Coffee-shop

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Solitamente il primo pensiero subito dopo aver finito il liceo è quello di godersi le vacanze, mega festone con gli amici e chi più ne ha più ne metta, per poi ritrovarsi a dover studiare ulteriormente per entrare in una prestigiosa università, ma quello non era il caso di Leena.

Nonostante la madre le ripetesse in continuazione quanto gli studi e la scuola fossero importanti, lei non vedeva l'ora di finire per dedicarsi a ciò che più voleva fare.

Di certo fare la truccatrice per effetti speciali non era nelle ambizioni della madre, tanto da rifiutarsi di pagarle qualsiasi spesa accademica, per cui si ritrovò in un bivio.

Da una parte avrebbe rinunciato ai suoi sogni dando tutta la responsabilità delle spese universitarie ai suoi genitori, ma vivendo ogni singolo giorno della sua vita in costante pentimento e infelicità.

Dall'altra avrebbe dovuto trovarsi un lavoro e prendersi lei tutte le sue responsabilità.

Dopotutto stava crescendo e prima o poi avrebbe dovuto affrontare certe cose, così decise di scegliere la strada del cuore.

Era pronta a tutto pur di ottenere ciò che desiderava!

E infatti si ritrovò a trascinare la borsa facendola struciare a terra, dopo l'ennesima domanda di lavoro rifiutata e una grossa bevuta per scacciare via pensieri indiscreti, anche se non servì a nulla poiché un attimo dopo pensò e ripensò alla madre che la stava aspettando con ansia per rinfacciarle ancora una volta di aver sbagliato a scegliere una strada del genere.

"Mi ucciderà" disse a se stessa fermandosi in mezzo alla strada buia.
Un attimo prima di chiudere gli occhi e crollare a terra esausta, intravise una figura venirle incontro.

Si svegliò nel bel mezzo della notte pensando di essere tranquillamente sdraiata sul suo caloroso letto della sua dolce e cara cameretta, ma non appena aprì gli occhi notò qualcosa di diverso.
Quello non era il suo letto e quella non era la sua camera.

Presa dal panico sgranò gli occhi pensando di essere stata rapita e portata nella casa di uno stupratore o serial killer.

Vide la su borsa sul tavolino accanto al divano, la prese e cercò di fretta il suo cellulare, ma non c'era.

"Mi hanno tolto anche il telefonopensò in panico.

Era sola, sul divano di una casa di chissà chi, senza alcun mezzo per comunicare con qualcuno.
Le sarebbe piaciuto poter avvisare la madre dei suoi ultimi istanti di vita.

"Ti ho voluto bene mamma" sussurrò prima di alzarsi e cercare l'uscita, ma a causa del buio si ritrovò in cucina a reggersi il piede, dopo aver sbattuto violentemente il mignolo su una gamba della tavola da pranzo.
Inoltre cercò di soffocare un urlo di dolore causato dalla botta.

In quel momento un ragazzo spuntò dalla porta.
Spaventato, pensando fosse un ladro o un'entità strana, chiuse gli occhi e urlò non appena vide un'ombra muoversi.

Leena, anch'essa spaventata, urlò pensando fosse il serial killer pronto ad assalirla e tagliarle la gola.

Entrambi si inginocchiarono continuando ad urlare terrorizzati.

"TI PREGO NON FARMI DEL MALE SONO TROPPO GIOVANE PER MORIRE" urlarono all'unisono.

"Ma che sta succedendo?" chiese un altro ragazzo assonnato che accese la luce per poi strofinarsi gli occhi.

"SOOBIN C'È UN DEMONE CHE VUOLE UCCIDERCI.
SAPEVO DI NON DOVER PROVARE AD EVOCARE QUEL FANTASMA L'ALTRO GIORNO." continuò ad urlare Yeonjun aggrappandosi alle gambe di Soobin.

"Tu cos-?" chiese, ma non appena aprì gli occhi e mise a fuoco sobbalzò vedendo Leena inginocchiata a terra.
"C-chi sei?"

Ma Leena prese la sua borsa e corse il più veloce e lontano possibile da quella casa.

"Cosa.È.Successo?" si chiese ancora sotto shock.

Scosse il capo e si diresse velocemente verso la fermata dell'autobus più vicina.

Non appena tornò finalmente a casa cercò di fare il più piano possibile per non svegliare i genitori e i suoi due fratelli.

Ma a quanto pare erano ancora svegli alle tre di notte ad aspettarla, poiché ad un certo punto si accese la luce e si ritrovò davanti sua madre con lo schiaccia mosche in mano.

"Mamma!" esclamò Leena raddrizzando la schiena.

"Dove sei stata tutto questo tempo?" chiese una prima volta cercando di mantenere la calma.

"Tesoro, non ti agitare..." si intromise il marito tremolante dietro di lei.

"Mamma...posso spiegare, credo."

"COSA DEVI SPIEGARE?! SONO LE TRE DEL MATTINO!" urlò rincorrendo la figlia per tutto il piano.

"Cos'è questo casino?" chiese Hyunsoo, il fratellino più piccolo, al suo hyung.

"Mamma si è arrabbiata con Leena." rispose Hyunmin con lo sguardo incollato allo schermo del televisore e le dita impegnate a muovere ripetutamente i tasti del joystick.

"Ah, povera noona." disse per poi buttare la faccia sul cuscino e tornare a dormire.

Poco dopo Leena salì le scale e si chiuse a chiave in camera, ancora inseguita dalla madre.

"SAPPI CHE NON LA PASSI DI NUOVO LISCIA!" disse per poi allontanarsi.

Leena, sfinita, si buttò sul letto a peso morto.

Il mattino dopo si alzò molto presto per evitare domande indiscrete della madre e per presentare l'ennesima domanda di lavoro, anch'essa rifiutata .

Quest volta iniziò a buttrsi giù e deprimersi sul serio non curandosi di dove stesse camminando.
Continuava a chiedersi perché venisse rifiutata in qualsiasi posto.
Iniziò a pensare anche di dover assecondare la madre una volta per tutte e iscriversi all'Università.

Iniziò ad alzarsi un vento molto forte che le fece scopigliare i capelli. Nel tentativo di riordinarli un volantino si schiaffò sul suo viso.

"Maledetto vento" imprecò togliendosi il volantino dalla faccia.

Pochi istanti dopo le cadde l'occhio sul contenuto di esso e lo stese per controllare meglio.
"Mmh...cercano personale.
HAHAHAHA peccato che non mi assumeranno mai." disse per poi accartocciarlo e lanciarlo dietro di sé.

Dopo aver fatto tre passi in avanti si fermò, si girò e riprese velocemente il volantino da terra.

"Dev'essere qui vicino." disse controllando l'indirizzo del coffee-shop.

Entrò nel locale e la prima cose apparse ai suoi occhi fu una visione divina.
Un ragazzo dai capelli castano chiaro, morbidi e fluenti, viso angelico, con le maniche della camicia da lavoro ripiegate su se stesse, intento a pulire i tavoli di quel posto preparandoli all'apertura.

"Credo che questo posto mi piacerà un sacco."

















Coffee-Shop || Choi BeomgyuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora