I miei genitori si conobbero nel 1979.
Mia madre era andata a Torino per rivedere suo fratello, che abitava lì. E in quell'occasione, attraverso alcuni amici, aveva conosciuto mio padre. Tra loro, fin dall'inizio, scoccó l'amore. E tre mesi dopo si sposarono. Mia madre rimase subito incinta e 9 mesi dopo arrivai io. In quell'anno vivevamo a La Loggia, in provincia di Torino. Mio padre si alzava la mattina presto per andare alla Fiat Mirafiori, era un operaio specializzato. Si spostava con la macchina. Una vecchia 1100 bianca, che poi sostituì con una Panda rossa. La domenica, se non era troppo stanco, andava con mia madre sulla collina di Superga, a mangiare in trattoria. Però, dopo qualche anno di matrimonio, i miei genitori divorziarono. Il motivo della separazione dipese dal vizio di mio padre di bere. Quando rientrava la sera a casa, si attaccava alla bottiglia. Dopo un paio di ore diventava intrattabile, si trasformava completamente in un'altra persona. Forse lo faceva per dimenticare un forte dolore o perché era insoddisfatto per qualcosa.
Da ragazzo, dopo aver fatto il militare, tentò di riprendere gli studi, frequentando una scuola serale, per diventare geometra. Ma insoddisfatto, lasciò tutto e decise che era meglio cercare un altro tipo di lavoro. E di lavori ne aveva fatti tanti. Lasciata la fiat, inizió a fare tutto quello che gli capitava,tra cui anche lavorare a giornata come muratore, e fece anche dei lavoretti al museo Egizio di Torino.
Appena ottenuto il divorzio, mia madre ritornò al suo paese e io ero stata affidata a lei. Ci stabilimmo a Castro, una località balneare in provincia di Lecce. E mio padre, lo vedevo solo durante l 'estate,quando finiva la scuola. Finché non diventai abbastanza grande x viaggiare da sola in Treno, andavo a trovarlo, ogni anno con mia madre. E andavamo a stare a Bobbio, un paese di montagna, dove mia nonna con sua sorella avevano preso in affitto una casa. Durante il giorno facevamo lunghe passeggiate sui sentieri di montagna,oppure uscivamo con la macchina e lui ci portava in tanti bellissimi posti e Io ero felice di stare con loro, perché
I miei genitori nonostante tutto avevano un bel dialogo. Ma quando poi rientravamo a casa tutto cambiava di colpo. Mio padre prendeva una bottiglia di vino e cominciava a bere. Ben presto si metteva a parlare da solo. A volte rideva, ma più spesso si arrabbiata, urlava, sbatteva le cose a terra e diventava intrattabile. Mi ricordo che una volta, in un viaggio che feci da sola per andarlo a trovare, l'avevo spiato da dietro una porta, mentre parlava la bottiglia. Ingaggiava dei lunghi monologhi senza senso. Poi andava nella sua camera barcollando, si buttava sul letto e poco dopo Iniziava a russare forte. E quando io sentivo il suo fiato puzzare d' alcol lo lasciava solo e scappavo via. Per alcuni anni non andai a trovarlo, perché dopo essermi diplomata all'istituto d'arte, avevo cominciato a lavorare in un albergo e non avevo più molto tempo libero. Però, gli scrivevo spesso e lo chiamavo al telefono raccontandogli tutto quello che facevo. Lui nel frattempo aveva scoperto di avere il diabete. Mia nonna badava a lui come meglio poteva, ma si era fatta vecchia. Quando la nonna morì, mio padre rimase solo e finì per trascurarsi. E qualche anno dopo le sue condizioni di salute peggiorarono drasticamente e finì in ospedale. Mi ricordo che montai sul primo treno per Torino e lo feci trasportare con l'ambulanza fino in Puglia. Lo sistemai a casa nostra, in una stanza libera. Io e mia madre ci occupammo di lui. Io gli facevo le iniezioni di insulina, lo lavavo e lo cambiavo. Mio padre riuscì a vivere ancora 3 mesi. Quando si sentiva un po' meglio, canticchiava vecchie canzoni. A volte mi capitava di vedere lui e mia madre cantare insieme, come se il tempo non fosse mai passato. Un giorno dovemmo portarlo di corsa in ospedale. Aveva avuto un blocco renale e per problemi polmonari era stato messo in sala rianimazione, e attaccato al tubo dell'ossigeno. Avrei voluto parlarci un'ultima volta,sentire cosa aveva da dirmi. Vedevo che lui si sforzava di aprire la bocca, ma non gli usciva alcun suono. Però mi guardava, mi teneva la mano e gli scendevano le lacrime agli occhi. " Papà, Papà, ti voglio bene"dicevo. E lui mi ascoltava immobile. I dottori mi avevano detto che non c erano molte speranze. E infatti, pochi giorni dopo, lui si spense. Vorrei poter sentire la sua voce un ultima volta, sia quella calma di quando mi coccolava, sia quella arrabbiata di quando mi sgridava. Vorrei vedere ancora una volta i suoi occhi commossi che mi guardano e ammirano la donna che sono diventata,quella Figlia che lo ha amorevolmente assistito nei suoi ultimi mesi di vita. Vorrei viverlo ancora, rivivere i straordinari momenti trascorsi insieme e chiedergli scusa.
Scusa per le volte che non l'ho capito, per le volte che non gli ho detto “ti voglio bene”.
Scusa per gli abbracci mancati, per le parole non dette. Scusa x le volte che mi sono arrabbiata nel vederlo seduto a bere. Avrei voluto vederlo reagire ai problemi diversamente, vedere un uomo più forte, meno chiuso e introverso. Ma poi crescendo,col tempo, ho imparato a conoscerlo meglio e a capire il suo problema, quale ne era la causa e ad accettarlo. Gli è mancata la figura di un padre volato in cielo troppo presto, la comprensione, l'ascolto e l' affetto di una mamma forse non troppo presente.
Questo, accompagnato al suo carattere timido e schivo, l'aveva reso un uomo debole, che di fronte ai problemi, non aveva saputo reagire ed essere più forte, più coraggioso,più aperto al mondo e al dialogo. Ma che si é rifuggiato nell 'alcool. Anche se la lontananza ci ha diviso fisicamente e non ci ha permesso di stare vicini e condividere molti bei momenti insieme, è stato comunque un padre presente,che mi ha circondata di affetto. Non dimenticherò mai le nostre passeggiate in montagna e i giorni trascorsi a pescare le trote nei laghi e a raccogliere i funghi nei boschi. Non potrò mai dimenticarmi di tutte le cartoline che mi ha scritto. Le conservo con affetto e molta cura dentro una scatola. E vorrei anche dirgli grazie. Grazie, perché nonostante tutto, nonostante quel suo vizio,è stato un buon padre.
Grazie di avermi reso quella che sono, grazie per avermi fatto diventare una donna forte e matura. Lo devo a lui, oltre che a mia madre, se sono una persona, generosa, aperta all ascolto e al dialogo e soprattutto sensibile.
Il suo problema mi ha insegnato tanto, mi ha insegnato a capire che di fronte alle sfide dure della vita bisogna essere più duri, non bisogna buttarsi giù, ma bisogna reagire mostrando più determinazione per vincerle.
E grazie anche per tutto quello che mi ha trasmesso, l'amore per la natura e gli animali, per la musica, per il disegno. Ripenso sempre ai momenti che ci univano, alle nostre piccole grandi emozioni. Non dimenticherò mai le sere trascorse a cantare, a giocare a carte, a disegnare insieme e a leggere racconti. Come non potrò mai dimenticare quel natale che trascorsi insieme a lui e alla nonna. Ricordo ancora con tanta emozione la notte del 31 dicembre. La nonna aveva cucinato il brodo di tacchino, il coniglio alla cacciatora, le lenticchie con il cotechino e io per l'occasione avevo fatto la torta Margherita. Dopo mangiato, giocammo a carte e verso le 10 nonna andò a dormire, e noi due restammo soli ad aspettare la mezzanotte. Mio padre prese la chitarra e cantò la sua canzone preferita:" Non ti scordar di me". Gli ricordava mia madre, e ogni volta finiva per commuoversi. Poi, allo scoccare della mezzanotte, uscimmo in giardino a vedere i fuochi d'artificio. Era una notte splendida e restammo un bel pezzo con la testa rivolta verso l'alto, a guardare i fuochi e tutte le stelle del cielo. Anche se non è più con me su questa terra, il suo ricordo e il suo sorriso sono sempre con me, sia nei momenti belli che in quelli brutti. E so che lui da lassù, mi ascolta, mi guarda, mi guida e mi protegge. Lo sento, sento ogni giorno la sua presenza vicina. La sento nel rumore del vento e del mare, nel canto degli uccelli, nel ricordo della sua voce che mi sussurra parole dolci e tenere canzoni. La vedo nelle fotografie che conservo nel mio comodino,nei libri,nei giocattoli e nei peluche che mi ha regalato da piccola,nelle cartoline che mi ha mandato e nelle lettere che io gli ho scritto. La vedo nei miei occhi, nel mio sorriso, nei miei sguardi, perché Dio ha voluto che assomigliassi tutta a lui. Lui è nell'incredibile colore del cielo,nei raggi di sole che mi riscaldano,nei bellissimi colori dell'arcobaleno,
nelle acque azzurre del mare,nei ruscelli,nei fiumi,nei prati più verdi,nelle montagne innevate,nei fiori di campo. Finché il sangue scorrerà ancora nelle mie vene, finché i polmoni si riempiranno di aria e gli occhi avranno modo di spaziare sul mondo, lui vivrà attraverso i battiti del mio cuore, nei gesti e nei pensieri. Io non dimenticherò mai di volgere lo sguardo verso il cielo, immaginando che quella stella, la più vivida e brillante, racchiuda la sua essenza. Nel mio cuore ci sarà sempre un universo di gioia dedicato esclusivamente a lui. Il suo sorriso,il ricordo del calore della sua mano che stringeva la mia,la sua dolce voce quando mi diceva ti voglio bene,sei il mio angelo,sei un miracolo,tutto questo resterà nei miei ricordi per sempre.
Oggi che è il 19 Marzo, il giorno in cui si festeggiano tutti i papà del mondo,penso non solo a mio padre, ma anche a tutti quei padri che hanno lasciato sulla terra le loro figlie ed i loro figli. E le mie ultime parole vanno proprio a quest'ultimi. Non date mai per scontato vostro padre se ancora lo avete e se come me non lo avete più, siate sereni: Vostro padre è quella stella nel cielo, la più brillante di tutte che vi veglia e vi sorride dal cielo. Anche voi, come me, fategli gli auguri, perché un padre non smette mai di esserlo anche quando la morte si mette nel mezzo e cerca di portarvelo via, l’amore resta, l’amore vince. L’amore vince su tutto. CATERINA PERES
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NON TI SCORDAR DI ME
ChickLitNON TI SCORDAR DI ME... Era la canzone preferita di mio padre, gli ricordava mia madre e ogni volta che si metteva a cantarla e a suonarla con la sua chitarra finiva sempre per commuoversi. Avrei voluto trascorrere più tempo insieme a lui, ma il d...