22 Agosto 1818, Londra
Il Visconte Annibal Graham guardò negli occhi il suo avversario, il Marchese Marcus di Bellwood, ormai alla sua completa mercé. Quando era uscito di casa quel sabato sera non si sarebbe mai aspettato un risultato simile. Da tempo giravano voci dei guai finanziari in cui si trovava il Marchese ma il Visconte non avrebbe mai potuto credere che potesse rappresentare un'opportunità per la sua rivincita. Andava a giocare a carte in quella sala da gioco di tanto in tanto, ma non per le vincite, che pure non mancavano, ma per le informazioni che poteva ricavare tenendo le orecchie aperte. Gli uomini, soprattutto dopo aver bevuto un bicchiere di troppo, diventavano chiacchieroni e lui poteva scoprire cose che gli sarebbero state utile negli affari. Ora aveva ricevuto in sorte le carte che avrebbero potuto cambiargli la vita per sempre. Tutti quelli che lo evitavano per strada o non lo invitavano ai ricevimenti avrebbero ricevuto la punizione che meritavano.
Calò le carte, un silenzio assordante scese sulla sala. Il Marchese rimase immobile per alcuni istanti. Aveva bevuto quella sera ma non tanto da non capire cosa era appena successo. Aveva perso tutto e questa volta poteva incolpare solo se stesso. Guardò il ghigno vittorioso sul volto del Visconte, non gli era mai piaciuto quell'individuo e adesso aveva un debito enorme nei suoi confronti. Cosa gli era passato per la mente quando lo aveva sfidato mettendo sul piatto soldi che non aveva era un mistero. Sapeva solo che quella sera stava vincendo e tanto. Aveva sperato che la fortuna stesse girando finalmente dalla sua parte. La fortuna gli aveva appena voltato le spalle.
<<Vi aspetto domani nel mio studio per discutere del pagamento. Facciamo verso le 12?>>.
Dopo un cenno di assenso da parte del Marchese, il Visconte Graham si alzò, guardò soddisfatto il pubblico che si era radunato intorno al loro tavolo per vedere la caduta del Marchese e andò via. Aveva molte cose a cui pensare. Doveva capire come trarre il meglio da quella situazione. Sapeva di non essere benvoluto tra le persone del suo rango e del soprannome che gli avevano affibbiato. Il "succhia sangue" perché non mollava la preda fino al suo completo dissanguamento. Era spietato, lo sapeva bene, sia negli affari che nella vita privata e ne andava fiero. Non gli importava se per raggiungere un suo scopo doveva schiacciare un nobile o una persona di umili natali, lui faceva quello che andava fatto. Cresciuto in una famiglia aristocratica in ristrettezze economiche, aveva visto sbattergli le porte in faccia da molti membri dell'alta società. Nessuno era stato disponibile ad aiutare la sua famiglia quando ne avevano avuto più bisogno e adesso lui ripagava quelle persone con la stessa moneta. Quando aveva preso possesso del titolo aveva combattuto con le unghie e con i denti per affermarsi in quel mondo che tanto lo disprezzava. Aveva usato tutto il suo ingegno e fatto affari spesso non proprio limpidi ma alla fine aveva raggiunto il suo scopo. Aveva ricomprato tutto quello che negli anni era stato portato via alla sua famiglia. Le terre, le case, i gioielli, tutto era tornato nelle mani della famiglia Graham ma il passato pesava come un macigno sulle sue spalle. Ora la sua ricchezza poteva essere equiparata a quella di un duca ma non bastava a spegnere la sua sete di vendetta nei confronti di chi gli aveva voltato le spalle da giovane. Tornò a casa e preparò con cura il suo piano.
Intanto il Marchese, ancora incredulo, faticava a capire come fosse arrivata a quel punto la sua vita. Aveva osservato il Visconte lasciare la sala quasi fischiettando dopo averlo rovinato. Era stato sciocco da parte sua credere di poter cambiare le sue sorti giocando tutto quello che possedeva a carte. Si alzò, barcollando raggiunse l'uscita. Si guardava intorno tra la folla per trovare un volto amico ma tutti quelli che erano arrivati a vedere la sua fine ora non riuscivano neanche a guardarlo. Avrebbe scommesso tutti i soldi, che non aveva, che molte di quelle persone gioissero al pensiero della sua sconfitta, sollevati che una simile sorte fosse capitata a qualcun altro. Un'altra vittima si era aggiunta al lungo elenco del Visconte Graham e che vittima, niente di meno di un marchese. Pensò a cosa potesse fare ora. Buttarsi nelle acque gelide del Tamigi gli parve una buona idea. Stava già annaspando da anni in un mare di debiti. Debiti che tra l'altro non aveva contratto lui ma il compianto padre. I suoi genitori erano morti a poche ore di distanza l'uno dall'altro quando la carrozza su cui viaggiavano si era rovesciata rovinosamente. Nessuno a bordo aveva avuto scampo e solo per un caso non si trovava anche lui con loro. All'età di 21 anni si era ritrovato con tutte le responsabilità che comportavano essere un marchese con i forzieri vuoti. Il padre accecato dall'amore per sua moglie non aveva badato a spese pur di soddisfarne ogni capriccio e desiderio. Inizialmente quando aveva scoperto tutto questo era stato molto arrabbiato con loro per averlo lasciato in quelle condizioni ma con gli anni aveva imparato a ricordarli con amore e affetto. Aveva usato tutte le sue forze per ripagare i debiti e dopo 12 anni dalla loro morte ci era quasi riuscito ma aveva rovinato di nuovo tutto. Fissò gli occhi sulle acque del fiume che sapeva scorrere sotto il ponte sul quale si trovava. Riusciva a vedere solo una distesa di oscurità e sentire l'olezzo che emanava il fiume in quel periodo dell'anno. Il rumore dei flutti che si infrangevano contro le rive era quasi ipnotico e sembrava chiamarlo a sé. Poteva davvero lasciarsi cadere nel vuoto e sperare in un aldilà migliore?
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Matrimonio a prima vista
ChickLit1818 "Il Marchese Marcus Wesby di Bellwood e Miss Victoria Elisa Graham sono lieti di annunciare le loro nozze". Dopo aver contratto un ingente debito nei confronti del Visconte di Graham, Marcus è stato costretto a sposarne la figlia. Può un matrim...