Cigarette|| One Shot||

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Mi dirigo in bagno velocemente e chiudo la porta. Estraggo il mio pacchetto di Camel a menta da 20 e lo apro. Tolgo la carta, fremendo. Appena sento l'odore del tabacco, le mie narici si dilatano, io stessa mi rilasso e mi eccito allo stesso tempo, pensando alla nuova dose di nicotina che riceverà il mio corpo.
L'accendo e mi appoggio al muro, fumando. Il fumo mi entra negli occhi, brucia, ma mi piace.
È nei miei capelli, sul mio maglione, ma mi piace. Prendo il pacchetto e lo nascondo sotto al lavandino. Posto più sicuro rispetto alla mia classe.

Ricreazione. Torno in bagno e recupero il pacchetto. C'è. Lo apro ma mi accorgo che sono 18 sigarette. Non 19. Prendo la diciottesima sigaretta e la fumo, nervosamente. Chi poteva averla presa? Lascio il pacchetto nuovamente li sotto e decisi di ritornare alla fine delle lezioni.

Presi il pacchetto. 16 sigarette.
Chiunque sia lo stronzo che si fotte le mie sigarette giuro che lo uccido. Esco fuori dalla scuola e mi dirigo al parco, con lo zaino sulle spalle e il mio pacchetto di sigarette bella tasca posteriore dei jeans.
Entro al parco e mi siedo sulla mia panchina. In fondo, alla fine del viale alberato, sotto un salice piangente, coperta dalle sue lunghe foglie e a riparo dagli sguardi di tutti.
Mi sentivo invisibile lì sotto, era come se nessuno potesse vedermi ma io potessi vedere tutti.
Mi sedetti e dopo aver messo la mia quindicesima sigaretta tra i miei denti cercai l'accendino nello zaino. Lo trovai e scorsi un fogliettino. Strappato in modo violento da un quaderno a quadretti, presentava una scrittura disordinata, e anche sbavata a causa dell'inchiostro della Biro nera. Risi pensando all'aspetto che avrebbero dovuto avere le mani di quel ragazzo dopo che aveva finito di scrivere il bigliettino, probabilmente con tutto il palmo sporco, come i bimbi delle elementari. Sapevo che era un ragazzo, era una scrittura da maschio. Accesi la sigaretta e tirai il tabacco provocando dei cerchietti con il fumo. Ero sovrappensiero, era inquietante che qualcuno mi avesse messo quel bigliettino nello zaino.
Lessi.
"Scusa. Te le restituisco tutte, giuro.
-L"
Ah ecco. Quel bastardo, fumatore a scrocco, ladro di sigarette.
In quel momento sentii un rumore e mi girai. Niente. Tornai a fumare e posai lo zaino. Tesi le orecchie.
Uno, due, tre, quattro. Esile, maschio, piedi piccoli, converse. Qualcuno stava camminando dietro di me. Avevo un udito infallibile, mi divertivo a fare questi giochetti, tentando di indovinare persone dalla voce o dal passo, e non sbagliavo quasi mai. Buttai il mozzicone della sigaretta.
Mi girai e scorsi un ragazzo, magro, che veniva verso la mia panchina. Avrei potuto dire tante cose su di lui, ma quella più rilevante era che sembrava spaventato, o almeno preoccupato. Mi sedetti all'estremo sinistro della panchina, e lui dopo pochi secondi si sedette a quello destro.
Era bello. Capelli biondo scuro, occhi azzurri, arrossati. Pelle chiara, naso all'insù e labbra rosse e sottili. Sembravano così morbide. Si girò e fece scontrare i suoi occhi con i miei. Posso giurare di aver visto partire fiamme dal suo sguardo, e posso bruciare di essermi ridotta in cenere sotto di lui. Occhi così accattivanti, magnetici. Mai visti.
Arrossati, contornati da leggere occhiaie, di un azzurro che si scontra nel verde, con piccole pagliuzze dorate, di un colore così bello ma spento.
Mi porse una sigaretta. E sorrise. I suoi denti mi si conficcarono nella pelle, mi morsero il cuore e lo maciullarono. Quei canini così bianchi, che rendevano quel sorriso spettacolare.
Presi la sigaretta e l'accesi.
"Te le restituisco tutte, lo giuro" disse tutto d'un colpo. Allora sei tu il bastardo. Avevo giurato d'uccidere chiunque fosse, ma si può uccidere un angelo? Dovreste vederlo. Così, con la luce che filtra da dietro le foglie dell'albero, sembra una visione celestiale. Pare che se lo tocchi, scompaia, come se non fosse altro che una fantasia.
"Sono solo due" risposi aspirando.
"Non è la prima volta. Te ne sei accorta solo oggi."
"Perché le prendevi?"
Fece spallucce. "Non lo so, forse ero solo annoiato. O forse mi scocciavo di andare a comprarle."
"Sai che non dovresti entrare nel bagno delle donne?"
Rise. E i suoi denti mi morsero di nuovo. E la sua risata mi si conficcò nel cervello.
"Sai che non dovresti fumare a scuola?"
"Come mi conosci?"
"Non ti conosco. Sai non ti ho mai vista a scuola. Non ti fai notare, eppure dovresti. Sei così bella. Con questa frangetta mora, sei adorabile. Quella mano tutta tatuata poi. E questo occhioni nocciola. Non pensavo che ad scuola ci fossero ragazze così belle. Comunque trovai le tue sigarette due settimane fa, e mentre fumavo ti vidi uscire dal bagno e quando tornai non c'era più il pacchetto."
"Non te la do, lo sai?"
"Nome?"
"Grace, il tuo L?"
"Leonardo, ma chiamami Leo."
"E il foglietto come l'hai messo nel mio zaino?"
"Nell'ora di educazione fisica."
Lo guardai mentre si accendeva anche lui una sigaretta. Fumavamo decisamente troppo.
Sembrava sempre spaventato, come prima. Mi preoccupai un po' e gli misi una mano sulla spalla sinistra.
"Come stai?"
"Un vero schifo." Rispose. "Tu?" Aspirò.
"Uno schifo anche io."
"Tu perché fumi?" Chiese.
Bella domanda. Perché spendo soldi comprando una cosa il cui unico effetto sara accorciarmi la vita? Non lo so. Perché sono sola. Già.
"Perché Freud diceva che chi fuma, lo fa perché non ha niente da baciare."
Buttammo il mozzicone assieme. Si avvicinò a me e ci fissammo. Presi il suo mento tra le mie dita e gli accarezzai la pelle, mentre lui spinse il suo volto sul mio. E mi baciò.
Dolcemente. Muoveva lentamente le sue labbra sulle mie, sembrava che mi stesse accarezzando. Gli leccai il labbro superiore e lui morse il mio inferiore. E avevo ragione, le sue labbra erano veramente morbide, dolci, che sapevano di fumo. Sembrano essere state fatte apposta per baciare. Ci staccammo per riprendere fiato, mi baciò di nuovo. Con violenza. Ci baciammo con disperazione, avevamo solo un disperata fame d'amore, ma forse avevamo trovato da chi farci sfamare.
Finché avrei avuto le sue labbra a sfamare le mie, la mia bocca non avrebbe più avuto bisogno di sigarette per un po'.

AYEEE.
Sono le 22.56, domani mattina alle prime due ore ho una versione di latino. Non so quale forza sovraumana, probabilmente solo la mia stupidità, mi abbia spinto a scrivere questa merda. Tutto è nato per colpa di quella merda di foto del meraviglioso Leonardo di Caprio che ho trovato su tumblr. Dai è adorabile. Comunque Grace è la ragazza nella foto sopra🔝
Ah, per chi non lo sapesse le OS, One Shot, sono storie di un capitolo quindi si È FINITA.
Detto questo incrociate le dita per me domani, addieu, vi amo ✨💙
Ps: commentino o stellina?✨🔝🙏

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 29, 2015 ⏰

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