4° CAPITOLO

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Ero seduto al balcone del locale a bere dello schotch mentre Grace, la mia migliore amica, farfugliava cose incomprensibili. Purtroppo, però, io continuavo a pensare a lei... Jacqueline. La mia mente ripercorreva gli eventi della gionata, il suo sorriso mi offuscava i pensieri e il suo profumo mi confondeva le idee. Avevo decisamente bisogno di una doccia fredda. Cercai invano di concentrarmi su Grace, una ragazza di ventinove anni di origini asiatiche con capelli neri che spesso racchiudeva in uno chignon, viso allungato e occhi neri a mandorla.

" Arold, mi stai ascoltando?" disse risvegliandomi

"sisi... scusa, dicevi?" mi affrettai a rispondere confuso

"E' tutta la sera che sei assente, mi dici cos'hai?"

"nieee...." stavo per rispondere quando un brivido mi attraversò la schiena.

Mi voltai e vidi entrare una ragazza con la chioma di capelli rossi che le ricadevano sull spalle in boccoli definiti alla minima perfezione, un vestito giallo pastello super attillato che le metteva in risalto il seno e le forme accentuate e scarpe con tacco vertigioso. Senza volerlo feci un mugulio di apprezzamento e ricordai a me stesso che in fondo ero qui per divertirmi. Misi a fuoco la ragazza, ormai all'interno del locale, deciso a offrirle da bere, e la riconobbi: era lei!

Cercai di voltarmi il più velocemente possibile evitando di farmi vedere e iniziai a parlare con la mia amica.

La mezz'ora successiva passò in un baleno, non ci incontrammo e lei non si era accorta della mia presenza... o almeno così pensavo, ma improvvisamente fui invaso da un profumo floreale che mi era familiare risvegliando tutti i miei sensi. Sapevo già chi avevo vicino quindi mi girai a salutarla

"Jacqueline" esclamai in tono piatto cercando di restare calmo.

Lei fu sorpresa nel sentire la mia voce "oh.. ehm... Arold" rispose con un po' di imbarazzo.

Era la terza volta che ci incontravamo in sole ventiquattro ore e se non fossi stato razionale avrei pensato che il destino ci mettesse lo zampino. 

La osservai mentre ordinava due drink e mi chiesi se fosse stata qui con il suo uomo. Il solo pensiero suscitò in me fastidio e avvertii una sensazione strana allo stomaco che svanì vedendola dirigersi verso una donna, probabilmente un'amica.

Più passava il tempo e più il mio corpo era consapevole della sua presenza, cercai in tutti i modi di non fissarla ma il suo modo di ballare provocante me lo impedì.

Grace, vendendomi distratto e sentendosi ignorata, se ne era andata già da un po'  lasciandomi solo con me stesso quindi decisi di andare a schiarirmi le idee alla toilette. Guardandomi allo specchio a stento riuscii a riconoscermi: avevo il viso rosso e accaldato e i capelli scompigliati, ma decisi ugualmete di tornare di là.

Fu proprio mentre uscivo che la notai,era sola e stava bevendo un drink in un angolo appartato dove l'unica illuminazioni era il riflesso delle luci della pista da ballo. Senza nemmeno pensarci la tirai per un braccio facendola sbattere contro il muro e imprigionandola con i miei finachi. La guardai negli occhi azzurri imploranti e feci quello di cui mi sarei pentito più tardi: la bacia.

Le sue labbra erano moribide e il suo sapore era dolce come il miele. A quel contatto sentii crescere l'erezione e dopo il primo momento di esitazione lei si sciolse contro di me buttandomi le mani nei capelli. Ci baciammo fino a che entrambi non volevamo di più. Così la presi in braccio poggiando i palmi sulle sue natiche e senza smettere di divorare la sua bocca la trascinai in bagno. Le pizzicai i capezzoli da sopra il vestito e questi diventarono subito turgidi mentre lei emise un gemito: era esattamente come l'avevo immagiato!  Mi feci spazio tra le sue gambe e infilai un dito nella sua fessura umida per stimolare il clitoride.

"Sei bagnatissima!" esclamai con un po' di orgoglio.

"Ti prego... Ti prego... Arold" disse supplicando con voce affannata. Dio quanto la volevo! Avevo un'erezione talmente dura da farmi quasi male e speravo di durare abbastanza per farla godere. Quando entrambi non potevamo più resistere fummo costretti ad abbandonarci alla passione: mi calai i pantaloni con i boxer , infilai  il preservativo e entrai dentro di lei.

"Oddio..." mormorò lei.

"Cavolo quanto sei stretta" cominciai a muovermi prima lentamente e poi con un ritmo più veloce come una furia. Trovarmi dentro di lei era la sensazione più bella che avessi mai provato e osservandola da vicino con le labbra gonfie a causa dei baci, il volto paonazzo, i capelli scarmigliati e la pelle velata di sudore era ancora più bella.

"Ci sono quasi"  disse con la voce tremante aggrappandosi alle mie spalle mentre la sbattevo contro il muro con grande foga. Quando la sentii stringersi ancora di più intorno al mio pene, capii che era pronta per godere la incitai "vieni per me..."  ed esplodemmo insieme nel piacere.

Secondi, minuti, ore.. non saprei dire quanto tempo rimanemmo avvinghiati dopo che le scosse dell'orgasmo furono cessate

"ehm.. io dovrei andare. Ariahm si starà chiedendo dove sono finita." sussurrò rompendo il silenzio fatto solo dai nostri respiri ancora affannati.

"Si certo.. Mi dispiace, io non volevo"

"Non preoccuparti, eravamo in due a fare questa cosa. Non è solo colpa tua." lo rassicurò con un sorriso sincero mentre se ne stava già andando lasciando un vuoto dentro di lui che non riusciva a spiegarsi.

Tutto l'amore dell'odioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora