Prologo.

675 27 3
                                    

PROLOGO

Cammino verso casa, tenendo la mano di Robert che mi cammina a seguito, dicendomi quanto si è divertito questa mattina assieme a me.

Sono stato un po’ di mesi fuori per un film e ieri, quando sono tornato era praticamente euforico, appena mi ha visto all’aeroporto.

Mi è corso incontro e mi ha abbracciato forte, con quelle sue braccine piccole e quel sorriso meraviglioso.

Ormai stento a credere che ha già quattro anni. Mi sembra solo ieri quando è nato, o quando mi ha chiamato “papà” per la prima volta.

Abbiamo deciso che, lavoro o meno, vivremo a Union, lontani dai rumori assordanti e dalle luci sfavillanti di Los Angeles, perché è questo che vogliamo, sia per noi, che per Rob.

Sento una goccia bagnarmi il naso e capisco all’istante che la nuvola grigia sopra di noi ha deciso di bagnarci. Cerco di accelerare il passo, anche perché casa non è molto lontana.

«Dai, Rob, facciamoci una corsa!» dico sorridente, mentre il mio piccolo mi corre dietro tenendomi per mano.

Appena arriviamo a casa, siamo già bagnati come pulcini e Jenn ci abbraccia forte entrambi.

«Eccoli qui, i miei due uomini!» poggia un bacio sulla guancia di Robert e un altro sulle mie labbra «Puzzate come due maialini!» ci dice ridendo e prendendo in braccio Robert.

In effetti abbiamo corso e giocato parecchio, non abbiamo un buon odore.

«Ora io e Rob andiamo a fare una bella doccia calda, che ne dici, scimmietta?» chiede Jenn, rivolta a Robert mentre gli solletica la pancia.

Lui ride, felice, mostrando i suoi dentini bianchi e perfettamente allineati. Ricordo che in certi momenti, fino a quattro anni fa, ho pensato che non avrei mai potuto vederlo ridere così.

«Lasciatemi un po’ d’acqua.» ricordo a Jenn, che si è già diretta verso il bagno.

Vado in cucina e butto giù un bicchiere d’acqua fresca e per l’ennesima volta mi ritrovo a fissare l’anello d’oro che porto sull’anulare della mano sinistra.

Io, sposato con Jenn. Chi l’avrebbe mai detto?

Sono passati quasi tre anni da quando ho pronunciato quel “sì” e per ogni giorno che passa, mi rendo conto che il mio amore per Jennifer aumenta ogni giorno di più, non credevo che si potesse amare così tanto.

L’amore non è altro che quel sentimento che quando ti abbandona non lascia dolore, ma solo vuoto, perché noi siamo fatti di amore.

La vita è come una giostra, man mano che va avanti aumenta sempre la sue velocità. Poi si ferma, per poi ripartire di nuovo. Se si guasta, ci sono due opzioni: la prima è fermarsi per sempre ed essere abbandonata oppure la si può aggiustare.

Be’, io ho scelto di lasciarmi aggiustare.

Dopo la morte dei miei, mi ero improvvisamente fermato, avevo posto un limite ai persino ai respiri che esalavo ogni giorno. Ogni oggetto, ogni dettaglio della mia vita, mi ricordava il passato che era andato bruciato e che continuava ad ardere nel mio cuore, bruciando anche esso con lui.

A Robert non abbiamo ancora parlato dei suoi nonni e di suo zio, lui non ci ha ancora fatto domande e né io, né Jenn ci sentiamo ancora pronti per affrontare l’argomento.

Tutti, anche Karen e Gary¹, mi hanno detto che dovrò essere io a parlargliene, perché è giusto che sia così, che conosca la verità.

Un ricordo mi passa involontariamente per la testa. Un mese fa, prima del compleanno di Rob, quando gli dissi che forse non sarei riuscito a tornare per festeggiarlo assieme a lui. Ricordo che iniziò a piangere e urlare al telefono e quella sera Jennifer mi disse che non riusciva più a calmarlo.

Indelible smiles. #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora