Chapter 1

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"You're not good for me,

Baby, you're not good for me

You're not good for me

But, baby, I want you.

I want you. "

-Diet Mountain Dew

Erano ormai passati pochissimi giorni da quando Bellatrix Black Lestrange era riuscita a scappare da Azkaban. Finalmente poteva godersi la libertà tanto agognata. Il Signore Oscuro, ancora una volta, non aveva deluso le sue aspettative. Era inebriata dal piacere di poter tornare a servirlo, a compiacerlo...ed, allo stesso modo, di poter di nuovo uccidere indiscriminatamente. Perché era ciò che più aggradava il cuore nero della mangiamorte. Esercitare tutto il suo potere, quello stesso potere che Lord Voldemort le aveva pazientemente insegnato ad utilizzare al massimo delle potenzialità . Ricordava le ore piacevolmente trascorse ad esercitarsi sotto la direzione di Tom Riddle. Il più grande mago di magia nera di tutti i tempi. Si perdeva nel ricordo dei suoi sguardi freddi e severi, dei suoi ordini decisi, della postura altera. All'epoca era appena una diciassettenne, ma la tenera età non le impediva di nutrire già un'ambizione smisurata ed una insaziabile sete di sangue. Probabilmente fu quel fuoco che le ardeva nelle vene, a spingere il Signore Oscuro a prenderla con sé, nel suo esercito di Mangiamorte. In poco tempo aveva attirato su di sé, tutte le grazie e la stima di Voldemort. I Black ne andavano fieri, si sentivano onorati ad avere una componente simile in famiglia. L'indole spigliata della giovane strega, si univa ad un insano ed intenso sentimento attuo a voler soddisfare ogni desiderio del proprio padrone. Vagavano ancora le sue rimembranze, su quegli occhi color ghiaccio, iniettati di malvagità; sui capelli neri, la statura, la corporatura esile ma forte. Ebbe un fremito. Ripensò al loro ultimo incontro, appena uscita da Azkaban. La bellezza di Tom Riddle si era trasformata. Ora il suo signore aveva l'aspetto di un serpente. La carnagione era di un pallido candore, pari a quello di un teschio, gli occhi erano contornati da lividi, non aveva più il naso, al quale si erano sostituite due fessure per narici: ma su di lei, esercitò l'effetto di sempre. Il sorriso malvagio, la risolutezza, lo sguardo, quegli occhi gelidi...erano sempre gli stessi. Per non parlare del suo immenso potere. Avvertiva quella forza oscura a miglia di distanza.

E quel mago, più simile ad un demone che ad un uomo, si era ricordato della sua fedele servitrice. L'aveva tirata fuori da quell'inferno di Azkaban. L'accolse con un freddo cenno del capo, soffermandosi a fissarle il volto e gli occhi ardenti di passione. Al pensiero, avvampò nuovamente. Fissò il marchio nero, sul braccio sinistro, sorrise di perversione e lo leccò. Quando lo faceva si sentiva più vicina al suo mentore e padrone.

Erano questi i pensieri che si alternavano confusamente nella mente di Madam Lestrange, mentre si godeva un bagno caldo nella sua stanza a villa Malfoy. Aveva deciso di sistemarsi da Narcissa, che l'accolse a braccia aperte, nonostante i rapporti tra Bellatrix e Lucius non fossero dei migliori. Spesso lo aveva definito un vigliacco senza spina dorsale, che stava al servizio di Lord Voldemort soltanto a convenienza. E continuava ad esserne convinta.

Qualcuno interruppe quel flusso indefinito di pensieri e considerazioni che le si accavallavano nella mente, bussando gentilmente alla porta di mogano scuro della camera.

"Chi è?" sbottò.

"Bella, sono Narcissa. Volevo dirti che stasera c'è una riunione, giù. Nella solita sala. E' alle otto in punto."  le disse una voce sofisticata e al contempo decisa, dall'altra parte della porta.

"Certo, Cissy. non mancherò."

 Rispose con un tono freddo, mentre usciva dalla vasca...La realtà è che al solo pensiero di rivederlo, le budella le si torcevano. Lo desiderava. Voleva il suo prestigio, la sua gloria. Quell'ammirazione malata era, per Bellatrix Lestrange, la prima ragione d'essere. Un'ossessione che le cresceva dentro. Si faceva spazio nella sua mente e nidificava tra le sue costole. Non avrebbe mai avuto il coraggio di chiamarlo AMORE. Non poteva essere, né voleva. Sapeva che era da pazzi legarsi così tanto alla figura di Lord Voldemort, ma non poteva più farne a meno. Era come una droga.

La stima e la fiducia che il Mago Oscuro riponeva in lei, inoltre, non facevano che accrescere la sua aspirazione ad essere la Migliore agli occhi del suddetto. Teneva alla supremazia che le era stata conferita sugli altri Mangiamorte. Lei era potente, lei aveva sempre ottenuto ciò che voleva, lei aveva sempre fatto di tutto per il signore oscuro e avrebbe continuato a farlo, al costo della vita. Ambiva a quell'immenso potere, voleva essere sua. Sua per sempre. E se solo lui lo avesso voluto, lo sarebbe stato anche in senso fisico...scosse la testa.

Non doveva perdersi in quelle strambe fantasie. Ma in fin dei conti, cosa le importava? Già. Era sposata. Aveva un marito che l'amava, ma quell'esserino insulso e insipido di Rodolphus Lestrange non contava nulla. Meno di niente. Era un matrimonio di convenienza, del resto era un purosangue. Ma non era nemmeno lontanamente paragonabile al suo Dio. Lord Voldemort. Dentro di sé sapeva che questa storia l'avrebbe lentamente condotta all'autodistruzione, però, ormai era tardi. Gli apparteneva. E per quanto potesse essere folle, per quanto potesse fare male, lei lo voleva.

Si sistemò alla meglio che potette. Raccolse i lunghi capelli ricci e neri, donando loro quel tocco di selvaggio che li carratterizzavano e indossò il suo corpetto migliore. Dovette stringerlo più del dovuto. Guardò il suo viso scarno e cinereo, riflesso nello specchio affisso sulla parete della camera. Era decorato da alcuni ghirigori d'argento, tanti serpentelli che si intrecciavano.

Ebbe modo di constatare che Azkaban aveva mutato il suo aspetto, ma dopotutto, poteva ancora definirsi una bella donna. Anzi, era proprio quella bellezza sbattuta- in un certo qual senso, sfiorita,che le conferiva un carisma ancora maggiore.

Sentì il pendolo dei Malfoy, giù nel salone. L'ora era giunta.

Love Eternal, Lust Infernal.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora