Ero nata il 27 febbraio da papà Meccanico e mamma Dentista. Perciò, io ero destinata ad essere una Dottoressa. Avevo un fratello minore, destinato ad essere Avvocato.
Qui, a casa mia, nel mio quartiere, nel mio mondo era tutto molto semplice e definito: non venivi giudicato in base al carattere che avevi, alla tua personalità, ai vestiti che indossavi,... qui già dalla nascita eri destinato ad intraprendere un certo tipo di lavoro, in base a ciò che facevano i tuoi genitori. Per farvi capire meglio, ora vi racconterò un pò della mia vita, cosicché capiate la semplicità in cui tutto ciò avveniva.
Il mio primo giorno delle scuole superiori, fu monotono tanto quanto le medie e le elementari: entrai in classe, mi sedetti in un banco a caso, vicino ad una persona a caso, sapendo che, di lì a poco, sarebbero cominciate le occhiate meravigliate, come accadeva da quando ho memoria; Professoressa, chiamata così per il lavoro che faceva, cominciò a fare l'appello. Il nostro appello, non era in ordine alfabetico, ma andava dal lavoro più ben pagato, a quello meno ben pagato. "Prete?" Un ragazzo alzò la mano "Benzinaio?" un ragazzo brufoloso alzò la mano "Barista?" Una ragazza minuta alzò la mano "Commessa?" Una ragazzina con la pelle chiarissima, alzò la sua mano. L'appello andò avanti per circa altri 18 nomi, quando arrivò il mio turno: "Dottoressa?". Alzai la mano, annoiata ed un pò delusa perché, anche questa volta, tutti si girarono verso di me, perfino il ragazzo che era seduto di fianco a me che, poco prima, Professoressa aveva chiamato "Pompiere". Grandioso, un altra classe in cui sarei stata sempre al centro dell'attenzione, sotto gli sguardi ammirati di tutti. Uffa! Erano proprio tutti uguali!
Il primo mese di scuola andò benino, ero la prima della classe, ed in più i professori ritenevano che dovessi partecipare ad ogni corso di potenziamento perché, a detta loro, per avere una buona preparazione culturale, avrei dovuto avere un'istruzione "a tutto tondo". Ero la più popolare e, ovviamente, frequentavo solo persone del mio "rango". Non ero cattiva, non mi sarei fatta problemi a stare con uno che avrebbe fatto un mestiere inferiore al mio; solo che nessuno aveva mai provato a farmi discorsi simili e questo per me, come per tutti, era perfettamente normale. Ma il giorno in cui lui arrivò, mi resi conto di quanto fossi stata stupida, e di quanto fossero stati stupidi ed ingenui i miei familiari ed i miei antenati.
Cominciò tutto normalmente, entrai in classe, presi il posto in prima fila e mi preparai per un altra giornata piatta. Professoressa entrò e, a sorpresa di tutti, ci annuncio che avremmo avuto un nuovo compagno; era una cosa insolita ricevere compagni nuovi e mi rallegrai: dopotutto, avrei avuto una nuova notizia da raccontare a casa. Si chiamava Astronauta ed, inizialmente, gli fui grata, perché un astronauta guadagna di più di un medico (o almeno, così era nel mio mondo): così tutte le attenzioni ed i corsi di potenziamento in più sarebbero toccati anche a qualcun altro. Sogghignai, felice di non essere più la sola "osannata" anche perché la cosa, a lungo andare, mi avrebbe irritata, ne ero sicura.
Prese il posto dietro di me e sentì che stava cominciando a tirare fuori il suo materiale. Professoressa cominciò la lezione di biologia, dove ci spiegava la funzione del nostro organismo. A sorpresa, Astronauta alzò la mano e, appena Professoressa gli dette la parola, esclamò quasi arrabbiato: "Già che c'è, Professoressa, potrebbe spiegarci anche la funzione dei nostri nomi, ad esempio? Perché non mi è del tutto chiara". Professoressa rispose in modo più pacato, ma asciutto: "Astronauta, ti spiace rimandare questa conversazione nell'ora di lettere? Ora sto spiegando la funzione dell'intestino" abbozzò un sorriso. "Certo" replicò Astronauta "Non mi dispiace rimandare la conversazione ad un altro momento, dato che nessuno ha mai voluto spiegarmi nulla da quando sono nato, quindi perché cominciare ora?". Al silenzio di Professoressa, si calmò un poco "Io voglio solo sapere perché sono qui, voglio sapere qual è il mio ruolo nel mondo, voglio saperne di più; guardando il programma di studio, non mi è sembrato che ci fosse un programma chiamato "Ti spiego perché esisti" o "Ora ti dico il tuo ruolo nel mondo", quindi vorrei solo sapere perché non c'è un programma di studio che si basa su questo, dato che non mi sembra un argomento tanto superfluo..." Professoressa, allora, gli disse: "Astronauta? Ora basta! Basta delirare! Se ci tieni tanto a sapere chi sei perché hai una sottospecie di crisi d'identità, te lo dirò subito io stessa, qui, ora. Tu sei un astronauta, sei socialmente ed economicamente più agiato degli altri e, nonostante questo, ti lamenti? Anche a me sarebbe piaciuto essere qualcosa in più ma, come puoi vedere, ognuno deve accontentarsi per ciò che ha!" Breve silenzio, poi Astronauta disse: " Non mi sto lamentando, cerco solo di capire perché. Il perché di tutto questo. Tutto qui: mi rincresce di averla fatta alterare e cercherò di stare più attento in futuro. Mi chiedo solo perché nessun altro in questo mondo si chieda ciò che mi chiedo io". Rise piano "I miei genitori si stanno scervellando, cercando di capire cos'ho che non va. Comunque, tenterò di tenere i miei dubbi per me, mi scusi ancora Professoressa". La lezione continuò tranquilla, ma io ero distratta. Mi piaceva il modo di fare di Astronauta, il suo modo di chiedere ciò che voleva sapere, andando dritto al punto. Mi piaceva il suo modo di fare diretto e, improvvisamente, desiderai conoscerlo di più.
YOU ARE READING
CERTEZZE IGNOTE
FantasyUn mondo parallelo, dove la comunità é organizzata in ranghi: le persone di uno stesso rango, devono necessariamente fare lo stesso lavoro, il quale é deciso fin dalla nascita per tutti. La storia di due ragazzi, Dottoressa ed Astronauta, molto dive...