Parte II

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Quando tornò a casa, vide Liam intento a fare le pulizie e Niall sul divano, intendo a sgranocchiare patatine. Niente di strano.
« Alza le gambe » stava dicendo al biondo, pulendo con l'aspirapolvere sotto le poltrone.
« Come va, ragazzi? » domandò Louis, ponendo le chiavi sul mobile e togliendosi la giacca. Si levò le scarpe e si avviò verso la cucina, sedendosi sul bancone. Si allentò i bottoni della maglietta e si passò una mano tra i capelli. Era esausto.
« Non c'è male » rispose l'irlandese, scuotendo il suo sacchetto di patatine. Si chiese come facesse a mangiare così tanto. Era peggio di lui.
« Già, tu non stai facendo nulla » sbuffò Liam, drizzandosi in piedi dalla sua posizione accovacciata sul pavimento e guardò Louis dritto negli occhi, « a proposito, Lou, questa sera c'è una festa di Dolce & Gabbana per la nuova linea. Nick è riuscito a rimediare un invito anche per noi. »
« Per voi », sbuffò Niall, « perché io non posso venire?! Cibo gratis! »
« Perché tu sei un assistente. Louis, so che non vuoi venire ma... »
« Non ci penso proprio » lo interruppe, muovendo freneticamente le mani, « sai come la penso su queste feste, si trasformano sempre in festini più o meno sconci, pieno di celebrità ubriache. Non ci penso proprio. »
« Per favore, Louis, ti prego. Non posso andarci da solo, è già tanto che abbia il permesso per entrarvici. Tu sei il fotografo più famoso del momento, stare accanto a te ad un evento mondano equivale ad apparire. Ti prego, ti prego, ti prego » lo supplicò, avvicinandosi sempre di più a lui.
« Qualcosa mi dice che speri di incontrare la tua bella modella... » gli fece l'occhiolino, « Sophia? »
Il colorito di Liam variò dal rosso scuro al violetto, si mise le mani in faccia e scosse il capo.
« Louis, ti prego. »
Il castano annuì.
« Va bene. Ma non oltre mezzanotte, da lì la situazione comincia a farsi troppo calda per i miei gusti. »
« Louis, non ti ho mai visto così poco propenso a trovare qualcuno con cui fare sesso. Che tu stia ritornando etero? » domandò Niall dalla sua postazione sul divano.
« Non voglio immischiarmi con le celebrità, Nialler. »

Aveva accettato solo per mera gentilezza. Detestava qualunque tipo di evento mondano al quale il suo lavoro fosse legato. Aveva iniziato a fare fotografia a dieci anni, il 24 Dicembre gli avevano regalato una delle prime polaroid e aveva iniziato a fotografare qualunque cosa, anche le più banali. In seguito, aveva sviluppato diverse capacità quali il calcio, la recitazione; la sua vera passione era rimasta incolta per molto tempo, fino a che non aveva preso il diploma. Allora aveva fatto un corso di sei mesi ad Amsterdam, dove aveva imparato davvero quell'arte, dove aveva provato il suo primo, vero cannone e dove aveva avuto la sua prima volta con un uomo, un ragazzo olandese dai capelli biondi e gli occhi grigi. L'aveva conosciuto l'ultima sera di quella vacanza, lontano dalla fredda Doncaster. Il ragazzo indossava una collana nera che gli circondava tutto il collo, bianco, lungo, sublime. Come quello di Harry Styles.
Si era ritrovato a letto con lui in meno di un'ora ed era stato magnifico affondare nelle sue carni. Da quel giorno, aveva ricercato quelle sensazioni inebrianti disperatamente in ogni corpo, in ogni sguardo, in ogni labbra. Ma nessuno, neanche il più bel ragazzo incontrato in discoteca aveva potuto vincere il paragone con lui, di cui nemmeno ricordava il nome. Non ne era innamorato, non in modo convenzionale, almeno. Louis amava il sesso, più di qualunque altra cosa. Non comprendeva i tabù della società, cosa c'era di sbagliato in qualcosa che ti fa sentire così bene? Non può essere un male.
Da un po' di tempo non lo faceva con qualcuno, non riusciva più a trovare l'ispirazione necessaria, come nelle fotografie. D'altronde, da quando lavorava in un agenzia fotografica, non aveva più avuto la possibilità di fotografare quello che davvero voleva. Ma non si mangia con i sogni.
Ed ora osservava Liam e la sua bella modella ballare l'uno accanto all'altro. A volte lo invidiava, quel ragazzo. Nonostante avesse una meravigliosa ragazza tra le braccia, tutto ciò che riusciva a fare era stringerla forte e appoggiare il mento sulla sua spalla. Era innamorato di lei da un po' di tempo. Se fosse stato lui - ed etero, si sarebbe già ritrovato nel bagno di quell'immenso locale alla moda. Liam sapeva che cosa fossero i sentimenti.
Avevano dovuto lasciare Niall a casa a guardare il David Letterman Show, anche lui avrebbe voluto darsi da fare con qualche modella. Avevano fatto gli stessi studio, lui e Liam, solo che l'irlandese era molto più tranquillo nello svolgere ogni cosa, se l'era presa comoda; non gli dispiaceva fargli da assistente, erano amici e non rischiava di ritrovarsi con un capo fastidioso ed esigente - benché Liam facesse parecchio paura quando s'arrabbiava.
Louis afferrò la sua birra e bevve un lungo sorso, deglutendo lentamente e lasciando che il retrogusto amaro gli invadesse la bocca. Di certo, non poteva lamentarsi del servizio.
Distolse lo sguardo dal suo amico e appoggiò la guancia alla mano, sospirando e giochicchiando con la bottiglia.
« Guarda un po' chi c'è », sentì dire alle sue spalle. Ancor prima di girarsi, seppe di chi si trattava. Si voltò. Quella voce roca, sensuale, infinitamente bassa poteva appartenere solo alla figura riccioluta, in piedi davanti a lui. Aveva dei pantaloni neri molto stretti, una camicia aperta sul petto, che rivelava dei tatuaggi. I capelli erano ordinati, stranamente, ma sempre indomabili e gli occhi più verdi che mai. Gli stivaletti che portava ai piedi erano inguardabili, ma a quel ragazzo sembrava andar bene qualunque cosa.
« Principessa » lo salutò con un cenno del capo.
Gli si sedette accanto; il suo profumo era inconfondibile.
« Come va? Non mi aspettavo di vederti in un posto come questo. Ti piacciono le feste? » domandò, attirando l'attenzione del cameriere - e facendogli un malizioso sorriso, ordinò qualcosa da bere. Il ragazzo dietro al bancone, alto, muscoloso, di bell'aspetto, glielo porse con una lentezza estenuante, mentre il riccio gli sorrideva imperterrito. Stava davvero flirtando con il barista, proprio davanti a lui? Non credeva di aver mai conosciuto una persona tanto sfacciata. A parte il ragazzo di Amsterdam.
« In effetti, le odio » rispose, cercando di attirare l'attenzione. Harry si volse verso di lui, mantenendo il sorriso e scorgendo una scintilla negli occhi del suo interlocutore. Gelosia?
« Be', sono contento che tu sia venuto » sussurrò, avvicinandosi a lui e guardandolo negli occhi. Era un maestro di seduzione. Louis sorrise, avvicinandosi ancora di più, a pochi centimetri dalle sue labbra.
« Che ci fai qui con me? Non dovresti stare insieme alla movida della serata? Sono sicuro che Grimshaw non veda l'ora di sbatterti in qualche camerino e darti il ben servito. Sempre che tu non abbia qualche altro modello o stilista che ti interessa, questa sera », non aveva la più pallida idea del perché gli stesse dicendo cose di quel genere, si rendeva solo conto che non erano affari tuoi.
Harry finse di non cogliere la provocazione, ma allargò il sorriso e gli sfiorò una mano.
« Ho voglia di stare qui con te » asserì, bevendo un sorso del suo drink e inclinando il capo, scoprendo la giugulare e il pomo di Adamo. Pensò di non aver mai visto un collo così bianco.
Con la coda dell'occhio, Louis scorse la figura di Nick poco distante, che li fissava. Quale vendetta migliore?
« E così... Tu e Nick state insieme, o qualcosa del genere? » domandò.
Harry rise, scuotendo il capo.
« Non direi, no. Scopiamo » rispose con naturalezza, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Be', non che fosse anormale, Louis era il primo a non curarsi della vita sessuale degli altri. Erano affari privati, d'altro canto. Ma ad Harry non sembrava importare di mettere in piazza le sue avventure.
« E da quando vi conoscete? »
« Un po' », non sembrava intenzionato a parlare di questo, « e tu, non ce l'ha un fidanzato? »
« Cosa ti fa pensare che io sia gay? » domandò. Era ovvio, dannazione, era la persona più omosessuale della terra, con le sue fisse per la moda e lo stile, la sua voce acuta e quella sua manina cadente. Ma più si guardava intorno, meno eterosessualità trovava. Forse i massimi esponenti, lì dentro, erano le modelle e il suo amico Liam. Per questo, tutte si erano riversate su di lui, provocando i malumori di Sophia.
« Oh andiamo. Mi hai guardato il sedere per tutto il tempo durante il servizio. E ti muovi come solo un gay si muoverebbe. Andiamo, Loulou », Loulou?, « ho occhio per queste cose. »
Non ne aveva dubbi. Sorrise e annuì, finendo la sua birra. Quel ragazzino era un grandissimo strafottente, uno di quelli a cui piace essere guardato come un oggetto prezioso, abituato ad avere ogni cosa ad un solo schiocco delle dita. Eppure, nonostante la prima apparenza, c'era qualcosa che stonava in quegli occhi. Erano lussuriosi, maliziosi, ma morbidi e dolci. Harry Styles era un controsenso vivente.
« La mia proposta è sempre valida, comunque » disse ancora, sfiorandogli il dorso della mano con un dito. Colpito e affondato.
Louis sorrise, scosse il capo e si sistemò i capelli chiari, fissando lo sguardo azzurro in quello del ragazzino. Il riccio ebbe un brivido e sorrise.
« Sei venuto fin qui per chiedere di succhiarmelo di nuovo? Sono sicuro che tu ne abbia tanti, di cazzi, da succhiare qui. Perché non cerchi altrove? », sembrò infuriarsi e questo lo fece andare fuori di testa. Arricciò le labbra, serrò la mascella.
« Perché non vuoi? Non ti piaccio? È impossibile che non ti piaccia! »
Louis gli scoppiò a ridere in faccia. Ridicolo, ma così dolce. Avrebbe voluto mettere in atto tutte le sue doti di malalingua, insultarlo acidamente e farlo sentire uno schifo. Ma, singolarmente, non riuscì davanti a quella faccia crucciata. Non comprendeva il motivo per il quale non riusciva ad essere cattivo con quel ragazzino. Rimase in silenzio, un sorrisetto intenerito a contornargli le labbra. Se Niall l'avesse visto in quel momento, gli avrebbe dato del matto. Improvvisamente, i suoi propositi di ferirlo e dargli una lezione, svanirono.
Con due dita gli alzò il mento ed Harry lo guardò sorpreso.
« Hai un faccino da cucciolo abbandonato. Sei caruccio. »
Caruccio, pensò Harry.
« Non vuoi che te lo succhi? » domandò ancora, mantenendo il broncio. Louis lo lasciò andare, sospirò e si alzò in piedi, porgendogli la mano.
« Evadiamo? » domandò con una strana luce negli occhi. Il riccio non comprese subito, lo guardò stranito, mentre afferrava la sua mano.Lo condusse fuori dal locale, dietro lo sguardo sconcertato di Liam, che tentò di dirgli qualcosa, ma non gli diede il tempo. Una volta usciti, senza staccare le due mani, si diressero verso il centro della città.
« Non capisco; preferisci che te lo succhi fuori? Sei un tipo strano » disse il riccio dietro di lui. Alzò gli occhi al cielo.
« Ti ripeto, ancora, che non voglio che me lo succhi »
« E allora, cosa vuoi? », era sempre più confuso.
Non gli rispose, si limitò a tirarselo dietro per Hyde Park, illuminato come non mai e pieno di gente. Londra pareva gremita di gente, più di notte che di giorno. Il cielo era stranamente limpido, si potevano intravedere anche le stelle. Harry si guardò intorno, scorgendo un carretto di hot dog poco distante dal laghetto delle papere. Rimase intontito a fissarlo, mentre Louis gli faceva passare una mano davanti agli occhi, come a risvegliarlo.
« Ne vuoi uno? »
« Di cosa? »
Il castano gli indicò con la testa il carretto.
« Oh... No, no... Non posso mangiare quella roba » asserì, facendo una smorfia con le labbra che Louis trovò assolutamente adorabile. Dannato Styles. Sperava di riuscire ad odiarlo per un bel po', che, come sempre, la sua prima impressione fosse quella giusta. Be', forse si sbagliava.
« Oh, andiamo. Hai detto tu che non devi mangiare solo verdure. Ce lo dividiamo » propose, tirando fuori una banconota e dirigendosi dall'uomo, ordinando e portandogli l'hot dog pochi minuti dopo. Diede un morso da sinistra, porgendoglielo poi davanti al naso. Il riccio lo guardò per un momento, confuso, poi lo addentò, lasciandosi andare ad una smorfia di piacere.
« Buono? »
« Magnifico » disse Harry, addentandone un altro pezzo, guadagnandosi un verso di protesta da parte del liscio, che riprese il panino tra le mani.
« Ingordo. »
« Tirchio. »
Si incamminarono verso Picadilly Circus. Harry sembrava guardare tutto come un bambino, stupendosi di ogni cosa e ogni luce. Non doveva essere un gran frequentatore di quei posti. Louis ci aveva passato gran parte del suo tempo, da quando era arrivato a Londra. Lì si poteva incontrare qualunque tipo di soggetto, aveva fatto centinaia di fotografia in quel luogo. Non sapeva bene il motivo per il quale era evaso assieme al modello da quella festa. Era stata un'ottima scusa per non sorbirsi gente ricca e scostante.
« Come mai fai il fotografo? » domandò il riccio. Erano rimasti mano nella mano per tutto quel tempo, senza staccarsi, nemmeno quando avevano mangiato quell'hot dog. Louis non se la sentiva di scostarsi, il calore del corpo del riccio lo tranquillizzava particolarmente. Era alto, molto più di lui, eppure con quelle fossette e quei capelli pareva un bambino.
« Perché odio lo scorrere del tempo. Mi piace l'idea di poterlo controllare, fermando un'immagine per l'eternità. »
Harry lo guardò di sottecchi, rimanendo basito da quella risposta. Lui non aveva mai sentito particolarmente lo scorrere del tempo ma, anzi, lo agognava con tutto se stesso.
« E tu, quanti anni hai, diciassette? Lavori già in questo mondo di pazzi? » domandò, scostandosi un ciuffo ricaduto sul viso.
« Diciannove. Mi hanno detto che ero portato e così... Eccomi qui. Ho iniziato un anno e mezzo fa. Sono molto pagato » disse orgoglioso. Faceva molto freddo quella sera, si erano seduti su una panchina del parco e Harry sembrava gelare, essendosi dimenticato di prendere la giacca. Neanche Louis ne era munito, ma non pativa il freddo, gli piaceva. Il riccio sembrava insofferente, batteva i denti e guardava in alto, sperando che il ragazzo accanto a lui non lo notasse.
