Suicide

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"le mie gambe tremavano, dai miei occhi fuoriuscivano delle calde lacrime, che si andavano a posare dolcemente sul jeans strappato che avevo in dosso. Il mio, ormai esile, corpo veniva smosso da dei singhiozzi che mi facevano mancare l'aria. Stringevo tra le mani il mantello di quel ragazzo. Quel ragazzo che mi aveva donato tutto, poi privato di ogni cosa. Quel ragazzo che seppur freddo e deciso, nascondeva un cuore d'oro, certo, pochissime persone ebbero avuto l'occasione di vedere quel che il rasta aveva da offrire. Eppure pensavo di essere l'unico. L'unico che sapeva la sua verità. L'unico che aveva sentito quel suo calore corporeo sotto le coperte, quando eravamo abbracciati l'uno con l'altro. L'unico che aveva assaporato le sue labbra morbide. L'unico a cui era stato regalato qualcosa di speciale. L'unico che era stato consolato dalle dolci parole di quel ragazzo. Mi sbagliavo. Non ero stato il primo, non ero stato l'ultimo. Ero stato un giocattolo. Un inutile giocattolo, che aveva dimenticato ormai da tempo. Nelle cuffie risuonava "Heater", la canzone che stava spopolando. Odiavo quella canzone. mi faceva sentire debole, mi faceva sentire impotente. Ormai avevo iniziato a bagnare anche il mantello, lo avevo portato al petto e cercavo di calmarmi, tutto mi era impossibile. Ero masochista? Probabile. Ma non potevo far a meno di ascoltare quella canzone. Ogni volta che finiva, la rimettevo da capo. Fino a quando non sentii il telefono di casa mia suonare. Tirai su col naso, e col mantello rosso del ragazzo che aveva conquistato il mio cuore mi asciugai le lacrime. Risposi al telefono, e appena sentii quella voce sbuffai. «Vodafone ti offr-» disse la voce dal telefono, ma non fece in tempo a finire la frase che risposi. «NON MI SERVE NIENTE, BUONA GIORNATA.» e riattaccai. Mi scompigliai i capelli, poi miisi il mantello al collo così da non dover tenere l'indumento tra le mani. „Vorrei odiarti. Vorrei. vorrei che tu passi ciò che passo io!„. Questo era quello che ripetevo. Come una filastrocca. Questa storia andava avanti per un paio di mesi, poi decidi di fare il passo avanti. Ma visto che non mi accontento delle piccole cose, decisi di fare le cose a modo mio. Prima di tutto indossai(verbo sbagliato, yes) degli indumenti completamente bianchi. Mi ero messo una cravatta, a lui piaceva quando le indossavo. Quando il mio vestiario era stato terminato, avevo preso la pistola con cui la mia defunta madre fu uccisa da suo fratello. Avevo fatto partire un video che si sarebbe auto-stoppato un minuto dopo l'attivazione al video. Mi puntavo la pistola alla tempia nonostante fossi abbastanza titubante. Poi uno sparo..."

oneshots || inazuma elevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora