 3 anni fa, quasi per sbaglio. Una serie di strane coincidenze ci fece parlare, e da lì la nostra amicizia ebbe inizio. Le ho sempre voluto tanto bene, sempre. Avrei fatto davvero qualsisi cosa per quella ragazza. Lei purtroppo no; cercava di negare l'evidenza ma si vedeva che non ero la sua prima opzione, non lo sono mai di nessuno. Lei era la Mia prima opzione o l'unica che avevo?. Non so, non posso dirmi di essermi accontentata, mi ha salvato la vita..solamente che, vorrei davvero aver avuto qualcuno che mi mettesse prima di tutti. Senza scheletri nell'armadio, però alcune persone non sono fatte per stare bene, suppongo. Definirei proprio così il dolore: una malattia, il cancro dell'anima. Ti consuma piano piano da dentro e non te ne accorgi. Ti da tanti piccoli sintomi, difficili da decifrare, la voglia di non far niente, il non aver la forza nemmeno per piangere, l'ansia, la pesantezza anche solo del proprio respiro. L'ansia, soprattutto. Marta ogni tanto aveva l'ansia, era però per i compiti in classe. Dopo qualche minuto di ansia a lei passava e poteva avere il suo 9 tra le mani. Io, invece, avevo l'ansia di vivere. Brutto forse da dire, ancora peggio da scrivere. Avevo l'ansia di guardarmi allo specchio, di vedermi per quello che ero. Se Marta conosceva qialcuno di nuovo avevo l'ansia che mi sostituisse, forse anche quella peggiore. Passavo intere giornate a far nulla a causa di quest'ultima. Sentivo l'intestino che mi si contorceva dentro, che si arrotolava, sentivo come se qualcuno dall'interno nel mio ventre mi stesse graffiando. Gliene avevo parlato qualche volta, non era andata a finire troppo bene. Era stato quello il motivo per cui avevamo litigato: diceva che ero appiccicosa e che dovevo fidarmi di lei. Fidarmi di lei, certo. Come se potessi farlo, come se dipendesse da me.