Mi chiamo Riccardo e Gli eventi che sto per narrarvi, si svolsero in un piccolo paesino collinare, per l'esattezza Collebello, 397 abitanti, anima più, anima meno, circondato dalle verdi colline Toscane, risalente al periodo medievale, con le classiche mura e cinta.
Ho passato tutte le estati della mia adolescenza in questo affascinante e caratteristico luogo
dove vivevano i miei cari nonni paterni. Certo, per un adolescente, a parte le partite a calcio, il bar dove si assisteva ad infinite partite a carte e qualche esplorazione delle zone, non c'era molto da fare.
La sera però, spesso ci riunivamo con un gruppetto di amici lungo le mura del paese, armati di sedie e tanta curiosità.
Assistevamo con orecchie tese e occhi sgranati ai racconti degli anziani del paese, una ventina di persone, tutte in circolo. Erano storie assimilabili a delle vere e proprie leggende metropolitane che attiravano tantissimo la nostra attenzione, soprattutto quelle che parlavano di soprannaturale. Non sapevamo mai se credere a ciò che sentivamo oppure attribuire tutto alla fervida fantasia dei narratori.
Oggi voglio raccontarvi una di queste storie che mi ha stupito molto allora e che tuttora, a distanza di tanti anni, mi lascia interdetto.Siamo a Luglio del 1984, estate inoltrata, faceva un caldo soffocante.
Il paese di Collebello viveva delle solite routine quotidiane. Si andava a fare la spesa alla bottega, dove c'erano prodotti sempre freschi e genuini, alla fonte a lavare i panni e poi a comprare il pane da Bruno il fornaio, il nostro protagonista.Bruno era un uomo di trentotto anni, alto e magro, capelli lisci, castani, di media lunghezza, occhi azzurri, grandi e poco espressivi; era sposato con Paola da cui aveva avuto due bimbe, Cristina e Franca.
Dopo aver lavorato come aiuto panettiere agli ordini di papà Giovanni, prese lui in gestione il forno quando quest'ultimo decise di ritirarsi in pensione. Praticamente era fornaio da sempre.
Egli scambiava solo qualche parola con i clienti e niente più, era un uomo taciturno.
In famiglia parlava poco e non aveva amici.
Oltre che per il pane, Bruno era conosciuto in paese per essere un grande bestemmiatore.
Qualcuno ci si faceva una risata, qualcuno si sentiva in imbarazzo e qualcuno lo rimproverava.
Fatto sta che egli, in mezzo ai suoi discorsi, infilava sempre una bestemmia.
Per lui era diventato un intercalare, bestemmiava anche solo per enfatizzare una situazione che lo colpiva o che lo faceva ridere. Insomma bestemmiava sempre.
Detestava la chiesa e il parroco nel modo più assoluto. Non che fosse contrario a chi frequentava le funzioni religiose, ma lui proprio non ne voleva sapere.
Qualcosa però stava per cambiare la sua vita.
Era il sette Luglio, ore 18 circa, Bruno si trovava al forno e stava completando la pulizia delle pale per utilizzarle successivamente nel turno di notte, come di consuetudine, anche se non sarebbe toccato a lui quel giorno. Si alternava infatti con la moglie Paola in modo da concedersi un po' di riposo.
Alle venti sua moglie arrivò al forno per dargli il cambio. Bruno si avviò verso casa, quando dopo pochi metri sua madre Teresa, che ospitava le nipotine per la cena si affacciò al balcone e lo chiamò urlando.
"Bruno! Bruno corri, corri che Franca ha la febbre altissima!"
Bruno avvertì di corsa Paola che chiuse il forno in fretta e furia e si precipitò a casa della suocera.
Franca aveva cinque anni ed era la più piccola delle due bambine. Stava sdraiata nel letto, completamente fradicia di sudore e bollente in fronte. Aveva un fortissimo mal di pancia ed era in preda a deliri, con il termometro che misurava quasi quaranta gradi.
Vista la gravità della situazione Paola chiamò di corsa il dottore di famiglia che risiedeva nel paese, il quale arrivò dopo pochi minuti.
Una volta visitata la povera Franca la diagnosi fu di probabile appendicite con forte dubbio che stesse evolvendo in peritonite.
Il dottore consigliò di portarla immediatamente in pronto soccorso per farla ricoverare.
Paola preparò la bimba e chiese a Bruno di occuparsi del forno.
Sarebbe andata lei con la piccola in ospedale.
Bruno non volle saperne, ma convinto da sua madre Teresa si rassegnò e, una volta accompagnate alla macchina, dopo la raccomandazione di avere notizie il prima possibile, si avviò verso il forno.
Anche se l'ansia per la bambina lo divorava, iniziò a preparare il pane, ma dopo un'ora ricevette la telefonata di Paola che aveva una brutta notizia.
Non solo Franca aveva l'appendice in peritonite, ma rischiava la vita a causa di una sovrainfezione.
Bruno a quel punto cedette e cominciò a bestemmiare, lanciare di tutto e inveire contro il Signore.
Poi stremato da quello sfogo estremo, iniziò ad accusare una forte stanchezza e improvvisa sonnolenza.
Non si reggeva in piedi, voleva andare a casa, ma a causa del gran caldo riuscì a stento ad arrivare sull'uscio dell'appartamento.
Infilò la chiave nella serratura e quando girò la maniglia non riuscì a entrare.
Era come se qualcuno dall'altra parte stesse spingendo la porta verso di lui.
Bruno, nonostante si fosse buttato di peso sulla porta, non riusciva ad aprire, finché all'improvviso questa cedette e ed egli cadde in terra senza farsi male, per fortuna. A quel punto iniziò una spasmodica ricerca, bestemmiando e urlando parole immonde contro la persona che secondo lui si era intrufolata in casa.
Pensò si trattasse di un ladro, ma tutte le finestre erano chiuse e non c'era alcun segno di scasso.
Dopo essersi seduto su una delle sedie del tavolo in cucina, venne colto di nuovo da quella strana stanchezza e da un bisogno irrefrenabile di sdraiarsi. Quasi trascinando le gambe si diresse in camera da letto e senza nemmeno togliersi i vestiti si accasciò sul letto cadendo in un sonno profondo.
Alle tre e mezza del mattino si svegliò, senza riuscire ad aprire gli occhi, sentiva delle voci nella camera ma non capiva di chi fossero. Gli occhi iniziarono ad aprirsi molto lentamente, una luce fioca di colore arancio illuminava la stanza. Mano a mano che si aprivano sempre di più riuscì a scorgere due figure.
Bruno sgranò gli occhi, aveva il cuore in gola e stava per scoppiare. La scena di fronte a lui era incredibile. Nella parte destra della stanza ai piedi del letto c'era Gesù, con in mano una candela, e nella parte sinistra c'era Satana che leggeva una pergamena.
Bruno era quasi paralizzato dal terrore, ma riuscì comunque a pizzicarsi il volto fino ad arrossarsi una guancia. Sperava stesse sognando, ma non era così.
Gesù e Satana stavano decidendo chi dei due dovesse prendere l'anima della povera Franca.
A quel punto cominciò a pregare i due di lasciar stare la figlioletta, ma piuttosto di prendere lui. Singhiozzava e piangeva a dirotto, così tanto che stremato dallo sforzo svenne.
Fu svegliato alle prime ore del mattino da una luce tiepida che passava attraverso le persiane delle finestre e cadeva sui suoi occhi chiusi. Si svegliò e guardandosi intorno cercò dei segni di ciò che aveva vissuto quella notte, ma non trovò nulla.
Si alzò dal letto e con uno scatto corse verso la porta di casa, uscì correndo come un pazzo e si diresse alla chiesa del paese.
Entrò, mise un dito nell'acquasantiera, si fece il segno della croce e cominciò a pregare.
Lo fece per quasi due ore senza sosta, chiedendo al Signore di perdonarlo per tutte le bestemmie a lui rivolte e di proteggere sua figlia Silvia, aiutandola a guarire.
Intanto la moglie Paola alle nove e mezza provò a chiamare prima al forno e poi a casa, ma invano. Non aveva notizie di Bruno, che si trovava ancora in Chiesa.
Mentre egli pregava, si avvicinò il parroco, Don Lucio, il quale aveva incontrato sua madre Teresa, che preoccupata, lo stava cercando per darle notizie della figlioletta.
A quel punto corse a perdifiato a casa della madre e chiese immediatamente notizie di Franca.
Teresa disse che era stata contattata da Paola che le comunicò una lieta notizia.
La bambina era stata operata d'urgenza e ora stava meglio. La febbre era scesa e i dottori le avevano comunicato che il peggio era passato e sarebbe sopravvissuta.
Bruno, pieno di gioia, tornò in chiesa e ringraziò il Signore per non averlo abbandonato in questa situazione disperata e promise che sarebbe cambiato.
Da quel giorno diventò una nuova persona.
Si mostrò più gentile con la sua famiglia, si circondò di amicizie sincere, smise di bestemmiare e frequentò assiduamente la chiesa, partecipando ogni giorno a due funzioni religiose.
Quella notte così surreale, e quelle visioni incredibili portarono un messaggio importante nella vita di Bruno che finalmente vive in amore ed armonia.
Anche se come lui racconta, non potrà mai dimenticare i fatti accaduti quella notte che lo hanno segnato per sempre indelebilmente.
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La doppia chiamata
Horror"Ciò che accadde quella notte cambio profondamente la mia vita"