Puppet of Madness

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Mary. Ora Ib capiva cosa provava in quel mondo desolato e maledetto che le aveva lasciato in eredità suo padre, nonostante il suo ostinato rifiuto nel riceverlo. Alla fine cosa aveva fatto di male? Voleva solo qualcuno che non la lasciasse sola a consumarsi come uno scoglio eroso dalle ritmiche onde di un oceano in tempesta. Lo stesso oceano era il suo cuore: anche se era stato nascosto dietro ad un sottile strato di pittura verde su una tela di stoffa, la bionda sentiva che qualcosa batteva. Le ricordava il ticchettio di un orologio mai avviato per contare lo scorrere delle ore ma comunque quel cuore aveva qualcosa di buono dentro, qualcosa che spingeva Mary ad andare avanti e ad essere differente dalle altre sorelle e fratelli. Quando incontrò la bambina dagli occhi di rubino,la biondina subito sentì il suo minuto cuoricino esplodergli per la gioia: non vedeva l’ora di uscire da quella prigione ed essere in compagnia di qualcuno, per sempre. Alla fine voleva solo un’amica ma il suo desiderio l’accecò terribilmente: divenne un’ossessione quella verso Ib. Mary non l’avrebbe mai lasciata andare o comunque non avrebbe mai permesso a nessuno di portarla via da lei.
 
<<Mi dispiace…>>
 
Ora Ib capiva cosa l’amica dai profondi occhi blu provava mentre questa veniva divorata dalle fiamme, incendio che Ib stessa aveva fatto ardere nel suo quadro: tutti i suoi sogni e desideri frantumati in pochi istanti, come un fragile e raffinato bicchiere di cristallo che per colpa di una mano insicura cade sulla dura e antichissima pietra. Un'intera e desolata vita svanita nel nulla. La cosa che più rendeva triste le due bambine è che nessuno si sarebbe mai ricordato di colei che, nonostante il duro regime del suo mondo, aveva avuto il coraggio di ribellarsi e sperare in una vita migliore che non avrebbe mai avuto. Il suo innocente, fabbricato cuore, veniva velocemente bruciato e prima che Mary esalasse il suo ultimo respiro, aveva sentito per un momento il cuore finalmente pulsarle nel petto e finì la sua frustrante vita con una lacrima pura sopra ad un candido sorriso. Da quando la sua migliore amica Mary era scomparsa, a Ib mancavano i suoi strani scarabocchi che faceva sul suo blocco da disegno e qualche volta, nei sogni, ammirava di nuovo quei disegni che l'amica aveva realizzato sui muri della galleria che si trovava nello Sketchbook: raffiguravano lei, Mary e quel ragazzo dai buffi capelli lilla.

<<Mi dispiace, mi dispiace…>>

Ib si sentiva in colpa: aveva ucciso qualcuno. E quel qualcuno era anche la sua migliore amica. Non riusciva a tollerarlo, proprio per niente. Sentiva che prima o poi sarebbe scoppiata per la disperazione. Voleva farla rivivere a tutti i costi! Ogni minuto di ogni giorno prendeva un foglio e disegnava una rosa, gialla. Ma per quanti ritratti di rosa lei facesse, sentiva che non era abbastanza. Così qualche volta Ib aveva provato a disegnarla ma alla sua età le sembrava parecchio difficile: voleva ritrarla perfettamente,lo stesso modo in cui l’aveva dipinta Guertena. Ora la bambina capiva il perché di quegli strani disegni che faceva l'amica: lei stessa ora poteva provarli con le sue mani. Era inoltre anche riuscita a scoprire il mistero dei muri neri della camera della biondina: aveva tutto lo spazio che voleva per disegnare se il blocco fosse stato riempito del tutto. Ib non ce la faceva più, si rifiutava di uscire dalla camera…almeno fino a quando non avesse fatto rivivere la sua vecchia e cara amica. L'avrebbe fatta risorgere dalle ceneri e fatta librare in volo: una fenice dalle appariscenti piume verdi. I suoi sensi di colpa diventarono insostenibili, Ib cominciò a disegnare sui muri, cucire quelle bambole che non la facevano dormire di notte, ogni giorno che passava le sue mani si facevano sempre più magre e tremanti, gli occhi arrossati erano sempre più spalancati e non riusciva più a reggersi in piedi e cominciò a vestirsi sempre di verde. Ma come in ogni malattia, arrivò infine il colpo di grazia: buttò ogni oggetto che aveva nella sua camera dalla finestra, si mise ai piedi dei collant neri e delle scarpe beige, indossò un vestito verde con un fiocco azzurro e tinse i suoi capelli con pittura gialla, gli occhi infiammati colarono invece pittura azzurra ed al petto strinse l'orribile bambola. Ib si rintanò in un angolino della sua cameretta. Sorrideva ma il suo sorriso era quello di una persona che aveva completamente perso il lume della ragione. La pazzia ora regnava in lei sovrana. Ib era riuscita a far rivivere la sua amica dentro di lei e fuori di lei.

Welcome to my world that’s painted with sadness. There’s no light of sun, there you cant’hear any sound at all. Here I’m waiting silently for you, father: why you were so cruel to left poor Mary alone?

“Puppet” si chiamava la canzone che cantava ed erano le uniche parole che riusciva a dire. Infine Ib provò quel senso del dovere che provava Mary nei confronti di suo padre: intrappolare le persone. Così scese silenziosamente in cucina e prese un coltello. Poi si diresse dai suoi genitori. Mary era tornata a vivere e come lei, Ib ora era diventata una marionetta nelle mani del pittore: una marionetta governata dalla pazzia.  

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