Lo scroscio dei sassolini del sentiero poco illuminato su cui camminava era l'unico suono a giungere alle orecchie di Lalisa Manoban, accarezzate dal freddo subdolo e pungente di quella sera. La luce dei piccoli lampioni lungo la strada sfrigolava, lampeggiando pigramente e solcando d'ombre l'asfalto vecchio e rovinato. Lisa non aveva voglia di camminare, era solo tanto stanca; avrebbe voluto riposare le gambe e sedersi da qualche parte, ma andava di fretta e aveva poco tempo: era sgattaiolata fuori dalla finestra della sua camera di dormitorio mentre la sua migliore amica, Chaeyoung, dormiva. Lisa, infatti, frequentava l'istituto Pericles, rinomato collegio dalle mura color mattone e dall'aria soffocante. Certo, il livello dell'istruzione lì era a dir poco alto, i professori erano eccellenti nel loro lavoro, ma non si poteva dire lo stesso della loro umanità. Venivano tutti trattati un po' come animali, e a tutti piaceva fingere che a loro questo stesse bene. Sua madre l'aveva sbattuta lì dentro dopo il suo coming out, prendendo d'esempio i genitori di Chaeyoung, che avevano fatto lo stesso prima di lei. Per quanto le dispiacesse ammetterlo, però, se c'era Chaeyoung con lei quasi non le dispiaceva dover essere prigioniera in quella gabbia dorata. Lisa era sempre stata un po' ribelle, nonostante fosse tendenzialmente parecchio rispettosa, ed era per questo che era riuscita a costruirsi una cerchia di amici e a diventare la piccola rivoluzionaria del posto.In realtà lei di rivoluzionario non faceva proprio niente, si divertiva solo a dar filo da torcere ai prof dopo le lezioni e a sgattaiolare fuori, in compagnia o da sola, proprio come quella sera. I suoi amici le piacevano, ma nonostante tutto non riusciva proprio a far allentare il nodo che aveva costantemente in gola: stare lì era un po' come essere stata sbattuta fuori di casa, e non essere accettata le faceva male. Le facevano male anche i sussurri in corridoio e i mancati riconoscimenti dei suoi traguardi. Sapeva che probabilmente erano tutti per lo stesso motivo. Ma era stato quell'abbandono così sottile e meschino a segnarla e cambiarla radicalmente.
Una delle poche cose che riuscivano a calmare i suoi nervi per un po' di tempo era fumare. Nella stupidità dell'uccidersi prendendo il vizio, lei trovava una strana pace interiore che raramente raggiungeva, e non era l'unica, in quella scuola, a pensarla così. Era proprio quello il motivo per cui, a mezzanotte passata, era fuori dal suo letto e si trovava in quella stradina isolata, con le mani sempre più gelate ad ogni passo: doveva comprare delle sigarette, per sé e per i suoi amici. Non le dispiaceva correre il rischio anche per loro, anzi: le faceva quasi comodo nel caso le servisse qualche favore.
Dopo qualche minuto arrivò ad un market in periferia, uno di quei negozietti aperti ventiquattr'ore al giorno per tutta la settimana, ed entrò, chiudendo gli occhi per un attimo e assaporando con dolcezza il calore di quel luogo. Corse nella corsia degli alcolici e sgraffignò una bottiglia di vino rosso e una di vodka, notando, con la coda dell'occhio, che non era l'unica cliente.
Jennie Kim era sempre stata diversa da lei, non tanto nell'essere, ma nell'agire. Era stata più furba, più scaltra, in un certo senso. Le era bastato fingere per eccellere, fingere per essere apprezzata dagli adulti e fingere per arrivare in alto. Anche Jennie frequentava il Pericles, ma non come punizione: lei era lì per uscirne col massimo dei voti e fare carriera. Sarebbe stato meglio per lei, altrimenti avrebbe visto tutto quello che aveva costruito sgretolarsi davanti a sé e scivolarle dalle dita. E, almeno per il momento, tutto sembrava procedere secondo il suo piano: le bastava fare buon viso a cattivo gioco, rinnegare se stessa e andare avanti a testa alta, anche se una piccola voce in lei le diceva che era sbagliato e che la faceva star male.
A Jennie piacevano le ragazze.
Nessuno lo avrebbe mai accettato, e lo sapeva. Quindi lo teneva per sé, e per l'unica persona che provava un po' di empatia per lei: Jisoo, la sua migliore amica; Jennie aveva anche avuto una ragazza prima, ma era tutto finito perché lei stessa non era in grado di accettarlo e di affrontare la questione di petto. Fingere era di gran lunga più facile, anche se più doloroso. Ogni tanto immaginava che la vera parte di sé e quella che mostrava gli altri si fondessero in una sola persona. Jennie sapeva che avrebbe odiato il risultato di questa metamorfosi, ma allo stesso tempo era cosciente che tutto sarebbe diventato molto meno complicato. In un certo senso, a volte quasi lo sperava.Oltre questo, però, Jennie aveva una gran bella vita, almeno a scuola: tutti - e ripeto, tutti - i professori non facevano altro che adorarla, ed era presidentessa del consiglio degli studenti. Era bella e intelligente e, soprattutto, aveva un terreno saldo sotto i piedi.
Ogni tanto, però, quando sedeva fuori in cortile e osservava i gruppi di ragazzi parlare mentre il vento le solleticava il collo, si chiedeva come sarebbe stato trovarsi al loro posto. Poter essere se stessa per un po'.
Magari, un giorno, sarebbe riuscita a scoprirlo.Era uscita silenziosamente dalla sua stanza ed era arrivata fino a quel dannatissimo negozio per comprare un pacchetto di sigarette - che, precisiamo, fumava di nascosto - e tornare a dormire. Aveva sonno e le cuffie nelle orecchie e non aveva voglia di parlare con nessuno.
Lisa, però, l'aveva notata e riconosciuta, e il sangue le si era gelato nelle vene. Evidentemente, non aveva pensato al fatto che neanche Jennie sarebbe dovuta essere lì, ma aveva la mente troppo annebbiata per farci caso.
Le sigarette erano dietro la cassa, e avrebbe dovuto avvicinarsi al cassiere, un ragazzo dinoccolato e dall'aria stanca, per chiedergliele. Fortunatamente aveva un documento falso. Glielo porse, e gli chiese due stecche di Chesterfield rosse. Lui gliele diede senza problemi. E mentre stava per pagare per le due bottiglie, vide Jennie avvicinarsi e seguire il suo stesso protocollo (a differenza sua, aveva comprato delle Marlboro Gold) senza aspettare che Lisa finisse di pagare. Evidentemente andava di fretta, perché - Lisa pensò - era impossibile non notarla, dato che era proprio accanto a lei e la stava fissando.
Jennie spostò lo sguardo su di lei mentre passava il denaro al cassiere, e la scrutò con aria di sufficienza per qualche secondo, per poi afferrare le sue cose e uscire come se niente fosse.
In quel momento, Lisa sbiancò, convinta di essere stata riconosciuta.La verità? Jennie non aveva la minima idea di chi Lisa fosse, l'aveva solo guardata perché la trovava carina. Ironico.
Di conseguenza, dopo aver pagato, Lisa tornò nella sua camera con il peso di una preoccupazione inutile sullo stomaco, mentre Jennie, dopo aver fumato con calma una sigaretta ed essere arrivata nel dormitorio, si mise a letto tranquillamente e scivoló nel sonno in silenzio.
I primi problemi, in effetti, sarebbero cominciati l'indomani.
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THE LAST CIGARETTE - jenlisa [in fase di riscrittura]
Fanfictionin cui, in un collegio dalle mura opprimenti, i mondi opposti di due ragazze diverse finiscono per collidere. » girl x girl » don't like? don't read. °diananotchiara. started: february 2019 re-started: march 2021