Voglio parlarti così al capezzale del mio ultimo giorno di vita, parlarti con lo stesso sdegno con cui tu mi hai concepito dal tuo grembo malato.
Sono nato sotto i ciliegi in un giorno di tiepido calore, nato per volere di un patto fatto tra me e chi prima di me non aveva osato accettare la vita; venni al mondo silenzioso, disgustando fin dal principio quel dono che mi avevi fatto.
Mi chiamerai egoista, mi considererai un fallimento ma quel tuo gioco non lo ho mai accettato, tra i campi infinti di quella vita prima della vita stessa ebbi il piacere o forse il dispiacere di vederti, mi chiedesti, come fanno i figli di Nyx nei vasti campi elisi, quale fosse la mia scelta la gogna o la gloria, scelsi la gloria come ogni uomo farebbe… maledetto me, maledette siano le mie speranze e chi in quella circostanza mi gettò la sabbia negli occhi facendomi credere che giunto sulla Terra avrei davvero trovato la gloria.
Non te ne faccio una colpa ma ti maledico comunque, ti maledico come un orfano maledice la morte, io e lui figli dello stesso odio ma io maledico te o vita che mi hai iniziato a questo calvario questa scalata che come Sisifo col suo masso ti porta a tanto dal vedere la luce e ti rischiaccia alla fine nel fondo dell’Ade.
E qui mi congedo ma la storia continuerà perché sia per voi, che continuerete a vivere, la testimonianza di chi la vita l'ha odiata ma ha continuato a viverla.