In una piccola periferia non molto lontano dalla stazione ferroviaria, un piccolo uomo si incamminava per andare al lavoro; egli si alzava dal letto ogni giorno senza presupposti, idee o speranze. Con un sorriso né troppo accentuato né troppo attenuato, si dirigeva nel più alto palazzo della piccola cittadina in cui viveva. Era un luogo molto stressante, non per altro era lì che egli lavorava. Non si faceva scoraggiare da nulla...Perché? Perché con sé aveva sempre il suo cappello porta fortuna da cui non si separava mai, tranne per andare a dormire o per lavarsi, altrimenti si sarebbe rovinato.
Difficile da credere, eppure da quando iniziò ad indossare quel cappello (molto particolare), ogni mese veniva nominato miglior dipendente del mese. Chiunque al suo posto se ne sarebbe vantato ma lui no, aveva di meglio da fare che vantarsi pubblicamente del proprio cappello o della sua bravura al lavoro. Con esattezza, a lui piaceva "assaporare" l'attimo! Ogni buono e cattivo odore che percepiva camminando nella solita via ogni mattina dopo esser uscito dalla stazione ferroviaria, lo faceva impazzire di gioia e così mostrava quel suo sorriso così perfettamente neutro e privo di esagerazione.
Per quanto lui amasse cogliere l'attimo o "assaporarne" la perfezione, odiava essere disturbato da continue interruzioni da parte di persone a cui non andava molto a genio. Colpa del suo lieve sorrisetto oppure del suo cappello? Lui non riusciva proprio a capire come le persone alle finestre tirassero fuori la propria testa solo per fissarlo con disapprovo o forse invidia. <Poveri loro che non hanno la fortuna di avere un cappello come il mio.> Pensava fra sé e sé provando a spiegarsi il perché di quelle non bellissime occhiate che "piovevano" dai balconcini.
Quel piccolo uomo, che di astuzia e coraggio era sprovvisto, venne (in una giornata come le altre) accerchiato da centinaia di giornalisti con tanto di microfoni e telecamere che riprendevano in diretta ogni suo respiro. Egli era così spaesato e confuso che non riuscì né a ragionare né ad ignorarli, eppure doveva solo rispondere ad alcune, anzi molte domande su come potesse essere sempre il miglior dipendente del mese e perché non si staccasse mai dal suo cappello bizzarro.
Troppe domande lo stavano facendo impazzire, era una situazione diversa dal solito, quasi apocalittica nella sua mente, Non aveva molte possibilità di andarsene tranne che rispondere alle domande. D'un tratto, si accorse che sempre più persone fissavano con esagerato interesse il suo capello bizzarro, egli non voleva rispondere ad alcuna domanda, non gli piaceva interagire con troppe persone alla volta e così prese una dura ma sofferta decisione.
Il sole ancora doveva mostrarsi completamente in quella mattinata di primavera, ma c'era chi invece si era mostrato fin troppo: il piccolo uomo dal nome sconosciuto ai giornalisti, finì il profondo respiro preso un paio di secondi prima e si inginocchiò, con delicatezza si tolse il cappello dalla testa, lo appoggiò per terra sul marciapiede, si rialzò e con la testa china diede le spalle al gruppo di giornalisti che rimasero di stucco e si incamminò verso casa sua barcollando lievemente sconsolato, sconfitto e stremato.
L'indomani, il piccolo uomo percorse la solita strada, senza quel perfetto sorriso ed il suo amato cappello, dirigendosi al lavoro.
Il cappello non fu maitrovato dopo che il gruppo di giornalisti si dileguò dal marciapiede...
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Un Uomo Piccolo ed Il Suo Cappello
Short StoryUn uomo possiede un portafortuna che lo rende "invisibile" alle altre persone e se ne libera.