Lavando i panni dopo una giornata al mare mi sono distratta, tra le case cadenti e grigie risuonavano voci di paese. Ero malinconica a causa delle numerose epifanie che stavo affrontando da qualche tempo quando il telaio di una vecchia finestre mi si fece amico. Il legno logoro in tinta rossa parlava di anni consumati, il suo interno,che tanto pareva caldo ed accogliente,proiettò il mio sogno. Un paio di scarpe dal colore spento mi riportó a tempi mai vissuti nei quali le fiabe parevano essere ambientate, in cui i pensieri sgorgano dalle nostre menti per tramutarsi in verità. La vita che ci pare non essere mai stata vissuta muta in desiderio e ricordo, che il mondo sia una sporca serie di fotogrammi senza fine? Se sorridessi al cielo quando gli occhi lo incontrano anche i miei pensieri si tramuterebbero in nuvole passeggere. La luce flebile delle sorelle cementate diviene compagna dell' intensità della natura, colori sparsi tingono il foglio del paese, il cielo sembrerebbe non essere mai stato più fantasioso. Dimenticare la vecchia sensazione di stanchezza per lasciar correre la positività dei brividi della propria pelle nei brevi istanti di riflessione inconcludente.
Lavando i panni al calare del sole ho girato il capo verso le consumate abitazioni, se esistesse una casa accogliente, vorrei fosse la mia.Luce calda, mobili in legno, una solitudine vera.
Camminare per le strade rende le mie gambe deboli, lente. Le luci illuminano quello che voglio vedere, vedo quello che mi pare significativo. Il mondo è privo di senso. Le persone non vanno viste, le parole sono vuote, le case colme, le azioni vane. Stanca, stanca di essere stanca, vorrei sentire l' asfalto consumare le mie ginocchia, la terra ingurgitare le mie carni, vivere per soffrire dei sentimenti più dolci. Non è forse questa la punizione ? L' inferno nel quale moriamo prima di perdere l' anima, essenza dell' esoterismo creativo. Morire affogata nell' intensità dell' emozioni, piangere sentendo il petto scavare le ossa, la carne consumarsi nell' atto di stringersi a se stessi. Non siamo.
Il molo della vita non ha fari, piccole luci ci lasciano affondare nelle profonde onde dell' agonia. Le scelte sono state sbagliate, ogni sforzo ingrato, dove sono le speranze ? Non basterebbero. I colori si fondono nel nero pece, le gambe pendono innalzandosi in volo, ci disintegriamo cullati dal vento, scomposti dai nostri problemi, piangiamo galleggianti tra le nuvole rarefatte.Non voglio soffrire come soffrono i martiri, significherebbe per me essere stata carico di fardelli troppo dolorosi.
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Ego, Prometeo
Short Story"Le nostre ombre sono il riflesso di chi ci sta davanti. Ci siamo mai soffermati ad osservare chi cammina dietro?." Questa raccolta promette di essere un insieme di riflessioni e racconti brevi di diverse tematiche. Commentando o scrivendomi in priv...