Tic Tac

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Tic Tac

Il Sole caldo e afoso di giungo stramazzò sul vialetto curato di Villa Potter, grondante di narcisi già fioriti.

James e Lily Potter lo attraversarono silenziosamente, mano nella mano, con i vestiti neri che risaltavano sulle piastrelle chiare.  

Dovevano andare insieme a Euphemia Potter al cimitero della cittadina vicina, dove Fleamont Potter avrebbe riposato in eterno.

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Quando arrivarono davanti all'enorme portone in legno scuro, James appoggiò la mano sulla maniglia per entrare in casa; ma Lily lo fermò.

Si guardarono negli occhi attentamente, per secondi interminabili, nocciola con smeraldo. 

Lei vedeva quello che stava provando. Lei sapeva quello che stava provando. E lei conosceva quel dolore logorante, quel senso di vuoto che aveva dentro.

Lo lesse, negli occhi di James: stava soffrendo. Terribilmente. E anche se lo aveva fatto tantissime volte in quegli ultimi giorni funesti, Lily lo abbracciò; e una lacrima le cadde sulla guancia. Lei non era brava come lui a trattenere i sentimenti, in certe situazioni.

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«Sei pronto, Jem?»

James annuì e le accarezzò i capelli rossi sospirando pesantemente. A quanto pare anche lui quel giorno avrebbe faticato a tenersi tutto dentro. 

Si separarono e James aprì definitivamente la porta della casa. Entrarono nell'atrio semi-buio, sempre tenendosi per mano, ma Euphemia non c'era ad aspettarli.

«Tua madre non aveva detto che ci avrebbe aspettati qui?» sussurrò Lily girando la testa.

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Anche tra gli elfi domestici, riuniti nell'enorme cucina di Villa Potter, persisteva una certa tristezza e un religioso silenzio. Il più giovane di loro – Windy – non faceva altro che singhiozzare nel fazzoletto che James gli aveva regalato poco tempo prima, mentre Silvy – la più anziana – cercava inutilmente di consolarlo.

«Padron Fleamont voleva Windy felice» disse Silvy con la sua vocetta stridula. «Padron James è ancora qui» aggiunse, cercando in questo modo di confortare Windy. Ma l'altro pianse più forte che mai e soffiò nel fazzoletto ormai sudicio il naso a forma di grugno.

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Salirono le scale quasi correndo, per arrivare al terzo piano: James era piuttosto agitato, dato che Euphemia non si trovava. Avevano guardato ovunque: nel salotto dove si sarebbe tenuto il rinfresco, nello studio di Fleamont, nella biblioteca e persino – in un disperato tentativo di trovarla – nella sala da ballo!

«James calmati! Sono sicura che Euphemia sta bene!» esclamò Lily mentre attraversavano di corsa il corridoio del terzo piano.

«Ho un brutto presentimento» commentò James con tono da funerale. «E sai che lei è sempre puntuale e non si sarebbe fatta aspettare».

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Al piano di sotto, intanto, erano arrivati anche Sirius e Marlene; Euphemia aveva richiesto che entrambi i suoi figli la accompagnassero al funerale. 

Euphemia era la donna più forte che Sirius avesse conosciuto nella sua vita: era riuscita a tenere testa a ben due Potter e non era impazzita; aveva lottato giorno e notte contro due teste più dure della pietra; ed era persino riuscita a sopportare l'odore insopportabile dei fumi delle pozioni che Fleamont preparava nel suo studio!

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