« E chiedi a tutti di succhiarglielo? »
Harry lo guardò con cipiglio severo, ma si lasciò andare presto ad un sorriso.
« No. Solo ai bei fotografi come te » rispose strafottente, bloccando poi il respiro a causa del freddo, « dannazione... »
Louis sospirò.
« Hai ancora il latte in bocca. Non cercare di sembrar più grande di quel che sei... » sussurrò, sperando che il riccio non cogliesse l'occasione per una battutina a sfondo sessuale. Stranamente, quella non arrivò. Harry si avvicinò a lui, cercando protezione e calore nel corpo dell'altro che, quasi involontariamente, gli mise un braccio intorno alle spalle, stringendolo a sé. Poteva sentire il suo respiro caldo invadergli il collo. Sembrava così indifeso.
« Ti piacciono le stelle? » domandò il modello, improvvisamente, strofinando il naso sulla pelle abbronzata della sua guancia. Louis alzò gli occhi al cielo.
« Mi sembrano solo... Puntini luminosi attaccati a quel telo blu che è il cielo. Non mi hanno mai ispirato. »
« A me piacciono. Quando ero piccolo vivevo a Holmes Chapel, una piccola cittadella nel Cheshire. Non c'era nulla da fare, la gente era simpatica, ma i ragazzini erano molto cattivi. Hanno iniziato a darmi del finocchio già in prima media. Odiavo quel posto, al tempo ero basso e grassottello, buono a nulla. Tutto ciò che mi consolava era la notte, quando mi mettevo sul tetto di casa e guardavo le stelle, immaginando di cavalcarne una », ridacchiò, « non so nemmeno perché ti sto raccontando queste cose. Non mi ascoltare, se non vuoi. »
« Mi interessa » sussurrò Louis, « continua. »
« Be'... Poi un giorno è arrivato il Signor Cowell, il mio manager. Mi vide mentre tornavo da scuola, puntò il dito su di me e disse: "tu!" » lo imitò, adattando la sua voce ad una autoritaria e baritonale, « "tu sarai il prossimo modello di Armani!", ahaha... Non gli credetti, ero solo un ragazzino brufoloso. Ma, a quanto pare, la palestra fa miracoli e il mio viso era quello giusto. Una volta inserito nel settore, iniziai a capire che potevo piacere alla gente. Piacevo per il mio corpo, le mie gambe lunghe, il mio viso perennemente infantile... Piacevo per l'aspetto fisico che avevo. Nessuno mi ha mai detto: "hai una bellissima voce", "sei così simpatico", "mi piace il tuo carattere" » sospirò, passandosi una mano sulla fronte, « si sta facendo tard- »
« A me piace la tua voce » disse Louis, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare. Harry alzò lo sguardo.
« Davvero? »
« Sì. La prima cosa che ho pensato, quando sono entrato nella camera oscura, è che la tua voce fosse incredibilmente roca e sexy. Mi è piaciuta. »
Il riccio sorrise e passò un dito sulla guancia coperta dalla barba del suo compagno.
« Sei... Dolce » disse, guardandolo dritto negli occhi, a pochi centimetri da lui.
Il castano scosse il capo, in senso di diniego.
« Hai mai baciato qualcuno sotto le stelle, Louis? » domandò ancora, facendo scorrere una mano sul suo petto. Ciò che notò il castano, immediatamente, fu la totale assenza di malizia in quella frase. Gli occhi verdi brillavano come smeraldi, pieni di innocenza che non credeva di aver mai visto in nessun altro, nemmeno in quelli di Liam. E fu forse questo a fargli negare con la testa e ad accogliere le labbra calde e carnose del modello sulle sue, stringendolo alla vita, mentre si baciavano lentamente su una panchina nel pieno centro di Londra.

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