EPILOGO

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Passarono le settimane e arrivò il giorno del temuto compito in classe sul "Somnium Scipionis".

La professoressa consegnò la verifica e i ragazzi cominciarono senza intoppi, grazie anche alla lezione fatta quella notte.

Ad una domanda, quella più difficile, Giulia si fermò perché non la sapeva.

Ci stava rimuginando sopra quando sentì qualcuno sussurrare: «Ti serve una mano?». 

Si guardò intorno per capire di chi era la voce, ma tutti i compagni erano curvi sui loro compiti ed erano troppo lontani tra di loro, distanziati nell'aula magna.

Si disse che se l'era immaginato e ritornò con lo sguardo sulla verifica, ma trasalì quando si accorse che una figura rimpicciolita di Cicerone era sbucato fuori dal foglio, con tanto di espressione corrucciata: «Allora? Ti serve una mano? Beh, si fa per dire...».

La ragazza boccheggiò sentendo le parole dell'oratore direttamente nella testa, lui infatti non aveva aperto bocca, e fece cadere la penna dal banco, facendo rivolgere l'attenzione di tutti su di lei.

«Tutto a posto?» le chiese la professoressa e lei annuì, concentrandosi subito dopo su Cicerone.

«Che fai lì impalata? Parliamo telepaticamente-la ragazza lo guardò incapace di proferire parola-se non parli, anzi, pensi, subito vado ad aiutare gli altri».

«No scusi è che... non credevamo che sarebbe tornato»

«Tsk, ve l'ho detto che io vado sempre dove c'è bisogno di me-alzò gli occhi al soffitto-Dove andremo a finire con questa gioventù...» esclamò.

Giulia sorrise.

«Ora-riprese-quale domanda ti è difficile da capire?» la ragazza gliela indicò e il famoso filosofo gliela spiegò mentre la ragazza scriveva.

«Com'è che la prof non la vede?» pensò la ragazza.

Il fantasma alzò le spalle e rimase sul vago: «Trucchi del mestiere...» e le fece un occhiolino.

«Lei è il migliore».

«Modestamente. Sarà meglio andare ad aiutare gli altri».

«Cerchi di non procurare loro un infarto».

«Non posso prometterlo, non è colpa mia se voi giovani avete tutti il cuore fragile-e prima di scomparire disse-È stato bello passare la notte con voi, anche se siete crollati dal sonno verso le cinque di mattina come pecore, addio» e con quest'ultimo saluto si dissolse e si materializzò sul banco di Evita, spaventandola.

Giulia scosse la testa e finì il compito.

Alla fine dell'ora, terminata la verifica, i ragazzi si confrontarono: tutti avevano avuto l'aiuto da parte di Cicerone e tutti si stavano chiedendo se quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbero visto.

Succederà di nuovo?

Chi lo sa, Cicerone era imprevedibile da vivo, lo era ancora di più da morto.

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